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L’eterno dibattito sull’aborto

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L’aborto è, ancora oggi, un problema intorno al quale ruotano eterno dibattito aborto polemiche particolarmente accese, tanto che esiste ancora una notevole differenza legislativa nel mondo su questo fenomeno. È molto difficile definire il concetto di aborto, che in Francia viene chiamato ancora volgarmente <<fausse-couche>>, ovvero falso parto.
Parlando da un punto di vista medico rappresenta l’interruzione di una gravidanza, prima che il feto possa assicurarsi la propria vitalità.

L’ABORTO IERI E OGGI

Per comprendere come è attualmente considerata questa tematica, è utile comprenderne l’evoluzione nella storia. Già nel mondo greco-romano si praticava l’arte dell’aborto, e per molti anni venne messa in atto senza che vi fosse nessuna remora legale a frapporre ostacoli; nel primo periodo repubblicano si deduce che non vi fossero norme repressive del procurato aborto, che questa era una pratica sottoposta all’arbitrio del paterfamilias, che lo permetteva, lo ordinava o lo puniva, tranne che per le prostitute che ne avevano la piena responsabilità.

Al contrario, la Chiesa Cattolica o altri istituti religiosi nel Mondo hanno avvertito fin dall’inizio il dovere di rispettare e di tutelare la vita umana come opera divina e, nonostante le varie opposizioni, hanno mantenuto fedele la linea di condanna di ogni forma di aborto procurato che, come l’infanticidio, era ritenuto un abominevole delitto.

A partire dal XV secolo fu appoggiata la tesi, avanzata nel secolo precedente dal domenicano Giovanni di Napoli, che l’aborto, in una gravidanza ritenuta dai medici gravemente pericolosa per la vita della madre, poteva ritenersi lecito, accertandosi che non fosse ancora avvenuta l’animazione dell’embrione.

La legge 22 maggio 1978, n. 194 è la legge della Repubblica Italiana che ha depenalizzato e disciplinato le modalità di accesso all’aborto.

Tuttavia, a quarant’anni dalla sua adozione, il pieno accesso all’interruzione volontaria di gravidanza come prevista dalla legge resta ancora da garantire.

L’obiezione di coscienza per i professionisti sanitari è prevista dalla legge 194 (https://www.laiga.it/legge). L’obiezione di coscienza sollevata da un medico è revocata con effetto immediato in caso di sua partecipazione diretta in pratiche di interruzioni volontarie di gravidanza, ad eccezione dei casi in cui sussiste una condizione di imminente pericolo di vita per la donna (http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_2226_allegato.pdf).

Lo status di obiettore non esonera il professionista sanitario dall’assistenza antecedente e conseguente all’intervento. Il professionista sanitario, anche se obiettore, non può invocare l’obiezione di coscienza qualora l’intervento sia indispensabile per salvare la vita della donna in imminente pericolo (https://web.archive.org/web/20170227063844/http://www.laiga.it/index.php).
Ad esempio, in caso di una donna che giunge presso il pronto soccorso ospedaliero con grave emorragia in atto, il medico, anche se obiettore, ha l’obbligo di portare a termine la procedura di aborto.

LIBERALIZZARE L’ABORTO?

Le indagini sociologiche testimoniano il progressivo diffondersi di un atteggiamento critico nei confronti delle motivazioni a sostegno della proibizione legale, oltre che morale, dell’aborto; questo tipo di atteggiamento ha coinvolto anche l’ambiente cattolico, che da un po’ di tempo a questa parte si pone delle domande sull’illegittimità di questa pratica.

L’URSS fu la prima a liberalizzare completamente l’aborto nel 1920, subito dopo la rivoluzione marxista. Dopo un periodo, tra il 1936 e il 1955, caratterizzato da politiche di rafforzamento della famiglia, in cui le prescrizioni legali su questa pratica furono rigidamente limitate, la libertà fu nuovamente ristabilita nel 1955, con lo scopo medico di ridurre l’aborto clandestino.

Questa ideologia fu portata avanti dai paesi scandinavi con fini sanitari ed eugenici (protezione della qualità ereditaria della razza), dalla Germania con fini eugenici, dalla Svizzera per fini medici e dal Giappone per far fronte all’esplosione demografica, dopo la sconfitta contro la Cina, in cui si ritrovò confinato nelle sue isole; dopo il 1955 anche il blocco dei paesi socialisti dell’Europa approvò la via della liberazione.

L’aborto è un problema tipico del XX secolo, nonostante sia sempre esistito, poiché soprattutto in questo secolo il problema della limitazione delle nascite si pone con maggiore intensità, sia a livello familiare, sia su scala mondiale.

Fonti recenti sottolineano come anche nei Paesi Europei il dibattito sia ancora acceso. In Irlanda del Nord, ad esempio, l’aborto è consentito solo da alcuni giorni (https://www.ilpost.it/2019/10/22/irlanda-del-nord-aborto-matrimoni-omosessuali/).

SCELTA RIPRODUTTIVA COME DIRITTO SESSUALE

La più recente Dichiarazione dei diritti sessuali, pubblicata dalla WAS (Associazione Mondiale per la Salute Sessuale) nel 2014 e tradotta in italiano da Francesca Tripodi e Valentina Rossi, (disponibile a questo link: http://www.fissonline.it/pdf/DICHIARAZIONEDEIDIRITTISESSUALI2014.pdf), afferma questo come dodicesimo dei sedici diritti: Il diritto a decidere e avere figli, quanti e quando averne, e ad avere le informazioni ed i mezzi per farlo.

Ogni individuo ha il diritto di decidere se avere figli, il numero e la distanza tra uno e l’altro. Per esercitare questo diritto è necessario avere l’accesso alle condizioni che influenzano e determinano la salute e il benessere, inclusi i servizi di salute sessuale e riproduttiva connessi con gravidanza, contraccezione, fertilità, aborto e adozione.

Un recente articolo sottolinea come lo scorso 15 maggio l’Alabama ha reso illegale l’aborto anche in caso di stupro o incesto (https://oggiscienza.it/2019/10/23/numeri-aborto/). Secondo un rapporto del 2017 della World Health Organization gli USA sono il Paese del mondo dove abortire è più sicuro, con il 99% di aborti volontari che avviene in sicurezza.

L’aborto a livello mondiale

A livello mondiale l’aborto è illegale in una minoranza di stati, soprattutto facenti parte dei paesi in via di sviluppo, ma ciò provoca ancora molti morti a causa degli aborti clandestini. Di 56 milioni di aborti che avvengono annualmente in tutto il mondo, circa 25 milioni (45%) si verificano in condizioni non sicure.

Secondo la WHO: “Negli stati in cui l’aborto è completamente vietato o permesso solo per salvaguardare la vita della donna o la sua salute, solo 1 aborto su 4 avviene in condizioni di sicurezza, mentre negli stati dove l’aborto è legale, circa 9 aborti su 10 avvengono in modo sicuro. Restringere l’accesso all’aborto non riduce il numero degli aborti”.

A questo link è possibile trovare una mappa degli stati con la segnalazione della tipologia di legislazione relativa all’aborto: https://reproductiverights.org/worldabortionlaws

L’aborto si configura, dunque, come un diritto sessuale negato in molti Paesi del mondo. Nonostante l’eterno dibattito etico su questo fenomeno, ritengo necessario sottolineare l’importanza dell’autodeterminazione dell’individuo e della possibilità di scegliere rispetto a un evento così importante.

 

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Ovviamente tutto questo non significa che debba essere vissuto con leggerezza o, addirittura, quasi come un “contraccettivo”. L’aborto ha un vissuto di solito molto forte per la donna e per la coppia, e una gravidanza indesiderata dovrebbe essere evitata con tutti gli sforzi possibili.

Una educazione sessuale, come sempre quando parliamo di questi aspetti, risulta la chiave per eradicare il problema e fare in modo che l’aborto venga vissuto, per chi ne vuole usufruire, come l’estrema ratio cui ricorrere,

Sitografia

https://www.ilpost.it/2019/10/22/irlanda-del-nord-aborto-matrimoni-omosessuali/

http://www.fissonline.it/pdf/DICHIARAZIONEDEIDIRITTISESSUALI2014.pdf

https://reproductiverights.org/worldabortionlaws

https://oggiscienza.it/2019/10/23/numeri-aborto/

https://www.laiga.it/legge

http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_2226_allegato.pdf

https://web.archive.org/web/20170227063844/http://www.laiga.it/index.php

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