Adolescenti: gli effetti dell’isolamento forzato in tempo di pandemia

Dottoressa Roberta Cappelluti, nata a Roma il 04/05/1989. Laureata dal 2012 in Psicologia dinamico-clinica dell'infanzia, dell'adolescenza e della famiglia, dal 2018 lavora presso il Ministero della S...
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La pandemia da Covid-19 ha costretto le popolazioni ad adeguarsi a nuove norme di comportamento. Con l’obbligo dell’utilizzo della mascherina, sia nei luoghi all’aperto che al chiuso a causa dell’aumento esponenziale della curva dei contagi e la limitazione di assembramento, sono state emanate regole precise per attività quali ristoranti, cinema, teatri, feste, cerimonie religiose e civili e per le competizioni sportive. Prima tra tutte queste nuove norme è il distanziamento sociale, la stessa che ha portato a guardare all’altro con sospetto e timore.

 

Adolescenti e pandemia: cambiamenti di spazi e tempi

Inoltre il susseguirsi dei vari decreti ministeriali ha inevitabilmente portato ad un profondo cambiamento del rapporto degli adolescenti con la scuola. L’introduzione della Didattica a Distanza (DAD) ha eliminato il legame con il luogo fisico della classe portando i ragazzi a sentirsi più soli. In un momento di difficoltà, l’elevato numero di ore passate ad interagire con la tecnologia, può portare l’adolescente a chiudersi nella propria individualità. Questo lo porta a non uscire nel mondo reale ed a sfuggire le sfide della vita quotidiana.

Anche le famiglie hanno dovuto reinventare nuovi equilibri e organizzare il tempo, spesso con notevole disagio e aumento dello stress. Un’altra difficoltà ha riguardato gli spazi, con una convivenza forzata ed in case spesso prive di spazi adeguati a garantire la privacy.

Durante la pandemia, gli adolescenti, privati di sport e attività aggreganti, con lezioni scolastiche del tutto virtuali, hanno visto restringersi il loro spazio vitale e di socialità così necessario specie nella delicata fase della loro vita.

 

Il rapporto CRC sugli adolescenti in tempo di pandemia

Il Gruppo di lavoro per la Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, in occasione del proprio ventennale e della Giornata internazionale per l’infanzia e l’adolescenza, ha pubblicato l’11° Rapporto CRC in cui «si è provato a recepire l’impatto che la pandemia sta avendo sui quasi 10 milioni di bambini e adolescenti che vivono nel nostro Paese» (www.gruppocrc.net).

Secondo il rapporto CRC, il Covid-19 ha già colpito duramente lo sviluppo dei ragazzi. Infatti nell’età evolutiva si è osservata, durante la prima ondata del virus, una condizione di rallentamento della maturazione psicoaffettiva, della condizione psicosociale, una sensazione di disorientamento e una regressione nella capacità di sviluppare abilità specifiche che i più giovani apprendono all’interno dei contesti educativi che frequentano (Scuola e Sport).

 

Disturbi psicofisici come effetti della pandemia in adolescenti e bambini

È presumibile che il lockdown, con i bambini e gli adolescenti rimasti chiusi in casa per settimane, senza scuola e senza amici, abbia avuto un impatto rilevante sull’abuso dei media device e, quindi, anche sui possibili disturbi psicofisici correlati.

Per quel che riguarda i bambini al di sotto dei sei anni i disturbi più frequenti sono stati l’aumento dell’irritabilità, disturbi del sonno e disturbi d’ansia (inquietudine, ansia da separazione).

Nei bambini e adolescenti (età 6-18) i disturbi più frequenti riguardano la componente somatica (disturbi d’ansia e somatoformi come la sensazione di mancanza d’aria) e i disturbi del sonno (difficoltà di addormentamento, difficoltà di risveglio per iniziare le lezioni per via telematica a casa). In particolare, in questa popolazione si osserva una significativa alterazione del ritmo del sonno con tendenza al “ritardo di fase” (adolescenti che vanno a letto molto più tardi e non riescono a svegliarsi al mattino), come in una sorta di “jetlag” domestico. In questa popolazione di più grandi è stata inoltre riscontrata una aumentata instabilità emotiva con irritabilità e cambiamenti del tono dell’umore.

 

Tra crisi e normalità

In conclusione questi dati preliminari sottolineano come la situazione di confinamento abbia determinato una condizione di stress notevolmente diffusa con ripercussioni significative a livello non solo della salute fisica, ma anche di quella emozionale-psichica sia dei genitori che dei minori.

Il disagio vissuto dagli adolescenti è stato potenziato dalla seconda ondata di forti restrizioni in un momento in cui, piano e con fatica, si stava cercando di tornare alla “normalità”.

Esposti precocemente alla paura della morte e della malattia, i più giovani hanno vissuto in un costante stato di allarme che ha scatenato o peggiorato sintomatologie ansiose e/o depressive, modificando il loro modo di approcciarsi alla vita.

Difatti ogni individuo attraversa, nella crescita, alcune fasi sensibili per lo sviluppo, fasi all’interno delle quali vengono sviluppate, con il giusto stimolo, le principali capacità motorie e coordinative. Tali capacità si potevano allenare a scuola nell’ora di educazione fisica, ed il pomeriggio dopo la scuola, nei cortili con gli amici.

 

La psicomotricità

La psicomotricità ci ricorda che l’esigenza del bambino è quella di muoversi, giocare e stare con i suoi simili. Il gioco è il principale strumento di apprendimento.

L’attività fisica non è importante solo per una crescita a livello fisico. Attraverso il gioco, perché questo deve essere all’inizio, si imparano:

  • il rispetto delle regole,;
  • la condivisione di oggetti e spazi;
  • il rispetto di ruoli diversi dai genitori;
  • la socializzazione con altri coetanei.

Lo sport è cooperazione e competizione al tempo stesso. Qualità che accompagneranno l’individuo nella vita in generale, nel rapporto con se stessi e con gli altri.

Il vero significato dello sport, specie nei più piccoli, non deve essere considerato in funzione della vittoria e di un eventuale record da battere. Ma come una condizione formativa in grado di sviluppare al meglio le potenzialità psicofisiche e le relazioni sociali.

I bambini hanno bisogno di un porto sicuro da cui partire per esplorare e maturare. Tale base può essere composta solo da famiglie, insegnanti ed educatori sportivi che parlino tra loro e siano consapevoli dei messaggi che stanno proponendo. La conseguenza deve essere che la casa, la classe, il campo sportivo e la vita diventino il luogo per crescere senza essere condizionati da blocchi e paure, per raggiungere i più alti livelli di crescita ed espressione personale.

 

Leggi anche gli ultimi articoli della nostra blogger Roberta Cappelluti:

➡️ Il colloquio con l’atleta

➡️ Leadership e mentalità vincente

Riferimenti

https://gruppocrc.net/wp-content/uploads/2020/11/XIrapportoCRC2020_compressed.pdf

Baggiani A., Giammattei C., Tomasi A. (2021). Avversario il Covid-19. Igiene e sport, un binomio per la tutela della salute, Pisa University Press.

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