Il termine “sindrome dell’impostore” è stato coniato dagli psicologi Pauline R. Clance e Suzanne A. Imes nel 1978 per descrivere una “esperienza interna di falsità intellettuale nelle persone che credono di non essere intelligenti, capaci o creativi nonostante le prove di alta realizzazione“. La sindrome dell’impostore crea una sensazione di dubbio, indegnità. La sindrome dell’impostore fraudolenta fa sì che coloro che sperimentano la sindrome dubitino dei loro risultati, dell’intelletto, e temano che gli altri li espongano come fraudolenti. Questa condizione può colpire chiunque, indipendentemente dal lavoro, dall’età, dallo stato economico o sociale.
Sindrome dell’impostore nelle donne nere
Tuttavia, la sindrome dell’impostore è più diffusa nelle donne, in particolare nelle donne afroamericane. Le donne afroamericane tendono a sperimentare la sindrome dell’impostore più di altre a causa dei messaggi verbali e non verbali trasmessi loro che da sole non sono abbastanza, non appartengono e non avranno mai successo come le loro controparti maschili o le donne di altre razze.
La sindrome dell’impostore è la voce dentro la testa che suggerisce che non sei degno e le cose negative che ti dici sul tuo valore, competenza e abilità. C’è la percezione che qualcuno ti “smaschererà” come “falso” o “fraudolento” nonostante i tuoi risultati, la tua competenza, esperienza o intelletto. Quando i sentimenti negativi si rivolgono all’interno, verso se stessi, si inizia a creare un dialogo interno negativo che può contribuire alla cura della salute mentale e al declino della salute fisica. In particolare, si stima che il 70% degli americani lotti con i pensieri intrusivi portati dalla sindrome dell’impostore.
Le donne afroamericane sono particolarmente vulnerabili ai pensieri e ai sentimenti negativi creati dalla sindrome dell’impostore. Le donne afro-americane spesso si sentono dire sia direttamente che indirettamente dalla società che non sono all’altezza o non sono competenti. Quando ottengono risultati, spesso li vedono come un “colpo di fortuna” o “il risultato di qualcun altro che ci assiste o ci aiuta”.
Il disturbo della sindrome dell’impostore
Anche se la sindrome dell’impostore non è un disturbo riconosciuto nel DSM-5, è stato riconosciuto da molti professionisti della salute mentale esperti come un motivo di preoccupazione. Secondo molti esperti di salute mentale la sindrome dell’impostore può portare a una diminuzione dell’autostima, a un aumento dei dubbi su se stessi, all’ansia e alla depressione. La sindrome dell’impostore è causata dall’ipersensibilità al confronto e alla valutazione, e a quelli con bassa autostima o tendenze perfezioniste.
Inoltre, quando le persone si sentono diverse dalle immagini di successo da cui sono circondate, che è spesso il caso per le donne afroamericane, possono interiorizzare la convinzione che non sono degni di successo. È interessante notare che quando si richiama l’attenzione sul proprio successo, i sentimenti di indegnità e inadeguatezza possono scatenarsi. Questo potrebbe accadere quando si riceve un premio, si supera un esame o si viene promossi.
Il fallimento dopo una serie di successi può anche indurre qualcuno a criticare e mettere in discussione la propria attitudine generale:
- Impostazione rigorosa e inflessibile degli obiettivi
- Evitare di chiedere una promozione o un aumento quando è giustificato
- Evitare il volontariato perché può creare distrazione che potrebbe compromettere la qualità di altri compiti
- Attribuire il successo a fattori esterni
- Autosabotaggio, per esempio, non fare domanda per una posizione più alta perché non la otterrai comunque
- Intensa paura di fallire
- Sicurezza apparente ma bassa fiducia in se stessi
- Non si sentono soddisfatti quando finiscono un compito finché non sentono di sapere “tutto” sull’argomento
- Evitano di fare domanda per lavori che richiedono un “esperto” per occupare la posizione
- Di solito rifiutano un aiuto in modo da poter dimostrare il loro valore come individuo
Superare la sindrome dell’impostore
Superare la sindrome dell’impostore implica cambiare la propria mentalità sulle proprie capacità. Gli impostori si sentono come se non appartenessero, quindi riconoscere i loro contributi, le loro competenze, le pietre miliari e i risultati sono fondamentali. Per chi si sente un impostore, è importante ricordare a se stesso/a che ha guadagnato grazie al proprio impegno la sua laurea, posizione, status, ecc. Deve rimanere concentrato/a sul misurare i successi personali piuttosto che paragonarli agli altri. Il ciclo di fare paragoni, risultati, sperimentare un fallimento e percepirli come ciò che ti definisce può essere difficile da rompere. È importante capire che nessuno è perfetto e che tutti noi sperimenteremo sia successi che fallimenti.
La sindrome dell’impostore può soffocare il potenziale di crescita e di significato, impedendo di perseguire nuove opportunità di crescita sul lavoro, nelle relazioni o negli hobby personali. Riconoscere e affrontare la sindrome dell’impostore può aiutare a continuare non solo a crescere, ma a prosperare. Cambiare la percezione del “fallimento” può cambiare il significato come un processo necessario verso il successo.
Articolo liberamente tradotto e adattato. Fonte: PsychCentral.com
0 thoughts on “Sindrome dell’impostore: impatto sulle donne nere”
Maria says:
Penso che si tratti di un fenomeno legato alla società attuale, fortemente narcisistica: viviamo in un mondo altamente competitivo, orientato al guadagno, al successo, alla costante ricerca di conferme; siamo convinti che una vita di successo possa renderci felici.
E poi le esperienze familiari incidono molto sulla percezione personale di inferiorità: genitori ipercritici, l’impossibilità di esprimere in famiglia le proprie emozioni e quindi la mancanza di genuino affetto.
L’articolo, molto bello, mi riporta alla mente l’effetto ” dunning kruger”, l’opposto della sindrome dell’impostore: chi ne soffre al contrario sovrastima il suo sapere, ha un’elevata opinione di sé stesso, benché non abbia esperienze e competenze….misteri della natura umana…….
Monica Chiarini says:
Avevo labili conoscenze di questo argomento
Grazie per l’opportunità