Il termine burnout è spesso utilizzato in termini generali per descrivere una sensazione di stanchezza eccessiva legata all’ambito lavorativo. Più precisamente, fa riferimento a un quadro molto specifico individuato da Maslach (1975) che lo definì come sindrome da esaurimento emotivo, da depersonalizzazione e riduzione delle capacità personali che può presentarsi, principalmente, in soggetti che per professione si occupano di relazioni di cura e sono quindi a stretto contatto con altre persone e i loro bisogni.
Si tratta di una reazione alla tensione emotiva di tipo cronico dovuta al contatto continuo con altri esseri umani, in particolare quando essi hanno problemi o motivi di sofferenza. Tale sindrome è, come già accennato, molto diffusa tra professionisti delle relazioni di cura come psicologi, infermieri, medici ma anche insegnanti ed ecclesiastici. Cosa ha, quindi, a che fare con lo sport?
Burnout e sport
Il burnout in ambito sportivo è stato concettualizzato più recentemente (Raedeke, Smith, 2001) come una sintomatologia psico-fisica che comprende tre caratteristiche salienti e distinte ma empiricamente correlate, che sono fondamentali per l’esperienza dell’atleta o dell’allenatore nel contesto sportivo, ovvero esaurimento emotivo/fisico associati ad allenamento o competizioni troppo intense; ridotto senso di realizzazione collegato all’impossibilità di raggiungere gli obiettivi prefissati; svalutazione della prestazione sportiva con con relativa mancanza di motivazione e partecipazione alle attività.
I sintomi
In ambito sportivo, Schaufeli & Buunk (2003) hanno suddiviso i principali sintomi associati al burnout in cinque differenti categorie:
- affettivi, quali umore depresso, facilità al pianto, ostilità);
- cognitivi (pensieri svalutanti e autosvalutanti, compromissione dell’attenzione e della memoria);
- fisici (esaurimento fisico, malattia, parasonnie e insonnia, fluttuazione del peso, infortuni frequenti);
- comportamentali (assenteismo, prestazioni compromesse, isolamento sociale);
- motivazionali (disillusione, mancanza di entusiasmo, facile abbattimento).
Una serie di fattori
L’osservazione di questa sintomatologia ci permette di mettere a fuoco diversi aspetti, specifici dell’ambito sportivo, collegati al fattore movimento, quali:
- Difficoltà di coordinamento e del flusso del movimento
- Difficoltà nel completare le routine di allenamento
- Ridotte capacità di resistenza, velocità e forza
- Senso di fatica eccessivo rispetto ad altri momenti e necessità di aumentare i tempi di recupero
- Aumento della frequenza cardiaca a riposo
Ma anche segni e sintomi più prettamente afferenti alla parte mentale e ad aspetti psicologici tra cui:
- Stanchezza mentale
- Irritazione
- Percezione negativa della critica
- Umore basso o depressione
- Agitazione ed ansia
- Disturbi legati alla ritmo sonno-veglia
Cosa fare?
Quando si presentano sintomi di questo tipo è importante ricordarsi di indagare tutte le aree della vita dello sportivo e tutti i sistemi di cui si trova a fare parte, poichè ciascuno di essi può rappresentare fonte di stress. Infatti, la sindrome di burnout potrebbe generarsi tanto dalla tipologia del programma di allenamento quanto da altri aspetti legati alla vita personale, soprattutto in atleti che si trovano in situazione di dual career.
È importante ribadire che sintomi legati al burnout possono verificarsi durante diverse fasi dell’arco di vita o della carriera di un atleta, in diverse situazioni e a differenti livelli. Per questo, è fondamentale che tra i membri dello staff tecnico si sviluppi una maggiore sensibilità verso questi aspetti, tale da consentire loro di scorgere i segnali prodromici al loro insorgere e di disporre l’invio specialistico (McGregor et al., 2014).
Lo psicologo e il suo ruolo
In questa ottica preventiva, lo psicologo che opera in ambito sportivo può essere una figura preziosa.
Il ruolo dello psicologo non si esaurisce, infatti, solo nella valutazione, nella diagnosi e nel trattamento di condizioni cliniche, ma si realizza, anche e soprattutto, nella promozione del benessere psicofisico degli atleti e degli altri soggetti coinvolti nel sistema di riferimento, sia a livello individuale che relazionale.
Quindi, diverse strategie di intervento teoricamente mirate possono fornire opportunità per la prevenzione e il trattamento dei sintomi di burnout attraverso approcci di gestione dello stress, delle emozioni, di potenziamento degli aspetti cognitivi coinvolti, nonché attraverso strategie incentrate sull’ambiente e sulle altre figure significative coinvolte nell’organizzazione sportiva degli atleti e delle atlete.
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Bibliografia
Maslach, C. (1975). La sindrome del burnout, il prezzo dell’aiuto agli altri, Cittadella ed. Assisi, 1992.
Mcgregor, K., Maeght, S., Richmond, T. (2014) Understanding Burnout And Reducing Its Impact, In, Palmer, C. (2014). The Sports Monograph: Critical Perspectives On Socio-Cultural Sport, Coaching And Physical Education. Preston, Uk: Ssto Publications.
Schaufeli, W., Buunk, B. P. (2003). Burnout: An Overview Of 25 Years Of Research And Theorizing. In Schabracq, M. J. – Winnubst, J. A. M. – Cooper, C. L. (2003). The Handbook Of Work And Health Psychology. Chichester: Wiley.
Raedeke, T. D., Smith, A. (2001). Development And Preliminary Validation Of An Athlete Burnout Measure. Journal Of Sport & Exercise Psychology, 23, 281-306.