Disturbo Ossessivo Compulsivo – SUMMIT 2022

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Corso attivo dal giorno 12/05/2022
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  • 27 ore di formazione
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Convegno con 20 esperti internazionali di Disturbo Ossessivo-Compulsivo, con la supervisione scientifica del Prof. Francesco Mancini, chairperson Dr. Barbara Barcaccia, per comprendere al meglio questo disturbo e le varie pratiche terapeutiche utili al suo trattamento. In collaborazione con

 

L’Organizzazione Mondiale di Sanità (OMS) ha classificato il Disturbo Ossessivo-Compulsivo (DOC) tra i dieci disturbi più invalidanti al mondo per perdita di reddito e diminuita qualità di vita: si tratta di un disturbo che può devastare le relazioni interpersonali e sentimentali, può interferire pesantemente con la capacità di studiare e lavorare.

La prevalenza nel corso della vita del DOC è stimata intorno al 2,5%, mentre la prevalenza puntuale è di circa l’1,5%. Si ritiene che in Italia ne soffra circa un milione di persone. Malgrado oggi sia un disturbo curabile, grazie alla psicoterapia cognitivo-comportamentale che rappresenta il trattamento elettivo per il DOC, un certo numero di pazienti è “resistente al trattamento”. Per tali motivi è fondamentale che si aggiungano nuove strategie terapeutiche a quelle di provata efficacia già note, e che si divulghino le conoscenze sul disturbo e il suo trattamento tra gli psicoterapeuti e gli psichiatri.

Il Summit 2022 sul DOC include tre diverse tipologie di presentazioni:

1) Presentazioni teoriche

Illustrazioni approfondite della fenomenologia, delle cause e dei processi di mantenimento del Disturbo Ossessivo-Compulsivo. Alcuni tra i più importanti studiosi internazionali ci aiuteranno a comprenderne il funzionamento.

2) Casi clinici

Presentazioni di casi clinici complessi e delle sfide che pongono al trattamento: resistenze, rifiuto di sottoporsi all’esposizione con prevenzione della risposta, impasse nella relazione terapeutica, etc. Alcuni tra i più noti psicoterapeuti internazionali, con una vasta esperienza nella ricerca e trattamento del DOC, illustreranno la concettualizzazione di un proprio caso complesso e come ne hanno affrontato il trattamento.

3) Workshop

Workshop su nuove strategie e tecniche per incrementare l’efficacia della terapia.

 

Programma formativo

Uso, abuso e uso scorretto delle neuroscienze cognitive nel Disturbo Ossessivo-Compulsivo: il fascino inebriante del neo-riduzionismo

Amitai Abramovitch, Psicoterapeuta e Neuropsicologo, PhD, Professore Associato di Psicologia presso il Dipartimento di Psicologia della Texas State University, USA.

Oltre tre decenni di ricerca nel campo delle neuroscienze cognitive per il Disturbo Ossessivo-Compulsivo hanno prodotto centinaia di studi che esaminano le funzioni cognitive e le loro associazioni con strutture e processi neurobiologici. Questo insieme di ricerche in costante crescita, che utilizza tecnologie e metodologie sempre più sofisticate, ha aumentato la nostra comprensione del Disturbo Ossessivo-Compulsivo. Tuttavia, i risultati ottenuti da questi studi sollevano importanti questioni riguardanti l’eziologia e la causalità, la validità ecologica e l’associazione tra neuroscienze cognitive e meccanismi psicopatologici del DOC.
In questa presentazione, esaminerò questa vasta letteratura scientifica da una prospettiva critica, concentrandomi su quelle domande, così come sulle tipiche insidie, i bias sistematici nell’interpretazione dei dati e il potenziale “costo” di convogliare i finanziamenti sulla ricerca neuroscientifica e di aderire ai suoi paradigmi.
Inoltre, passerò criticamente in rassegna lo stato di avanzamento delle nostre conoscenze sulle neuroscienze cognitive del DOC e cercherò di rispondere alla domanda se sia davvero legittimo affermare che “è necessaria più ricerca”, come si legge nelle conclusioni di tanti studi di neuroscienze cognitive sul DOC. In aggiunta, esaminerò alcuni aspetti spesso trascurati relativi alle neuroscienze cognitive del DOC che meritano ulteriori studi e che potrebbero migliorare la nostra comprensione dell’incontro tra neuroscienze cognitive e meccanismi psicopatologici del DOC. Infine, cercherò di rispondere a una questione raramente discussa, ma di importanza: questa mole di ricerche ha davvero portato dei benefici alle persone con Disturbo Ossessivo-Compulsivo? Questo investimento di decine di milioni di dollari e migliaia di ore di lavoro faticoso ci ha aiutato a raggiungere l’obiettivo finale di migliorare la vita delle persone che soffrono di DOC?

 

Perché le compulsioni sono così irrefrenabili?

Christine Purdon, Psicologa e Psicoterapeuta, PhD, Professoressa nel Dipartimento di Psicologia dell’Università di Waterloo, Canada.

Il modello cognitivo-comportamentale del Disturbo Ossessivo-Compulsivo (DOC) enfatizza come causa dell’angoscia, e della conseguente necessità di mettere in atto le compulsioni, la valutazione delle ossessioni. Ed è in particolare è proprio la valutazione dell’ossessione l’obiettivo della terapia cognitivo-comportamentale e dell’esposizione con prevenzione della risposta, interventi che riducono l’angoscia e che rendono non più urgente mettere in atto la compulsione.

Tuttavia, un numero crescente di ricerche indica che vi è anche un’altra serie di fattori che influenza la persistenza delle compulsioni: non c’è solo l’angoscia prodotta dall’ossessione, ma anche gli effetti opposti a quelli attesi delle ripetizioni sulla fiducia nella memoria, il modo in cui è inquadrato l’obiettivo prossimale della compulsione, gli obiettivi distali della compulsione, e la coerenza della compulsione con valori importanti. In questa presentazione passerò in rassegna i fattori su esposti e ne discuterò le implicazioni per il trattamento.

 

L’integrazione della terapia cognitivo-comportamentale e dell’Affect Phobia Therapy in un caso complesso di DOC

Joop Meijers, Psicologo e Psicoterapeuta, PhD, formatore e supervisore per l’International Experiential Dynamic Therapy Association, Jerusalem, Israel.

Presenterò un caso complesso di DOC. Dopo i miglioramenti ottenuti con la “classica” applicazione della tecnica di Esposizione con Prevenzione della Risposta (E/RP) combinata anche a interventi cognitivi, la terapia era arrivata a una fase di stallo.

Per tale motivo ho aggiunto alcuni elementi dell’Affect Phobia Therapy per migliorare ulteriormente l’esito.

Scopo della mia presentazione è di mostrare come l’Affect Phobia Therapy possa arricchire e migliorare la terapia cognitivo-comportamentale del Disturbo Ossessivo-Compulsivo.

 

Valutazione e trattamento della contaminazione mentale: un caso clinico

Gabriele MelliPsicologo e Psicoterapeuta. Presidente di AIDOC  e di IPSICO, Segretario di CBT-Italia, Italia.

La paura della contaminazione nel Disturbo Ossessivo-Compulsivo (DOC) è tradizionalmente concettualizzata come un fenomeno fisico. La ricerca ha anche supportato la nozione di contaminazione mentale (MC), in cui le persone si sentono contaminate anche se non sono entrate in contatto con una sostanza contaminante.

Il lavoro pionieristico sulla contaminazione mentale ha riguardato principalmente le vittime di aggressioni sessuali. Tuttavia, è stato dimostrato che diversi fattori (ad es. comportamento immorale, sporcizia fisica immaginaria, tradimento, valutazioni associate alla responsabilità, violazioni di regole e immoralità) innescano sensazioni di contaminazione e l’impulso a sciacquarsi o lavarsi. Rachman (2010) ha proposto che il trattamento della contaminazione mentale nel DOC debba differire dal trattamento standard del disturbo, per la necessità di un maggiore focus sugli aspetti cognitivi che aiuti i pazienti a gestire la sensazione di sporcizia interna. È noto che la contaminazione mentale sia collegata a precedenti esperienze traumatiche, come vittimizzazione, umiliazione e tradimento; ciò indica che la terapia che attinge agli approcci utilizzati nel trattamento del trauma, come l’Imagery Rescripting o l’Eye Movement Desensitization and Reprocessing (EMDR), in combinazione con le tecniche di terapia cognitivo-comportamentale, potrebbero portare a un miglioramento nei risultati che si possono ottenere in pazienti con DOC che soffrono di contaminazione mentale.

Presenterò un caso dettagliato di una giovane donna con Disturbo Ossessivo-Compulsivo, e ne descriverò valutazione e trattamento per grave contaminazione mentale. Questo caso clinico fornisce informazioni utili sulle diverse possibili manifestazioni della paura di contaminazione e amplia la nostra comprensione del fenomeno

 

Due casi complessi di DOC: comorbilità, evitamento, rigidità delle credenze e vergogna

David Veale, MD; Consulente Psichiatra e Visiting Professor  presso l’Istituto di Psichiatria, Psicologia e Neuroscienze, King’s College di Londra, UK.

In questa presentazione illustrerò due dei miei casi più complessi di DOC.

Presenterò la formulazione del caso e rifletterò sulle difficoltà incontrate quando si utilizzano interventi standard con casi molto complessi.

Tra queste difficoltà approfondirò in particolare la comorbilità con altri disturbi, gravi comportamenti di evitamento, rigidità delle credenze, vergogna, fattori sociali.

 

Il trionfo dell’evitamento e della rassicurazione: due casi di DOC complesso

Davide Dèttore, Psicologo e Psicoterapeuta, professore ordinario di Psicologia Clinica presso il Dipartimento di Psicologia dell’Università degli Studi di Firenze, Italia.

Vengono presentati due casi complessi, che però non sono tali per le normali difficoltà di non adeguata compliance (resistenza, oppositività, comorbilità…), ma per altri motivi, in quanto i due pazienti sembrano apparentemente altamente collaborativi e con buone intenzioni:

  • il primo sembra fare tutto quello che dico, ma in realtà non fa altro che nascostamente chiedermi rassicurazioni tramite sms, pur apparentemente seguendo le mie prescrizioni;
  • il secondo nel momento in cui sembra definirsi l’obiettivo dell’intervento, che appare desideroso di individuare, mi introduce nuovi aspetti e nuovi ambiti che vuole affrontare e in tal modo non si riesce a cominciare mai e così lui evita di affrontare ciò che teme.

Queste difficoltà vengono discusse nelle loro motivazioni e vengono proposti metodi di affrontarle.

 

Religione, religiosità e scrupolosità nel Disturbo Ossessivo-Compulsivo: una prospettiva clinica e teorica

Jonathan Huppert, Psicologo e Psicoterapeuta; PhD, professore ordinario presso il Dipartimento di Psicologia dell’Università Ebraica di Gerusalemme, Israele.

Per secoli e secoli si è discusso di pratiche religiose compulsive che oltrepassano la “normalità”.  In tempi più recenti questi pensieri e comportamenti angoscianti ed eccessivi su temi morali o religiosi sono stati classificati nella categoria “scrupolosità” e concettualizzati come un particolare sottotipo di DOC.

In questa presentazione illustrerò brevemente alcune storie di pensieri intrusivi che affondano le radici nel passato e che riguardano Cristianesimo, Ebraismo e Islam. Successivamente presenterò le attuali formulazioni cognitivo-comportamentali della scrupolosità e discuterò i problemi clinici che sorgono quando si curano pazienti religiosi e iper-scrupolosi. Affronterò poi le seguenti questioni: come effettuare una valutazione della scrupolosità, come mettere in discussione e progettare esercizi di esposizione che potrebbero sembrare in contrasto con le credenze del paziente mantenendo al tempo stesso un atteggiamento profondamente rispettoso dei suoi valori, come e se utilizzare scritti religiosi per aiutare a trasmettere il razionale della terapia cognitivo-comportamentale, come e se coinvolgere nel trattamento i ministri (ad es. sacerdoti, rabbini, imàm) della religione a cui il paziente appartiene.

 

Workshop 1 – Schema Therapy: Imagery with Rescripting e Chair work

Olga Luppino, Psicologa e psicoterapeuta CBT, psicologa forense, dottoranda in Scienze Umane, formatore e supervisore in Schema Therapy, Italia.

Katia Tenore, Psicologa e Psicoterapeuta, docente presso APC e SPC, formatore e supervisore in Schema Therapy, Italia.

Alessandra Mancini, Psicologa e Psicoterapeuta cognitivo‐comportamentale, PhD, formatore e supervisore in Schema Therapy, Italia.

La Schema Therapy (ST), nata con lo scopo di trattare i Disturbi di Personalità, sta mostrando, attraverso una crescente mole di evidenze la sua efficacia nel il trattamento di diversi altri disturbi, non connessi alla sfera personologica. Lo scopo del presente workshop è quello di fornire una dimostrazione pratica dell’uso di tecniche esperienziali della ST, come Imagery Rescripting (IR) e il lavoro con le sedie (Chair Work), nel trattamento del disturbo ossessivo-compulsivo (DOC). Le osservazioni cliniche mostrano che nei casi di rimprovero, i genitori dei futuri pazienti ossessivi ritirano l’amore, ignorano il bambino e non sono inclini a perdonare. Da ciò deriva che il significato associato alle prime esperienze di rimprovero nei pazienti affetti da DOC è che la colpa segnala delle conseguenze catastrofiche, come la minaccia al termine della relazione di attaccamento. Un recente lavoro ha dimostrato che l’intervento IR, come trattamento stand-alone, concentrandosi sulle esperienze precoci di rimproveri colpevolizzanti produce cambiamenti clinicamente significativi nella sintomatologia DOC. Sulla base di dati che mostrano il ruolo fondamentale svolto dal timore di colpa nella genesi e il mantenimento del DOC, il workshop mostrerà strategie e tecniche per ridurre la sua pervasività, promuovendo l’accettazione della colpa. Le tecniche esperienziali possono favorire il trattamento del paziente ossessivo, in particolare aiutando il clinico nel lavoro con pazienti che presentano livelli di autocritica particolarmente elevati e modalità di coping perfezioniste e nei casi di pazienti resistenti al CBT standard.
Dopo aver presentato il quadro teorico e il modello di funzionamento del DOC secondo la cornice cognitivista riletta secondo l’inquadramento della ST, sarà mostrato come implementare il trattamento attraverso le tecniche esperienziali della ST specificamente mirate al senso di colpa. In particolare, verrà mostrato come l’IR possa essere uno strumento per trattare i ricordi di colpevolizzazione, cambiando il significato attribuito a tali esperienze. Sarà poi mostrato come il Chair work sia utile per promuovere delle modalità funzionali di accettazione della colpa e dell’errore, abbassando dunque le quote di autocritica
Esercizi di pratica, permetteranno ai partecipanti di fare esperienza del potenziale potere di queste tecniche per trattare il DOC.

 

Il ruolo dei familiari nel mantenimento e nel trattamento del DOC

Angelo M. SalianiPsicologo e Psicoterapeuta, didatta SPC, AIPC, SICC, docente Scuola di Specializzazione in Psicologia del Ciclo di Vita, Sapienza, Roma, Italia.

I familiari, e, più in generale, coloro che vivono accanto a una persona affetta da DOC sono sempre coinvolti, in misura maggiore o minore, direttamente o indirettamente, nella sintomatologia del paziente. La letteratura scientifica ha evidenziato che i familiari adottano nei confronti dei propri cari con DOC due atteggiamenti principali che vanno da un’estrema accondiscendenza, chiamata       accommodation, al suo opposto caratterizzato da antagonismo. L’accommodation risulta essere un fattore prognostico negativo e numerose ricerche mostrano come esso correli con una peggiore risposta ai trattamenti e con più frequenti ricadute nel lungo termine. Effetti altrettanto negativi sono associati alle modalità di interazione collocabili sulla polarità dell’antagonismo. L’osservazione clinica, tuttavia, suggerisce che il continuum accomodamento-antagonismo cattura solo parzialmente il complesso sistema di reazioni interpersonali al disturbo. In altre parole, il familiare non si limita ad accontentare o a osteggiare il proprio congiunto affetto da DOC. Talvolta, prima di compiacere una richiesta ossessiva, prova a eluderla con una frettolosa rassicurazione o una bugia, o si impegna in estenuanti dispute dialettiche volte a dimostrare che i timori ossessivi non hanno ragione di esistere, o escogita e suggerisce espedienti per aggirare l’ostacolo posto dal sintomo, o implora il congiunto esortandolo a guarire, o infine lo biasima. Da ciascuna di queste reazioni nasce una trappola che contribuisce ad alimentare il disturbo e a inasprire il clima familiare. Di più, ciascuna di esse partecipa a un’unica grande spirale viziosa interpersonale che culmina tipicamente con la colpevolizzazione del paziente e il rafforzamento delle sue credenze patogene più dolorose. Le trappole più tipiche sono sette e ognuna di esse sarà descritta in modo dettagliato nel corso del seminario.

Infine, molti dei trattamenti CBT rivolti alle famiglie dei pazienti con DOC prevedono principalmente interventi di psicoeducazione e addestramento alla tecnica ERP per la cura del sintomo, ma sembrano trascurare i determinanti psicologici del disturbo (senso ipertrofico di responsabilità e senso di colpa deontologico) e le dinamiche interpersonali che li mantengono. familiari e pazienti impegnati nella battaglia quotidiana contro il DOC.

 

Combinazione di terapia metacognitiva e compassione di sé per le ossessioni religiose: effetto sulla colpa interpersonale e sul narcisismo

Andrea Pozza, Psicologo e Psicoterapeuta, PhD, è ricercatore all’Università di Siena e Psicoterapeuta presso Policlinico Santa Maria alle Scotte, Siena, Italia.

Si sa poco su come adattare la terapia cognitivo-comportamentale (CBT) alle le ossessioni religiose, un sottotipo di DOC che spesso non risponde adeguatamente alla CBT standard.

La mia presentazione si focalizzerà su un caso clinico di un uomo di 55 anni che soffriva di ossessioni religiose croniche resistenti ai farmaci, associate a rituali di neutralizzazione mentale.

Il trattamento è stato adattato combinando la terapia metacognitiva con interventi di compassione di sé. Gli effetti sono stati valutati sul senso di colpa interpersonale e sul narcisismo, due caratteristiche cliniche potenzialmente coinvolte nella vulnerabilità/mantenimento delle ossessioni religiose, ma che sono ancora sottovalutati come esiti di trattamento.

 

Quando due mondi si scontrano: implementazione del protocollo DID IT in due casi clinici con sintomatologia DOC da relazione insieme a sintomatologia DOC da orientamento sessuale.

Guy Doron, Psicologo e Psicoterapeuta; PhD, Professore associato  presso la Baruch Ivcher School of Psychology, Herzliya, Israele.

DID IT è un protocollo breve (5 settimane) cognitivo comportamentale, transdiagnostico basato su una visione duale della psicopatologia. Questo protocollo utilizza il dialogo socratico, il colloquio motivazionale e una strategia innovativa “storia e prevenzione della risposta” per aiutare i pazienti a separare i processi di pensiero controllabili da quelli meno controllabili e a sganciarsi dai processi di pensiero che mantengono la psicopatologia.

In questa presentazione, descriverò l’implementazione di questo protocollo in due casi di sintomi di DOC da relazione (ROCD) in comorbilità con sintomi di DOC da orientamento sessuale (SO-OCD). In un caso il paziente sembrava trarre rapidamente beneficio dalla terapia. Nell’altro caso meno. Illustrerò, quindi, somiglianze e differenze dei due casi in termini di variabili demografiche, storia dei problemi presentati, contesto attuale e ulteriori processi rilevanti identificati nel corso della terapia e cercherò di ipotizzare per chi sia più adatto l’utilizzo del protocollo DID IT.

 

Efficacia di un intervento basato su app mobile per mettere in discussione le credenze ossessive in pazienti con DOC e individui non-clinici

Amparo BellochB, Psicologa e psicoterapeuta, PhD, professoressa ordinaria presso il Dipartimento di Psicologia della Personalità, Università di València, Spagna.

Maria Roncero, Psicologa e psicoterapeuta, PhD, professoressa associata presso il Dipartimento di Psicologia della Personalità, Università di València, Spagna.

Le tecnologie dell’informazione e della comunicazione, compresi gli interventi basati su app mobili e su internet, possono incrementare la disponibilità e l’accesso al trattamento cognitivo-comportamentale (CBT).

L’app mobile GGOC è stata messa a punto specificamente per mettere in discussione le credenze maladattive sottostanti i più comuni sintomi di DOC (ad es. pensieri di contaminazione o ripugnanti).

L’efficacia di GGOC è stata valutata in due studi, il primo uno studio crossover randomizzato controllato con 97 partecipanti non clinici e uno studio su un caso singolo, una donna di 26 anni che ha utilizzato GGOC per la prevenzione delle ricadute dopo trattamenti CBT. Nel corso della lezione verranno presi in analisi questi studi.

 

Contributi del modello Seeking Proxies for Internal States (SPIS) alla formulazione e al trattamento dei casi di pazienti con Disturbo Ossessivo-Compulsivo

Reuven Dar, Psicologo e Psicoterapeuta; PhD, professore ordinario di Psicologia e direttore della scuola di dottorato presso l’Università di Tel Aviv, Israele.

Secondo il modello SPIS (Seeking Proxies for Internal States) del DOC, molti sintomi ossessivo-compulsivi derivano da un accesso ridotto agli stati interni, come le emozioni, le sensazioni e le motivazioni. Di conseguenza le persone con DOC devono fare affidamento su “proxy”, che sono indici oggettivi, o comunque che si possono cogliere facilmente, degli stati interni. In questa prospettiva le regole e i rituali del DOC fungono da proxy per diversi stati interni, come la sensazione di moralità, pulizia o sicurezza.

Secondo il modello SPIS, il disagio causato dai pensieri intrusivi è amplificato dal momento che altri stati interni, come le emozioni e le motivazioni, non sono esperite in modo sufficientemente chiaro da bilanciare l’impatto di questi pensieri negativi. In questa presentazione esplorerò le potenziali implicazioni del modello SPIS per la terapia dei pazienti con DOC. Infine dimostrerò come il modello SPIS possa aiutarci a formulare un caso complesso di DOC e quali interventi possono derivare da questa formulazione.

 

Presentazione del caso clinico di una ragazza di 16 anni con ossessioni aggressive

Veronika BrezinkaPsicologa e Psicoterapeuta, PhD, lavora presso il Centro di psichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza, Università di Zurigo, Svizzera.

Il Disturbo Ossessivo-Compulsivo (DOC) è caratterizzato dalla presenza di pensieri indesiderati o intrusivi (ossessioni) e comportamenti o rituali (compulsioni) che vengono messi in atto per ridurre il disagio o impedire che si verifichi un esito temuto.

Le ossessioni aggressive implicano temi di violenza o danno verso se stessi o gli altri e includono pensieri, immagini o impulsi indesiderati. Fino al 30-70% dei giovani con Disturbo Ossessivo-Compulsivo sperimenta ossessioni aggressive. Le ossessioni aggressive sono spesso associate a una serie di compulsioni manifeste e nascoste come controllare, ricercare rassicurazioni, neutralizzare i pensieri o pregare compulsivamente.

In questa presentazione illustrerò la concettualizzazione del caso, la valutazione e il trattamento mediante la terapia cognitivo-comportamentale (CBT) con esposizione e prevenzione della risposta (ERP) di Dana, una ragazza di 16 anni con ossessioni aggressive.

 

Il ruolo del disgusto nel DOC e nel suo trattamento

Francesco Mancini, MD, Neuropsichiatra e Psicoterapeuta. Direttore delle scuole di specializzazione APC – SPC. Professore associato di Psicologia Clinica presso Unimarconi, Italia.

Alcuni pazienti soffrono di un DOC da contaminazione. La sensazione di essere contaminati implica in alcuni prevalentemente la paura di un danno alla salute propria e di poter essere responsabili di contaminare persone care. In altri implica una intensa sensazione di disgusto. In questi ultimi l’efficacia della terapia espositiva è minore. È noto, infatti, che il disgusto si attiva più facilmente e si estingue con molta maggiore difficoltà della paura. In questa relazione analizzerò diversi aspetti del disgusto e, con l’ausilio di un caso clinico, cercherò di mostrare come tra pazienti DOC e persone senza DOC, non vi siano differenze qualitative ma solo quantitative.

Queste differenze sono, plausibilmente, riconducibili al fatto che per i pazienti con DOC essere contaminati da sostanze disgustose implica uno svilimento di se stessi maggiore che per le altre persone, rendendo inaccettabile la possibilità di contaminazioni disgustose. Ciò implica un maggiore investimento a prevenire e neutralizzare questa possibilità, di conseguenza vi è l’esasperazione delle euristiche con cui si elabora la diffusione della contaminazione disgustosa. A ciò consegue una maggiore sensibilità e una maggiore propensione al disgusto.

Presenterò anche un intervento che ha lo scopo di aiutare il paziente a contrastare l’euristica della contaminazione, accettare la possibilità e la sensazione di essere in piccola parte contaminati, contrastare la tendenza all’auto-svilimento morale.

 

Come promuovere l’accettazione nel DOC

Claudia Perdighe, Psicologa e psicoterapeuta, svolge attività clinica e di ricerca presso il centro clinico scuole SPC, APC, AIPC e IGB di Roma, Italia.

Partendo da descrizione di casi clinici, saranno descritte procedure che mirano a favorire un maggior grado di accettazione dell’esperienza di colpa. Il riferimento teorico è la concettualizzazione della sintomatologia ossessiva come finalizzata a prevenire la minaccia di colpa o la sua esperienza fattuale.

Nello specifico, le procedure presentate mirano a favorire l’abbandono dei tentativi di soluzione, cioè di tutte le condotte manifeste e nascoste messe in atto dal paziente al fine di garantirsi soggettivamente che la minaccia temuta non si realizzi e di sentirsi moralmente a posto.

Diversamente da quelli di ristrutturazione, gli interventi di accettazione non hanno l’obiettivo di rassicurare il paziente sul fatto che la colpa non esiste, o è meno probabile, meno grave, meno sotto la sua responsabilità; quanto piuttosto hanno lo scopo di aiutare il paziente a prendere atto dell’inevitabilità della colpa e ad abbandonare le condotte tese a prevenire lo scenario di colpa temuto.

Le procedure e le tecniche presentate hanno un target specifico, vale a dire, ciascuna mira a modificare una specifica credenza che mantiene l’investimento verso uno scopo:

– la convinzione di avere il potere di eludere la minaccia (su cui agiremo attraverso la condivisione del modello di funzionamento, il dialogo socratico e l’argomentazione reductio ad absurdum);

– la convinzione che sia conveniente impegnarsi attivamente nei tentativi di eludere, o almeno, ridurre la minaccia (osservazione dei propri tentativi di soluzione, valutazione degli effetti, e della loro efficacia e dei costi esistenziali);

– la convinzione che sia doveroso essere moralmente perfetti (su cui agiremo attraverso il dialogo socratico e decatastrofizzazione della possibilità di essere colpevoli, tecnica del doppio standard, procedure di distancing dai pensieri  e dall’emozione di colpa, esperimenti comportamentali);

– la convinzione che non ci siano altri scopi morali su cui investire (su cui agiremo aiutando il paziente a individuare altri scopi e valori morali e sostenendo l’impegno in tale direzione con interventi cognitivi e comportamentali).

In linea con la concettualizzazione del DOC alla base dell’intervento, sarà messo in luce come favorire l’accettazione offra vantaggi terapeutici maggiori rispetto agli interventi di ristrutturazione tradizionali che mirano alla rassicurazione; infatti: gran parte dei problemi clinici sono configurabili in termini di minaccia, più che di danni subiti; accettare gradi maggiori di rischio di compromissione, equivale a ridurre il rischio di sovrainvestimento di uno scopo e, dunque, la vulnerabilità ad automatismi e circoli viziosi che alimentano l’investimento verso uno scopo anche quando sarebbe possibile e opportuna la rinuncia.

Dopo aver presentato il quadro teorico e il modello di funzionamento del DOC seguendo la cornice cognitivista riletta secondo l’inquadramento della Schema Therapy (ST), sarà mostrato come implementare il trattamento attraverso le tecniche esperienziali della ST specificamente mirate al senso di colpa. In particolare, verrà mostrato come l’Imagery with Rescripting (IwR) possa essere uno strumento per trattare i ricordi di colpevolizzazione, cambiando il significato attribuito a tali esperienze. Sarà poi mostrato come il Chair work sia utile per promuovere delle modalità funzionali di accettazione della colpa e dell’errore, abbassando dunque le quote di autocritica.
Esercizi di pratica, permetteranno ai partecipanti di fare esperienza del potenziale potere di queste tecniche per trattare il DOC.

 

L’utilizzo della mindfulness e dell’accettazione esperienziale per il trattamento del DOC

Barbara Barcaccia, Psicologa e Psicoterapeuta cognitivo-comportamentale, PhD, didatta APC – SPC, insegna Accettazione e Mindfulness in psicoterapia presso Sapienza Università di Roma, Italia.

La mindfulness è definita come la capacità di prestare attenzione al momento presente in modo consapevole e senza giudicare l’esperienza che emerge momento dopo momento, come pensieri, emozioni, sensazioni corporee, impulsi (Kabat-Zinn 1990). Già da questa definizione è facile comprendere quanto la pratica della mindfulness possa essere indicata per il trattamento del disturbo ossessivo-compulsivo (DOC). È noto che uno degli aspetti particolarmente problematici per il trattamento del DOC riguarda la sovrastima dell’importanza dei contenuti mentali. Da un certo punto di vista si potrebbe affermare che uno degli ostacoli principali per i pazienti con questo disturbo è la difficoltà a lasciare andare le ossessioni una volta che sono apparse nella mente. Può trattarsi di pensieri, ma anche di immagini mentali che, una volta comparsi, riescono ad “agganciare” il paziente e a portarlo a mettere in atto le compulsioni, nascoste o manifeste.
Incrementare nei pazienti un’attitudine mindful tramite pratiche di mindfulness potrebbe costituire un valido strumento per aiutare le persone con DOC a gestire meglio le proprie esperienze interne, e a imparare come rispondere a esse in modo funzionale, anziché reagire in modo automatico. La mindfulness è l’opposto dell’azione meccanica “con il pilota automatico”, e rappresenta un’abilità importante per chi ha questo disturbo, considerato che è proprio la reattività alle ossessioni e la conseguente messa in atto di compulsioni che dà l’avvio ai noti circoli viziosi auto-invalidanti del disturbo ossessivo-compulsivo.
L’Accettazione Esperienziale (AE), un processo fondamentale dell’Acceptance and Commitment Therapy (ACT; Hayes, Strosahl, & Wilson, 1999) è definita come l’apertura e disponibilità ad accogliere attivamente i cosiddetti “eventi privati” (emozioni, sensazioni corporee, pensieri, etc.) senza cercare di modificarne la frequenza o la forma. L’AE è l’opposto dell’evitamento esperienziale, cioè l’indisponibilità a rimanere in contatto con particolari esperienze interne, come l’ansia e le ossessioni nel DOC, che portano a tentativi estenuanti di alterare la forma e la frequenza di quelle esperienze.
Questo workshop mostrerà, con esercizi pratici, come integrare queste strategie nella terapia: sia la mindfulness che l’accettazione esperienziale offrono una varietà di strategie per aiutare le persone con il DOC a gestire meglio i sintomi. L’addestramento alla mindfulness e all’AE può anche preparare i pazienti agli esercizi di esposizione, aiutandoli a percepire come meno dolorosa l’E/RP rispetto ad altri contesti in cui gli esercizi di esposizione con prevenzione della risposta sono proposti da soli, senza il supporto di altre strategie di coping.
Le strategie basate sulla mindfulness e sull’accettazione possono supportare i pazienti nella fatica di accettare il disagio e le emozioni negative che accompagnano la comparsa delle ossessioni e può aiutarli a non reagire con la messa in atto di compulsioni, portando così a un miglioramento della sintomatologia

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Francesco Mancini, medico, specialista in neuropsichiatria infantile, psico- terapeuta cognitivista, dirige le scuole di specializzazione in psicoterapia cognitiva dell’Associazione di Psicologia...
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SPC Scuola di Psicoterapia Cognitiva

227 reviews for questo corso

  1. Geltrude Muglia (verified owner)

    Eccellente

  2. Giuseppina Tufo (verified owner)

    Splendido e interessantissimo corso

  3. ilaria Binello (verified owner)

    Ottimo corso, ricco di contenuti e risvolti applicativi

  4. ilaria Binello (verified owner)

    Ottimo corso, ricco di contenuti e risvolti applicativi

  5. Sabina Moro (verified owner)

    ottimo summit con professionisti qualificati. Molto utile la spiegazione della teoria attraverso la condivisione dei casi.

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    Le registrazioni dei corsi a cui ti sei iscritta/o sono elencati nella tua Area Riservata, a cui puoi accedere effettuando il login. Ciascun corso, gratuito e/o a pagamento, ti rimane accessibile per 12 mesi dalla data di registrazione, salvo differenti informazioni fornite nel programma.

    L’eventuale presenza di crediti ECM, ed il relativo numero di crediti, viene indicata ad inizio pagina e nel box di iscrizione. Se presenti, all’interno del programma c’è un paragrafo “Crediti ECM” in cui poter visualizzare la data a partire dalla quale potrai effettuare il quiz ECM e la data massima entro cui riuscire a superarlo con successo. Tali informazioni e date sono riportate anche nel box di iscrizione.

    Per calcolare le tempistiche di accreditamento bisogna far riferimento alla “Data di scadenza del Quiz ECM” indicata nello specifico corso di formazione, NON alla data in cui viene superato il Quiz ECM. La data di scadenza del Quiz ECM la trova indicata nella pagina del corso, sia nel box di iscrizione che nel paragrafo dedicati a Crediti ECM.
    Ebbene, entro 90 giorni dalla data di scadenza del Quiz ECM dobbiamo comunicare i dati ad AGENAS. A sua volta AGENAS trasmetterà i dati al COGEAPS e solo a quel punto le risulteranno accreditati.
    Mediamente, consigliamo quindi di calcolare circa 4 mesi dalla data di scadenza del Quiz ECM. Precisiamo, in ogni caso, che l’Attestato di acquisizione ECM del corso a cui ha partecipato, vale come certificazione dei crediti acquisiti.

    Sì, il corso rilascia un attestato di partecipazione.

    Tutti i corsi di FCP, con speaker internazionali, dispongono di traduzione in italiano. In particolare: i Corsi online e le Master Class dispongono di interpretariato simultaneo, i Corsi Ondemand dispongono di sottotitolazione e/o voice over in italiano, i Corsi residenziali – in-person – dispongono di interpretariato simultaneo o consecutivo. Tali informazioni vengono generalmente specificate sulla pagina di presentazione di ciascun corso.

    La presenza di materiale extra dipende dal docente e dal corso specifico: solitamente ci sono pdf contenenti i power point del docente.