Cosa sono e quali sono i Disturbi del Comportamento Alimentare?
I Disturbi del Comportamento Alimentare sono caratterizzati da un persistente disordine delle abitudini alimentari che porta a una cattiva salute fisica e/o psicologica. Sono eventi relativamente comuni nei paesi ricchi e industrializzati, che colpiscono fino al 4% delle donne e circa l’1,5% degli uomini. I principali disturbi alimentari sono:
- Pica
- Disturbo da ruminazione
- Disturbo evitante/restrittivo dell’assunzione di cibo
- Anoressia nervosa
- Bulimia nervosa
- Disturbo da binge-eating
Cause dei Disturbi del Comportamento Alimentare
Mangiare è un’attività essenziale per la sopravvivenza e il corpo ha molti meccanismi integrati che regolano l’appetito e il mangiare. I modelli alimentari sono normalmente influenzati da molti fattori, ambientali oltre che biologici e culturali. Le cause dei disturbi del comportamento alimentare sono quindi complesse e sfaccettate.
Data la complessità dei disturbi alimentari, è stata condotta una notevole ricerca scientifica nel tentativo di comprenderli, ma le esatte basi biologiche, comportamentali e sociali delle malattie rimangono sfuggenti. I fattori di rischio che accrescono la probabilità di sviluppare un disturbo del comportamento alimentare includono:
- ereditabilità genetica, da sola o in combinazione con influenze provenienti dall’ambiente in cui si cresce (presenza nella famiglia di persone con disturbi del comportamento alimentare, depressione o abuso di sostanze);
- episodi di emarginazione o di bullismo a causa delle proprie abitudini alimentari, dell’aspetto fisico e deil peso corporeo;
- insoddisfazione cronica per il proprio aspetto fisico;
- pressione sociale ad uniformarsi a determinati modelli;
- tratti di personalità ossessiva e/o tendente al perfezionismo ;
- disturbi d’ansia;
- bassa autostima;
- esperienze traumatiche ;
- difficoltà relazionali;
- stress più o meno prolungato
- genere femminile (sebbene anche i maschi possano sviluppare disturbi alimentari).
I Disturbi del Comportamento Alimentare si sviluppano più frequentemente durante l’ adolescenza o la prima età adulta, ma è possibile anche l’esordio durante l’infanzia o più tardi nell’età adulta .
Sintomi e diagnosi dei disturbi del comportamento alimentare
Pica
La pica è caratterizzata dal consumo persistente di una o più sostanze non nutritive e non alimentari. Le sostanze comunemente consumate dalle persone con pica includono carta, sapone, capelli, gomma, ghiaccio, vernice, ciottoli, terra e gesso. Le persone con pica in genere non hanno un’avversione per il cibo in generale.
Affinché la pica possa essere diagnosticata, il comportamento di mangiare sostanze non nutritive e non alimentari deve essere presente per almeno un mese. Ai bambini di età inferiore ai 2 anni in genere non viene diagnosticata la pica per escludere il comportamento tipico dei bambini del mettere in bocca gli oggetti.
Coloro che soffrono di pica possono sperimentare complicazioni mediche, come problemi intestinali e ostruzione intestinale. Le persone possono anche sperimentare infezioni dovute all’ingestione di feci o sporcizia. La prevalenza della pica è sconosciuta, ma è più diffusa tra le persone con disabilità intellettiva. Alcune donne in gravidanza sviluppano la pica, con voglie specifiche per sostanze come gesso, terra o ghiaccio.
Disturbo da ruminazione
Il disturbo da ruminazione è un disturbo del comportamento alimentare caratterizzato dal rigurgito ripetuto del cibo dopo aver mangiato. Gli individui con disturbo da ruminazione portano in bocca il cibo precedentemente ingerito senza mostrare alcun segno di nausea, conati di vomito involontari o disgusto. Questo cibo viene in genere poi masticato di nuovo e sputato o ingerito di nuovo. Il comportamento di rigurgito è talvolta descritto come abituale o al di fuori del controllo dell’individuo.
In base al DSM-5, affinché venga effettuata la diagnosi, questo comportamento deve verificarsi per almeno 1 mese e non deve essere ricondotto a una condizione gastrointestinale associata o a un’altra condizione medica (per es., reflusso gastroesofageo, stenosi del piloro). Il disturbo è caratterizzato dalla perdita di peso e i bambini che hanno il disturbo non aumentano di peso come sarebbe previsto in uno sviluppo ottimale. La malnutrizione è una caratteristica tipica, e grave, in questo disturbo. Le persone affette da disturbo da ruminazione in genere tentano di nascondere il comportamento di rigurgito mettendo una mano sulla bocca o tossendo. Ed evitano di mangiare prima di trovarsi in situazioni sociali, come il lavoro o la scuola.
Il disturbo da ruminazione può svilupparsi durante la prima infanzia, l’infanzia, l’adolescenza o l’età adulta. I bambini con il disturbo tendono a sforzare e inarcare la schiena con la testa tenuta indietro, facendo movimenti di suzione con la lingua. La malnutrizione può verificarsi nonostante l’ingestione di grandi quantità di cibo, in particolare quando il cibo rigurgitato viene sputato. Nei neonati così come negli anziani con disabilità intellettiva, il comportamento di rigurgito e ruminazione sembra avere una funzione auto lenitiva o autostimolante, proprio come altri comportamenti motori ripetitivi.
Disturbo evitante/restrittivo dell’assunzione di cibo
Il disturbo evitante/restrittivo dell’assunzione di cibo è caratterizzato dall’evitamento o limitazione dell’assunzione di cibo. Gli individui con disturbo evitante/restrittivo dell’assunzione di cibo hanno una mancanza di interesse nel mangiare o nel cibo, o evitano il cibo sulla base di un’esperienza negativa passata con il cibo o delle sue caratteristiche sensoriali (aspetto, odore, gusto, consistenza, presentazione). Questa forma di “mangiare schizzinoso” si sviluppa tipicamente nell’infanzia o nella prima infanzia e può continuare fino all’età adulta. Può anche essere presente in individui con le sensibilità sensoriali intensificate associate all’autismo.
In base al DSM-5, il disturbo evitante/restrittivo dell’assunzione di cibo si manifesta in associazione a uno (o più) dei seguenti aspetti:
- Significativa perdita di peso (o mancato raggiungimento dell’aumento ponderale previsto oppure una crescita discontinua nei bambini).
- Significativo deficit nutrizionale.
- Dipendenza dall’alimentazione parenterale oppure da supplementi nutrizionali orali.
- Marcata interferenza con il funzionamento psicosociale.
Anoressia nervosa
L’anoressia nervosa è caratterizzata da una persistente restrizione nell’assunzione di cibo, un’intensa paura di aumentare di peso o di ingrassare e una percezione distorta del peso o della forma corporea, che ha anche un’influenza sull’autostima. Un individuo con anoressia nervosa di solito mantiene un peso corporeo che è al di sotto di un livello minimamente normale per età, sesso e salute fisica e solitamente si verifica una persistente mancanza di riconoscimento della gravità della condizione di sottopeso.
In una condizione nota come anoressia atipica, qualcuno può soddisfare i criteri diagnostici per l’anoressia ma non essere sottopeso; in molti casi, le persone con anoressia atipica erano precedentemente in sovrappeso e sono passate a un intervallo di peso “normale” a causa delle loro abitudini alimentari disordinate.
L’anoressia si distingue in due sottotipi. Nel sottotipo con restrizioni, le persone attuano comportamenti volti a perdere peso come diete , digiuno e/o attività fisica eccessiva. Nel sottotipo con abbuffate/condotte di eliminazione, si verificano, per almeno 3 mesi (in base ai criteri del DSM-5), ricorrenti episodi di abbuffata o condotte di eliminazione come vomito autoindotto, utilizzo improprio di lassativi, diuretici o clisteri.
La gravità dell’ anoressia nervosa è stabilita in base all’Indice di Massa Corporea (IMC), per i bambini e gli adolescenti vengono invece usati i percentili dell’IMC. L’Organizzazione Mondiale della Sanità individua dei range per la magrezza negli adulti, che sono i seguenti:
- Lieve: IMC > 17 kg/m2
- Moderata: IMC 16-16,99 kg/m2
- Grave: IMC 15-15,99 kg/m2
- Estrema: IMC < 15 kg/m2
Tutti i disturbi del comportamento alimentare comportano rischi per la salute fisica e mentale. Tuttavia, l’anoressia nervosa è ampiamente considerata il disturbo alimentare più mortale (il tasso di mortalità è stato stimato allo 0,56% all’anno), sia a causa dei pericoli fisici del disturbo stesso sia perché gli individui con anoressia hanno una maggiore probabilità di attuare tentativi suicidari.
Bulimia nervosa
La bulimia nervosa è caratterizzata da episodi ricorrenti e frequenti di consumo di quantità insolitamente elevate di cibo (abbuffate) e da una sensazione di mancanza di controllo sul mangiare. Questo è seguito da un qualche tipo di comportamento ricorrente che compensa impropriamente l’abbuffata, come condotte di eliminazione (vomito, uso eccessivo di lassativi o diuretici), digiuno e/o esercizio fisico eccessivo.
In coloro che soffrono di bulimia, i livelli di autostima sono strettamente dipendenti dalla forma e dal peso del proprio corpo.
Si può fare diagnosi di bulimia nervosa, secondo il DSM-5, se le abbuffate e le condotte compensatorie inappropriate si verificano entrambe in media almeno una volta alla settimana per 3 mesi. Inoltre, il DSM-5 identifica i criteri per determinare la gravità della bulimia nervosa, che si basa sulla frequenza dei comportamenti compensatori:
- Lieve: Una media di 1-3 episodi di condotte compensatorie inappropriate a settimana.
- Moderata: Una media di 4-7 episodi di condotte compensatorie inappropriate a settimana.
- Grave: Una media di 8-13 episodi di condotte compensatorie inappropriate a settimana.
- Estrema: Una media di 14 o più episodi di condotte compensatorie inappropriate a settimana.
Nei disturbi della nutrizione o dell’alimentazione con altra specificazione rientra poi la bulimia nervosa a bassa frequenza e/o di durata limitata, in cui sono presenti tutti i criteri per la bulimia nervosa, ma le abbuffate e le condotte compensatorie inappropriate si verificano, mediamente, meno di una volta alla settimana e/o per meno di 3 mesi.
Disturbo da binge-eating
Il disturbo da binge-eating (o disturbo da alimentazione incontrollata) è caratterizzato da episodi ricorrenti di alimentazione incontrollata, durante i quali una persona avverte una perdita di controllo sul proprio mangiare. Un episodio di abbuffate è definito come mangiare una quantità di cibo significativamente maggiore di quella che la maggior parte delle persone mangerebbe in un periodo di tempo simile in circostanze simili.
In particolare, le abbuffate comportano il mangiare anche se non si è affamati e fino a che non ci si sente sgradevolmente pieni. Tipicamente le abbuffate vengono fatte in solitudine, poiché coloro che soffrono di binge-eating provano imbarazzo per la loro condizione, si sentono in colpa, depressi e disgustati verso se stessi durante l’episodio.
A differenza della bulimia, gli episodi di abbuffate non sono seguiti da condotte di eliminazione, esercizio fisico eccessivo o digiuno. Di conseguenza, le persone con disturbo da binge-eating sono spesso in sovrappeso o obese.
Si ritiene che il disturbo da binge-eating sia il disturbo del comportamento alimentare più comune negli Stati Uniti, che colpisce circa il 3% degli adulti. È più comune tra le persone con obesità lieve e colpisce fino al 15% delle persone appartenenti a questa categoria.
Il DSM-5 specifica che per la diagnosi di binge-eating l’abbuffata si deve verificare, mediamente, almeno una volta alla settimana per 3 mesi. Il livello di gravità del disturbo da binge-eating viene poi definito in base alla frequenza delle abbuffate:
- Lieve: Da 1 a 3 episodi di abbuffata a settimana.
- Moderata: Da 4 a 7 episodi di abbuffata a settimana.
- Grave: Da 8 a 13 episodi di abbuffata a settimana.
- Estrema: 14 o più episodi di abbuffata a settimana.
Nei disturbi della nutrizione o dell’alimentazione con altra specificazione rientra poi il disturbo da binge-eating a bassa frequenza e/o di durata limitata: sono presenti tutti i criteri per il disturbo da binge-eating, ma le abbuffate si verificano, mediamente, meno di una volta alla settimana e/o per meno di 3 mesi.
Tra disturbi della nutrizione o dell’alimentazione con altra specificazione rientrano anche:
- Disturbo da condotta di eliminazione, caratterizzato da ricorrenti comportamenti di eliminazione per influenzare il peso o la forma del corpo, senza che si verifichino abbuffate.
- Sindrome da alimentazione notturna, caratterizzata da ricorrenti episodi di alimentazione notturna, che consiste nel mangiare dopo il risveglio dal sonno oppure nell’eccessivo consumo di cibo dopo il pasto serale. Le persone che soffrono di questa sindrome manifestano consapevolezza e ricordo di aver mangiato e questo causa un significativo disagio e/o compromissione del funzionamento.
Trattamento dei Disturbi del Comportamento Alimentare
I Disturbi del Comportamento Alimentare sono malattie curabili ed è possibile ripristinare un peso sano. Prima viene diagnosticato e trattato un disturbo alimentare, migliore sarà il risultato. A causa della loro complessità, i disturbi alimentari richiedono un piano di trattamento completo che comprenda cure mediche e monitoraggio, interventi professionali, consulenza nutrizionale, psicoterapia e, quando appropriato, utilizzo di farmaci .
Alcune persone con disturbi del comportamento alimentare sono pienamente consapevoli di avere un problema ma provano imbarazzo o hanno paura di chiedere aiuto; molti individui con disturbo da binge-eating, ad esempio, sono spaventati o disgustati dal loro comportamento alimentare, ma lo attribuiscono alla propria mancanza di autocontrollo, piuttosto che a un disturbo di salute mentale. Altri individui con disturbi alimentari, tuttavia, possono vedere i loro comportamenti alimentari disordinati come “normali” o necessari per evitare l’aumento di peso. Potrebbero persino vederli con orgoglio; alcuni adolescenti con anoressia nervosa, ad esempio, vedono la loro capacità di ignorare i morsi della fame come una fonte di forza. In questi casi, aiutare l’individuo a riconoscere che ha bisogno di aiuto può essere un processo lungo e arduo.
Sebbene non esista un modo infallibile per prevenire un disturbo alimentare, è possibile tuttavia attuare alcune strategie di prevenzione, tra cui le più efficaci sono quelle che tendono a concentrarsi sulla promozione dell’autostima e di un’immagine corporea positiva, sfidando lo stigma del peso e l’idea che la forma o le dimensioni del corpo riflettano il loro carattere o valore. I genitori possono aiutare a prevenire che i loro figli sviluppino disturbi alimentari modellando comportamenti alimentari sani, evitando di commentare il peso o la forma del corpo di un bambino e incoraggiando una comunicazione aperta e non giudicante.
Anoressia nervosa
La cura dell’anoressia prevede un programma specifico composto da quattro fasi principali: il ripristino del peso forma della persona; trattare i disturbi psicologici, come la distorsione dell’immagine corporea, la bassa autostima e i conflitti interpersonali; ridurre o eliminare comportamenti o pensieri che portano a un’alimentazione disordinata; e prevenire le ricadute.
Alcune ricerche suggeriscono che l’uso di farmaci, come antidepressivi, antipsicotici o stabilizzatori dell’umore, può essere moderatamente efficace nel trattamento di pazienti con anoressia, aiutando a risolvere i sintomi dell’umore e dell’ansia che spesso coesistono con l’anoressia.
Diverse forme di psicoterapia, incluse quelle individuali, di gruppo e familiari, possono aiutare ad affrontare i problemi psicologici alla base dell’anoressia nervosa. Alcuni studi suggeriscono che le terapie basate sulla famiglia, in cui i genitori si assumono la responsabilità di controllare la corretta alimentazione del figlio adolescente con disturbi alimentari, sono le più efficaci nell’aiutare una persona con anoressia ad aumentare di peso e migliorare le abitudini alimentari e gli stati d’animo.
L’assistenza ospedaliera è necessaria quando un disturbo alimentare ha portato a problemi fisici che possono essere pericolosi per la vita o quando è associata a gravi problemi psicologici o comportamentali.
Il decorso e l’esito dell’anoressia nervosa variano da individuo a individuo; alcuni guariscono completamente dopo un singolo episodio, alcuni oscillano tra aumento di peso e ricaduta e altri peggiorano cronicamente nel corso di molti anni.
Bulimia nervosa
L’obiettivo principale del trattamento per la bulimia è ridurre o eliminare i comportamenti di abbuffate e di eliminazione. Vengono spesso impiegati la riabilitazione nutrizionale, l’intervento psicologico e l’utilizzo di farmaci.
Per ridurre o eliminare il comportamento di abbuffata e successiva eliminazione, un paziente può sottoporsi a consulenza nutrizionale e psicoterapia, in particolare terapia cognitivo comportamentale (CBT), o ricevere la prescrizione di farmaci. Alcuni antidepressivi, come la fluoxetina SSRI, possono essere usati per trattare i disturbi alimentari e possono aiutare i pazienti che soffrono anche di depressione e/o ansia. I farmaci possono anche aiutare a ridurre il comportamento di abbuffate e di eliminazione, ridurre la possibilità di ricadute e migliorare gli atteggiamenti alimentari. La CBT che è stata adattata per trattare la bulimia ha anche dimostrato di essere efficace nel cambiare il comportamento di abbuffate e successiva eliminazione.
Disturbo da binge-eating
Gli obiettivi e le strategie di trattamento per il disturbo da binge-eating sono simili a quelli per la bulimia. La fluoxetina e altri antidepressivi possono ridurre gli episodi di abbuffate e aiutare ad alleviare la depressione in alcuni pazienti. Ai pazienti con disturbo da binge-eating possono anche essere prescritti soppressori dell’appetito. La psicoterapia, in particolare la CBT, in un ambiente individuale o di gruppo, viene utilizzata anche per trattare i problemi psicologici sottostanti associati al binge-eating.
Alcuni approcci terapeutici che si sono rivelati efficaci per il trattamento dei disturbi del comportamento alimentare sono:
- La Terapia Cognitivo-Comportamentale Migliorata (CBT-E). Le linee guida internazionali del National Institute for Health and Care Excellence (NICE, 2017) indicano la terapia cognitivo-comportamentale migliorata ( CBT-E ) come un trattamento efficace per la bulimia nervosa, il binge-eating e l’anoressia nervosa, sia negli adulti che negli adolescenti .
- Il protocollo MB-EAT (Mindfulness Based-Eating Awereness Training) . La Mindful Eating si è rivelata utile in particolare in casi di fame nervosa o emotiva, tipica di coloro che soffrono di binge-eating. Questo protocollo è utile per stimolare una nuova modalità di interazione con il cibo e una maggiore consapevolezza delle proprie sensazioni interne. La Mindful Eating può essere applicata con successo anche ai bambini .
- La Terapia Dialettico-Comportamentale (Dialectical Behavior Therapy – DBT). In particolare la DBT può trattare il disturbo da binge-eating, la bulimia nervosa e l’Emotional Eating, che si verifica nel binge-eating, nella bulimia nervosa, ma anche in soggetti non affetti da disturbo del comportamento alimentare.
Comorbidità dei Disturbi del Comportamento Alimentare
I disturbi del comportamento alimentare si verificano frequentemente insieme ad altre malattie psichiatriche , come depressione, abuso di sostanze o disturbi d’ansia. Inoltre, le persone che soffrono di disturbi alimentari possono sperimentare una vasta gamma di complicazioni per la salute fisica, comprese gravi malattie cardiache e insufficienza renale, che possono portare alla morte.
Se i disturbi del comportamento alimentare si manifestano contemporaneamente ad altri disturbi mentali come disturbi del neurosviluppo, schizofrenia e autismo richiedono un’attenzione clinica maggiore e più specifica.