Psicoterapia Sensomotoria
La psicoterapia sensomotoria è un approccio terapeutico centrato sul corpo che si pone l’obiettivo di identificare e trattare i sintomi fisici sperimentati dalle persone come risultato di un trauma irrisolto.
Il trauma viene considerato come un evento in cui la persona non riesce a rimanere connessa con il momento presente e perde la capacità di integrare cognizioni ed emozioni, non essendo così in grado di dare un senso all’esperienza.
In base alla psicoterapia sensomotoria, le persone con vissuti traumatici irrisolti spesso li immagazzinano nel loro corpo, causando sintomi somatici. La psicoterapia sensomotoria vede le esperienze fisiche come un modo per accedere al trauma irrisolto, generare una maggiore consapevolezza e ottenere miglioramenti nella salute mentale.
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Le origini della Psicoterapia Sensomotoria
Pioniera della psicoterapia sensomotoria is Pat Ogden, psicoterapeuta, consulente e docente internazionale. Nei primi anni ‘70 del Novecento Pat Ogden insegnava yoga e danza ai pazienti di un ospedale psichiatrico. La svolta arrivò per lei grazie all’incontro con Ron Kurtz, il quale ideò per primo il metodo Hakomi, un modello integrativo di psicoterapia corporea basato sulla Mindfulness.
Pat Ogden iniziò così ad approfondire tale metodo e a confermare ciò che aveva già notato lavorando nell’ospedale psichiatrico, ovvero che si possono ottenere grandi benefici integrando il lavoro con il corpo in psicoterapia. Pat Ogden si interessò alla correlazione tra la disconnessione dei suoi pazienti dai loro corpi, i loro schemi fisici e i loro problemi psicologici.
Riconoscendo il legame tra il corpo e le problematiche psicologiche, pose le basi della Psicoterapia Sensomotoria unendo terapia somatica e psicoterapia in un metodo completo per sanare questa disconnessione tra corpo e mente. Dagli anni Ottanta Pat Ogden gradualmente si allontanò dal metodo Hakomi, specializzandosi nel lavoro con il trauma. Nel 1981, dopo aver co-fondato l’Hakomi Institute, la dottoressa Ogden fondò la sua scuola, una filiale dell’Hakomi Institute, che oggi è conosciuta come Istituto di Psicoterapia Sensomotoria (Sensorimotor Psychotherapy Institute – SPI).
Noi di PESI Italia srl siamo i Partner ufficiali italiani di SPI, attraverso la piattaforma dedicata www.SensorimotorItalia.it
Quando si usa la Psicoterapia Sensomotoria
La psicoterapia sensomotoria può essere usata per trattare bambini, adolescenti, adulti, coppie e famiglie, in setting individuali e di gruppo.
La psicoterapia sensomotoria tratta i sintomi emotivi, mentali e fisici delle persone per aiutarle ad ottenere sollievo dalle sensazioni fisiche legate al trauma. Queste sensazioni possono essere ad esempio tic, tremori, difficoltà respiratorie, anestesia corporea, inibizioni motorie o problemi di postura. La fonte di tali manifestazioni fisiche è da ricercare nella risposta biologica che si è innestata di fronte al trauma.
Quando le persone affrontano situazioni percepite come pericolose, si attiva una reazione innata di “attacco o fuga”, quindi di attivazione o di blocco. L’attivazione porta a combattere o fuggire, comportamenti utili per la sopravvivenza. Il blocco, invece, consiste nel non reagire allo stimolo traumatico. Quest’ultimo tipo di reazione può provocare nelle persone senso di colpa o vergogna per non essere state in grado di attivarsi e reagire diversamente allo stimolo.
La psicoterapia sensomotoria può rivelarsi utile quando la terapia tradizionale non è efficace. La psicoterapia sensomotoria può aiutare con:
- ansia e depressione;
- difficoltà di concentrazione a causa di paura, pensieri sconvolgenti o sensazioni fisiche (corporee) indesiderate;
- reazioni emotive intense e inquietanti eccessive rispetto alla situazione;
- stress post-traumatico: abusi, attacchi, incidenti, flashback, incubi;
- sensazione di essere congelati o bloccati in circostanze familiari senza capirne il motivo;
- trauma infantile e traumi complessi;
- difficoltà a godersi la vita, sentirsi pieni di speranza e provare piacere;
- ferite relazionali: negligenza, genitorialità assente durante l’infanzia, divorzio, separazioni figlio-genitore;
- pensieri negativi persistenti e regolari sulla propria capacità di avere successo e ottenere riconoscimenti;
- difficoltà a mantenere un lavoro, una famiglia, amicizie e altre relazioni
- sentimenti di distacco da se stessi e dal mondo.
Come funziona la Psicoterapia Sensomotoria
La psicoterapia sensomotoria pone le sue basi sulle terapie somatiche, sulle neuroscienze, sulla teoria dell’attaccamento (in particolare i modi in i modelli di attaccamento si esprimono a livello somatico) e sugli approcci cognitivi, nonché sul metodo Hakomi. Alcuni terapeuti integrano la psicoterapia sensomotoria con altri approcci per riconoscere il ruolo fondamentale del corpo nell’esperienza.
La psicoterapia sensomotoria rafforza le capacità istintive di sopravvivenza e aiuta i pazienti a reintegrare o sviluppare risorse che non erano disponibili o mancanti al momento del trauma. Una volta che le risorse sono state sviluppate e integrate, l’evento traumatico può essere elaborato, con l’aiuto di tali risorse.
Durante le sedute di psicoterapia sensomotoria, il terapeuta ed il paziente lavorano sull’evento traumatico, al fine di stimolare nel paziente risposte adattive al trauma, anche simulando la fisicità dell’evento traumatico con una sensazione fisica simile e sicura per permettere al paziente di completare la naturale reazione difensiva che non ha potuto sperimentare al momento del trauma.
Rivivere questo tipo di sensazioni aiuta il paziente a guardarle con occhi diversi, con un atteggiamento non più di biasimo o vergogna, ma di maggiore empatia e comprensione: comprende così la natura difensiva della sua reazione di blocco.
Infatti è fondamentale nella psicoterapia sensomotoria riconoscere che le nostre abitudini e i nostri schemi fisici derivano dalle prime esperienze di attaccamento e modellano le nostre capacità relazionali nella vita adulta. Questi schemi ed abitudini sono il prodotto di risposte adattive al tipo di accudimento ricevuto e si manifestano nelle relazioni adulte.
Sebbene possano aver garantito la sopravvivenza in passato, quando diventano rigidi e inibiscono la flessibilità di risposta hanno un impatto negativo sui livelli di soddisfazione, intimità e connessione nelle relazioni adulte. Questi schemi appresi proceduralmente emergono da interazioni ripetute di movimenti, percezioni, processi cognitivi ed emotivi o combinazioni di questi con le prime figure di attaccamento e successivamente vengono codificati nella memoria procedurale.
L’osservazione della relazione tra corpo, credenze ed emozioni è quindi al centro dell’attenzione della psicoterapia sensomotoria, che attua interventi mirati a modificare le abitudini fisiche incorporate nella memoria procedurale che mantengono i pazienti bloccati nel passato. Un approccio integrato corpo-mente aiuta i pazienti a regolare la loro fisiologia e a imparare nuove azioni, al fine di radicare il senso di sé, acquisire risorse e focalizzarsi sull’esperienza presente.
Nella psicoterapia sensomotoria si possono ravvisare sia interventi bottom-up che top-down.
Negli interventi bottom-up, il trattamento sensomotorio punta a riattivare l’ipo- ed iper-arousal autonomico e le tendenze all’azione difensive, nell’ambito della seduta di terapia. La narrativa è dunque un mezzo di attivazione di risposte fisiologiche e corporee, dando l’opportunità al terapeuta e al paziente di studiare tali risposte al fine di poterle poi trasformare o riorganizzare in un’ottica più adattiva.
Negli interventi top-down, la psicoterapia sensomotoria sfrutta le funzioni mediate dalla corteccia per osservare e facilitare l’elaborazione sensomotoria, invitando il paziente ad osservare e riportare le interazioni tra i vari aspetti del suo vissuto (sensazioni fisiche, movimenti, impulsi, pensieri, emozioni).
Nella psicoterapia sensomotoria viene data grande rilevanza sia al registro verbale che a quello non verbale.
Il registro verbale consiste in ciò che il paziente racconta, a parole, al terapeuta, esternando esperienze ed emozioni. Parallelamente, e spesso inconsciamente, il paziente comunica però anche numerosi segnali non verbali attraverso i propri movimenti, gesti e posture. L’abilità di notare i cambiamenti del corpo è detta tracking: il clinico, attraverso il tracking, analizza i cambiamenti fisici corrispondenti alle emozioni, ai pensieri e alla narrativa.
È dunque compito del terapeuta, attraverso attività di codifica (visualizzazione di segnali non verbali) e decodifica (interpretazione di segnali non verbali), recepire tali segnali per gestire al meglio la sessione terapeutica al fine di favorire il coinvolgimento, la sicurezza ed il benessere del paziente. Il terapeuta quindi si sintonizza con il paziente da un punto di vista emotivo e corporeo, operando allo stesso tempo un’integrazione cognitiva meta-analizzando comportamenti e sentimenti.
Nella psicoterapia sensomotoria è cruciale il contributo della mindfulness, applicata in senso relazionale. La mindfulness nella psicoterapia sensomotoria ha l’obiettivo di aiutare il paziente ad acquisire consapevolezza sull’organizzazione della propria esperienza interna ed in particolare dei cinque organizzatori centrali dell’esperienza presente: pensieri, emozioni, percezioni sensoriali generate internamente, movimenti e sensazioni.
Grazie alla mindfulness, l’attenzione del paziente viene focalizzata su uno o più organizzatori, coerentemente con gli obiettivi terapeutici prefissati. Si fa riferimento a questa tipologia di mindfulness con la denominazione “mindfulness orientata”.
Modalità e tempi delle terapie sensomotorie possono variare in base al paziente e alle sue specifiche necessità, ma solitamente le sedute seguono uno schema di riferimento, sebbene non rigido. La psicoterapia sensomotoria utilizza un approccio di trattamento in tre fasi per guidare delicatamente il paziente attraverso il processo terapeutico:
Fase 1: Sicurezza e stabilizzazione
Si riducono i sintomi ampliando la finestra di tolleranza e creando così una situazione di stabilizzazione, in cui il paziente può sentirsi sicuro ed essere in contatto con il momento presente. “Finestra di tolleranza” è un termine coniato da Daniel J. Siegel che fa riferimento ad una zona di attivazione ottimale, all’interno della quale gli stimoli possono essere elaborati.
Il primo passo consiste nel far sì che il setting terapeutico sia percepito dal paziente come un luogo sicuro in cui possa sentirsi a proprio agio ed esprimere liberamente sensazioni emotive e fisiche. Il terapeuta incoraggia il paziente ad acquisire una consapevolezza maggiore sia dei propri gesti, postura e respirazione, sia delle modalità in cui il corpo reagisce ai diversi stimoli esterni ed interni.
Il secondo passo prevede che il terapeuta regoli l’eccitazione emotiva del paziente. Infatti, un paziente che ha troppe (iper-arousal) o troppo poche (ipo-arousal) emozioni non riuscirà facilmente a raggiungere i propri obiettivi. Spesso il paziente arriva in terapia con un’eccitazione disregolata, che può causare disregolazione delle emozioni, che devono invece essere mantenute ad un livello moderato, ottimale per permettere al paziente di concentrarsi sulla terapia.
Fase 2: Elaborazione
In questa fase vengono trattate le memorie traumatiche. Pat Ogden prevede che si lavori sul confine tra la finestra di tolleranza emotiva e l’iperattivazione provocata dal materiale traumatico. Deve essere quindi individuato il giusto grado di allineamento, anche a livello corporeo, tra la parte traumatizzata e la parte che invece ha le risorse per guarire dal trauma.
In questa fase è importante distinguere tra stress relazionale (credenze limitanti, problematiche relazionali) e trauma (forti emozioni, ricordi traumatici, parti dissociate, risposte difensive). Nel primo caso infatti è possibile lavorare effettuando un collegamento tra emozioni primarie, credenze e sensazioni traumatiche.
Nel secondo caso, invece, il processo è più cauto e graduale e può prevedere la necessità di fermarsi se l’arousal diventa disregolato e/o emergono impulsi o cambiamenti fisici. Se i pazienti soffrono sia a causa di traumi che a causa di stress relazionale, sarà necessario stabilire di volta in volta le priorità su quale dei due affrontare, sempre tenendo come riferimento gli obiettivi terapeutici e senza mai dimenticare che si tratta comunque di due aspetti strettamente interrelati.
Fase 3: Integrazione
L’obiettivo generale della terapia del trauma e dello stress relazionale è l’integrazione. Il paziente deve riuscire ad integrare le parti di sé, gli stati di sé percepiti come “non me”, ma anche il corpo e la mente. Questo obiettivo può essere raggiunto comprendendo le motivazioni e le funzioni per cui si sono stabilite determinate parti di sé e un primo metodo per farlo è proprio attraverso il corpo (postura, movimenti).
L’attività di un terapeuta è molto complessa, perché deve focalizzare la sua attenzione contemporaneamente su molti aspetti: il paziente, il contenuto, il processo e le dinamiche terapeutiche, le reazioni corporee, le risposte emotive, i pensieri giudicanti e stereotipati che possono svilupparsi nella sua mente… C’è dunque un continuo processo di autotracciamento accompagnato da una consapevolezza mindful.
Una terapia sensomotoria può avere diversa durata in base agli obiettivi. Ad esempio, potrebbe durare pochi mesi nel caso in cui l’obiettivo sia di acquisire una maggiore consapevolezza sulle proprie emozioni; o potrebbe durare un anno o più nel caso in cui sia necessario trattare traumi e acquisire determinate risorse e capacità.
Esiti terapeutici ed efficacia della Psicoterapia Sensomotoria
La psicoterapia sensomotoria può offrire diversi benefici, che dipendono anche dalle problematiche portate in terapia dal paziente. In generale, la psicoterapia sensomotoria favorisce il controllo sulle risposte emotive agli stimoli, stimola un aumento della consapevolezza sulle ricadute fisiche del trauma e permette ai pazienti di non sentirsi sopraffatti grazie ad una maggiore capacità di porre attenzione alle sensazioni fisiche e ai pensieri.
L’efficacia della psicoterapia sensomotoria è supportata da ricerche scientifiche. Alcuni benefici della psicoterapia sensomotoria sono:
- ridotta gravità dei sintomi del PTSD;
- riduzione del dolore;
- migliori relazioni interpersonali;
- diminuzione dei sintomi dell’ansia;
- meno immagini, suoni, odori e sensazioni corporee intrusive;
- migliore intimità;
- riduzione dei sentimenti di impotenza;
- migliore capacità di regolare le emozioni;
- maggiore consapevolezza di sé;
- migliore capacità di stabilire dei limiti;
- maggiore resilienza.
Il Sensorimotor Psychotherapy Institute riporta che sono inoltre in corso numerose ricerche per raccogliere dati relativi all’efficacia della psicoterapia sensomotoria, in particolare nelle seguenti istituzioni:
- Maudsley Hospital (Londra, Regno Unito);
- Womens’ College Hospital (Toronto, Ontario);
- Modum Bad Outpatient Clinic (Oslo, Norvegia).
Come formarsi in Psicoterapia Sensomotoria
Il primo Istituto di Psicoterapia Sensomotoria è stato fondato dalla pioniera Pat Ogden nel 1981. Il Sensorimotor Psychotherapy Institute (SPI) è un’organizzazione educativa professionale che progetta e fornisce corsi di formazione e servizi di altissimo livello per servire una rete globale di professionisti della salute mentale e per il pubblico in generale. L’Istituto si basa su principi di organicità, unità, unione mente/corpo/spirito, non-violenza, mindfulness, alchimia relazionale.
Dalla partnership tra il Sensorimotor Psychotherapy Institute e PESI Italia srl nasce Sensorimotor Italia, l’unico l’Istituto di formazione in Italia abilitato dal Sensorimotor Psychotherapy Institute a tenere corsi di formazione riconosciuti e validi per l’ottenimento dell’Attestato di Accreditamento internazionale. Sensorimotor Italia organizza e gestisce i Livelli di Accreditamento in Psicoterapia Sensomotoria:
- Livello 1: Disregolazione emotiva, difese di sopravvivenza e ricordi traumatici
- Livello 2: Elaborazione Emotiva, Attribuzione di Significati e Riparazione dell’Attaccamento
- Livello 3: Training per la Certificazione in Psicoterapia Sensomotoria