Il bisogno psicologico fondamentale di tutti gli esseri umani è quello di essere amati
Ma per sentirsi davvero amati, i bambini dovrebbero ricevere un amore incondizionato.
L’amore incondizionato trasmette: “Ti amo perché esisti”, in tutte le condizioni, senza ma e senza se.
Quindi l’amore incondizionato va a braccetto con l’accettazione dell’altro, diverso da noi.
L’amore condizionato invece è schiavo delle aspettative, delle paure, dei bisogni di chi ama, e trasmette “Ti amo se…(sei bravo, sei bello, sei educato, vai bene a scuola, fai quello che dico io…sei come voglio io”).
Numerosi studi (Cozolino, Siegel,…) affermano che sentirsi accuditi, accettati e avere un senso di appartenenza e di affiliazione agli altri è fondamentale per la nostra maturazione fisiologica e per il nostro benessere.
L’amore incondizionato è proprio il tipo di amore che permette di creare un attaccamento sicuro tra il bambino e la figura di attaccamento, stile che sappiamo essere protettivo per lo sviluppo del bambino.
L’attaccamento sicuro si sviluppa se fin dai primi mesi il genitore risponde ai bisogni di base del bambino (essere accudito, nutrito, coccolato, consolato e protetto dai pericoli) ed è aperto ad accogliere ogni emozione che il bambino sperimenta ed esprime (gioia, curiosità, tristezza, rabbia e disagio).
Va sottolineato che riuscire a trasmettere amore incondizionato è un’impresa molto difficile, tuttavia sarebbe importante che un genitore avesse il desiderio di tendere a questo risultato, attuando una scelta consapevole.
Avere questo obiettivo vuol dire monitorare il proprio modo di relazionarsi ad un figlio e di educarlo, cercando quanto più possibile di distinguere l’amore che esiste sempre e comunque per un figlio, da comportamenti che possono essere a volte disfunzionali e non accettati dal genitore.
Il neonato ci dà subito la possibilità di dimostrare amore incondizionato fin dai primi giorni di vita: il bambino dimostra un bisogno, ad es. piangendo, perché vuole che il genitore lo prenda in braccio, e il genitore risponde prontamente alla sua richiesta, in modo affettuoso e rassicurante. In questo modo il bambino sviluppa la fiducia e capisce di meritare amore (attenzione, cura, vicinanza…) e considerazione.
Il bambino non deve fare nulle per meritare amore e attenzione, semplicemente li merita perché esiste.
Per i neonati e per i primi anni di sviluppo il contatto fisico è molto importante; ci sono evidenze sperimentali (Touch therapy di Field, 2000) sugli effetti benefici dell’abbracciare, dell’accarezzare, del toccare durante lo sviluppo; questo stile affettivo ha un effetto calmante, determina un rilascio di endorfine che a sua volta dà origine a sentimenti di sicurezza, connessione e benessere.
Sono inoltre importanti il tono della voce, il modo “musicale” con cui parla la madre al bambino, le espressioni facciali positive d’affetto, il dare nutrimento (ad es. allattare).
Tutte queste modalità rendono gratificanti gli scambi reciproci che formano la base del legame di attaccamento.
In seguito è importante validare e trasmettere calore attraverso segnali verbali e non verbali di interesse, accudimento e gentilezza che hanno qualità calmanti e condividere emozioni positive che stimola il piacersi, l’affetto e sentimenti di connessione con gli altri.
Sono invece nemici dell’amore incondizionato le pretese, il criticismo genitoriale, i ricatti affettivi e la distanza affettiva.
Gli studiosi tuttavia ricordano che un genitore non deve essere perfetto, in particolare Winnicott parla di “madre sufficientemente buona”: affettivamente presente, che protegge il bambino da eventi traumatici e che si prende cura del bambino rispondendo ai suoi bisogni.
Questo il video del facebook live: “I bambini meritano #amore senza ma e senza se?”
BIBLIOGRAFIA
Brazelton T. B., Greenspan S. I., I BISOGNI IRRINUNCIABILI DEI BAMBINI – Ciò che un bambino deve avere per crescere e imparare
Cozolino L., IL CERVELLO SOCIALE – Neuroscienze delle relazioni umane
Oliverio Ferraris A., NON SOLO AMORE – I bisogni psicologici dei bambini
Siegel D. J., Hatzell M., ERRORI DA NON RIPETERE – Come la conoscenza della propria storia aiuta a essere genitori