Già altri studi, in passato mostrano una relazione tra i nati pretermine con basso peso e il rischio che questi soffrano di autismo, un recente studio finlandese pubblicato il 3 Novembre di questo anno su Pediatrics, mette in correlazione questi due fattori (prematurità neonatale e basso peso alla nascita, meno di 2 kg) con disturbi dello spettro autistico relativi all’interazione sociale, che possono persistere anche in età adulta.
Anna-Liisa Järvenpää , coautrice delle studio osserva come questi due fattori si associano a una scarsa integrazione sociale e alla tendenza a interiorizzare i problemi nell’infanzia e in età adulta.
I nati pretermine con peso molto basso manifestano un modello di sviluppo sociale, emotivo e cognitivo alterato che ricorda i disturbi dello spettro autistico
Nello studio sono stati esaminati se gli adulti nati pretermine a basso peso alla nascita (VLBW: <1500 g) differiscono da adulti nati a termine in tratti dello spettro autistico, e se tra gli adulti VLBW, la crescita durante l’infanzia è associata con queste caratteristiche. L’obiettivo era di verificare una maggiore frequenza di caratteristiche correlate ai disturbi dello spettro autistico rispetto ai coetanei nati a termine.
Allo scopo sono stati selezionati 214 adulti; 110 pretermine e 104 a termine. Tutti avevano completato l’Autism-spectrum quotient (Asq), i cui punteggi sono stati incrociati con la crescita in peso, lunghezza e circonferenza cranica dalla nascita a 1 anno di età.
I risultati confermano che i pretermine avevano punteggi Asq più alti rispetto ai nati termine, specie quelli parziali relativi all’interazione sociale, indicando in modo significativo la presenza di caratteristiche distintive dei disturbi dello spettro autistico.
All’interno del gruppo, è stato evidenziato che un più rapido guadagno di peso, lunghezza e circonferenza cranica dalla nascita all’anno di età, si associa a minori punteggi Asq.
In conclusione, tra i pretermine VLBW, il rischio di manifestare tratti dello spettro autistico sono più elevati, in particolare relativamente all’interazione sociale, e possono persistere in età adulta.
Ma, questo studio dimostra, per la prima volta, che una più rapida crescita dalla nascita fino a 1 anno di vita può migliorare questi effetti, suggerendo che interventi mirati potrebbero aiutare lo sviluppo neurologico a lungo termine.
fonte:
Pediatrics 2014. doi: 10.1542/peds.2014-1097
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