Avete voglia di terrorizzare qualcuno quest’anno ad Halloween? Vestitevi da clown!
Il clown e la paura; la figura del clown malvagio si ritrova nei costumi di Halloween e ha ispirato innumerevoli film horror. Pennywise di “It” ideato da Stephen King e il “Joker” di Batman solo per citarne due, ma è anche colui che riesce a spaventare a morte la protagonista dell’ultimo film per bambini della Pixar, Inside out. Onnipresente anche negli incubi dei bambini. Storie piene di clown che nascondono un’anima scura dietro il loro sorriso.
La paura del clown va dalla percezione di una figura strana e inquietante, fino ad arrivare al disturbo d’ansia Coulrofobia.
Un “assurdo”(perdonatemi, ma sono una mamma) esperimento del 1920 di John B. Watson e Rosalie Rayner ha evidenziato un importante collegamento tra fobie e condizionamento. Era possibile condizionare un bambino a temere uno stimolo in precedenza considerato innocuo dal bambino?
Inizialmente il “piccolo Albert” giocava tranquillamente con un topolino bianco che veniva posto fra le sue gambe e non mostrava alcun timore nel toccarlo, anzi spesso cercava di afferrarlo con le mani. Al topolino venne associato un forte rumore, così il piccolo iniziò a mostrare chiari segni di paura, seguiti da forti pianti. Dopo aver ripetuto diverse volte l’abbinamento dei due stimoli (rumore fonte di paura e l’innocuo topolino), ad Albert venne presentato solo il topolino. Iniziò a manifestare una evidente angoscia seguita da pianti alla semplice visione del topolino, da cui tentava in tutti i modi di allontanarsi. L’originaria risposta incondizionata al rumore (fonte di paura), costituiva ora la risposta condizionata alla paura, indotta dalla semplice visione del topolino.
Questo è il motivo per cui le persone con fobie sembrano avere una “paura irrazionale”, perché lo stimolo neutro appare del tutto estraneo a qualsiasi stimolo negativo. Molte fobie provengono da ricordi dell’infanzia, ma perchè il clown?
“I bambini intorno ai 2 anni sono molto reattivi alla visione di un corpo familiare associato ad un volto non familiare“, secondo Ronald Doctor, professore di psicologia presso la California State University.
Ma è sempre una risposta condizionata?
Alcune paure, come la paura dei ragni, viene spiegata come un ritorno al passato, un’innata paura che da un punto di vista evolutivo ci permette di evitare animali minacciosi. Secondo alcuni psicologi e antropologi, la figura del clown innesca anche nostre risposte universali a stimoli sociali.
L’antropologo Claude Lévi-Strauss ha scritto ampiamente sulle maschere nel suo studio delle culture tribali. Un tema ricorrente è la “libertà” che la maschera concede a colui che la indossa. Nel suo libro del 1982, “La Via delle Maschere”, ha scritto:
“Il travestimento del viso elimina temporaneamente [faccia] dal rapporto sociale” .
Il volto e più in generale la testa si configura come il punto di connessione tra l’interno e l’esterno, e consente all’uomo di comunicare, ascoltare, guardare, stabilire una relazione pubblica con il mondo circostante. Il volto oscurato o coperto può agire senza ritegno da convenzioni sociali e non soffre le conseguenze delle loro azioni.
Das Unheimliche, il Perturbante di Sigmund Freud è l’idea di qualcosa che è molto familiare, ma allo stesso tempo stranamente sconosciuto che provoca una risposta di repulsione e paura. Da una parte attratti dall’aspetto familiare, dall’altra impauriti da una caratteristica poco frequente, provocando una sensazione contraddittoria e inquietante di dissonanza cognitiva.
Steven Schlozman, psichiatra infantile presso la Harvard Medical School e scrittore, dice che un raccapricciante, immutabile sorriso ha questa proprietà:
“Tu riconosci un sorriso, il tuo cervello registra che i sorrisi sono “buoni” per la maggior parte delle volte – ma tuttavia non si può sorridere per tutto il tempo, qualcosa non va … è qualcosa di strano, qualcosa che li rende molto spaventosi”.
Il clown è una figura ambigua, inconsciamente tendiamo a stare lontani da chi si mostra per quello che non è. Il travestimento e cosmetici che ne nascondono l’identità è un elemento scatenante dell’ansia perché ci si trova di fronte all’ignoto. Non esistono statistiche ufficiali, ma si pensa che una persona su sette soffra, a diversi livelli, di coulrofobia.
Tuttavia la paura dei clown in quest’epoca è tutt’altro che innata. I film, i mass media in generale continuano ad enfatizzare l’associazione del clown alla paura, associazione oramai penetrata nella coscienza collettiva della nostra cultura. Chiunque abbia visto “It” difficilmente potrà avere un buon rapporto con i clown.
fonte:
http://www.iflscience.com/
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