Cinema e Psicologia

Come utilizzare il cinema nella propria attività di professionale?

Nel campo della psicologia l’aggiornamento professionale continuo permette di affrontare nuove sfide e nuove situazioni attraverso nuovi canali e strumenti di lavoro. L’utilizzo dei film nei contesti professionali fornisce una potente lente di ingrandimento sui processi e dinamiche interne dello spettatore.

Vediamo quali sono le principali dinamiche implicate in questo processo sono quattro:

  • Identificazione;
  • Proiezione;
  • Identificazione laterale;
  • Effetto catartico.

Nello specifico:

L’identificazione è un processo psicologico con cui un soggetto assimila un aspetto, una proprietà, un attributo di un’altra persona e si trasforma, totalmente o parzialmente, sul modello di quest’ultima.

La proiezione è un’operazione con cui il soggetto espelle da sé e localizza nell’altro, persona o cosa, delle qualità, dei sentimenti, dei desideri e perfino degli “oggetti”, che egli non riconosce o rifiuta in sé.

Con l’identificazione laterale, invece, trasliamo i nostri vissuti con quelli del protagonista, ossia inconsciamente proviamo delle “identificazioni laterali” con altri personaggi del film.

Infine, nella catarsi lo spettatore si libera emotivamente dei vissuti inibiti, così come farebbe attraverso il pianto in una situazione dolorosa, nella suggestione invece lo spettatore assorbe la vicenda e fa propria la storia rappresentata portandosela con sé anche dopo la visione del film.

Questi meccanismi psicologici, se attivati nei contesti gruppali, possono essere ampiamente utilizzate nell’attivazione di vissuti emotivi, dinamiche relazionali sfavorevoli al contesto. L’utilizzo di questo dispositivo facilita dunque il contatto con le emozioni, sviluppa il confronto, amplia le prospettive difronte al problema. Infatti, il gruppo, porta a condivisione, con gli altri partecipanti, emozioni, vissuti ed esperienze che consente un confronto a più livelli di partecipazione applicabile a numerosi contesti lavorativi.

Immaginiamo l’uso di questo dispositivo in un contesto terapeutico: il trattamento dei disturbi ipocondriaci.

Vediamo questo spezzone di film tratto da “Tutte le manie di Bob” (1991) regia di Frank Oz:

Come vi siete sentiti?

Il lungo elenco di Bob, il protagonista, in questa scena rappresenta l’ampio ventaglio, ovviamente amplificato, di sintomi e malanni che l’ipocondriaco si trova a dover fronteggiare. La lunga escalation descrittiva e sintomatica introduce i meccanismi psicologici che entrano in gioco nello spettatore. Primo tra tutti si presenta l’identificazione con il personaggio: bocca asciutta, battito cardiaco accelerato, le mani iniziano a sudare. Tutto rimane sospeso fino a raggiungere il culmine con la simulazione dell’arresto cardiaco, una prova inconfutabile del contrario: se fingo un attacco cardiaco significa che non c’è l’ho.

Lo spettatore è coinvolto in tutte le espressioni, azioni o eloquio agiti dal protagonista all’interno della scena.

Il film ha uno scopo ben preciso. Amplifica le dinamiche e le fa risuonare nel gruppo.

Porre le persone del gruppo davanti un film, consente l’attivazione di una risonanza che sveglia la comprensione emotiva ed empatica della dinamica. Ciò va oltre la mera comprensione teorica e razionale, del giusto o dello sbagliato, del problema o della soluzione.
Se riesco dunque a riattivare nel soggetto il pensiero disfunzionale, ottengo come risultato una conoscenza diretta ed intima del problema che gli consente di agirare e superare l’ostacolo.

L’efficacia dell’utilizzo dei film nella terapia è mediata dalla capacità di superare meccanismi di difesa che, inibendo il ricordo, si pongono come vere e proprie barriere emotive al cambiamento.

I soggetti, attivati dalla visione del film, proiettano nella dinamica filmica la propria situazione superando l’inibizione iniziale. Toccando aspetti profondi dei nostri vissuti e mettendo in condivisione può avvenire una facilitazione nella ristrutturazione del pensiero disfunzionale.

In questo contesto il cinema si spoglia di tutte le sue forme di intrattenimento ed acquista una funzione strumentale: traghettare il vissuto dello spettatore.

Dall’incontro tra cinema e psicologia emerge un grande laboratorio sperimentale

in cui i processi cognitivi ed affettivi possono venire stimolati e riassemblati, frantumati e ricomposti.

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Articolo di:
Mario Rea
Staff FCP

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