Compassion fatigue: il lato B dell’Empatia

Vera Blasutti
  Sono psicologa e psicoterapeuta, svolgo la libera professione a Padova e mi occupo sia di bambini che di adulti. Oltre ai colloqui privati svolgo attività attraverso progetti di pr...
empatia

Lo sapevi che a volte l’empatia e l’ascolto attivo ed empatico delle narrazioni del paziente possono avere un “lato B”? Questa è la compassion fatigue.

Empatia per il paziente, empatia per il terapeuta

Cari colleghi, pensate a quante ore avete dedicato nella vostra formazione ad apprendere le tecniche di colloquio psicologico, e in particolare l’ascolto attivo, l’ascolto empatico.

Molte ore immagino!

Chi facendo allenamento tra pari, chi videoregistrando le sedute per poi riascoltarle, chi leggendo dei libri e poi svolgendo esercitazioni…

Quando invio persone a colleghi fidati capita che dopo le prime sedute venga ringraziata e che queste persone sottolineino quanto sono rimaste positivamente colpite dal fatto di essere ascoltate profondamente.

Sono proprio questi infatti gli ingredienti fondamentali per il primo contatto e l’ingaggio di un paziente in terapia: il sentirsi accolto e ascoltato, il non sentirsi giudicato.

Quindi è sicuramente necessario che un aspetto così importante venga allenato e continuamente approfondito…

La compassion fatigue

Tuttavia… quanto tempo nella vostra formazione è stato utilizzato invece per essere consapevoli dei rischi di un lavoro ad impatto emotivo così forte? Di un ascolto empatico così profondo da farci quasi sperimentare in prima persona ciò che ha provato e vissuto un paziente?

Qualcuno vi ha parlato di compassion fatigue? Qualcuno vi ha detto che noi psicologi siamo umani quanto i nostri pazienti e come tali possiamo esaurire le nostre energie e la nostra forza?

Raro, vero?

La CF è “una condizione che può colpire chi aiuta persone o animali in difficoltà, uno stato di estrema tensione e preoccupazione per la sofferenza della persona che si cerca di aiutare, tali da innescare uno stato di stress traumatico nell’aiutante” (Figley).

Insomma essere continuamente esposti a vissuti negativi e sentire la sofferenza e le emozioni negative dell’altro ci affatica, essere testimoni di realtà traumatiche può portare al “dolore da connessione”.

Come fare allora a restare empatici senza entrare in sofferenza?

Le ricerche ci dicono che per prenderci cura di qualcuno dobbiamo prima di tutto prenderci cura di noi stessi…

Strategie per proteggersi dalla compassion fatigue

Vediamo allora delle piccole strategie per farlo:

  • A livello personale è importante prendersi cura di sé. Sia curando il proprio stile di vita (alimentazione, sonno, ritmi…) inclusa la propria salute psicologica. Sia nutrendo la parte professionale attraverso aggiornamenti e formazioni costanti.
  • A livello di relazioni, è importante sentirsi all’interno di una rete professionale con cui si condividono metodologie e valori. Che questi colleghi siano proprio fisicamente presenti nel nostro studio o realtà lavorativa, o che siano altrove poco conta. L’importante è che ci si senta una squadra con cui si può collaborare e a cui, nei momenti di bisogno, si può raccontare una personale fatica o difficoltà, magari attivando anche intervisioni o supervisioni.
  • A livello di tempo dobbiamo ricordare a noi stessi quello che spesso ricordiamo agli altri: che ci dev’essere un equilibrio tra il tempo investito nella professione e quello dedicato ad altro. La dipendenza dal lavoro, dal successo, dalla visibilità o al contrario la difficoltà a dire di no a certe richieste ci rendono a volte schiavi del lavoro.
  • A livello di luogo è importante che lavoriamo in un luogo per noi confortevole, ordinato, in cui sia possibile gestire delle pause in modo positivo. Può essere utile prenderci cura di questo luogo usando anche dei rituali come l’utilizzo di profumatori d’ambiente, mettere una musica rilassante come sottofondo…

Consapevolezza ed empatia

Inoltre gli studi dimostrano che un atteggiamento di consapevolezza ci permette di essere in contatto con le nostre emozioni e cogliere quando queste iniziano a invalidare il nostro ruolo professionale

Inoltre la self compassion è una pratica sicuramente utile nel contrastare la CF.

Per saperne di più vi suggerisco il mio nuovo corso: “Proteggersi dalla Compassion Fatigue”, nel quale oltre ad approfondire la parte teorica acquisirete strategie pratiche per mantenere la capacità di essere empatici senza provare sofferenza.

 

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