Il digiuno intermittente versus l’alimentazione regolare: quali conseguenze per coloro che soffrono di disturbi alimentari?

Laura Marchi
Autore: Laura Marchi
Laura Marchi è Psicologa, psicoterapeuta cognitivo-comportamentale, specializzata nel trattamento dei disturbi del comportamento alimentare, disturbi ossessivi, disturbi d'ansia e di personalità. Ho...
Il digiuno intermittente versus l’alimentazione regolare

Il digiuno intermittente nella letteratura

Il digiuno intermittente (intermitted fasting) è stato proposto da alcuni clinici e ricercatori negli ultimi anni come una modalità alimentare che apporta benefici a livello di sistema immunitario, regolazione arteriosa, di resistenza. insulinica, di livelli di trigliceridi e colesterolo, di funzioni cognitive e così via (de Caba & Mattson, 2019).

Ci sono diversi modi in cui si può praticare, per esempio mangiando nella prima parte della giornata fino al pranzo e poi digiunare nelle ore successive fino alla colazione del giorno dopo (circa 18 ore di digiuno e un periodo di. alimentazione di 6 ore).

I limiti degli studi sul digiuno intermittente

Gli studi che sostengono i benefici del digiuno intermittente nell’obesità, asma, malattie cardiovascolari, cancro, ecc.. hanno diversi limiti:

  • Sono condotti nella gran parte dei casi su animali (ratti).
  • Tendono a valutare gli effetti della dieta nel breve termine (settimane o qualche mese) non a lungo termine.
  • Tanno diversi limiti metodologici.

La verità scientifica sul digiuno intermittente

L’unico studio che ha confrontato gli effetti sul peso e sul rischio cardiovascolare di un regime di digiuno intermittente. e una restrizione dietetica continuativa (1000 Kcal per le donne e 1200 Kcal per gli uomini) in persone con sovrappeso/obesità non ha trovato differenze significative sia a 12 che a 24 mesi (Headland, Clifton, & Keogh, 2019, 2020).

I risultati di questo studio confermano le conclusioni di una revisione metanalitica sistematica di 9 studi di durata minima di 6 mesi, in cui non è stata osservata alcuna differenza nella perdita di peso tra restrizione calorica. continuativa e digiuno intermittente (Headland, Clifton, Carter, & Keogh, 2016).

Il digiuno intermittente e i disturbi alimentari

Sebbene non ci siano differenze significative in termini di perdita di peso e miglioramento dei fattori di rischio cardiovascolari tra digiuno intermittente e dieta moderatamente ipocalorica continuativa, alcuni studi hanno dimostrato che il digiuno, ovvero passare molte ore della giornata senza mangiare e la restrizione dietetica rigida e estrema aumenta il rischio di episodi di abbuffate e l’alimentazione in eccesso e la preoccupazione per il cibo.

La ricerca dimostra che le diete fortemente ipocaloriche favoriscono l’aumento di peso a lungo termine negli individui normopeso (Lowe, Doshi, Katterman, & Feig, 2013). Mentre in quelli predisposti è un fattore di rischio per lo sviluppo dei disturbi dell’alimentazione di gravità clinica (Schaumberg & Anderson, 2016; Stice, 2016).

Inoltre, gli studi effettuati sul disturbo da binge-eating (BED) hanno confermato che l’assunzione di almeno 3 pasti al giorno è associata a meno episodi di abbuffata rispetto a una minore frequenza di pasti assunti (Masheb, Grilo, & White, 2011). Infine, il consumo regolare della colazione, del pranzo e della cena è significativamente correlato con un. indice di massa corporea più basso nelle persone con obesità e BED (Masheb & Grilo, 2006).

Alimentazione Regolare vs. Digiuno Intermittente

La prova più importante a favore  dell’adozione di un’Alimentazione Regolare (3+2+0) deriva però dai risultati degli studi che hanno valutato gli effetti della terapia cognitivo comportamentale migliorata (CBT-E) per i disturbi dell’alimentazione (Dalle Grave & Calugi, 2020; Fairburn, 2008).

Il razionale che sta dietro questa terapia è che l’alimentazione ritardata e le regole alimentari rigide ed estreme siano i più importanti fattori di mantenimento delle abbuffate. Pertanto per ridurne la loro frequenza, è necessario non tenere lo stomaco vuoto per più di 4 ore nel suggerire al paziente di pianificare in anticipo 3 pasti. principali (colazione, pranzo e cena) e due spuntini (metà mattina e metà pomeriggio) e il non mangiare tra gli intervalli: una procedura anche chiamata 3+2+0.

Gli studi hanno dimostrato che la procedura dell’Alimentazione Regolare produce una rapida e significativa riduzione degli episodi di abbuffata solo dopo 4 settimane nella maggior parte dei pazienti con bulimia nervosa (Dalle Grave, Calugi, Sartirana, & Fairburn, 2015; Fairburn et al., 2009) e BED (Grilo & Masheb, 2005).

Conclusioni sul digiuno intermittente

Per concludere, dato che il digiuno intermittente per quello che ad oggi ci dicono le evidenze scientifiche, non apporta benefici aggiuntivi in termini di perdita di peso e di rischio cardiovascolare rispetto a una dieta moderatamente.. restrittiva, ma aumenta la preoccupazione per il cibo e il rischio di abbuffate quindi non sembra opportuno proporlo come pratica alimentare.

Sembra essere molto più appropriato un regime alimentare salutare, in particolare mediterraneo, ben distribuito in 3 pasti principali più due spuntini. In questo modo si previene il potenziale sviluppo di disturbi alimentari o pattern alimentari disregolati.

 

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Dott.ssa Laura Marchi

Psicologa Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale

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