Disturbo Ossessivo-Compulsivo: una panoramica

Disturbo ossessivo compulsivo

Il disturbo ossessivo-compulsivo è caratterizzato dalla presenza sia dell’ossessione che dei rituali compulsivi, solitamente insieme.

Le ossessioni hanno quattro caratteristiche essenziali: sono pensieri ricorrenti e persistenti e causano grande ansia; non sono semplicemente preoccupazioni eccessive su questioni della vita reale; gli individui che ne sono oppressi tentano di ignorarli, sopprimerli, o neutralizzarli con alcuni altri pensieri o azioni; le persone che ne sono affette riconoscono che questi pensieri sono prodotti della loro mente.

Gli esempi di ossessioni includono i pensieri e le immagini non volute di far male a chi si ama, dubbi persistenti sull’aver chiuso la porta, o staccato gli apparecchi elettronici, pensieri intrusivi di essere contagiati, e pensieri sessualmente e moralmente ripugnanti.

Le compulsioni sono comportamenti ripetitivi (es. lavarsi le mani ripetutamente, ordinare, o controllare) o atti mentali (es. pregare ripetutamente, contare, o pensare cose buone per rimuovere o rimpiazzare i cattivi pensieri) che influiscono sulla persona, la quale si sente obbligata a ricorrervi in reazione a un’ossessione, spesso seguendo regole severe (es. controllare che l’interruttore è abbassato sollevandolo e abbassandolo per 10 volte).

Le compulsioni hanno lo scopo di prevenire o ridurre l’angoscia, o prevenire degli eventi terribili. Ad ogni modo, sono eccessive e non connesse realisticamente a ciò che intendono prevenire.

 

Che cos’è il disturbo ossessivo compulsivo?

Il disturbo ossessivo-compulsivo è una condizione sintomaticamente eterogenea, per cui esistono diversi tipi di compulsioni e ossessioni. Tuttavia, la ricerca indica che alcuni tipi di ossessione e compulsione tendono a co-esistere formando 5 dimensioni principali:

  • Ossessioni sull’essere responsabili di causare o evitare il dolore; compulsione di controllo e ricerca di rassicurazioni;
  • Simmetria e rituali di ordine e conto;
  • Contaminazione, rituali di lavaggio e pulizia;
  • Ossessione ripugnante che riguarda il sesso, la violenza e la religione;
  • Accumulazione, che sono le ossessioni che riguardano l’acquisire e conservare oggettivi, associata alla compulsione di collezionare.

Cosa dice la letteratura sul Disturbo Ossessivo-Compulsivo?

La diagnosi per questo disturbo è svolta attraverso interviste cliniche. Per diagnosticare il disturbo, stando ai criteri del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali IV (DMS-IV), gli individui affetti devono soffrire sia di ossessioni che di compulsioni che causano un enorme angoscia, prendono molto tempo (più di un’ora al giorno) o interferiscono sostanzialmente con il funzionamento normale.

A un certo punto, nel corso del disturbo, l’individuo deve anche riconoscere che le ossessioni e le compulsioni sono eccessive e irragionevoli. Questo criterio non si applica ai bambini perché potrebbero non avere abbastanza consapevolezza cognitiva per avere questo giudizio. Inoltre, i comuni rituali dei bambini non sono compulsioni, non causano angoscia o sono debilitanti, e tendono a essere transitivi.

 

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L’importanza della diagnosi differenziale del DOC

Il disturbo ossessivo-compulsivo non viene diagnosticato se l’ossessione o la compulsione sono emersi in un contesto di altri disturbi come la schizofrenia.

Le persone con questo disturbo hanno diversi insights sull’insensatezza dei loro sintomi, riconoscendo in qualche modo che le ossessioni e le compulsioni sono irrealistiche ed eccessive. L’insight può essere valutato chiedendo al paziente quanto fortemente creda che l’ossessione sia realistica e che i rituali possano effettivamente essere utili a prevenire conseguenze disastrose.

In comparazione con le persone con altri disturbi di ansia o unipolari dell’umore, le persone con un disturbo ossessivo-compulsivo sono meno propense a sposarsi, hanno più possibilità di essere disoccupate e di riportare dei disfunzionamenti sociali e occupazionali.

Questo disturbo ha un’incidenza del 2-3% tra la popolazione generale, senza differenze di genere nella distribuzione, ad eccezione dei bambini per cui il disturbo è più comune nei maschi.

 

L’insorgenza del disturbo e comorbilità

La comparsa del disturbo è solitamente graduale, se non trattato. Solitamente sorge nella tarda adolescenza o nella prima età adulta, sebbene l’insorgenza nell’infanzia o nella tarda età adulta possa avvenire.

Il disturbo ossessivo-compulsivo è stato identificato in molti gruppi etnici. Le differenze crossnazionali solitamente sono difficili da interpretare perché possono essere dovute a diversi fattori, inclusi i bias culturali come la riluttanza ad ammettere di soffrire di una malattia mentale.

I sondaggi epidemiologici suggeriscono che almeno il 50% delle persone con questo disturbo hanno almeno un altro disturbo psicologico – solitamente una comorbidità con il disturbo d’ansia (es. la fobia sociale) o il disturbo d’umore unipolare (es. il disturbo depressivo maggiore).

L’abuso d’alcool o la dipendenza sono più comuni nelle persone con un disturbo ossessivo-compulsivo rispetto alla popolazione generale. Il 20-30% delle persone con questo disturbo hanno una storia passata o attuale di tic.

 

Patofisiologia: Neurochimica e neuroanatomia

Il disturbo ossessivo compulsivo è connesso a un’interruzione nel sistema cerebrale della serotonina; il disturbo  è stato associato infatti ad una ipersensibilità dei recettori post-sinaptici di serotonina.

Due componenti comuni del disturbo ossessivo-compulsivo – l’eccessivo dubbio e le azioni ripetute – suggeriscono che ci siano delle specifiche aree cerebrali coinvolte. In particolare, l’area striata frontale (incluso il nucleo caudato) e la corteccia prefrontale dorsolaterale sono coinvolte nella inibizione delle reazioni, nella pianificazione, organizzazione e verifica delle precedenti azioni.

Le prove preliminari hanno dimostrato delle anomalie nella materia bianca nelle regioni frontali per le persone con il disturbo ossessivo-compulsivo, che sono coerenti con l’ipotesi di una disregolazione in queste aree e altre regioni cerebrali.

Vari Fattori genetici e Autoimmunità

Le persone con un disturbo ossessivo-compulsivo sono più propense ad avere almeno un membro della famiglia di primo grado che soffre dello stesso disturbo, rispetto a chi non ne soffre. Studi sui gemelli  suggeriscono che i sintomi ossessivo-compulsivi sono moderatamente ereditari.

Non esistono differenze sessuali nell’ereditarietà. Tuttavia, c’è una maggiore familiarità nell’insorgenza infantile del disturbo ossessivo-compulsivo, rispetto all’insorgenza in età adulta.

Alcuni casi di disturbo ossessivo-compulsivo a esordio nell’infanzia potrebbero essere una conseguenza di un’infezione da streptococco, che provoca infiammazione ai gangli della base. Tali casi sono raggruppati all’interno di un insieme di condizioni cliniche denominate disturbi neuropsichiatrici autoimmuni pediatrici associati a infezione da streptococco (PANDAS).

In questi casi, i sintomi ossessivo-compulsivi sono talvolta trattati con successo con antibiotici, se l’intervento si verifica all’inizio del decorso del disturbo. Il disturbo ossessivo-compulsivo correlato alle infezioni potrebbe rappresentare non più del 10% del disturbo a esordio precoce.

Modelli cognitivi e comportamentali

Tra i modelli psicologici contemporanei di disturbo ossessivo-compulsivo, quello con il supporto più empirico è l’approccio cognitivo-comportamentale, che propone che le ossessioni e le compulsioni derivino da certi tipi di convinzioni disfunzionali, la cui forza incide sul rischio che una persona possa sviluppare ossessioni e compulsioni.

La base di questo modello è la constatazione consolidata che le intrusioni cognitive indesiderate (cioè pensieri, immagini e impulsi spiacevoli che si intromettono nella coscienza) siano vissute dalla maggior parte delle persone nella popolazione generale. Queste intrusioni hanno tipicamente contenuti simili alle ossessioni cliniche.

Ad esempio, potrebbero consistere in pensieri invadenti di avvelenare la propria famiglia o pensieri indesiderati di pronunciare oscenità a persone autorevoli. Studi di ricerca indicano che queste intrusioni comuni si trasformano in ossessioni quando vengono valutate come personalmente importanti, altamente inaccettabili o immorali, o come una minaccia per la quale l’individuo è personalmente responsabile.

 

Modello cognitivo-comportamentale: un esempio

Si consideri l’immagine indesiderata e invadente dell’accoltellamento di un figlio. La maggior parte delle persone che subiscono una tale intrusione la considererebbero un evento spiacevole ma privo di significato, senza implicazioni legate al danno, ad esempio.

Secondo il modello cognitivo-comportamentale, tale intrusione si trasforma in un’ossessione se la persona la valuta come molto importante o minacciosa: “Avere immagini di pugnalare mia figlia significa che perderò il controllo e la ucciderò“. Tale valutazione evoca angoscia e motiva l’individuo colpito a cercare di sopprimere o rimuovere l’intrusione indesiderata (p. es., cercando di sostituire l’immagine indesiderata con un’immagine piacevole) e a tentare di prevenire qualsiasi evento dannoso associato all’intrusione (p. es., evitando i coltelli e chiedendo continuamente ad altre persone di controllare l’incolumità del bambino).

 

Un circolo vizioso dei rituali compulsivi

Da questa prospettiva, i rituali compulsivi si sviluppano come sforzi per rimuovere le intrusioni e prevenire qualsiasi conseguenza dannosa percepita. Il modello cognitivo-comportamentale propone che le compulsioni diventino persistenti ed eccessive perché rafforzate dalla riduzione immediata del disagio e dalla rimozione temporanea del pensiero indesiderato (rinforzo negativo).

Le compulsioni influenzano la frequenza delle intrusioni fungendo da promemoria delle intrusioni, innescando così il loro ripetersi. Ad esempio, il lavaggio compulsivo delle mani può ricordare all’individuo colpito che potrebbe essere stato contaminato. I tentativi di distrarsi da intrusioni indesiderate potrebbero paradossalmente aumentare la frequenza delle intrusioni, probabilmente perché i distrattori diventano promemoria (segnali di recupero) delle intrusioni.

 

La farmacoterapia per il Disturbo Ossessivo Compulsivo

Studi controllati randomizzati hanno indicato che le farmacoterapie efficaci per il disturbo ossessivo-compulsivo includono inibitori della ricaptazione della serotonina, come la clomipramina, e alcuni inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina. Tuttavia, questi farmaci sono efficaci solo in alcuni pazienti.

La ricaduta dopo l’interruzione del trattamento è un altro problema. I tassi di recidiva variavano dal 24% dopo l’interruzione della sertralina al 31-89% dopo l’interruzione della clomipramina. Infine, molti pazienti con disturbo ossessivo-compulsivo hanno una buona risposta ai farmaci, ma di solito si tratta solo di una risposta parziale.

 

Trattamenti psicologici per il disturbo ossessivo compulsivo

L’unico trattamento psicologico empiricamente supportato per il disturbo ossessivo-compulsivo è la terapia cognitivo-comportamentale che coinvolge l’esposizione e la prevenzione della risposta.

L’esposizione comporta un confronto sistematico, ripetuto e prolungato con stimoli che provocano ansia e l’impulso a eseguire rituali compulsivi. Nell’esposizione situazionale, il paziente incontra gli stimoli effettivamente temuti – per esempio, bagni, cimiteri e coltelli. Nell’esposizione immaginale, il paziente si confronta con immagini ossessionanti che provocano ansia (per esempio, di molestare un bambino), pensieri (per esempio, della morte di una persona cara) e dubbi (per esempio, “potrei aver fatto male a una persona innocente per errore”).

 

La prevenzione dell’esposizione e della risposta

Essa significa astenersi dall’eseguire  rituali compulsivi. Per esempio, un paziente che teme il numero 13 perché porterà sfortuna, si eserciterebbe a scrivere questo numero e a immaginare di causare sfortuna. Lui o lei si asterrebbe anche dall’eseguire qualsiasi rituale per ridurre l’ansia o le probabilità di sfortuna (ad esempio, dire preghiere, controllare per essere rassicurati).

Lo scopo della prevenzione dell’esposizione e della risposta è quello di insegnare ai pazienti con disturbo ossessivo-compulsivo che la loro ansia ossessiva non persiste indefinitamente, e che i comportamenti di evitamento e i rituali compulsivi non sono necessari per evitare il danno.

 

La valutazione della stimolazione cerebrale

Uno di questi interventi è la stimolazione cerebrale profonda dei gangli della base, attraverso elettrodi impiantati chirurgicamente.

Anche se i risultati iniziali sono promettenti, questo intervento deve essere adeguatamente valutato per la sicurezza e l’efficacia nel trattamento del disturbo ossessivo-compulsivo. Un metodo di stimolazione cerebrale non chirurgico è la stimolazione magnetica transcranica ripetitiva. Qui l’attività elettrica nel cervello viene alterata posizionando un elettromagnete esterno su alcune regioni del cervello. Sebbene questa stimolazione non sia stata ampiamente valutata nel disturbo ossessivo-compulsivo, i dati disponibili non supportano la sua efficacia terapeutica per questa condizione.

 

Le Tecniche più efficaci per lavorare con il Disturbo Ossessivo-Compulsivo

Le Tecniche più efficaci per lavorare con il Disturbo Ossessivo-Compulsivo (DOC)

 

Disturbo Ossessivo Compulsivo: Conclusioni

I modelli biologici del disturbo ossessivo-compulsivo pongono anomalie di alcuni sistemi neurotrasmettitoriali, come il sistema della serotonina, e circuiti disfunzionali nell’area orbito-striatale. Questi modelli non riescono ancora a rendere conto dell’eterogeneità dei sintomi.

Il modello cognitivo-comportamentale del disturbo ossessivo-compulsivo sottolinea l’importanza delle credenze e delle valutazioni disfunzionali. Questo modello ha un certo supporto empirico ma è insufficiente per spiegare completamente il disturbo.

Liberamente tradotto e adattato. Fonte: Abramowitz, J. S., & Reuman, L. (2020). Obsessive compulsive disorder. Encyclopedia of personality and individual differences, 3304-3306.

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