Inevitabilmente, prima o poi ai bambini succede che qualcuno a loro vicino muoia. Può essere un nonno, una vicina di casa, la mamma di un compagno di scuola o una figura di riferimento come un genitore.
Al giorno d’oggi le esperienze di malattia e di morte sono un tabù. Spesso la cultura non offre elementi ai quali riferirsi anche perché nel corso dei decenni si sono modificate radicalmente la composizione e la struttura delle famiglie. È inoltre estremamente diffusa la convinzione che i bambini debbano essere protetti dalla sofferenza attraverso l’allontanamento, il silenzio e l’evitamento di tutto ciò che ha a che fare con il mondo della malattia e della morte.
Annunciare la morte di una persona cara è difficile e spesso non si ha la necessaria serenità per parlarne.
Genitori, educatori e insegnanti si trovano a fronteggiare una situazione emotiva importante come l’elaborazione del lutto senza avere un’adeguata conoscenza delle reazioni prevedibili e delle emozioni che possono emergere. Non stupisce quindi che gli adulti, frastornati, spaventati o impreparati, non rivelino ai bambini la morte che sta per sopraggiungere, né la morte avvenuta.
Spesso i genitori tacciono perché “non ce la fanno” e non sanno cosa, come, quando e quanto dire. Si può comprendere che per sentirsi in grado di parlare, senza dare spiegazioni false o risposte confondenti del tipo: “il nonno è andato a dormire” oppure ” mamma è partita per un lungo viaggio” o “il fratellino è andato dai nonni“, debbano loro stessi essere capaci di confrontarsi con la realtà della situazione.
Un dato interessante evidenziato dagli studi in tale ambito è rappresentato dalla mancanza di consapevolezza da parte dei genitori dello stato di disagio e di sofferenza del proprio bambino.
Se non considerati e se la comunicazione è stata carente, si possono manifestare, anche dopo un prolungato periodo di latenza, disturbi della sfera emotiva, comportamentale, cognitiva e dello sviluppo biologico.
Lo spazio di Consulenza psicologica è in questo caso ben definito e risponde ad un bisogno trasversale a molte situazioni e non ristretto alla sola ottica psicopatologica: si tratta di aiutare gli adulti (genitori, insegnati o educatori che siano) a stare accanto al bambino e ad individuare gli strumenti e le risorse che già possiedono per favorirne l’elaborazione del lutto. Spesso gli adulti si trovano in difficoltà e si pongono domande alle quali non sanno dare una risposta da soli, è fondamentale, prima di chiedere a un genitore di parlare col proprio figlio, aiutarlo a riconoscere sia le proprie paure e difficoltà, che le espressioni di disagio del proprio bambino e a pensare alle domande possibili e alle risposte più efficaci e utili da restituirgli.
La domanda alla quale possiamo aiutarli a rispondere, come Psicologi Consulenti nell’Elaborazione del Lutto, va posta in termini diversi e cioè in quella specifica fascia di età che cosa si può dire e come si deve parlare per rispettare le tappe evolutive e la storia del bambino?
Il ruolo del genitore una volta che l’evento è accaduto, è quello di darne comunicazione in modo chiaro e diretto, offrendo conforto fisico, con un caloroso abbraccio, ad esempio.
Il genitore offrendo la propria presenza, occupandosi dei bisogni del bambino e condividendo con lui il dolore e il suo significato lo aiuterà a ristabilire con gradualità un senso di sicurezza nel mondo. Esprimere i propri sentimenti durante il lutto è molto difficile per chiunque, ancora di più per i bambini, per questo il ruolo dei genitori può essere di grande supporto anche in questo senso.
È un momento duro e difficile in cui il bambino avrà bisogno di due elementi in particolare: rassicurazione e sostegno nell’elaborare i propri sentimenti; il lutto implica un impegnativo e faticoso lavoro psichico per tutti, ancora di più per i bambini.
Ma ciò non significa che la morte debba rappresentare necessariamente un evento traumatizzante e devastante: fondamentale è il modo in cui viene trattata la situazione.
Accompagnare i genitori nello scoprirsi in grado di ascoltare e accogliere le richieste affettive del bambino, prevenendo così un disagio marcato, è il compito del Consulente dell’elaborazione del lutto.
Lo psicologo, rappresentandosi la situazione come un ponte che si è interrotto e che rende difficile o impossibile il passaggio delle emozioni, può accompagnare direttamente il bambino e indirettamente i suoi adulti di riferimento nel fronteggiare questo delicato passaggio di vita.
Un caro saluto,
Giorgia Gollo