Quando i genitori fanno troppo per i loro figli,
i figli non faranno abbastanza per sé stessi.
E. Hubbard
Nel mio contesto lavorativo, sempre più spesso, mi capita di incontrare genitori iper presenti nella vita dei loro figli, intenti a togliere loro ogni fatica, sfida creando intorno a loro un’area di sicurezza, un cuscinetto di protezione, pensando, in modo illusorio, di proteggerli dalla realtà. Di fatto, tali genitori si impegnano per rendere la vita dei propri figli il meno complicata possibile. Essi vivono in uno stato di continua tensione, poiché costantemente preoccupati per la salute e la felicità dei figli. Organizzano in modo millimetrico la loro vita e al minimo cambiamento sono sopraffatti dalle preoccupazioni.
Fare i genitori oggi è sicuramente diverso dal passato, anche se sostanzialmente i contenuti sono gli stessi. Perché il problema di fondo resta sempre la relazione con i figli. Le priorità e le responsabilità dei genitori attuali sono cambiate. Il “mestiere” di genitore, non è mai stato facile.
Nel nostro tempo però viviamo in una società che è in rapidissima trasformazione, caratterizzata da una complessità che ci mette di fronte ad una serie di sollecitazioni e di prove nei confronti delle quali il compito di educare dei genitori non risulta certo facile. Ci sono più risorse professionali rispetto al passato e differenti esigenze psichiche e fisiche da soddisfare. Le famiglie moderne sono costituite generalmente da genitori occupati in un’attività lavorativa, un fenomeno poco sviluppato almeno mezzo secolo fa. Le donne erano maggiormente impegnate a casa nello svolgimento delle attività domestiche e nella crescita dei figli. Lo stile educativo rigido di quei tempi sembra oggi sostituito da uno stile più morbido, dove spesso si cerca di assecondare ogni richiesta del figlio.
Negli ultimi anni, si assiste ad un modello educativo in cui i genitori vengono definiti “elicottero”; padri e madri che esprimono molteplici aspettative verso i propri figli ed eccessivamente presenti nella loro vita, tanto da farli crescere insicuri e tiranni.
CHI SONO I GENITORI “ELICOTTERO”?
Questa definizione è sorta nel 1969, quando Haim Ginnott, autore del libro Between Parent & Teenager, scriveva: “mia madre si librava su di me come un elicottero” Nel 2000, il termine “helicopter parents” o, riferito alla mamma, “helicopter mom” venne recuperato per riferirsi ad un fenomeno che si stava diffondendo tra le famiglie della classe media dei paesi più sviluppati.
I genitori “elicottero” sono coloro che si preoccupano eccessivamente per i loro figli, essi assumano un ruolo iperprotettivo, cercando di risolvere tutti i problemi dei loro figli e prendere tutte le decisioni, anche le più insignificanti. In sostanza, è come se questi genitori volassero costantemente sopra i loro figli, pronti a intraprendere un’operazione di salvataggio quando notano il minimo segno di “pericolo”. Tali figure parentali molto spesso fanno compiti al posto dei figli, discutono con gli insegnanti su voti e atteggiamenti, criticano allenatori che stimolano la competitività, soddisfano ogni desiderio, diventano confidenti e amici; in sintesi, si fondono con i bisogni dei figli, privandoli dell’autonomia di scelta e dell’esperienza della frustrazione.
In Italia, i genitori che hanno atteggiamenti di questo tipo vengono definiti con il termine “chioccia”, anche se per noi tale denominazione ha un valore meno negativo del termine utilizzato negli USA. Ciò che viene considerato come pericoloso, non è solo l’atteggiamento di iper-controllo che una madre o un padre preoccupato per il loro figlio possono avere, quanto l’invischiamento nella loro vita, nelle loro passioni , amicizie o attività. Agendo in questo modo i genitori trasformano la normale tendenza del bambino alla scoperta e all’esplorazione in apprensione e paura. Al bambino viene ripetutamente lanciato un messaggio implicito dannoso: “ti aiuto io perché tu da solo non sei in grado”.
Una modalità di iperprotezione molto diffusa consiste nel sostituirsi ai figli e fare le cose al loro posto, eliminando ogni difficoltà per paura che falliscano. Così i genitori diventano complici dei figli ritardando la presa di responsabilità, creando ragazzi insicuri di se stessi e delle proprie abilità. Dal canto loro, i figli sempre meno chiamati a render conto delle proprie azioni, giungono a pretendere l’aiuto dei genitori per ogni cosa: nei compiti scolastici, nelle dispute con i compagni di scuola e nella minime difficoltà, di frequente reagendo con aggressività quando i propri bisogni e desideri non sono immediatamente soddisfatti.
QUALI CONSEGUENZE NEI FIGLI?
Con le migliori intenzioni, il più delle volte,
si ottengono i risultati peggiori.
Oscar Wilde.
I figli dei genitori elicottero svilupperanno una personalità insicura e poco stabile, oltre che tiranna: questi ragazzi cresciuti con il continuo aiuto dei genitori considerano tutto dovuto, anche dagli amici e dall’intera società. Si tratta di giovani incapaci di definire la propria identità, ragazzi da sempre sepolti da giocattoli, abiti, computer, cellulari, …, che con il tempo finiscono per essere divorati dall’ansia di successo.
Di fatto, la presenza eccessiva dei genitori fa sì che i bambini siano insicuri, timorosi, incapaci di tollerare la frustrazione, prendere decisioni per se stessi e assumersi le proprie responsabilità. Infatti, il problema principale è che i bambini iperprotetti non mettono alla prova la loro capacità di affrontare i problemi della vita, in questo modo non sviluppano mai la necessaria fiducia in se stessi, tale per cui alla fine sono loro stessi che finiscono per chiedere ai genitori che non li lascino soli.
Ulteriori conferme ci vengono fornite da un’altra ricerca eseguita presso l’Università di Mary Washington negli Stati Uniti. Ha coinvolto 297 studenti americani universitari dai 18 ai 23. Ai soggetti intervistati è stato chiesto di descrivere da un lato il comportamento genitoriale e, dall’altro, la percezione che essi avevano delle propria capacità di gestire le situazioni della vita, le relazioni con gli altri ed il loro senso di autonomia. È stato inoltre loro richiesto di esprimere un giudizio sul proprio grado di soddisfazione della vita e descrivere manifestazioni di ansia o depressivi.
I risultati ottenuti dipingono un quadro molto preoccupante. Si è rilevato un alto livello di correlazione tra i comportamenti iperprotettivi e iper-controllanti dei genitori ed il forte malessere percepito nella vita quotidiana dagli studenti. I figli dei “genitori elicottero” mostravano, rispetto ai pari, maggiori livelli di depressione, diminuzione della soddisfazione per la vita e più bassi livelli di autonomia percepita, una riduzione della competenza e della capacità di andare d’accordo con le persone. Quindi manifestavano una maggiore probabilità di sviluppare un disturbo d’ansia o del tono dell’umore.
COME SOSTENERE E SUPPPORTARE TALI FAMIGLIE
Sicuramente le aspettative che un genitore ha oggi sono diverse dalle aspettative che aveva un genitore del passato. Oggi sappiamo che la relazione con il genitore è fondamentale per lo sviluppo della personalità dei bambini. E questo ci responsabilizza molto, mentre una volta questo problema non se lo ponevano.
La condizione di isolamento che attualmente caratterizza molte famiglie, ovvero trovarsi a crescere un figlio senza il tessuto familiare, in una situazione di sradicamento, assieme alla maggiore consapevolezza di ciò che comporta il ruolo di genitore, porta ad avere più dubbie incertezze. Di conseguenza, si tende a cercare nello specialista la risposta o la rassicurazione, spesso la formula magica. In tali situazioni bisognerebbe cercare di far capire che quello che stanno vivendo come genitori con i figli, sono delle normali difficoltà di crescita.
In ogni fase evolutiva, le persone sono chiamate ad affrontare alcune sfide, fondamentali per lo sviluppo. I genitori non possono proteggere i loro figli per sempre, perché, prima o poi questi dovranno affrontare le proprie paure e fare esperienza dell’errore. Infatti, in modo sbagliato si pensa che proteggendoli eviteremo loro le frustrazioni. Invece bisogna abituare i bambini piano piano a vivere le delusioni, a sperimentare i propri limiti. È necessario affinché imparino a misurare le proprie forze superando e affrontando gli ostacoli della vita.
Di fronte ad una modalità iperprotettiva diventa basilare aiutare i genitori a smettere di intervenire per facilitare la vita ai figli, osservando i loro errori e lasciando che si correggano da soli. In che modo? Un’utile strategia è quella di “lanciare il mattone per avere in dietro la giada”. In campo educativo questo stratagemma si applica suggerendo ai genitori di mettere in atto piccoli boicottaggi volontari ai comportamenti prottetivi.
Per esempio, commettere piccoli errori per poi scusarsi, di modo che i bambini finiscano per pensare che i genitori non siano poi così perfetti e comincino a pensare che non possono contare su di loro come prima, iniziando ad assumersi piccole responsabilità. Implementare questi compiti normalmente genera ansia nei genitori che hanno impersonato così a lungo con il ruolo di protettori. Quindi sarà fondamentale imparare a gestire le emozioni, come la paura che i loro figli non siano in grado di farcela senza il loro aiuto.
Concludo con un pensiero di Goleman, dove si evince che
le migliori ricette per costruire una positiva relazione tra genitori e figli, siano sempre quelle: attenzione, vicinanza, ascolto, comunicazione efficace e tempo.
“L’educazione all’emozione ci porta all’empatia, che è la capacità di leggere l’emozione degli altri. E siccome senza percezione dell’esigenza della disperazione altrui non può esserci preoccupazione per gli altri, la radice dell’altruismo sta nell’empatia, che si raggiunge con quell’educazione emotiva che consente a ciascuno di conseguire quegli atteggiamenti morali dei quali i nostri tempi hanno grande bisogno: l’autocontrollo e la compassione”.
Spesso, alla richiesta di aiuto di tali genitori rispondo con il metodo del Parent Coaching. Attraverso tale percorso i genitori si riconnettono con le proprie risorse personali, esterne ed interne, e con i propri punti di forza. In pratica si mettono sul tavolo tutti gli strumenti a disposizione del genitore. E si riflette insieme su come utilizzarli in modo consapevole, in un’ottica di miglioramento di una situazione che crea un disagio raggiungendo obiettivi personali.
Se ti interessa approfondire la tecnica del Parent Coachinged acquisire gli altri strumenti tipici di un percorso di Parent Coaching, ti suggerisco di partecipare al Corso Online “Parent Coaching: una tecnica efficace per il sostegno alla genitorialità”.
Buon lavoro
Petra
BIBLIOGRAFIA
- Riconoscersi genitori. Percorsi di promozione e arricchimento del legame genitoriale di Rosnati Rosa; Iafrate Raffaella;
- La famiglia è competente. Consapevolezza, autostima, autonomia: crescere insieme ai figli che crescono di Jesper Juul;
- Scopri le tue pontezialità di L. Stancheri;
- Rizzo, K. M. et. Al. (2012) Insight into the Parenthood Paradox: Mental Health Outcomes of Intensive Mothering. Journal of Child and Family Studies; 22(5): 614-620.
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One thought on “Genitori “Elicottero” O “Chioccia”: quali rischi per lo sviluppo dei figli”
Francesco says:
Volevo fare i miei complimenti per questo articolo, non solo sui contenuti ma anche sulla modalità analitica e non eccessivamente accusatoria nei confronti dei genitori che trovo che anch’essi siano frutto di questa società. Aggiungo che spesso non responsabilizzare i figli è conseguenza di una difficoltà a responsabilizzarsi essi stessi. Nel senso che anche delegare ai figli parte delle loro attività e delle loro autonomie fa sentire i genitori esposti al rischio di non essere sufficientemente bravi come conseguenza di inevitabili fallimenti in cui i figli incapperebbero. Dovremmo tutti prendere consapevolezza del fatto che sbagliare e subire traumi fa parte della vita e non possiamo sottrarvisi.