L’epidemia di COVID-19 ha influenzato e sta ancora influenzando non solo il modo in cui le persone vivono, ma soprattutto il modo in cui le persone muoiono, in cui le persone gestiscono i loro morti, il loro lutto e le loro diverse “esperienze della morte”.
Lutto e perdita durante l’epidemia da Covid-19
La maggior parte delle persone si adatta a una perdita in modo naturale, non facilmente, ma spesso senza uno sforzo deliberato. Tuttavia, questo processo può deviare. Questo di solito accade perché c’è qualcosa nel significato o nell’esperienza della perdita che si snoda in un modo che la persona in lutto non è in grado di risolvere. Ciò può essere correlato a:
- caratteristiche della persona in lutto;
- tipo di relazione con la persona che è morta;
- circostanze della morte;
- contesto in cui essa è avvenuta.
In questo momento storico le normative vigenti impediscono alle persone l’accesso in ospedale per stare accanto al proprio caro, spesso anche negli ultimi giorni di vita, e non solo per i pazienti affetti da Covid-19. Negli stessi Hospice l’accesso dei familiari è spesso limitato ad alcune ore al giorno. Si assiste quindi ad un lutto che viene vissuto come improvviso, senza riferimenti e soprattutto senza la possibilità di un ultimo saluto che ben sappiamo essere fondamentale per un’elaborazione del lutto “normale”. Non solo anche tutti i rituali successivi alla morte sono fortemente limitati per numero di presenze, modalità di avvicinarsi alla salma, riti funebri e anche ove possibili le persone non possono abbracciarsi, sostenersi fisicamente. Ci troviamo così di fronte ad un’assenza improvvisa, non rielaborata, quasi negata.
In che modo il Covid-19 influenza l’elaborazione del lutto?
Tutto questo sta trasformando il modo in cui chi rimane può esprimere il proprio dolore, alterando il modo in cui viene elaborata la perdita. L’addio ai propri defunti con il sostegno e la partecipazione della comunità è un elemento fondamentale nell’elaborazione del lutto in chi resta e qualora se ne sia privati, non solo manca, ma destabilizza e angoscia.
Assistiamo quindi ad un rischio di incremento del Disturbo da Sofferenza Prolungata (PGD, Prolonged Grief Disorder), di cui è stato discusso l’inserimento DSM-5 (American Psychiatric Association [APA], 2020). Le circostanze, il contesto e le conseguenze dei decessi nel corso della pandemia e non solo nei malati di Covid-19 comprendono fattori di rischio che potrebbero aumentare i tassi di PGD (Goveas & Shear , 2020).
Cosa possiamo fare come psicologi? Tanto io credo.
Nei nostri studi, negli ospedali, nei nostri contesti lavorativi, possiamo lasciare innanzitutto che questi lutti vengano rivissuti. Onorare la figura di chi non c’è più, collocando nel tempo e nello spazio ricordi ed emozioni collegate, restituisce appartenenza e offre la possibilità di esprimere quello che si muove dentro, è un modo di accompagnare il defunto nel suo viaggio e di poter dire addio. La narrazione può essere verbale, scritta o anche grafica, attraverso quindi racconti, storie, poesie o disegni.
La narrazione può essere libera o attraverso domande guidate (vedere per esempio l’intervista di Raphael). Essa permette di ripercorrere quanto accaduto, di dare uno spazio simbolico in cui rivivere il lutto. Ma non solo. Dare parole a qualcosa che non si è vissuto permette di creare una storia, insieme al terapeuta e non da soli, a cui ricorrere per dare senso a ciò che è avvenuto.
Per dirlo con le parole di Nicola Ferrari: “Il dolore che si narra, che ha pieno diritto di cittadinanza quando trova luoghi, persone, momenti per essere raccontato e accolto da altri, diminuisce, nell’immediato, la sua carica angosciante, permettendo un iniziale senso di maggior sollievo e minore solitudine.”
La narrazione permette di ricordare il proprio caro, di continuare a sentirlo presente dentro di sé, pur nella sua assenza fisica. Permette quindi di sentire una continuità che tutte le normative anti-covid hanno in questo momento interrotto.
Lutto, Covid-19 e l’importanza dei rituali
Accanto alla narrazione diventa ancora più rilevante, per affrontare il lutto durante questa pandemia da Covid-19, l’uso dei rituali. Proprio quei rituali che in forma libera e comunitaria sono vietati, possono essere riprodotti in forma privata nello studio dell’operatore. Oppure può essere costruito un progetto insieme al paziente affinché egli trovi una modalità consona per celebrare il saluto al proprio caro in solitudine, insieme alla propria comunità o rete sociale. Può essere fatto attraverso l’uso di internet (si vedano gli studi di Davide Sisto in proposito) o attraverso lettere, o in piccoli gruppi in presenza.
Corso ondemand “La perdita ed il lutto: contesti applicativi e tecniche di intervento“
Docente Dott.ssa Giorgia Gollo
Bibliografia
Ferrari “Il lutto soffocato dal coronavirus: cosa fare?” dal blog Si può dire morte https://www.sipuodiremorte.it/il-lutto-soffocato-dal-coronavirus-cosa-fare-di-nicola-ferrari/
JS Goveas, MK Shear Grief and the COVID-19 pandemic in older adults – The American Journal of Geriatric Psychiatry, 2020 – Elsevier
Stroebe M, Shut H, Bereavement in Times of COVID-19: A Review and Theoretical Framework2020 Research Article Find in PubMed https://doi.org/10.1177/0030222820966928