L’infertilità nella Storia

 

Più di 4,5 milioni di coppie sperimentano l’infertilità di ogni anno. Nel corso dei secoli milioni di coppia hanno dovuto far fronte con la difficoltà di avere un bambino. Molte di queste coppie sono famose .

Dall’umiliazione all’attesa

Il Libro della Genesi parla di due sorelle: Rachele e Lia. Rachele era bella e desiderata Giacobbe, mentre Lea fu data in moglie a Giacobbe con l’inganno, ed era odiata da quest’ultimo. Dio rese possibile per Lea avere bambini, mentre la sorella non riusciva ad averne. Nei tempi antichi la sterilità era considerata una disgrazia, e quando dopo sei anni di matrimonio Rachele finalmente rimase incinta e diede alla luce Giuseppe, Rachele gridò:

” Dio ha tolto il mio disonore dandomi un figlio”

La convinzione di Rachele, che la sua sterilità era una vergogna, fu la stessa convinzione che accompagnò molte donne per secoli. Ancora oggi, in tempi moderni di medicina avanzata, istruzione superiore, e con una più profonda consapevolezza sociale, le donne si sentono colpevoli, si vergognano e provano un senso di umiliazione nel confessare problemi di fertilità.

In alcune culture l’incapacità di concepire era considerata inaccettabile per gli uomini, così a queste donne venivano riservate punizione, come l’impiccagione.

Nel periodo Regency in UK, un uomo poteva ripudiare la moglie. In tempi più recenti, le donne sono state, perfino, vittime di “bruciature da cucina.” Questa pratica indiana permette al “coniuge “scontento”di legare la moglie ad una sedia e bruciarla, denunciando pubblicamente che non era soddisfatto della moglie.

Conoscenza è Potere

La regina Mary d’Inghilterra, figlia di Enrico VIII e Caterina d’Aragona, disse:

“La conoscenza è il più importante potere”.

Questa è stata una sua filosofia personale che l’ha vista attraverso molte prove e tribolazioni, tra cui l’infertilità. Maria ereditò il trono, nonostante l’opposizione furiosa. Uno dei suoi obiettivi più importanti fu quello di avere un figlio, che le garantisse la successione. Ma gli anni passavano lentamente e dolorosamente per Maria ” la regina sterile” d’Inghilterra, viene spesso ricoradata quando si parla digravidanza isterica o falsa gravidanza o pseudociesi, di cui ebbe esperienza. Passò molto del suo tempo a leggere, ad imparare tutti i possibili medicamenti.

Puntare il dito

Anche se l’infertilità è un problema tanto femminile quanto maschile, il dito è stato sempre puntato contro la donna.
Enrico VIII, ebbe numerose moglie attribuendo a loro il problema, di non riuscire ad avere un erede machio. La scienza medica avrebbe poi mostrano che è il cromosoma maschile che determina il genere nella prole. Luigi XVI, re di Francia sposò la bellissima,a Maria Antonietta, sembrerebbe soffrisse di una “incapacità di penetrare.” Per anni la popolazione di Francia con rabbia accusò la “prostituta austriaca” di non riuscire a dare alla Francia un erede. L’accusarono di omosessualità arrivando persino a scrivere opuscoli in cui la istruivano su come “svolgere adeguatamente” il suo lavoro.
Le donne con problemi di fertilità al giorno d’oggi, talvolta, sono coatrette a subire un simile trattamento, compresa la consulenza gratuita e pressioni da parte dei famigliari. Ancora oggi l’infertilità può essere uno stigma.

Pozioni, preghiere e piante

Ad una donna infertile del Rinascimento in Inghilterra sarebbe stato consigliato di bere un elisir di latte di cavalla, il sangue di coniglio e urina di pecora. Secondo l’erborista del 17 ° secolo, Nicholas Culpeper, respirare i fumi di tè di erba gatta avrebbe curato la sterilità. In epoca vittoriana sarebbe stato, invece, consigliato una vacanza nelle città costiere e lunghi bagni caldi.

Fortunatamente oggi, la scienza ha fatto numerosi passi avanti e molte coppie sono riuscite ad avere un figlio, tuttavia i risvolti psicologici che accompagnano il ‘non-evento’ riproduttivo, sono gli stessi che hanno accompagnato le donne nei secoli.

Un primo disagio psicologico investe la perdita di autostima e fiducia in se stessi, specialmente nella mancata risposta del proprio corpo rispetto alle aspettative, con possibile conseguente crisi d’identità.

La vergogna e il senso di colpa sono un atto di accusa vero e proprio diretto a se stesso o all’altro.

Avere le competenze necessarie significa soprattutto aiutare la coppia ad accettare la diagnosi, sostenerla nel percorso, ma soprattutto accompagnarla nell’elaborazione del lutto in caso di insuccesso. Senza un’adeguata accettazione e elaborazione, non può esserci spazio per un nuovo progetto all’interno della coppia. In caso di successo significa affrontare le ansie nel diventare madre/padre/genitori che spesso sono più elevate rispetto a chi non ha avuto problemi nel realizzare la gravidanza.

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Fonte:

Articolo in parte tradotto e adattato per FCP da:

Babyzone

Copyright: PESI Italia srl.
Non riprodurre senza autorizzazione

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