Infobesità a lavoro: un’epidemia nella pandemia?

irene saya
Autore: Irene Saya
Irene Saya è una giovane psicologa neoabilitata iscritta all’Ordine del Piemonte (n. iscrizione 9396). Ha conseguito la laurea col massimo dei voti in Psicologia del Lavoro e del Benessere nelle...
infobesità

Che cosa è l’infobesità?

L’infobesità è un eccesso di informazioni disponibili, un vero e proprio surplus di input: decisamente troppi per essere elaborati correttamente dal nostro cervello (ricordiamo che l’attenzione è selettiva!). Siamo capaci di processare un massimo di 120 bit di informazione al secondo (una conversazione ne richiede circa un terzo). Già 13 anni fa, secondo uno studio condotto dall’Università della California, eravamo esposti ad una media di 34 gigabyte al giorno.

Avevate mai quantificato l’attenzione in questo modo? In questi termini, possiamo pensare all’infobesità come overflow, ovvero un’elaborazione che supera il limite di capacità della memoria, che si riversa sul piano emotivo e su quello decisionale (non siamo esattamente come i computer)

Il primo ad utilizzare il termine infobesità è stato Scherer per spiegare come nella società dell’informazione ciascuno di noi è diventato media, ovvero mezzo di comunicazione con le sue fonti ed il suo pubblico. La diretta conseguenza è il sovraccarico cognitivo, un sovraccarico informativo (information overload) che ha delle conseguenze:

  • sulle emozioni;
  • sui comportamenti;
  • sulle relazioni;
  • sui pensieri;
  • sulle decisioni e sulle scelte;
  • sul lavoro.

Infobesità e lavoro

Lo scenario del mondo del lavoro attuale è caratterizzato dalla diffusione del telelavoro e dello smart working. Ciò potrebbe tradursi come:

  • confine labile tra ambiente psico-fisico di vita ed ambiente psico-fisico di lavoro;
  • tecnostress ( http://www.webprima.it/home/blog/98-tecnostress-e-ansia);
  • comunicazione asincrona;
  • iperconnessione;
  • aumento del tempo lavorativo;
  • maggior spazio mentale dedicato al lavoro;
  • condivisione di una certa mole di informazioni;
  • incremento del rischio di sovraccarico cognitivo.

Questi aspetti sono esemplari del “bombardamento” di stimoli a cui si è esposti. Il “bombardamento” ha un nome già citato: infobesità.

Cosa fa nella fattispecie? Crea un “ambiente di lavoro ostile che uccide la produttività, danneggia la creatività e rende i lavoratori infelici” (Dean e Webb, 2011). E basta? No! Potrebbe anche causare:

  • ansia;
  • scarsa empatia;
  • deficit dell’attenzione;
  • minore produttività;
  • difficoltà nel decision making.

Quando si presenta l’infobesità?

Se vi state chiedendo quando si presenta l’infobesità nel percorso lavorativo, la risposta è già prima dell’inserimento nel mondo del lavoro. Infatti può esserci durante la ricerca del lavoro rendendo la persona passiva ed a volte i curricula presentati dai candidati ne sono un manifesto tramite la mancanza di carattere.

Se, invece, non ve lo state chiedendo le alternative sono:

  • siete concentrati sull’articolo;
  • non vi interessa;
  • siete distratti (es. notifica su whatsapp)

Tutte e tre le alternative possono essere ricondotte al tema centrale che stiamo affrontando perché riguardano l’attenzione, le informazioni e la connessione.

FOMO

A tal proposito, avete mai paura di essere tagliati fuori e/o di perdervi esperienze gratificanti? Vi capita di controllare compulsivamente le notifiche del telefono?  Eccoci a far i conti con la FOMO (Fear Of Missing Out): abbiamo bisogno di essere informati su ciò che accade e su ciò che stanno facendo gli altri (Przybylski et al., 2013).

NOMOFOBIA

Vi è mai successo di avere l’ansia quando il cellulare stava per scaricarsi o non prendeva? Probabilmente sì e non è preoccupante. Lo diventa se si trasforma in una paura incontrollata di non poterlo usare e provate ansia, disagio e nervosismo con conseguente controllo incessante del telefono. Una sorta di sindrome da disconnessione, meglio nota come NO Mobile (phone) fobia.

INFODEMIA

Il bisogno di essere connessi è ormai primario al pari dei bisogni fisiologici ed è strettamente legato all’infobesità. L’uso del cellulare/la navigazione in rete offre un flusso continuo di informazioni tra cui scegliere e, spesso, ci porta ad essere iperconnessi.

In questi ultimi mesi abbiamo esperito sia l’importanza del bisogno di connessione sia l’abbondanza di informazioni con la difficoltà di trovare delle fonti attendibili. L’OMS ha definito quest’ultima con il neologismo “infodemia”. Eppure non è una condizione emergente, bensì preesistente e trasversale ad ogni ambito della nostra vita.

È ormai una prassi quotidiana che pregiudica il benessere delle persone e che richiede attenzione anche nell’attuale contesto organizzativo. Riguardo ciò, è doveroso ricordare che nel Nostro ordinamento con la legge sul lavoro agile (legge 81/2017) viene introdotto il diritto alla disconnessione (art.19), quindi all’irreperibilità fuori dall’orario lavorativo. Purtroppo non viene precisato come agire nel caso in cui venga violato, viene lasciato ampio margine di contrattazione tra lavorator* e datore di lavoro e non esistono leggi che disciplinano il diritto alla disconnessione per i lavoratori dipendenti non in smart working.

In conclusione, l’invito è quello di provare ad esercitare questo diritto per evitare il sovraccarico cognitivo.

Bibliografia

-Bawden D, Robinson L. 2009. The dark side of information: Overload, anxiety and other paradoxes and pathologies. Journal of Science 35(2), pp. 180-191.

-Claire A.Wolniewicz, Mojisola F.Tiamiyu, Justin W.Weeks, Jon D.Elhai: Problematic smartphone use and relations with negative affect, fear of missing out, and fear of negative and positive evaluation.Psychiatry Research262, 618-623, 2018

-Gross, Bertram M. (1964). The Managing of Organizations: The Administrative Struggle. p. 856

-Marina Milyavskaya, Mark Saffran, Nora Hope, Richard Koestner: Fear of missing out: prevalence, dynamics, and consequences of experiencing FOMO. Motivation and Emotion, 42, 725-737, 2018

-Przybylski A. K., Murayama K., DeHaan C. R., Gladwell V: Motivational, emotional, and behavioral correlates of fear of missing out.Computers in Human Behavior, 29, 1814-1848, 2013

 

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