Insonnia: individuato il circuito cerebrale che ci tiene svegli

insonnia

I circuiti di natura cerebrale coinvolti nel  ciclo di sonno-veglia (dunque anche nell’insonnia) e nello stato di coscienza, sono considerati un enigma nel campo delle neuroscienze.

Uno studio diretto da Carolina Gutierrez Herrera ha scoperto un nuovo circuito cerebrale nei topi, la cui attivazione provoca una rapida veglia, mentre la sua inibizione provoca un sonno profondo. La nuova ricerca, pubblicata su Nature Neuroscience evidenzia un circuito neurale tra l’ipotalamo e talamo. Attivando questa rete, attraverso una recente tecnologia chiamata optogenetics, cessa il sonno leggero. Al contrario, inibendola si stabilizza e aumenta la sua intensità.  Questi dati suggeriscono che l’iperattività di questa rete neurale potrebbe essere responsabile per l’insonnia. Questo studio potrebbe consentire ai ricercatori di focalizzare su questo circuito nuove terapie per i disturbi del sonno.

I disturbi del sonno sono diventati un serio problema medico e psicologico, le principali alterazioni riguardano sia aspetti quantitativi sia aspetti qualitativi. In Italia colpisce quasi 12 milioni di persone.

Si ritiene che l’insonnia rappresenti un problema comune a circa il 10%-15% della popolazione (Drake, Roehrs e Roth, 2003), nonostante questo la grande maggioranza di persone con insonnia non sembra ricevere un trattamento adeguato, con conseguenze sulla salute, spesso sottovalutate.

Nel 2012 The Lancet ribadisce la necessità di diagnosticare e trattare il prima possibile questo disturbo per evitare il rischio di ammalarsi in futuro. L’insonnia può favorire l’insorgenza di depressione, diabete, ipertensione e può addirittura causare la morte.

I dati dimostrano che chi soffre di insonnia ha un rischio cinque volte maggiore di sviluppare ansia. Studi condotti mostrano come non meno del 60-70% dei pazienti affetti da disturbo d’ansia generalizzata presenta problemi di insonnia (Monti, J.M. e Monti, D., 2000). Per quanto riguarda il rischio depressione, uno studio fatto sulla popolazione europea (Ohayon, 2007) ha riscontrato che l’insonnia precede l’inizio del primo episodio di depressione il 41% delle volte ed è ad esso successivo il 28,9% delle volte.

Si raddoppia anche il rischio di insufficienza cardiaca e diabete. La privazione cronica di sonno costituisce un fattore di rischio anche per la comparsa di obesità, mentre le apnee durante il sonno aumentano il rischio di sviluppare ipertensione arteriosa sistemica, infarto del miocardio e ictus.

Problemi con la qualità o la quantità di sonno sono ora visti come marcatori precoci di alcune malattie neurologiche, tra cui il morbo di Parkinson, il morbo di Alzheimer, e la schizofrenia.

“Le conseguenze delle perturbazioni di sonno sulla qualità della vita vanno ben oltre la sonnolenza diurna e l’alterazione dell’umore,”

spiega Adamantidis,  capo del team di ricerca.

Questa rete neurale non si limita, tuttavia, al sonno, il team ha scoperto che la sua attivazione è collegata al recupero dello stato di coscienza

“una scoperta entusiasmante poiché approcci terapeutici per il recupero dallo stato vegetativo o stato di coscienza minima sono piuttosto limitate”, ha detto Adamantidis

Stimolazione elettriche cerebrale non selettive, sono state utilizzate con successo, ma i meccanismi cerebrali coinvolti sono ancora poco chiari. Questo studio potrebbe aver identificato una specifica rete cerebrale critica per il recupero della coscienza.

Eppure, Adamantidis sottolinea

“anche se abbiamo fatto un importante passo in avanti, ci vorrà del tempo prima che nuove strategie terapeutiche saranno progettate sulla base dei nostri risultati”.

Bibliografia:

Gutierrez Herrera C, Carus Cadavieco M, Jego S, Ponomarenko A, Korotkova T, Adamantidis A. Hypothalamic feedforward inhibition of thalamocortical network controls arousal and consciousness. Nature Neuroscience. 2015.

Ohayon, M. M. (2007). Insomnia: A ticking clock for depression? Journal of Psychiatric Research, 41, 893-894.
Monti, J. M., e Monti, D. (2000). Sleep disturbance in generalized anxiety disorder and its treatment. Sleep Medicine, 4(3), 236-276.
Drake, C. L., Rohers, T., e Roth, T. (2003). Insomnia causes, consequences, and therapeutics: an overview. Depression and Anxiety, 18, 163-176.

 

Copyright: PESI Italia srl
Non riprodurre senza autorizzazione

 

Articoli correlati

EMDR - Desensibilizzazione e Rielaborazione attraverso i Movimenti Oculari
Perché l’EMDR è usato per il trattamento del PTSD?
L’EMDR è una forma di psicoterapia particolarmente utilizzata, con efficacia, nel trattamento...
EMDR - Desensibilizzazione e Rielaborazione attraverso i Movimenti Oculari
Gli aspetti integrativi unici dell’EMDR
Esistono centinaia di psicoterapie, ma non tutte sono uguali. La terapia EMDR potrebbe essere...

Partecipa lasciando un commento

Your email address will not be published. Required fields are marked *

Puoi usare questi tag HTML:

<a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>