La teoria del sistema familiare e il modello bioecologico nel contesto sportivo genitoriale

Autore: Sergio Costa
Sono uno psicologo di Roma specializzato nella psicologia dello sport, grazie a diversi Master e Corsi sulle tematiche dell'integrazione sociale, nonchè sull'ottimizzazione della prestazione. T...
teoria del sistema familiare

Nella teoria del sistema familiare, le relazioni genitore-atleta possono essere considerate in base al concetto di confini (Minuchin, 1974). Un confine è descritto come un’area di individuazione emotiva e comportamentale tra i membri della famiglia che va dall’intreccio (cioè, poca separazione psicologica tra due persone) al disimpegno (cioè, le connessioni emotive e psicologiche sono distanti).

Inoltre, la teoria del sistema familiare considera il costrutto di triangolazione. Esso si riferisce all’idea che i triangoli sono le più piccole unità di relazione stabili e che un sistema interpersonale a due persone è insostenibile se c’è un conflitto o una confusione tra di loro (Bowen, 1993). In tali casi, sarà coinvolta una terza persona (ad esempio, un altro genitore o allenatore) per stabilizzare il sistema.

Dalla teoria del sistema familiare al Parental Involvement Continuum

Nello sport, Hellstedt (1987) ha proposto il Parental Involvement Continuum. Esso prevede che i genitori, nella relazione con il proprio figlio atleta, possono essere coinvolti con 3 differenti modalità:

  1. sotto-coinvolti, cioè con una mancanza di investimento emotivo, finanziario o funzionale da parte dei genitori nelle attività dei loro figli;
  2. moderatamente coinvolti, con una ferma direzione genitoriale ma con flessibilità per consentire all’atleta di prendere parte al processo decisionale;
  3. eccessivamente coinvolti, cioè con un eccessivo coinvolgimento dei genitori nella carriera sportiva dei propri figli.

Sulla base di un’associazione “Ո” non lineare, i genitori poco coinvolti e sovra coinvolti sono considerati più disfunzionali. Mentre i genitori moderatamente coinvolti sono percepiti più funzionali per quanto riguarda la partecipazione sportiva e lo sviluppo del loro bambino.

L’autore ha anche incorporato la triangolazione nel proprio modello sportivo, descrivendo in dettaglio le strategie specifiche che gli allenatori dovrebbero usare per lavorare con genitori e atleti in base ai tipi di coinvolgimento (Hellstedt, 1987). Ad esempio, con genitori troppo coinvolti, gli allenatori dovrebbero evitare conflitti aperti e mantenere un’alleanza di lavoro con loro per rimanere nel triangolo genitore/atleta/allenatore. Con i genitori poco coinvolti, invece, gli allenatori trarrebbero vantaggio dal coinvolgerli nelle riunioni o invitarli alle gare per aumentare e migliorare la relazione allenatore-atleta.

Applicazione della teoria del sistema familiare

L’applicazione della teoria del sistema familiare ha sostenuto lo sviluppo di un sistema sportivo giovanile integrato che considera gli atleti parte di:

  • un sottosistema familiare (es. figli/e, genitori, fratelli);
  • di squadra (es. coetanei e allenatori);
  • ambientale (es. club, comunità, società)

Tali sistemi sono reciprocamente interconnessi e si influenzano a vicenda (Dorsch et al., 2020).

Tuttavia, i costrutti nella psicologia del sistema familiare sono un’euristica generale che, a causa della mancanza di una chiara operazionalizzazione, può essere difficile da implementare sia nella ricerca che nella pratica (Clarke et al., 2016). In particolare, può essere difficile scoprire alcune delle sfumature all’interno delle relazioni genitore-atleta che possono influenzare lo sviluppo psicosociale e sportivo dei bambini (Holt & Knight, 2014).

Infatti, piuttosto che concentrarsi sulla quantità di coinvolgimento dei genitori, è più importante la qualità e il tipo di coinvolgimento (Holt & Knight, 2014; Stein et al., 1999). Questo si basa sulla comprensione che le percezioni del coinvolgimento dei genitori dipendono dalla relazione unica tra genitori e figli (Knight et al., 2017) e che quindi alcuni genitori possono essere fortemente coinvolti in modi che funzionano per il loro bambino, avendo un impatto positivo sul loro sviluppo sportivo (Holt et al., 2009; Wolfenden & Holt, 2005).

Il modello bioecologico

Il modello bioecologico, invece, propone che lo sviluppo umano, soprattutto nei primi anni di vita, avviene attraverso processi di interazioni progressivamente più complesse e bidirezionali tra l’essere umano in evoluzione (es. giovane atleta), le persone (es. genitori), gli oggetti e i simboli del loro ambiente immediato (Bronfenbrenner, 1974). Tale modello considera l’ambiente ecologico in cui il giovane progredisce e cresce come un insieme di 5 strutture nidificate e che interagiscono tra di loro (Bronfenbrenner, 2005):

  1. il microsistema, che include l’interazione diretta e faccia a faccia della persona in via di sviluppo con l’ambiente circostante. È all’interno del microsistema (ad es. la famiglia) che avvengono i processi prossimali (cioè la forma continua di interazioni tra genitori e atleti) per produrre e sostenere lo sviluppo;
  2. il mesosistema, che spiega i collegamenti e i processi tra due o più ambienti che contengono l’essere umano in evoluzione (ad esempio, le relazioni tra casa e società sportiva);
  3. l’ecosistema, che comprende i collegamenti e i processi tra due o più ambienti, almeno uno dei quali non contiene il giovane atleta (per esempio, le relazioni tra la società sportiva e la federazione);
  4. il macrosistema, che corrisponde alla cultura, alle risorse materiali, ai sistema di credenze presenti negli altri sistemi;
  5. il cronosistema, cioè i cambiamenti e le consistenze nel tempo delle caratteristiche della persona e dell’ambiente in cui vive quella persona.

La configurazione Persona-Processo-Contesto-Tempo (PPCT)

Nello sport, riconoscendo che i genitori e i figli atleti sono influenzati da vari fattori relazionali, personali e specifici dello sport, numerosi studi hanno attinto al modello bioecologico, in particolare alla configurazione Persona-Processo-Contesto-Tempo (PPCT), che facilita l’indagine simultanea dei diversi livelli ambientali (Dorsch et al., 2015, 2016; Holt et al., 2008). Dorsch e colleghi (2015) hanno seguito 4 famiglie durante i primi quindici mesi di partecipazione sportiva dei loro figli per comprendere i loro processi di socializzazione nello sport giovanile.

Basandosi sul modello PPCT, Dorsch et al. (2015) hanno documentato che il coinvolgimento nello sport ha fornito l’opportunità a genitori e figli di trascorrere del tempo insieme e condividere esperienze, che a loro volta ha influenzato positivamente la relazione genitore-atleta. Tale relazione si basa su processi prossimali di interazioni continue che inducono percezioni soggettive e simultanee di calore, come la tendenza a essere solidale, affettuoso e sensibile nelle relazioni (associati positivamente alla loro percezione di sostegno da parte dei genitori), e di conflitto, come la lotta per il potere e l’autorità genitoriale (associati positivamente alla percezione di pressione).

Ad oggi, il modello PPCT di Bronfenbrenner (2005) è stato utilizzato principalmente per comprendere i microsistemi all’interno delle relazioni genitore-atleta con una minore considerazione per le influenze contestuali dei meso, eso e macrosistemi (Harwood et al., 2019). Una delle ragioni di questo uso limitato è che, a causa della sua complessità, può essere difficile utilizzare o considerare efficacemente tutti i livelli del modello. Tuttavia, la ricerca disponibile fornisce prove che gli atteggiamenti e i comportamenti dei genitori sono influenzati da circostanze specifiche all’interno dei microsistemi e del contesto sportivo e sociale più ampio (Holt et al., 2008).

Dalla teoria del sistema familiare al modello euristico

Recentemente, tuttavia, è stato suggerito che una maggiore considerazione dei fattori all’interno del macrosistema sarebbe utile negli studi sul coinvolgimento dei genitori (Harwood et al., 2019). In questa direzione Dorsch et al. (2020) hanno sviluppato un modello euristico volto a facilitare una comprensione integrata del sistema sportivo giovanile, considerando come le specificità dei diversi ambienti sportivi possano influenzare i processi, complessi e bidirezionali, all’interno della relazione genitore-atleta e nel contesto dello sport giovanile organizzato.

Di conseguenza, come suggerito da Hellstedt (2005), le famiglie, e in particolare i genitori, non dovrebbero essere emarginati dalle organizzazioni sportive in quanto sono una fonte indispensabile di sostegno per i giovani atleti. Piuttosto, è necessario considerare come interagisce il nucleo familiare con l’ambiente sportivo giovanile e creare degli incontri formativi specifici e personalizzati.

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Sergio Costa

Psicologo dello Sport

PhD in Neuroscienze, Imaging e Scienze Cliniche

Preparatore Mentale FIT

https://www.sergiocostapsicologosport.com/

 

BIBLIOGRAFIA

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