Lavoro e Covid-19: questione di cappello

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Autore: Irene Saya
Irene Saya è una giovane psicologa neoabilitata iscritta all’Ordine del Piemonte (n. iscrizione 9396). Ha conseguito la laurea col massimo dei voti in Psicologia del Lavoro e del Benessere nelle...
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La pandemia da Covid-19 ha trasformato repentinamente la vita di ciascuno di noi in maniera improvvisa ed il mutamento è avvenuto, ovviamente, anche nel lavoro.

Cosa è cambiato nel lavoro con il Covid-19?

Il modo di lavorare, il setting, le relazioni professionali, gli strumenti di lavoro, le richieste lavorative, le risorse individuali ed ambientali utilizzabili, il contratto organizzativo di tipo amministrativo (responsabilità, pagamenti, durata) e professionale (finalità, obiettivi, metodi di valutazione), la percezione di sicurezza lavorativa, l’equilibrio tra vita professionale e vita privata, i rischi emergenti associati allo svolgimento del lavoro, il mercato, le competenze.

Ciao lavoro, ciao!

È il caso di dirlo, perché il lavoro che conoscevamo è davvero cambiato e qualcuno ha dovuto salutare definitivamente la propria attività professionale pre-Covid-19.

L’elenco precedente potrebbe ancora continuare, ma non è importante sapere cosa è cambiato.

È importante sapere cosa cambiare uscendo, dunque, fuori dagli schemi che significa “thinking outside the box” cioè usare il pensiero laterale (De Bono,1967) anziché quello verticale:

  • non usare negazioni;
  • accogliere anche ciò che appare irrilevante;
  • generare la direzione piuttosto che seguirne una;
  •  non fissare classificazioni e definizioni;
  • procedere “a salti” piuttosto che in maniera analitica;
  • essere creativi.

In che modo? Indossando un cappello!

Lavoro e Covid-19: un altro cappello

È una questione di atteggiamento e di allenamento ad osservare la realtà da diversi punti di vista attraverso l’uso della tecnica dei sei cappelli proposta da Edward De Bono, ovvero abituandosi a pensare con modalità diverse in funzione alla situazione. “Ognuno di noi tende a pensare nello stesso modo, e trova difficoltà ad assumere altri modi: il pessimista pensa in nero, l’ottimista in rosa, l’emotivo in rosso, il razionale in bianco” (Santucci, 2012). Ogni modalità di pensiero è associata ad un cappello di un colore simbolico.

I cappelli sono tra loro divisi in coppie complementari o antagoniste (giallo-nero; rosso-bianco; blu-verde) e possono essere usati da soli o in successione al fine di scomporre il problema in punti di osservazione differenti. Una buona successione può essere bianco > rosso > nero > giallo > verde > blu (Santucci,2012).

L’invito in questo momento stressante di maggiore insicurezza lavorativa ed ansia è di applicarla, evitando di indossare esclusivamente il cappello nero o quello rosso. Sei pront* a cambiare il tuo cappello?

Dott.ssa Irene Saya

Blogger FCP

Rubrica: Ben-essere nelle organizzazioni

Bibliografia

De Bono, E. (1985). Sei cappelli per pensare, BUR Biblioteca Univ. Rizzoli, Milano.

De Bono, E., & Carelli, M. (1981). Il pensiero laterale. Rizzoli, Milano

Sitografia

http://www.extensor.co.uk/articles/the_box/the_box.html

http://www.umbertosantucci.it/sei-cappelli-per-pensare/

https://www.stateofmind.it/2015/09/creativita-metodo-sei-cappelli

Fonte immagine: umbertosantucci.it

 

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