La tendenza a mangiare in risposta ad un vasto repertorio di emozioni negative, come ansia, depressione o rabbia, viene comunemente definita “Fame Nervosa”.
La fame nervosa consegue dall’incapacità di distinguere la fame da altri stati interni, come la rabbia, la paura o l’ansia, così come dalla tendenza ad utilizzare il cibo per ridurre lo stress emotivo, probabilmente a causa di apprendimenti precoci. Ma esiste un modo molto efficace per rivoluzionare il proprio rapporto col cibo: la Mindful Eating
Fame Nervosa ed altre condizioni cliniche
La letteratura scientifica in merito all’argomento ha messo in evidenza che la fame nervosa si associa spesso ad altre condizioni cliniche, fra cui:
- disturbi d’ansia e dell’umore
- ideazione suicidaria
- problemi legati alla sfera sessuale
- dismorfismo corporeo
- disturbi alimentari
- obesità
Perché queste condizioni si trovano spesso associate?
La correlazione fra queste diverse condizioni si spiega attraverso peculiari funzionamenti di tipo neurofisiologico, che coinvolgono strutture corticali e sub-corticali responsabili di competenze come la consapevolezza e la gestione delle emozioni negative. Tali competenze risultano, dunque, compromesse in chi soffre di fame nervosa.
La Mindful Eating e l’MB-EAT
In Italia, come nella comunità scientifica globale, si registra un interesse ogni anno maggiore per i protocolli di Mindful Eating, come l’MB-EAT (Mindfulness Based Eating Awereness Training, Training di Consapevolezza Alimentare Basato sulla Mindfulness) che si sono dimostrati essere in grado di modificare questo funzionamento neurofisiologico attraverso la neurogenesi, ripristinando e rinforzando, anche a lungo termine, la capacità di osservare, riconoscere e gestire le proprie emozioni senza ricorrere al cibo e destrutturando comportamenti disfunzionali in relazione al cibo, come le compulsioni alimentari, al fine di costruire con esso un rapporto non solo funzionale, ma altamente godibile!
Oltre a guarire, la Mindful Eating rivoluziona!
A tal proposito, un interessante esperimento è stato condotto da Brian Meie e colleghi all’università di Gettysburg, in America, nel quale sono state associate due tipologie di cibo, il cioccolato ed i crackers, con la presenza o l’assenza di atteggiamento mindful (consumo mindful o consumo non mindful), ottenendo i seguenti sottogruppi:
- consumo mindful di cioccolato
- consumo non mindful di cioccolato
- consumo mindful di crackers
- consumo non mindful di crackers
Nei gruppi così composti, i ricercatori hanno valutato l’impatto del consumo di cibo sul livello dell’umore. Per lo studio, 258 partecipanti sono stati assegnati casualmente ai 4 sottogruppi e sono stati invitati a mangiare una piccola porzione (75 calorie) di cioccolato o di crackers in modo mindful o non mindful.
I partecipanti che erano stati istruiti a mangiare cioccolato in maniera mindful hanno registrato l’incremento maggiore nel livello dell’umore, rispetto a tutti gli altri gruppi dello studio.
Quindi, chi ha mangiato cioccolato in maniera mindful, si è sentito poi più felice rispetto a chi ha mangiato cioccolato in maniera non mindful e chi ha mangiato crackers, a prescindere che fosse in maniera mindful o non mindful.
La Mindful Eating, dunque, sembra incrementare la godibilità dei cibi: il cioccolato è più buono se mangiato in maniera mindful.
Ma non finisce qui…
Questi sono solo alcuni dei benefici della Mindful Eating e del protocollo MB-EAT ideato e validato da Jean Kristeller.
Se desideri saperne di più, ti invito a leggere i seguenti articoli sull’argomento:
- Lo psicologo ed il cliente a dieta: epilogo tragico o lieto fine?
- Mindful Eating: la vera storia di una Psicologa come te
- Per colpa di chi… ? Imparare ad auto-regolarsi con la Mindful Eating
- Fame emotiva: come spezzare il circolo vizioso con la Mindful Eating
- Vergogna: i quattro passi della Mindful Eating per far fronte a questa emozione
- Fame Nervosa: cos’è e come la Mindful Eating agisce per trattarla
- Perché la Mindful Eating è così importante per le persone a dieta?
- Mindful Eating: cos’è e a cosa serve
Come posso imparare la Mindful Eating?
Se desideri imparare a tenere il protocollo MB-EAT con i tuoi clienti, segui il corso “Mindful Eating: riconnettersi con il proprio corpo”, che insegna allo psicologo come tenere efficacemente il protocollo di Mindful Eating MB-EAT con i propri clienti, per aiutarli a costruire un rapporto sano con il cibo e l’alimentazione.
Leggi il programma cliccando QUI
Dott.ssa Teresa Montesarchio
Psicologa, Psicoterapeuta TCC
Lifetime Member The Center For Mindful Eating
Autrice di: Mindful Eating – Una metodologia innovativa per regolare il tuo rapporto con il cibo. 2017, EPC ED
Bibliografia
- Konttinen, H., Männistö, S., Sarlio-Lähteenkorva, S., et al. (2010). Emotionaleating, depressive symptoms and self-reportedfoodconsumption. A population-basedstudy. 54, 3,473–9.
- Mantzios, M. & Wilson, J. C. (2015). Mindfulness, eatingbehaviours, and obesity: a review and reflection on currentfindings. CurrentObesity Report, 4: 141
- Meier, B.P. et al. (2017) “The sweet life: The effect of mindful chocolate consumption on mood”. Appetite, Volume 108, 21-27
- Montesarchio, T. (2017). Una metodologia innovativa per regolare il rapporto con il cibo. Roma, EPC editore
- Ouwens, M. A, van Strien, T., & van Leeuwe, J.F.J, (2009). Possiblepathwaysbetweendepression, emotional and externaleating. A structuralequation model.Appetite, 53, 2, 245–248
- Waller, G., Osman, S. (1998) Emotionaleating and eatingpsychopathologyamong non-eating-disorderedwomen. International Journal of EatingDisorders 23,4, 419–424.