A favore dei diritti civili per le persone omosessuali, lo scorso 17 maggio, come ogni anno, si è celebrata la Giornata internazionale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia, istituita nel 2007 dall’Unione Europea per condannare le discriminazioni che subiscono le persone sulla base del loro orientamento sessuale.
La data è stata scelta per ricordare quella del 17 maggio 1990, in cui l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) ha derubricato l’omosessualità dalla lista delle malattie mentali.
Da quel giorno molti passi sono stati fatti, ma è importante sottolineare come l’orientamento omosessuale è ancora motivo di atteggiamenti di odio e discriminazione, e come ogni traguardo verso l’uguaglianza che viene raggiunto sia, purtroppo, potenzialmente transitorio e fortemente legato alla situazione politica di ogni Paese.
La situazione europea sugli omosessuali
A maggio di ogni anno la sezione europea dell’ILGA, Associazione Internazionale per Lesbiche, Gay, Bisessuali, Transgender ed Intersessuali (LGBTI), sottolinea con un report il livello di rispetto e di tutela dei diritti delle persone LGBTI in Europa, disponibile a questo link: https://www.ilga-europe.org/rainboweurope/2019.
Per la prima volta in dieci anni di storia dell’Indice, i Paesi stanno facendo passi indietro con la scomparsa delle leggi e delle politiche esistenti: solo per fare alcuni esempi, la Polonia non consente più l’accesso alla riproduzione medicalmente assistita per le donne sole, mentre la Bulgaria ha rimosso tutte le procedure amministrative e legali per cambiare nome o sesso nei documenti ufficiali per le persone trans. La Serbia e il Kosovo non hanno rinnovato i loro piani d’azione per la parità.
La Bulgaria, l’Ungheria e la Turchia sono paesi che tornano indietro nella classifica a causa del mancato rispetto da parte dei loro governi dei diritti civili e politici fondamentali come la libertà di riunione, la libertà di associazione e la protezione dei difensori dei diritti umani nell’ultimo anno. Il risultato è un ambiente sempre più insicuro e insostenibile per le organizzazioni LGBTI e i difensori dei diritti umani in un numero crescente di Paesi.
Il Gay Pride: promuovere i diritti degli omosessuali
Da tempo ormai giugno è, tra le altre cose, il mese del Pride, e Google lo scorso 4 Giugno ha creato per questo motivo un doodle “in onore del Pride”: in molti paesi del mondo, in questo mese, si ricorda il cinquantesimo anniversario dalle rivolte di Stonewall del 1969 e si celebrano le persone gay, lesbiche, bisessuali e transgender, i loro diritti e il loro contributo alla società e al mondo. Il doodle di Google racconta anche la storia del movimento omosessuale che comincia proprio con la cosiddetta rivolta di Stonewall (al link seguente può trovare maggiori informazioni: https://www.gay.it/cinema-gay/news/stonewall-i-moti-del-1969).
Lo scarabocchio creato dal Doodler Nate Swinehart celebra, onora e mette in mostra la celebrazione e la liberazione dell’intera comunità LGBTI e come la Storia dell’Orgoglio abbia plasmato il proprio viaggio.
Serve ancora il Gay Pride?
Il riconoscimento dei diritti delle persone omosessuali, bisessuali e transgender ha fatto negli ultimi decenni grandissimi progressi in tantissimi paesi del mondo. Anche per questo molte persone cominciano in questo periodo a chiedersi se abbia (ancora) senso l’organizzazione di parate come i Pride, soprattutto nei paesi dove teoricamente sono stati riconosciuti pari diritti a tutti e a tutte le persone a prescindere dal loro orientamento sessuale.
Molti hanno, inoltre, espresso disappunto anche per le modalità dei Pride, che si sono evoluti in spettacoli, anche con importanti sponsorizzazioni commerciali. La prima risposta sull’opportunità di organizzare oggi il Pride ha a che fare proprio con quanto dicevamo prima che un diritto non è mai conquistato per sempre, e che comunque con la legge si può arrivare solo fino a un certo punto.
Consentire diritti sessuali per tutti non significa garantire una liberazione dagli stereotipi e dai pregiudizi connessi ad alcune minoranze: il Pride non riguarda, quindi, solo diritti e libertà legislative, ma anche libertà sociali e culturali che spesso non vanno alla pari con la legge. Partecipare al Pride significa, quindi, non solo appartenere ad una categoria, ma dare anche legittimazione dell’uguaglianza di alcune minoranze alle categorie maggioritarie. Al link seguente potete trovare un elenco sempre aggiornato dei vari gay pride organizzati in Italia: https://wearegaylyplanet.com/italia/gay-pride-italia-date-2019/
Situazione degli omosessuali nel mondo
Come potete leggere in modo approfondito nel link seguente, la situazione nel mondo è molto variegata: https://www.businessinsider.com/lgbtq-rights-around-the-world-maps-2018-10?IR=T
Si passa da Paesi dove è consentito il matrimonio ugualitario a Paesi dove esiste ancora la pena di morte. La connessione tra situazione politica e religiosa ed accettazione dell’omosessualità o di altre minoranze sessuali è veramente forte, e sottolineo ancora una volta come il raggiungimento di uno stato non possa essere percepito come perpetuo ma quanto l’allerta sociale e la lotta per il mantenimento dei diritti debba considerarsi continua per il permanere dell’affermazione degli stessi.
Chiudo con una buona recente notizia: proprio nella Giornata internazionale contro l’omofobia, Taiwan è diventato il primo paese asiatico ad approvare i matrimoni omosessuali. Il Parlamento taiwanese ha dato il via libera a una legge che è entrata in vigore il 24 maggio scorso, due anni dopo la sentenza della Corte costituzionale di Taipei che ha dichiarato incostituzionale la normativa in vigore sul matrimonio tra persone di sesso diverso.
Buon mese del Pride a tutti, ribadendo che garantire diritti alle minoranze non significa toglierli a chi già li ha!
Sitografia
https://www.ilga-europe.org/rainboweurope/2019
https://www.gay.it/cinema-gay/news/stonewall-i-moti-del-1969
https://wearegaylyplanet.com/italia/gay-pride-italia-date-2019/
https://www.businessinsider.com/lgbtq-rights-around-the-world-maps-2018-10?IR=T