Tradizionalmente, la vergogna e il disgusto sono stati trattate come emozioni che hanno un rapporto fra loro “ortogonale”.
Il disgusto viene descritto come un’emozione di base o primaria a livello transculturale (Ekman et al., 1987). La vergogna viene discussa come un’emozione secondaria di autoconsapevolezza (Tangney et al., 2007). Tuttavia, alcuni ricercatori hanno riconosciuto una relazione tra le due emozioni (cfr. Gilbert, 1998; Nussbaum, 2004; Power e Dalgleish, 2008). In effetti, esse condividono diverse importanti somiglianze. Entrambe le emozioni coinvolgono la preoccupazione corporea, sono descritte come emozioni morali e incoraggiano a evitare l’interazione sociale.
Il presente lavoro ha adottato un approccio nuovo per comprendere l’emergere dell’emozione autocosciente della vergogna. In particolare, quest’emozione potrebbe emergere da una struttura evoluta per l’evitamento delle malattie. In altre parole, potrebbe derivare dall’emozione primaria del disgusto, riflettendosi sull’Io (cioè, porta a percepire l’Io come fonte di contaminazione). Se così fosse, la vergogna dovrebbe essere correlata in modo univoco al disgusto e alle cognizioni che evitano le malattie.
Vergogna
La vergogna è considerata in generale come un’emozione che implica la riflessione e la valutazione di sé (Tangney, 2003). Nel definire la vergogna, è importante distinguerla dall’emozione sorella, il senso di colpa. La vergogna e il senso di colpa sono correlati positivamente e sono spesso usati in modo intercambiabile tra i non addetti ai lavori. L’evidenza empirica suggerisce però che si tratta di esperienze emotive diverse che portano a risultati psicologici e comportamentali molto diversi (Tangney, 1991). Una caratteristica importante che distingue la vergogna dal senso di colpa è l’oggetto su cui si concentra l’esame di coscienza (Lewis, 1971).
In risposta a una trasgressione morale, una persona che prova vergogna potrebbe pensare “sono una persona cattiva”. Una persona che prova senso di colpa potrebbe pensare “ho fatto una cosa cattiva” (Niedenthal et al., 1994). L’esperienza della vergogna incoraggia ruminazioni autovalutative che sono degradanti e pervadono tutti gli aspetti del sé (cioè sia fisici che psicologici). In quanto tale, il sé è percepito come innatamente difettoso. La vergogna è quindi un’emozione autoconsapevole a valenza negativa che si traduce in un’autocondanna globale (Tangney, 1991; Niedenthal et al., 1994).
Vergogna e norme sociali
La vergogna può essere scatenata sia da trasgressioni morali sia da violazioni di norme sociali (Ferguson et al., 1991; Keltner e Buswell, 1996). Ad esempio, Ferguson et al. (1991) hanno dimostrato che l’immaginazione di scenari in cui si è responsabili di aver danneggiato la proprietà di qualcuno (cioè una trasgressione morale) o si viola una norma in pubblico, suscita in entrambi i casi la vergogna. Anche l’esposizione pubblica (cioè la presenza di altri) aumenta la probabilità di provare questa emozione (Smith et al., 2002). Se gli altri assistono alla violazione della norma sociale, c’è una maggiore probabilità che il trasgressore provi vergogna. Essa sembra quindi svolgere un’importante funzione sociale come sistema di regolazione interna che scoraggia le violazioni di norme morali o sociali.
Vergogna e Sé corporeo
Oltre alle regole sociali, la vergogna può essere legata anche al sé corporeo. Gilbert (1997) ha suggerito che tale emozione è una conseguenza emergente dell’innato desiderio umano di essere percepiti come attraenti. Secondo Gilbert, l’attrattiva è un fattore che determina la posizione sociale relativa. La vergogna è una risposta emotiva alla perdita di attrattiva e alla conseguente perdita di interazione sociale. A sostegno di questo legame, le prove suggeriscono che la vergogna gioca un ruolo chiave nei disturbi che coinvolgono l’immagine corporea. Ad esempio, il disturbo da dismorfofobia corporea (Parker, 2003) e l’insorgenza e il mantenimento dei disturbi alimentari (Goss e Allan, 2009).
Vergogna ed evitamento
Infine, la vergogna è stata anche descritta come “disadattiva”, perché incoraggia comportamenti disfunzionali, in particolare l’evitamento comportamentale (Tangney, 1991; Niedenthal et al., 1994; Orth et al., 2006). Ad esempio, quando gli individui commettono una trasgressione morale, coloro che sono inclini alla vergogna sono più propensi a rispondere con rabbia ed evitamento piuttosto che con empatia e scuse, che potrebbero riparare il danno causato dalla trasgressione (Tangney, 1991). Lo stigma e il comportamento evitante che accompagnano la vergogna possono svolgere una funzione sociale molto specifica.
Secondo Fessler (2004), la funzione della vergogna è quella di regolare i sistemi e le gerarchie sociali. Infatti, egli ipotizza che essa sia responsabile degli effetti negativi del rifiuto sociale e che, in ultima analisi, possa essere responsabile di incoraggiare il mantenimento delle norme sociali. In effetti, il ricordo del rifiuto sociale infantile (ad esempio, l’essere ignorati da parte dei genitori) è associato alla vergogna cronica in età adulta (Claesson e Sohlberg, 2002). Pertanto, tale emozione può svolgere un ruolo integrale nel preservare l’ordine sociale (Gilbert, 1997; Fessler, 2004). Allo stesso modo, altri hanno suggerito che la vergogna può svolgere un’importante funzione adattiva in termini di mantenimento delle norme sociali e del comportamento morale (Tangney e Stuewig, 2004).
La Vergogna. Da cenerentola delle Emozioni a filo conduttore del lavoro sul Trauma
Disgusto
Come la vergogna, il disgusto è un’emozione morale negativa che coinvolge le preoccupazioni corporee e ha importanti implicazioni per il comportamento sociale. Darwin (1872) si riferiva originariamente al disgusto come a “qualcosa di rivoltante, principalmente in relazione al senso del gusto, come effettivamente percepito o vividamente immaginato” (p. 254). Più recentemente, il disgusto è stato descritto come un’emozione umana interculturale (Ekman, 1970). Esso rappresenta una soluzione evoluta alla sfida adattativa della contaminazione corporea e delle malattie infettive (Curtis e Biran, 2001; Oaten et al., 2009). Più specificamente, il disgusto è stato descritto come un meccanismo di evitamento delle malattie e una componente del sistema immunitario comportamentale (BIS; Schaller, 2006; Oaten et al., 2009).
Behavioral Inhibition System
Il BIS (Behavioral Inhibition System) è una costellazione di risposte psicologiche che rappresentano soluzioni evolute alla sfida adattativa della malattia infettiva (Schaller, 2006). La funzione del sistema immunitario biologico è quella di difendere l’organismo dagli agenti patogeni una volta entrati nel corpo. Il ruolo del BIS è quello di incoraggiare a evitare le situazioni che potrebbero portare alla contaminazione. Il BIS promuove risposte profilattiche inducendo reazioni adattive di tipo affettivo (ad esempio, disgusto), cognitivo (ad esempio, pensieri di contaminazione) e comportamentale (ad esempio, evitamento) quando gli individui sono esposti a stimoli potenzialmente contaminati.
Il disgusto come BIS
Il disgusto è forse il meccanismo BIS più studiato. Può essere concettualizzato in termini di un meccanismo che può essere attivato (cioè acceso o spento) da una serie di informazioni sensoriali indicative di contaminazione. Fra questi il sapore del latte acido o l’odore della spazzatura. Poiché si ritiene che il disgusto sia una soluzione evoluta a una sfida adattativa, la maggior parte degli individui lo sperimenta almeno a un certo livello. Tuttavia, esiste una notevole variabilità nella sensibilità al disgusto.
Pertanto, come la maggior parte dei tratti psicologici, il disgusto può essere valutato come una caratteristica della personalità. Le persone più sensibili al disgusto si preoccupano eccessivamente della potenziale contaminazione. Sono suscettibili agli errori di tipo I (cioè credere che qualcosa sia una minaccia per la malattia quando non lo è) e sono più sensibili agli stimoli disgustosi. Da questo punto di vista, il costo dell’eccessiva sensibilità al disgusto è la perdita di risorse potenzialmente valide a causa della paura della contaminazione, mentre il beneficio è una minore esposizione alle malattie infettive.
Disgusto e norme sociali
Il disgusto è stato descritto come un’emozione morale che riguarda le norme sociali legate alla purezza (ad esempio, i tabù; Haidt, 2003). L’induzione del disgusto attraverso l’esposizione dei partecipanti a quantità variabili di spray per coprire l’odore delle flatulenze (ad esempio, nessuna, quattro o otto spruzzate) ha determinato un aumento della severità dei giudizi morali (ad esempio, le reazioni al mangiare un cane domestico morto; Schnall et al., 2008b). Al contrario, la focalizzazione sulla pulizia (cioè la disattivazione delle preoccupazioni di disgusto e contaminazione) ha portato a giudizi morali meno severi (Schnall et al., 2008a).
Disgusto ed evitamento sociale
Oltre ai giudizi morali, il disgusto è anche associato ad atteggiamenti negativi e all’evitamento di altre persone. Uno dei principali veicoli di trasmissione delle malattie sono gli altri esseri umani. Pertanto, le persone che rappresentano una minaccia significativa per le malattie dovrebbero suscitare disgusto. Schaller e Duncan (2007) hanno sostenuto che il disgusto dovrebbe incoraggiare gli individui a preferire i membri del proprio gruppo rispetto a quelli esterni. Ciò perchè questi ultimi rappresentano una minaccia maggiore per le malattie (ad esempio, possono ospitare agenti patogeni per i quali i membri dell’ingroup non hanno immunità).
In effetti, le differenze individuali e l’attivazione del disgusto sono state collegate all’evitamento e al pregiudizio verso un’ampia gamma di membri esterni al proprio gruppo di appartenenza, tra cui individui stranieri, obesi, disabili o minoranze sessuali (Park et al., 2003, 2006; Faulkner et al., 2004; Navarrete e Fessler, 2006; Olatunji, 2008; Inbar et al., 2009; Terrizzi et al., 2010).
Disgusto e valori tradizionali
È stato anche suggerito che il disgusto possa incoraggiare l’evitamento di membri esterni al proprio gruppo potenzialmente contaminati. Ciò favorisce la formazione di sistemi di valori socialmente conservatori che promuovono l’adesione alle norme sociali e alla tradizione. Inoltre favorisce la negatività verso i membri esterni al gruppo e il loro evitamento (Tangney e Stuewig, 2004; Terrizzi et al., 2010). La sensibilità al disgusto è predittiva di un’ampia gamma di sistemi di valori conservatori (Terrizzi et al., 2013). Pertanto, il disgusto può svolgere un ruolo importante nel plasmare le interazioni sociali (ad esempio, il pregiudizio e l’evitamento). Svolge un ruolo anche nel costruire sistemi di valori sociali (ad esempio, il conservatorismo sociale) che sono di supporto a tali interazioni.
La Vergogna del Terapeuta: da nucleo di sofferenza a fattore di cura
Vergogna e disgusto
Sulla base della precedente rassegna, esistono numerose analogie tra la vergogna e il disgusto. Entrambe le emozioni sembrano svolgere un ruolo importante nelle interazioni sociali, promuovendo l’evitamento degli altri, ma per scopi molto diversi (Orth et al., 2006; Oaten et al., 2009). Per la vergogna, l’evitamento sociale serve a proteggersi dagli effetti dannosi delle violazioni delle norme sociali (Orth et al., 2006; Schmader e Lickel, 2006; Tangney et al., 2007). Per il disgusto l’evitamento sociale consente di evitare la malattia (Faulkner et al., 2004; Navarrete e Fessler, 2006).
In effetti, numerose prove suggeriscono che il disgusto modella le interazioni sociali attraverso la formazione di atteggiamenti negativi verso altre persone. Allo stesso modo, il disgusto può svolgere un ruolo importante nella formazione degli atteggiamenti verso il sé (ad esempio, l’emozione autoconsapevole della vergogna). A sottolineare ulteriormente la relazione unica tra vergogna e disgusto, il senso di colpa non condivide lo stesso modello di evitamento comportamentale. Al contrario, il senso di colpa è caratterizzato da comportamenti di avvicinamento (ad esempio, chiedere scusa; Orth et al., 2006; Schmader e Lickel, 2006).
Mantenimento delle norme sociali
Anche la vergogna e il disgusto sembrano svolgere funzioni simili in termini di mantenimento delle norme sociali. Entrambi sono stati definiti come emozioni morali, che incoraggiano l’adesione alle norme sociali e il comportamento morale (Haidt, 2003; Tangney et al., 2007). In effetti, entrambe incoraggiano il processo decisionale morale (Tangney et al., 2007; Schnall et al., 2008a). Le carenze di vergogna o disgusto sono associate alla psicopatia, caratterizzata da un disprezzo antisociale per le norme sociali (Morrison e Gilbert, 2001; Tangney et al., 2003; Tybur et al., 2009).
Vergogna-disgusto, rabbia-senso di colpa
Alcuni teorici hanno sostenuto che la vergogna e il disgusto sono collegati in quanto entrambi implicano una condanna corporea o di sé. La colpa e la rabbia sono emozioni che implicano la condanna di azioni o comportamenti (Roseman, 1984; Nussbaum, 2004). Giner-Sorolla ed Espinosa (2011) hanno testato se l’esposizione dei partecipanti ad attivatori sociali del disgusto o della rabbia avrebbe portato a un aumento dell’esperienza di vergogna e di colpa, rispettivamente. In due culture diverse (Regno Unito e Spagna), i partecipanti esposti a immagini raffiguranti l’espressione facciale del disgusto hanno provato più vergogna che senso di colpa. I partecipanti che hanno visto volti arrabbiati hanno provato più senso di colpa che vergogna.
Linguaggio corporeo
Un’altra somiglianza tra vergogna e disgusto è il linguaggio del corpo e la postura che sono associati alle due emozioni. Darwin (1872) ha descritto la vergogna come un allontanamento del corpo nel tentativo di evitare e il disgusto come un allontanamento nel tentativo di proteggere il sé. Wallbott (1998) ha riscontrato che sia la vergogna che il disgusto comportano un collasso della parte superiore del corpo e un movimento verso il basso della testa, rendendo il corpo un bersaglio più piccolo, come se si volesse evitare un danno.
Nel caso della vergogna, il cambiamento posturale può essere un tentativo di evitare lo stigma che accompagna la trasgressione morale, un tentativo simbolico di mantenere il sé libero da contaminazioni. Nel caso del disgusto, questo comportamento ha la funzione più pratica di proteggere il sé dalla contaminazione corporea.
Preoccupazione per il corpo o per il sé
Inoltre, sia la vergogna che il disgusto hanno in comune la preoccupazione per il corpo o per il sé. La preoccupazione corporea associata alla vergogna si evince dalla sua associazione con i disturbi dell’immagine corporea (Gilbert, 1997; Parker, 2003; Goss e Allan, 2009). Anche il disgusto ha a che fare con il mantenimento del corpo, in quanto la sua funzione principale è proteggere il sé corporeo dalla contaminazione (Oaten et al., 2009). Sebbene la vergogna e il senso di colpa siano altamente correlati, solo la vergogna condivide con il disgusto una preoccupazione corporea.
Vergogna, disgusto e neuroimaging
Infine, alcuni lavori di neuroimaging suggeriscono che la vergogna e il disgusto potrebbero avere dei punti in comune a livello fisiologico. La vergogna è stata associata all’attivazione della corteccia cingolata anteriore (ACC; Michl et al., 2014). Allo stesso modo, il disgusto è stato associato a una maggiore attivazione dell’ACC (Wicker et al., 2003; Amir et al., 2005). Il disgusto è stato anche associato al giro cingolato anteriore (ACCg; Mataix-Cols et al., 2008), una sottoregione specifica dell’ACC che è stata collegata all’elaborazione delle informazioni relative alle interazioni sociali (ad esempio, costi, benefici, errori; Apps et al., 2016).
Più specificamente, le differenze individuali nella sensibilità al disgusto modulano l’attivazione dell’ACCg (Mataix-Cols et al., 2008). In altre parole, quando i partecipanti sono esposti a uno stimolo disgustoso, coloro che sono più sensibili al disgusto sperimentano una maggiore attivazione dell’ACCg. Studi di imaging hanno anche dimostrato che sia la vergogna che il disgusto sono stati associati all’attivazione dell’insula anteriore (Wicker et al., 2003; Cracco et al., 2016).
Funzione evolutiva
Una possibile spiegazione dell’apparente relazione tra disgusto e vergogna è che si tratta di sistemi psicologici sovrapposti. L’evoluzione è un processo disordinato ma efficiente che sfrutta l’architettura esistente (Buss et al., 1998; Marcus, 2008). Ad esempio, si ritiene che la piuma sia un’esaptazione, una caratteristica che si è originariamente evoluta per risolvere una sfida adattativa, ma che poi è stata cooptata per risolverne un’altra (Buss et al., 1998). La piuma svolge un’importante funzione strutturale che consente il volo degli uccelli, ma si pensa che in origine si sia evoluta come mezzo di regolazione della temperatura.
Così come la piuma ha oggi uno scopo diverso da quello per cui si è evoluta in origine, anche il disgusto può avere uno scopo diverso. In altre parole, oltre al suo ruolo primario di incoraggiare l’evitamento delle malattie, il disgusto potrebbe svolgere un ruolo importante nel mantenimento delle interazioni sociali, evocando la vergogna.
La vergogna può essere una derivazione del disgusto
Di conseguenza, la vergogna può derivare, almeno in parte, dall’emozione del disgusto. In altre parole, l’emozione secondaria e autocosciente della vergogna può essere provata quando l’emozione primaria del disgusto si riflette sul sé. Da questa prospettiva, il disgusto può fungere da sistema interno di regolazione morale e sociale, in quanto, una volta perpetrata una trasgressione sociale, il sé viene percepito come una fonte di contaminazione.
La stigmatizzazione che accompagna il disgusto e la contaminazione di sé serve quindi come contingenza interna che può motivare il nascondersi e l’evitamento per evitare ulteriori contaminazioni. In altre parole, la vergogna può emergere dal disgusto. Come risultato di questa relazione, la vergogna non dovrebbe essere legata solo alla sensibilità al disgusto, ma anche alle preoccupazioni di contaminazione o alle cognizioni di evitamento della malattia (ad esempio, la vulnerabilità percepita alla malattia, PVD).
La Schema Therapy per lavorare su Vergogna, Invidia e Rabbia
Ricerca attuale
L’obiettivo degli studi proposti era quello di indagare il ruolo del disgusto nell’emozione autovalutativa della vergogna. Si ritiene che la vergogna e il disgusto si siano evoluti per risolvere sfide adattative diverse (ad esempio, stabilire le gerarchie sociali ed evitare le malattie, rispettivamente; Gilbert, 1997; Curtis et al., 2004; Fessler, 2004; Oaten et al., 2009). Tuttavia, le due emozioni potrebbero essere più strettamente correlate di quanto si pensasse.
Sia la vergogna che il disgusto sono stati descritti come emozioni morali (Haidt, 2003; Tangney e Stuewig, 2004; Schnall et al., 2008b). Hanno caratteristiche posturali simili (ad es, Darwin, 1872; Wallbott, 1998) e risposte comportamentali simili (ad esempio, l’evitamento; Tangney, 1991; Oaten et al., 2009). Comportano preoccupazioni corporee (Gilbert, 1997; Parker, 2003; Goss e Allan, 2009; Oaten et al., 2009). L’insieme di questi risultati suggerisce che il disgusto e la vergogna possono essere sistemi sovrapposti.
Correlazione univoca fra vergogna e disgusto
Poche ricerche hanno studiato l’associazione tra disgusto e vergogna. Di conseguenza, l’obiettivo degli studi attuali è stato quello di indagare in che misura la vergogna sia correlata in modo univoco al disgusto. Più in generale, dovrebbe essere correlata alle preoccupazioni legate all’evitamento della malattia (ad esempio, la preoccupazione per la contaminazione). Sebbene la vergogna e il senso di colpa siano spesso altamente correlati (Tangney, 1991), le caratteristiche che contraddistinguono il disgusto e la vergogna (per esempio, la preoccupazione corporea e l’evitamento sociale) non descrivono il senso di colpa.
Pertanto, l’associazione proposta tra disgusto e autovalutazione dovrebbe sfociare specificamente nella vergogna, non in emozioni negative generali di autoconsapevolezza o nel senso di colpa. Per garantire che la relazione sia effettivamente unica alle emozioni di disgusto e vergogna, sono stati inclusi il senso di colpa e gli affetti negativi come variabili di confronto e di controllo.
Distinzione con il senso di colpa
Se la vergogna e il disgusto condividono un’architettura psicologica evoluta in cui l’esperienza della vergogna emerge dalla percezione di sé come fonte di disgusto e contaminazione, la sensibilità al disgusto e le cognizioni evitanti la malattia dovrebbero prevedere la predisposizione alla vergogna. Inoltre, se l’effetto è specifico della vergogna, la sensibilità al disgusto e le cognizioni che evitano la malattia non dovrebbero essere correlate al senso di colpa. Esse dovrebbero rimanere significative anche dopo aver controllato l’affetto negativo.
Inoltre, se la vergogna emerge dal disgusto, dovrebbe esistere una relazione causale tra i due sistemi. L’induzione del disgusto dovrebbe provocare un aumento della propensione alla vergogna, ma non della propensione al senso di colpa. Ci sarebbe, cioè, una maggiore probabilità di rispondere alle richieste di trasgressione sociale con risposte coerenti con la vergogna, come l’evitamento, rispetto a risposte coerenti con il senso di colpa, come le scuse.
Si è ipotizzato che le differenze individuali nella sensibilità al disgusto sarebbero state positivamente correlate alla propensione alla vergogna, ma non al senso di colpa. Inoltre, l’induzione del disgusto aumenterebbe la propensione alla vergogna, ma non al senso di colpa.
Studio 1
Lo scopo dello Studio 1 è stato quello di verificare se le differenze individuali nella sensibilità al disgusto e nella paura della contaminazione fossero associate a differenze individuali nella propensione e nella sensibilità alla vergogna. Se la vergogna emerge dal disgusto, la sensibilità al disgusto dovrebbe essere correlata positivamente alla vergogna. Inoltre, la vergogna dovrebbe essere associata a preoccupazioni più ampie di evitamento della malattia, quindi essa dovrebbe essere associata anche alle preoccupazioni di contaminazione.
Per garantire che queste relazioni non siano un semplice prodotto dell’affetto negativo, abbiamo controllato gli effetti negativi in tutte le analisi. Inoltre, le relazioni dovrebbero essere specifiche alla vergogna (cioè, la sensibilità al disgusto non dovrebbe essere correlata al senso di colpa), quindi abbiamo incluso misure di propensione al senso di colpa per dimostrare la validità discriminante.
Discussione
Lo studio 1 ha fornito le prime prove correlazionali dell’esistenza di una relazione unica tra disgusto e vergogna. La sensibilità al disgusto e la preoccupazione per la contaminazione erano costantemente correlate positivamente con la propensione alla vergogna. Questo anche dopo aver controllato la propensione al senso di colpa e l’affetto negativo. Il senso di colpa, d’altra parte, non era generalmente correlato con le componenti evitanti la malattia del disgusto quando si controllavano la vergogna e gli affetti negativi. Questi risultati hanno fornito una prova parziale che la vergogna può coinvolgere il disgusto. Tuttavia, lo studio 1 era limitato in quanto si trattava di un disegno correlazionale. Esso non era in grado di fornire alcuna prova di una relazione causale tra disgusto e vergogna.
Disgusto morale
Inoltre, lo Studio 1 ha fornito alcune prove del fatto che il disgusto morale, a differenza delle altre misure di sensibilità al disgusto (cioè il disgusto patogeno/core e il disgusto sessuale), era costantemente correlato positivamente con la propensione al senso di colpa. Questo risultato è emerso anche dopo aver controllato la propensione alla vergogna e l’affetto negativo. È interessante notare che il disgusto morale era l’unica misura della sensibilità al disgusto a non essere correlata con la propensione alla vergogna.
Questo risultato è coerente con la distinzione primaria tra vergogna e senso di colpa. La vergogna è caratterizzata da un’autovalutazione mentre il senso di colpa è caratterizzato da una valutazione comportamentale (Niedenthal et al., 1994). Poiché il disgusto morale è una valutazione comportamentale (cioè, quanto un individuo è disgustato dalle violazioni alle norme), ha senso che il disgusto morale sia correlato alla propensione al senso di colpa ma non alla propensione alla vergogna.
Studio 2
Lo scopo dello studio 2 è stato quello di testare un modello causale secondo il quale l’induzione del disgusto determina livelli più elevati di predisposizione alla vergogna. In altre parole, una maggiore probabilità di rispondere alle richieste di trasgressione sociale con risposte coerenti con la vergogna. Se la vergogna è un’esperienza emotiva che emerge dal sentimento di disgusto verso se stessi, l’induzione del disgusto dovrebbe innescare la vergogna. Anche in questo caso, si ipotizzava che l’effetto fosse specifico della vergogna, quindi non ci si aspettava che l’induzione del disgusto influenzasse i sentimenti di colpa. Inoltre, ci si aspettava che l’effetto fosse specifico del disgusto e non il risultato di un affetto negativo generale.
Pertanto, si ipotizzava che l’induzione del disgusto avrebbe prodotto livelli di vergogna più elevati rispetto a una condizione neutra e a una condizione in cui veniva indotto uno stato d’animo negativo. Inoltre, gli individui sensibili al disgusto sono presumibilmente più ricettivi alla manipolazione del disgusto rispetto a quelli meno sensibili (vedi Terrizzi et al., 2010). Per questo sono state condotte analisi di moderazione. Si è ipotizzato che i soggetti sensibili al disgusto avrebbero provato più vergogna in seguito alla manipolazione del disgusto rispetto ai soggetti meno sensibili.
Discussione
Come nello Studio 1, la sensibilità al disgusto è risultata un predittore significativo della vergogna anche dopo aver controllato il senso di colpa e l’affetto negativo. Tuttavia, a differenza dello Studio 1, la sensibilità al disgusto era un predittore significativo del senso di colpa anche dopo aver controllato la vergogna e l’affetto negativo. Sebbene non vi siano prove di un effetto principale della manipolazione del disgusto, lo Studio 2 ha fornito una prima prova che l’induzione del disgusto aumenta la vergogna per gli individui sensibili al disgusto.
Questi risultati erano significativi anche dopo aver controllato l’affetto negativo e il senso di colpa. Inoltre, l’effetto sembrava essere particolare per la vergogna e il disgusto. Quando il senso di colpa è stato analizzato come variabile dipendente, non è stata riscontrata alcuna interazione tra la condizione e la sensibilità al disgusto quando si controllavano la vergogna e l’affetto negativo. I risultati evidenziano quindi la relazione unica tra vergogna e disgusto.
Trauma, attaccamento, disregolazione emotiva e vergogna: terapia dei comportamenti autodistruttivi
Discussione generale
In entrambi gli studi, la vergogna è risultata correlata positivamente sia con la sensibilità al disgusto sia con la preoccupazione per la contaminazione. In altre parole, coloro che erano sensibili al disgusto e/o preoccupati per la contaminazione erano più sensibili alla vergogna. Inoltre, in entrambi gli studi, la sensibilità al disgusto e la preoccupazione per la contaminazione erano predittori significativi della vergogna. Questo anche dopo aver controllato il senso di colpa e l’affetto negativo, sottolineando che la relazione tra disgusto e vergogna è unica. La relazione tra disgusto e vergogna non è dovuta all’affetto negativo (cioè, sono entrambe emozioni con valenza negativa). Lo stesso schema non è stato osservato con l’emozione sorella della vergogna, il senso di colpa.
Disgusto morale e senso di colpa
È interessante notare, tuttavia, che il senso di colpa era costantemente correlato positivamente con il disgusto morale anche dopo aver controllato la vergogna e gli affetti negativi. Questo effetto può essere dovuto al fatto che la vergogna e il senso di colpa differiscono per quanto riguarda la natura delle valutazioni autocoscienti. Per la vergogna, il sé è l’oggetto delle valutazioni negative, mentre per il senso di colpa, il comportamento funge da oggetto-atteggiamento (Niedenthal et al., 1994). Pertanto, il senso di colpa può essere associato al disgusto morale perché riguarda valutazioni comportamentali negative (ad esempio, essere disgustati dalle violazioni del contratto sociale).
Relazione causale fra disgusto e vergogna
Lo Studio 2 ha fornito un primo supporto alla relazione causale tra disgusto e vergogna. Sebbene non vi sia stato un effetto principale per l’induzione del disgusto (cioè l’induzione del disgusto non ha aumentato la vergogna per tutti i partecipanti), rispetto all’induzione negativa, la manipolazione del disgusto ha aumentato la vergogna per gli individui più sensibili al disgusto. È importante notare che questo effetto era coerente anche dopo aver controllato l’affetto negativo e il senso di colpa. Inoltre, la manipolazione non ha avuto lo stesso effetto sul senso di colpa (cioè, l’induzione del disgusto non ha influenzato il senso di colpa).
Relazione univoca fra disgusto e vergogna
Nel complesso, questi studi forniscono alcune prove preliminari di una relazione unica tra vergogna e disgusto. In altre parole, la vergogna potrebbe fare leva su un’architettura evoluta di evitamento della malattia. Tuttavia, è chiaro che occorre lavorare ancora molto per chiarire l’esatta natura della relazione tra vergogna e disgusto.
Conclusioni
I risultati della ricerca attuale forniscono alcune prove preliminari di un legame tra vergogna e disgusto. Sebbene sia necessario svolgere ulteriore lavoro per comprendere la natura causale di questa relazione, essa potrebbe avere alcune importanti implicazioni cliniche per i clienti che soffrono di disturbi psicologici legati alla vergogna (ad esempio, il disturbo da dismorfofobia corporea e i disturbi alimentari). In effetti, dato l’accumularsi di prove che collegano la sensibilità al disgusto ai disturbi d’ansia (vedi Olatunji e McKay, 2009), alcuni ricercatori hanno già proposto di ridurre la sensibilità al disgusto come componente della psicoterapia (Viar-Paxton e Olatunji, 2012).
Se le prove sperimentali future convalideranno la relazione causale tra disgusto e vergogna (cioè se il disgusto causa la vergogna), questi tipi di terapie per la riduzione del disgusto potrebbero rivelarsi trattamenti efficaci per i disturbi psicologici legati alla vergogna. Inoltre, se la vergogna è vissuta come disgusto per il sé, può aiutare a far luce su questioni più ampie come la stigmatizzazione. Ad esempio, lo stigma può essere vissuto come auto-contaminazione. Ciò che è chiaro, tuttavia, è che è necessario condurre ulteriori ricerche per chiarire la relazione tra disgusto e vergogna.
Articolo liberamente tradotto e adattato. Fonte: John A. Terrizzi Jr., Natalie J. Shook. On the Origin of Shame: Does Shame Emerge From an Evolved Disease-Avoidance Architecture? In: Front. Behav. Neurosci., 18 February 2020 Sec. Individual and Social Behaviors. https://www.frontiersin.org/articles/10.3389/fnbeh.2020.00019/full. Published: February 2018. Accessed July 3, 2023.