Il Suicidio e la Prevenzione

suicidio e prevenzione

Oggi apre la XII edizione della giornata dedicata alla prevenzione del suicidio. In questo periodo a causa forse anche  della notizia della morte dell’attore Robin Williams, questo spinoso e delicato tema ritorna a scuotere ed interessare l’opinione pubblica.

L’organizzazione nazionale sanitaria (OMS), parla di una possibile prevenzione del suicidio, e in molti in questi giorni stanno dedicando articoli e workshop al tema.

L’OMS ha annunciato che in Italia nel 2012 sono stati registrati 4000 suicidi,  quasi tutti uomini quelli appartenenti alla fascia di età lavorativa (24-65). La relazione di questo dato con l’attuale crisi economica è lampante; i tassi di disoccupazione aumentano e in Italia forse più che in altri paese è l’uomo ad avere una responsabilità maggiore nell’introito economico familiare.

Nel solo mese di Marzo si sono contati in Italia 16 suicidi tra lavoratori ed imprenditori, al ritmo sconcertante di oltre 1 ogni due giorni.

Sembrerebbe invece, da questi dati che il suicidio negli anziani sia in lieve diminuzione.

Ma quali sono i fattori di rischio, e a quale categorie appartengono?

Vengono riconosciuti 3 tipi di fattori di rischio:

  • Bio-psicosociali; storie di suicidio familiare, disturbi mentali, tendenze aggressive, esperienze traumatiche , abuso di sostanze stupefacenti
  • Socioculturali; mancanza di sostegno sociale, credenze culturali, esposizione ad atti suicidari.
  • Ambientali; perdita del lavoro, perdita di relazioni sociali, emulazione al suicidio.

Tra tutti questi fattori quello che maggiormente colpisce è l’esposizione ad atti suicidari e l’emulazione al suicido.

La prestigiosa rivista the Lancet Psychiatry ha pubblicato un articolo  a maggio di quest’anno, in cui emerge come lo spazio riservato nei quotidiani ad alcuni suicidi, descrivendone minuziosi dettagli, potrebbero scatenare casi di emulazione negli adolescenti. È chiaramente difficile dimostrare il nesso causale, ma i ricercatori spiegano che potrebbe esserci un ruolo di innesco da parte della copertura mediatica. Per non parlare del ruolo di internet e dei social forum.

Proprio oggi un articolo sul blog de Il Fatto Quotidiano intitolato: “Social network e disagio:  il suicidio si annuncia sul web”, parla di  una ricerca dei tecnici di Instagram che pare abbia individuato  oltre 800mila post contenenti il preoccupante #sue,  hashtag dell’acronimo di suicidio,  e questi post sono stati pubblicati in pochissimo tempo.  I messaggi e le immagini erano quasi totalmente vere con inni alla ricerca della morte.

Quello che risulta evidente è che i fattori possono essere molteplici, che il suicidio non riguarda solo la depressione o la malattia mentale, o l’uso di sostanze stupefacenti.

Non sempre è lontano: le persone che commettono il suicidio spesso danno dei segnali più o meno latenti che nella maggior parte dei casi non vengono colti.

Alcuni studi riportano che almeno 2/3 degli individui suicidi avevano espresso la loro intenzione di metterlo in atto.

Qual’è il ruolo dello Psicologo in questo scenario?

Il focus è spesso concentrato sulla cura farmacologica, afferma il Dott Stefano Callipo (psicologo responsabile a Roma del Centro di Psicologia Callipo – Prevenzione e valutazione del rischio suicidario), dimenticando che la persona è unica e irripetibile, con le proprie differenze individuali. Quanto al cosiddetto “gesto folle” gran parte delle persone che compiono gesti suicidari, sono persone sane – non necessariamente con disturbi da DSM (il periodico “atlante” dei disturbi mentali, ndr.)

Esiste una valutazione del rischio suicidario ed esiste la possibilità di porre attenzione ai segnali che vengono messi in atto, prima dell’atto suicidario. Le richieste d’aiuto sono importanti e fondamentale risulta individuarle e saperle cogliere.

Si parla di benessere psicofisico della persona a cui soprattutto noi psicologi siamo chiamati a rispondere. Chi meglio dello psicologo può favorirlo, provando a rilevare e a predisporre le condizioni per cui la problematica non si manifesti. Ancora in pochi psicologi si sono dedicati a questo fenomeno, del quale in Italia esiste ancora un forte tabù culturale.

La richieste di una professionalità centrata sulla valutazione di queste problematiche è in constante crescita. Il reclutamento di esperti della condotta suicidaria è stata inserita dall’OMS come atto preventivo!

immagine: “aiuto dalle mani tese”, autore Ribechi

Bibliografia :

Centro di Psicologia Callipo – Resp. Dott. Stefano Callipo – Centro di Prevenzione del Rischio Suicidairio

articolo: www.altroquotidiano.it/index.php?option=com_content&view=article&id=5017518%3Aanimeainchiostro-lemergenza-suicidio-in-unepoca-di-passioni-tristi-intervista-allo-psicologo-stefano-callipo&catid=106%3A9

www.sieds.it/oldsite/pdf_word/focus/Economic_%20and_Social_Focus_SIEDS0111.pdf

sito web : www.prevenire il suicidio.it

pubblicazione scientifica: www.thelancet.com/journals/lanpsy/article/PIIS2215-0366(14)70225-1/abstract

articolo: www.ilfattoquotidiano.it/2014/09/09/social-network-e-disagio-il-suicidio-si-annuncia-sul-web/1115715/

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