Psicologo e social network sono davvero due mondi così distanti? A ben vedere da alcuni anni, stiamo assistendo ad un incredibile aumento e diffusione dei social network e del loro utilizzo da parte di tutta la popolazione mondiale, psicologi inclusi ;)
Pensiamo a Facebook, solo questo social network, attualmente il più usato, conta 901 milioni di iscritti, ma come tutti gli altri social network (Twitter, LinkedIn e 4square in primis) i suoi iscritti sono in continua crescita. I Social network sono entrati ormai a far parte della vita quotidiana di ognuno e, proprio per questa loro sempre maggior diffusione e importanza che stanno raggiungendo, anche per lo psicologo si pone il problema di chiedersi come rapportarsi con questi strumenti. La professione di psicologo ha infatti l’obbligo di domandarsi se e in che modo internet e i social network, possono influenzare il suo lavoro e il rapporto con la sua utenza.
Questo tipo di riflessione si pone specialmente con quelle categorie di psicologi che hanno relazioni confidenziali e delicate con i propri clienti, quali psicologi clinici e psicoterapeuti. “Un mio cliente mi ha aggiunto comeìamico su facebook.” “Hanno messo un giudizio negativo sulla mia attività su linkedIn?” “Un mio cliente mi chiede appuntamenti privati via Twitter?”
Come possiamo affrontare queste situazioni? Una riflessione tra psicologo e social network, in Italia, non è ancora avvenuta. Gli psicologi coinvolti al momento sembrano assumere posizioni prevalentemente radicali, chi utilizza i social network senza alcuna attenzione o cura rispetto alla propria professionalità e chi invece ha preferito abolire e vietarsi in toto l’utilizzo di questi mezzi.
Riteniamo invece che sia non solo possibile, ma anche auspicabile che lo psicologo utilizzi i social network, ma che tale utilizzo debba essere gestito con grande delicatezza e sensibilità date le infinite possibilità, pericolose o positive, che possono sorgere. In molti paesi al di fuori dell’Italia le istituzioni responsabili della professione di psicologo hanno inserito nei loro “codici deontologici” diverse misure per descrivere e regolare il rapporto tra psicologo e social network. Data l’assenza in Italia di normative specifiche riguardanti questo tema proponiamo delle “linee guida”, o se preferite “una prima piattaforma di dibattito e discussione“, maturate anche dalla lettura di materiale proveniente da fonti estere, che possono far riflettere lo psicologo ad utilizzare efficacemente e con responsabilità i social network.
Psicologo, social network e Tutela della Privacy
Il primo aspetto da affrontare quando si parla di psicologo e social network è sicuramente la privacy. Attenzione, non intendiamo solamente la nostra privacy ma anche quella dei nostri clienti.
Immaginiamo di essere uno psicologo che ha un proprio profilo su Facebook e ci arriva la famosa richiesta di amicizia di un cliente. Accettiamo o meno? Accettando la richiesta, questa persona potrà visualizzare ciò che scriviamo, ad esempio i nostri post, potrà vedere quello che ci scrivono altre persone, come degli amici, potrà visualizzare delle nostre foto personali, vedere i nostri famigliari, ma siamo disposti ad affrontare tutto ciò? Decidiamo allora di respingere l’amicizia, cosa potrebbe pensare il cliente di questa nostra scelta? Non abbiamo un buon rapporto? Non siamo amici? Inoltre nel momento in cui accettiamo un contatto su un social network, dobbiamo pensare che non solo questa nuova persona può vedere le nostre azioni, ma che anche noi (e tutti i nostri contatti!) possiamo vedere le sue!
E’ bene in questo caso, cercare di strutturare con cura, la dove possibile, la nostra e altrui privacy. Ma in che modo? Il primo consiglio, quale che sia il social network in oggetto (Facebook, Linkedin, Twitter, Google+, ecc…) è quello di aprirci un nuovo profilo da dedicare esclusivamente alla nostra professione di psicologo. Potremo eventualmente scrivere il nostro nome e cognome seguito dalla dicitura “psicologo”. All’account personale potremo invece togliere il nome reale e lasciare uno pseudonimo. Questa semplice accortezza ci permetterà di evitare spiacevoli situazioni di mancata privacy.
In seconda battuta, attraverso la modifica di determinate impostazioni sulla privacy (com’è possibile su Facebook ed altri social network), possiamo decidere chi può vedere il nostro profilo e chi no, cosa si può vedere e cosa no, possiamo decidere se mostrare a tutti la nostra lista amici, o se renderla invisibile a tutti, possiamo inoltre pensare di limitare la possibilità di scrivere sulla nostra bacheca solo ad alcune persone. I contenuti stessi che noi pubblicheremo saranno correlati anch’essi solo alla nostra professione e ai nostri servizi. Potremo, da una parte lasciare molto aperto l’account professionale, dall’altra alzare i livelli di privacy a quello personale cosí da poterlo continuare ad usare con amici, parenti e conoscenti, ma senza correre inutili e spiacevoli rischi con clienti, colleghi…me commissioni deontologiche ;)
Pensare in questo modo la propria presenza di psicologo sui social network, permette sia di operare con successo particolari strategie di marketing e di brandizzazione delle nostre attività, sia di garantirci una sicurezza alla nostra privacy personale. Il cliente stesso verrà in questo modo protetto e rispettato, rendendo eticamente corretto il nostro rapporto.
Etica, Deontologia, Psicologo e Social Network
Riuscire a controllare tutte le azioni che sia da parte nostra che dei nostri clienti avvengono su internet e sui social network è un operazione al limite dell’impossibile. La rete internet, per definizione, è continuamente in evoluzione, è mutevole, i suoi usi cambiano continuamente e la gente stessa ci si rapporta in modo diverso di situazione in situazione. Qualora dovessero crearsi delle situazione per lo psicologo inaspettate, finanche dubbi su aspetti di etica e deontologia professionale, secondo gli esperti del settore è bene sempre riportare la dinamica accaduta nel setting clinico.
All’interno del setting clinico infatti possiamo esplicitare come intendiamo affrontare il nostro rapporto con i clienti e i social network, informandoli su quali sono le nostre modalità di uso di questi mezzi. Possiamo esplicitare al cliente che non accettiamo richieste di amicizia su Facebook, ricordiamo al cliente che non fissiamo appuntamenti o rispondiamo a messaggi tramite social network, tramite una twittata, ma magari solo tramite e-mail o per telefono. Rendere chiaro come intendiamo utilizzare questi strumenti, renderà trasparente e sincera la relazione con il nostro cliente.
Attenzione alle parole!
Facciamo un’ulteriore riflessione. Dare l’amicizia, twittare, mettere mi piace, sono espressioni entrate ormai nel nostro linguaggio comune. Anche se i social network sono strumenti che hanno come obiettivo la promozione della socializzazione, queste parole non hanno sempre una funzione molto chiara per tutti gli utenti. La nostra professione, che ha nella parola uno dei suoi strumenti principali, deve allora interrogarsi su che cosa rappresentano o possono rappresentare per le persone queste parole.
Pensiamo alla parola amicizia, l’etimo ci rimanda alla radice latina di “amare, colui che si ama”, essere amico di una persona vuol dire condividere con lei sentimenti ed esperienze significative per l’uno e per l’altro, è subito evidente quindi che una dinamica del tipo “respingere un’amicizia” possa aprire a dinamiche di vario genere (ancora, non è questa la sede giusta per trattarle) che lo psicologo deve ovviamente tenere in considerazione. Può essere un’idea per lo psicologo, realizzare un vero e proprio glossario, così da poter riassumere e definire con chiarezza cosa si intende con l’utilizzo di determinate parole.
Specificare che sul nostro profilo accettiamo esclusivamente come amici altri professionisti, poiché il nostro profilo ci serve esclusivamente per trovare nuovi collaboratori, può evitare l’insorgere di situazioni e dinamiche rischiose per il percorso che stiamo affrontando con il nostro cliente. Insomma, non esistono ad oggi standard riconosciuti, stiamo offrendo dei primi spunti di discussione, ne cominciamo a discutere nel gruppo facebook per lo psicologo, ma la cosa è in divenire…
Perché lo Psicologo dovrebbe quindi usare i social network?
Leggere e riflettere su queste cose può farci pensare che i social network presentano troppi vincoli e problemi per lo psicologo, i benefici che comporta lo “stare sui social” possono sembrare inferiori ai rischi. Quali sono dunque i motivi per cui uno psicologo dovrebbe essere presente sui social network? Possiamo riassumere i motivi principali in queste quattro voci:
- Branding & Marketing
- Collaborazioni
- Trasparenza
- Conoscere i social network
Branding & Marketing
Attraverso i social network lo psicologo può portare avanti delle efficaci operazioni di marketing per la propria attività, i social network infatti ci permettono di raggiungere un’utenza vastissima. Una strategia di marketing ben realizzata ci permetterà di far diventare parte di questa utenza nostri clienti. Per Branding, o per meglio dire Personal Branding, intendiamo un processo nel quale un individuo, nel nostro caso lo psicologo, mette in atto delle azioni e delle strategie per differenziarsi dagli altri professionisti. Tale differenziazione avviene identificando ed esplicitando la nostra unica e particolare value proposition, diffondendola in varie situazioni, come ad esempio tra i vari social network, attraverso messaggi o immagini finalizzati a raggiungere un determinato obiettivo. In questo modo, gli individui possono migliorare la propria reputazione professionale, collocandosi come esperti di una determinata area nella mente delle persone.
Collaborazioni
Uno dei benefici principali dei social newtork per lo psicologo è quello di potersi connettere con altri professionisti e condividere, fare networking, creare opportunità e progettualità. Una volta entrato in collegamento con un professionista, potrai seguire le sue attività, vedere i contenuti che pubblica, leggere i suoi messaggi, individuare spunti di collaborazione e sinergia. Ed altrettanto lui potrà fare con te :)
I social network permettono dunque di avere uno strumento facile e veloce con il quale conoscere, valutare e contattare possibili collaboratori.
I social network daranno modo di poter creare, sviluppare e soprattutto mantenere una rete di contatti, che potrebbero risultarti utile in qualsiasi momento della tua vita professionale
Trasparenza
Per trasparenza intendiamo, in questo contesto, che stiamo utilizzando i social network per fornire informazioni chiare ed accessibili riguardo la nostra attività. Possiamo far conoscere alle persone come lavoriamo, quali sono le nostre tariffe, i nostri ambiti di intervento professionali.
Conoscere i social network
Consideriamo quest’ultimo punto come uno dei più importanti e significativi per lo psicologo, ma allo stesso tempo uno dei più sottovalutati e meno presi in considerazione. I social network sono parte integrante delle nostre vite, quasi ogni fascia di età è ormai coinvolta nel loro utilizzo e le nuove generazioni vedono il proprio processo di crescita accompagnato proprio da questi strumenti. E’ importante per lo psicologo quindi, capire cosa sono i social network, come funzionano, che effetti hanno sulla vita delle persone. Accogliere in un percorso di consulenza un adolescente e non conoscere Facebook può rivelarsi uno spiacevole ostacolo per il nostro lavoro.
Ti va di discuterne?
Come già detto, su questi temi non esistono ad oggi standard riconosciuti ne metodologie consolidate. Molto spesso la gestione dei social network viene lasciata al buon senso dello psicologo e ad una sua riflessione personale. Ne abbiamo cominciato a discutere nel gruppo “Facebook per lo Psicologo“, ti invitiamo a continuare la discussione anche qui… lasciando un tuo commento :)
Grazie,
Alessio Corsi
0 thoughts on “Psicologo e Social Network. Rischi e opportunità”
Elena says:
Secondo me la cosa migliore da fare sarebbe quella di aprire una pagina (ad esempio su facebook)come figura professionale che offre un certo tipo di servizio e che rimandandi anche al proprio sito.
Personalmente in tale area specificherei sia una sorta di regolamento per gli utenti (per esempio dicendo di contattare il terapeuta direttamente in privato per richieste d’aiuto, appuntamenti ecc..), sia pubblicherei il codice deontologico che il terapeuta è tenuto a seguire. E’ ovvio che in questo spazio il terapeuta è tenuto a comportarsi da terapeuta evitando situazioni amicali con pazienti o potenziali pazienti! Ma ciò non toglie che lo stesso terapeuta possa avere anche un profilo privato destinato ad un uso personale (naturalmente evitando di “accettare l’amicizia” da persone esterne alla propria vita sociale, utilizzando filtri per quanto riguarda foto o conversazioni personali ecc..). In questo modo forse, si potrebbe sfruttare al meglio la visibilità che offre un socialnetwork, evitando i rischi e i problemi che potrebbero derivare quando sfera lavorativa e privata collimano. :)
Lia Cama says:
Penso che l’approccio dipenda molto anche dal contesto nel quale si vive e lavora. Anch’io sono in una piccola realtà e le regole di comunicazione professionali si intrecciano con quelle “locali”. Quando faccio formazione in aula per le aziende (clienti esterni, città lontane dalla mia) è fondamentale essere formali. Ma con i pazienti che vedo insieme alla mia collega nella mia città, sarebbe ridicolo ed inappropriato un atteggiamento distante. Ci si dà del tu e fuori dagli incontri si parla di molti argomenti, le vite sono spesso intrecciate (compagni di scuola, amici di amici ecc..). I miei gruppi hanno per oggetto il trattamento di obesità e disturbi alimentari; gli incontri sono quindicinali, ma nell’intertempo le persone sanno che possono essere aiutati da me o dai compagni di gruppo a gestire un’abbuffata in arrivo o a condividere il successo del peso che scende. Bastano due parole su fb. Sanno che io ci sono sempre e che leggo sempre e soprattutto rispondo sempre. Funziona. Troverei difficile tornare a lavorare “all’antica”.
Alessio Corsi says:
Ciao Lia, te come Vincenzo mettete in luce sicuramente un elemento importantissimo, ovvero la variabile contestuale. Ogni relazione psicologo-cliente è unica nel suo essere, è bene dunque apportare i giusti cambiamenti, come ad esempio nel rapporto psicologo-cliente-internet/social media, dove è necessario. E’ interessante notare, come le “regole” etiche e deontologiche (straniere) consultate per la creazione di quest’articolo non accennino minimamente a questa variabile.
Grazie per la riflessione.
Alessio
luigi longhin says:
complimenti per l’iniziativa ci sentiamo a settembre
luigi longhin
Rosella says:
Credo che una norma dettata dal buon senso sia quella di tenere riservate tutte le informazioni relative al proprio profilo (bacheca, foto, info…)permettendone l’accesso solo ai propri “amici”.
Una seconda norma può essere quella di non concedere l’amicizia a propri clienti e/o pazienti, eventualmente spiegando l’opportunità di mantenere separate la relazione professionale e quella personale, come è sempre consigliabile anche nella vita “reale”.
Vincenzo says:
Se essere psicologo non è solo fare un mestiere professionale, ma una identità un modo d’essere che non si annulla nei diversi ruoli: padre, marito, nonno, zio, amico, confidente, amante ecc. E’ vero che, tra il dire e il fare la coerenza può annegare,. Dato che vivo in un piccolo centro ho diversi ex e attuali pazienti che incontro giornalmente: edicola, bar, uffici pubblici ecc.., con molti ho buonissimi rapporti di amicizia è questo non toglie nulla alla mia professionalià. Tutto questo anche in facebook ed altri NW.
Saluti Dott Aulicino Vincenzo