Chi soffre di disturbi psichici sarebbe più vulnerabile e prima di procedere con l’intervento occorrerebbe accertarsi delle condizioni di salute mentale del paziente.
Uno studio australiano che ha preso in considerazione 24.766 pazienti che hanno subito un intervento chirurgico per la perdita di peso in Australia occidentale tra il 2007 e il 2016, evidenziando come dopo un intervento chirurgico per la perdita di peso, i pazienti hanno maggiori maggiori probabilità di rivolgersi a centri di salute mentale e di essere ricoverati per problemi psichiatrici.
La chirurgia bariatrica è collegata a un rischio di tre volte maggiore di ricovero in pronto soccorso e a un triplo aumento del rischio di ricovero psichiatrico negli anni successivi all’intervento.
Il nostro studio è un avvertimento per la comunità bariatrica sulla necessità di prestare maggiore attenzione alla selezione, valutazione e follow-up dei pazienti bariatrici per quanto riguarda la loro salute mentale. I pazienti con precedenti storie di gravi malattie psichiatriche, autolesionismo o disturbi alimentari sono probabilmente a maggior rischio e dovrebbero avere un periodo di stabilità per quanto riguarda la salute mentale prima di essere presi in considerazione per la chirurgia bariatrica. Dovrebbero poi essere regolarmente seguiti dal team di salute mentale dopo l’intervento
afferma David Morgan autore principale dello studio.
I risultati dello studio
I dati includevano le prestazioni erogate nell’ambito della salute mentale per una media di 10 anni prima dell’intervento e di 5 anni dopo, e provenivano dal Western Australian Department of Health Data Linkage Branch, che tiene traccia dei dati sanitari per l’intero stato dell’Australia occidentale.
L’età media dei pazienti che era di 42,5 anni e 19.144 e il 77,3% erano donne.
I ricercatori hanno scoperto che 3.976 pazienti (il 16,1%), sono ricorsi a un servizio di salute mentale almeno una volta, 1.401 di loro solo prima dell’intervento, 1.025 sia prima che dopo l’intervento e 1.550 solo dopo l’intervento.
Dopo la chirurgia bariatrica, Morgan e colleghi hanno riportato un aumento della frequenza ambulatoriale (incidence rate ratio [IRR] = 2.3; 95% CI, 2.3-2.4), ED attendance (IRR = 3; 95% CI, 2.8-3.2) e ricovero psichiatrico (IRR = 3; 95% CI, 2.8-3.1).
I risultati hanno anche mostrato un aumento di 5 volte del numero dei pazienti finiti al pronto soccorso per autolesionismo dopo l’intervento chirurgico (IRR = 4.7; 95% CI, 3.8-5.7). Complessivamente, 261 decessi nel periodo successivo all’intervento chirurgico, 25 (il 9,6%) i dati relativi ai suicidi.
Alcuni fattori di rischio di autolesionismo o di ideazione suicida dopo il primo intervento chirurgico bariatrico includevano l’età più giovane, uno stato socio-economico più elevato, autolesionismo, ideazione suicida, disturbi mentali dovuti all’abuso di sostanze psicoattive, o disturbi dell’umore prima dell’intervento.
Diversi recenti studi hanno evidenziato la preoccupazione che la chirurgia bariatrica possa esacerbare le condizioni psichiatriche, in particolare l’autolesionismo deliberato e il suicidio, confermando il fatto che i pazienti sottoposti a chirurgia bariatrica cercano con frequenza servizi psichiatrici.
In risposta a questo, le maggiori società bariatriche professionali attualmente raccomandano che i potenziali candidati chirurgici non debbano avere problemi gravi [psicopatologici] o di tossicodipendenza e/o aver subito una valutazione psicologica prima dell’intervento.
scrive Morgan
Le Linee Guida consigliate e adottate dalla “Società Italiana Chirurgia dell’Obesità” (S.I.C.OB.) sottolineano l’importanza dello psicologo nelle attività di valutazione psicodiagnostica, atte ad individuare caratteristiche di personalità del paziente ma anche eventuali controindicazioni specifiche per la chirurgia bariatrica.
Lo psicologo ha quindi un ruolo importante anche nelle equipé multidisciplinari di chirurgia bariatrica.
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