Ha descritto se stesso come un nevrotico ossessivo.
Infatti, anche se il padre della psicologia moderna ci ha raccontato così tanto della nostra vita interiore, egli stesso era sensibilmente vulnerabile.
Sigmund Schlomo Freud nacque in una famiglia ebrea di classe media nel 1856, a Freiberg regione della Moravia-Slesia, oggi Repubblica ceca. Aveva un profondo amore per sua madre, che lo chiamò “il suo Sigi d’oro”, e una altrettanto profonda, ostilità verso suo padre.
La sua vita professionale non fu un successo immediato. Come giovane studente di medicina, disciolse centinaia di anguille in un tentativo fallito, di individuare i loro organi riproduttivi, senza mai riuscire a pubblicare lo studio. Rivolse, successivamente, la sua attenzione verso una droga anestetica, enfatizzandone le sue incredibili proprietà. In vari scritti ne vantò gli effetti positivi come anestetico, disintossicante, tonico e persino afrodisiaco sostenendo che in moderate quantità la cocaina non avesse alcuna controindicazione.
Ma tali considerazione si rivelarono pesantemente errate e già dopo il 1887 anche Freud si allineò alla comunità medica nel riconoscere che la cocaina era una sostanza tossica pericolosa e potenzialmente letale.
Qualche anno dopo, cominciò finalmente a delineare la disciplina, una nuova medicina psicologica che chiamava psicoanalisi. Lo studio di riferimento fu il suo libro del 1900 L’interpretazione dei sogni. Ne seguirono molti altri, ricordiamo specialmente, Psicopatologia della vita quotidiana (1901), un caso di isteria (1901), Tre saggi sulla teoria sessuale (1905), Il caso clinico del “piccolo Hans” (1908) , Le lezioni introduttive sulla psicoanalisi (1915-1917), il principio del piacere (1920).
Nonostante il suo successo come medico, autore e esperto psicologico, era spesso infelice. Lavorava tantissimo e confidava:
“non riesco ad immaginare come la vita senza lavoro, possa essere davvero soddisfacente”. Durante un momento particolarmente faticoso del suo lavoro, disse:
“Il paziente che mi preoccupa di più sono io stesso …”
Era molto geloso dei suoi colleghi. Una volta svenne mentre seguiva un discorso di Carl Jung, proibì a quasi tutti i suoi studenti di vedere Alfred Adler. Era convinto che sarebbe morto tra i 61 ei 62 anni,e aveva grandi fobie su quei numeri. Durante un soggiorno ad Atene ebbe un attacco di panico, quando si accorse che il numero della sua camera d’albergo era il 31,la metà di 62.
Eppure i suoi dolori e le sue ansie private erano in realtà parte del suo più grande contributo: la sua indagine sulla strana insoddisfazione della mente umana. Il suo lavoro ci mostra che la parte cosciente e razionale della mente “l’ IO” non è, nelle sue parole, “padrone a casa sua“. Invece, siamo governati da forze concorrenti, alcune oltre la nostra percezione cosciente. Dovremmo prestargli attenzione-per quanto strane e a volte scoraggianti e umoristiche alcune delle sue teorie possano sembrare- perché ci dà un racconto meravigliosamente illuminante del motivo per cui l’essere umano è veramente complesso.
Piacere vs Realtà
Freud propose per la prima volta una teoria su questo conflitto interiore nel suo saggio “Precisazioni sui due principi dell’accadere psichico”, scritto nel 1911. Qui descrive il “principio del piacere”, che ci porta verso cose piacevoli come, il sesso oppure un cheeseburger, e lontano da cose che non vogliamo come la fatica o le persone fastidiose. Le nostre vite sono inizialmente governate unicamente da questo istinto; come neonati ci comportiamo più o meno solo secondo il principio del piacere. Con il crescere, il nostro inconscio continua a fare lo stesso, perché “l’inconscio è sempre infantile”.
Il problema, spiega Freud, è che crescendo dobbiamo tener conto di ciò che ha chiamato “il principio della realtà”.
Così il “principio del piacere” idealmente, si adegua alle esigenze del principio di realtà in modo utile e produttivo: “un piacere momentaneo, incerto nei suoi risultati, viene abbandonato, per intraprendere un nuovo percorso che possa darci un piacere certo in un momento successivo”. È il principio fondamentale delle religioni, dell’istruzione e anche della scienza: impariamo a controllare noi stessi, ad allontanare il piacere a breve termine per ottenere un piacere maggiore (e di solito più socialmente accettabile) a lungo termine.
Ma Freud notò che nella pratica, la maggior parte di noi lotta anche con questo. Freud riteneva che ci fossero migliori e peggiori adattamenti alla realtà; che denominò nevrosi problematiche. Nei casi di nevrosi, mettiamo da parte – o reprimiamo- il piacere, ma questo comporta un costo. Diventiamo infelici o persino – in un certo senso – “pazzi”, ma non capiamo i sintomi.
Ad esempio, potremmo lottare per reprimere la nostra attrazione verso persone che non sono il nostro partner. Tuttavia, questa lotta è troppo dolorosa, quindi la rimuoveremo inconsapevolmente. Di contro, potremo provare sentimenti di forte gelosia verso il nostro compagno, convincendoci che ci sta tradendo. Questa è una proiezione della nostra vera ansia.
Freud pensava che la vita fosse piena di questi tipi di nevrosi,che emergono a causa di un conflitto tra il nostro “ES” (in tedesco è il pronome neutro di terza persona singolare «esso»), guidato dal principio del piacere e l'”IO” governato dal principio di realtà, la coscienza mediatrice. Altre volte le nevrosi si verificano a causa di una lotta tra l’IO e il superego, che è il nostro lato moralista.
Per comprendere queste dinamiche, di solito dobbiamo pensare al momento nella nostra vita che ha generato le nostre nevrosi:
Infanzia
L’infanzia è davvero il momento in cui apprendiamo ad adattarci alla realtà.
Prima nella nostra storia psicologica arriva quello che Freud definisce la “fase orale”, lo sviluppo sessuale (libido) ha inizio con la fase orale, il bambino entra in contatto con la madre, attraverso il suo seno, ma crescendo dobbiamo essere svezzati. Lo svezzamento risulta molto difficile per il bambino, e secondo Freud se i nostri genitori non stanno attenti (o peggio, se sono un pó sadici) potremmo assumere tutti i tipi di nevrosi: l’auto-negazione interiorizzata, il cibo per calmarci o l’ostilità al seno. Dal punto di vista comportamentale l’individuo può diventare incline al vittimismo e ad alcune particolari dipendenze come il fumo o l’alcolismo. Oppure può tendere a chiudersi, all’introversione, al rifiuto.
Poi viene la “fase anale” in cui affrontiamo le sfide della defecazione. I nostri genitori ci dicono cosa fare e quando andare – ci dicono come essere buoni. In questa fase cominciamo a imparare a testare i limiti dell’autorità. Potremmo, ad esempio, decidere di trattenere la sfida. Possiamo allora, come adulti, tendere a trattenere le feci e sviluppare una personalità particolarmente meticolosa, ostinata ed organizzata. In alternativa, se i nostri genitori sono troppo permissivi, possiamo testare troppo spesso i confini dell’autorità e degli altri, e tendere ad essere disorganizzati e testardi.
Secondo Freud il modo in cui i nostri genitori reagiscono è estremamente importante. Se si vergognano di noi quando non rispettiamo le regole, potrebbe permettere lo sviluppo di paure ed ansie. Allo stesso tempo dobbiamo conoscere i confini e il comportamento socialmente appropriato.
Successivamente arriva la “fase fallica” (fino a 6 anni circa), l’energia della libido si sposta dalla regione anale alla regione genitale.
Freud scioccò “letteralmente” i suoi contemporanei insistendo sul fatto che i bambini hanno sentimenti sessuali, ottengono erezioni, si masturbano, hanno voglia di “sfregarsi” su vari oggetti e persone. Al tempo i bambini venivano “violentemente” fermati, ancora oggi per alcuni è difficile permettere la sessualità infantile. Per il bambino, questo significa che una parte molto potente del loro sé giovane viene con fermezza repressa.
Questo diviene maggiormente complicato perché i bambini dirigono i loro impulsi sessuali verso i loro genitori. Freud descrisse quello che poi ha chiamato il complesso dell’Edipo, a cui siamo tutti inconsciamente predisposti “essere innamorati” del genitore di sesso opposto e provare ostilità per quello dello stesso sesso.
ETÀ ADULTA
Naturalmente, il risultato è molto difficile. Idealmente, dovremmo essere in grado di avere un soddisfacente sesso genitale, magari riuscire ad unire amore e il sesso insieme ad un compagno gentile. Un sogno! Ma in realtà ci sono tante difficoltà. Spesso non riusciamo ad unire in un rapporto il sesso e l’amore, Freud scrive:
“Un uomo di questo tipo mostrerà un entusiasmo sentimentale per le donne che rispetta profondamente, ma che non lo eccitano, e sarà solo attratto da donne che non ama, o addirittura disprezza “.
Di conseguenza, rimanere fedele nel matrimonio può essere molto difficile, perché il matrimonio è idealmente costruito sulla tenerezza.
In altri casi, la difficoltà sta nel riuscire ad unire nel rapporto la gentilezza, perché i nostri genitori erano così terribili per noi, che non possiamo correttamente immaginare quella combinazione. O forse ci allontaniamo dalle possibili relazione perché pensiamo che potremmo tradire un genitore vulnerabile che ha ancora bisogno di noi. In definitiva, le cose che vogliamo sono così complesse, e siamo così frustrati e spaventati su come realizzarle, che ci ritroviamo a sviluppare una serie di meccanismi di difesa.
Non c’è soluzione facile. Freud dice che non possiamo farci pienamente razionali:
“la mente primitiva è, nel pieno senso della parola, impercettibile”.
Potremmo pensare che il modo migliore per risolvere questo problema è quello di ristabilire la società, ma nel suo “Il disagio della civiltà (1930) , Freud ha scritto che questo tipo di disfunzione psicologica è il costo di avere una società, che nasce per garantire sicurezza, ma gli imperativi che essa impone al singolo sono spesso in contrasto con la soddisfazione dei bisogni individuali.
Le società stesse sono neurotiche. Una civiltà non repressiva sarebbe una contraddizione.
I media sono una delle prove più suggestive. Basta guardare un canale televisivo per vedere quanta gente ama ascoltare storie terribili di omicidio, spesso, specialmente quando si tratta di incesto e pedofilia. Freud affermerebbe che i media giocano con le nostre fantasie più scure, in modo che il nostro sé moralista li possa condannare: affinché possiamo odiare il pedofilo, giudicare il marito violento. Questo è tanto più soddisfacente perché queste persone hanno fatto ciò che inconsciamente abbiamo desiderato fare.
Siamo in “schadenfreude” (termine tedesco che significa “piacere provocato dalla sfortuna” ), non c’è da stupirsi che siamo così attratti dalla guerra. Fintanto che non riusciamo a capire questo, afferma Freud, rimarremo una società non illuminata:
“La repressione è l’ostilità contro cui tutte le civiltà devono lottare”.
ANALISI
Nasce così la psicoanalisi. All’inizio limitata, Freud pensava che i pazienti potessero essere solo sotto i 50, altrimenti sarebbero troppo rigidi. Costosa, specialmente perché pensava che i suoi pazienti dovessero venire quattro volte alla settimana. Ed era, anche, piuttosto pessimista sul risultato: credeva che al massimo potesse trasformare l’infelicità isterica in miseria quotidiana. Tuttavia, pensava che con una piccola analisi corretta, le persone avrebbero potuto scoprire le loro nevrosi e adattarsi meglio alle difficoltà della realtà.
SOGNI
Freud credeva che il sonno fosse una possibilità per allontanarsi dalle difficoltà della Coscienza, e soprattutto di sperimentare quello che egli chiamava “adempimento del desiderio”.
“I sogni molto frequentemente esprimono ricordi e conoscenze che il soggetto da sveglio è ignaro di possedere.”
Da svegli, dobbiamo tornare al mondo, dove al comando c’è il super io – perciò di solito reprimiamo e dimentichiamo i nostri sogni. Così dimentichiamo i sogni davvero eccitanti,reprimendo il nostro miglior inconscio desiderio di soddisfazione, icosì che non invada la nostra vita sveglia.
“I sogni ci rammentano continuamente cose a cui abbiamo cessato di pensare e che da lungo tempo hanno perso importanza per noi.”
ATTI MANCATI
Freud amava notare come i suoi pazienti usavano le parole. Uno dei maggiori contributi di Freud è il volume chiamato “Psicopatologia della vita quotidiana” dove egli descrive il rapporto sfumato tra normalità e patologia. Nello specifico si trova un’analisi di comportamenti quotidiani che rivelano un conflitto tra conscio e inconscio: questo è il caso di atti mancati e lapsus.
Ecco uno dei tanti esempi riportati nel libro, riferentesi ad una esperienza personale di Freud.
“Un paziente mi prega d’indicargli una stazione termale sulla Riviera Ligure. Io conosco una località di questo tipo, situata nei pressi di Genova, e ricordo anche il nome del collega tedesco che vi esercita, ma non riesco a ricordare il nome di questo luogo, anche se mi sembra di conoscerlo bene. Non mi resta che pregare il paziente di aspettare un momento, e vado ad informarmi dalle donne di casa: “Come si chiama quella località nei pressi di Genova dove il dottor N. ha una piccola clinica e dove è stata curata la signora tal dei tali?”. “Proprio tu dimentichi questo nome? É Nervi”. Il fatto è che Nervi si pronuncia quasi come Nerven [nervi], e questi sono costante oggetto delle mie preoccupazioni”.
UMORISMO
“Scherzando, si può dire di tutto, anche la verità.”
Freud pensava che l’umorismo fosse rivelatore, e scrisse a riguardo il libro “Il motto di spirito e la sua relazione con l’inconscio”nel 1905.
Freud vede nel motto di spirito una riduzione delle inibizioni, che permette la liberazione di una tensione. In breve, i sogni come scherzi – ci permettono di ottenere piacere secondo una modalità accettabile.
Freud notò come gli scherzi, le barzellette aiutano ad alleviare alcune delle nostre preoccupazioni. Perciò potremmo ridere non della vecchia persona, ma all’idea terrificante dell’invecchiamento e della morte stessa.
“L’umorismo non è rassegnato ma ribelle, rappresenta il trionfo non solo dell’Io, ma anche del principio del piacere, che qui sa affermarsi contro le avversità delle circostanze reali.”
ARTE
Freud pensava che l’arte fosse un mezzo di espressione sulle nostre nevrosi. “L’artista è originariamente un uomo che si allontana dalla realtà … con i suoi doni speciali modella le sue fantasie in un nuovo tipo di realtà”. Ha suggerito che la ragione per cui amiamo l’arte è che permette sia all’artista che agli spettatori di fuggire da il principio della realtà, anche se solo temporaneamente. Ci aiuta a far fronte al rigido prezzo della civiltà:
“Questo atteggiamento estetico all’obiettivo della vita offre poca protezione contro la minaccia della sofferenza, ma può aiutare a compensare “. “Non vi è un uso ovvio della bellezza; non c’è una chiara necessità culturale. Eppure la civiltà non può farne a meno”
Nel 1933, i nazisti arrivarono al potere. Bruciarono i libri di Freud “Che progressi stiamo facendo”, disse Freud ad un amico. “Nel Medioevo avrebbero bruciato me; al giorno d’oggi sono contenti di bruciare i miei libri.”
Ma naturalmente si sbagliava, sottovalutando l’aggressività umana, che per tanto tempo aveva studiato. Fuggì, grazie ad alcuni influenti amici e alla complicità di un ufficiale nazista, a Londra, dove visse per il resto della sua vita. Morì nel 1939 per un cancro alla mascella
Seguendo le tracce di Freud, altri analisti svilupparono nuove tecniche psicoanalitiche e, infine, l’ambito ampio e variegato della psicologia moderna. Gran parte della terapia moderna è molto diversa da quella di Freud, che tuttavia ha visto il suo inizio con la sua premessa di scoprire le parti oscure e difficili della nostra vita interiore, sotto la guida di un “ascoltatore addestrato.”
Troppo spesso vediamo questo tipo di terapia come “cura” per persone eccezionali che sono “malate”, in realtà il lavoro di Freud dimostra che molti dei problemi psicologici non appartengono alla patologia anormale, ma sono parte della condizione umana. Il nostro universo interiore è irrazionale, conflittuale, ecco perché è utile ritornare a Freud, che ci ricorda delicatamente che tutti noi saremo in grado di beneficiare di qualche tipo di terapia.
“nessuno che disdegna la chiave potrà mai sbloccare la porta”.
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