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Persone affette da diabete, cardiopatie e celiachia: tanta domanda, poca offerta!

Psicologa, psicoterapeuta cognitivo comportamentale, giornalista. Membro del Center for Mindful Eating, istituzione fondata da Jean Kristeller e colleghi per la diffusione della cultura e delle tecnic...

Il bilancio energetico è determinato dall’introito calorico e dall’attività fisica e, di conseguenza, l’eccesso di calorie assunte rispetto a quelle spese, unitamente ai cambiamenti socio-ambientali e demografici, come l’urbanizzazione, può portare ad un crescente livello di sovrappeso e obesità nella popolazione. La globalizzazione del mercato alimentare, inoltre, ha condotto ad una vasta diffusione di cibi ad alto contenuto di grassi, come quelli che si trovano facilmente e a basso costo nei fast food e l’alta disponibilità di cibo saporito, veloce e a basso costo risulta un forte fattore predisponente al sovrappeso e all’obesità a livello epidemico.

Nonostante la consapevolezza di questo fenomeno risulti essere sempre maggiore e cresce ancora di più con il passare del tempo, i cambiamenti delle abitudini alimentari continuano a risultare difficili, persino per le popolazioni a rischio, come quelle costituite da persone affette da patologie metaboliche croniche o allergie alimentari.

Infatti, l’International Obesity Task Force ha mostrato che, fatta eccezione del Portogallo, oltre il 50% degli europei falliscono almeno tre dei quattro obiettivi fissati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità riguardanti la sana alimentazione (relativamente a consumo di sale, zucchero, grassi e frutta e verdura). Circa un terzo delle persone che vivono in Europa, di conseguenza, risulta essere in sovrappeso. Il sovrappeso varia significativamente in base all’età: maggiore è l’età della popolazione considerata, maggiore è la diffusione del problema. Nonostante ciò, l’obesità in età pediatrica è considerata epidemica in tutta Europa e cresce di 400.000 persone ogni anno.

L’obesità impatta negativamente sulla pressione arteriosa, sul colesterolo ematico e trigliceridi e sugli effetti metabolici dell’insulina, portando all’esordio del diabete mellito.

Oggi il 60-70% degli obesi rischia il diabete e l’80% dei diabetici ha problemi di sovrappeso.

Inoltre, l’obesità è correlata ai disturbi respiratori, ai problemi muscolo-scheletrici, all’osteoporosi, ai disturbi della colecisti, all’infertilità e ai problemi dermatologici. I problemi più preoccupanti, comunque, restano i disturbi cardiovascolari, il diabete di tipo 2 ed alcune forme di cancro, fra cui il cancro al seno.

Corso ondemand: Comportamento alimentare in persone celiache, diabetiche e/o cardiopatiche

L’Europa, rispetto ad altre regioni del mondo, registra un alto tasso di diabete mellito attribuibile al sovrappeso. Secondo i dati Istat 2009, il 4,8% della popolazione italiana soffre di diabete, ovvero circa 2,9 milioni persone. L’epidemia del diabete mellito è di grande interesse per i governi, a causa delle complicazioni secondarie a cui conduce (a carico della vista, del sistema muscolo-scheletrico, renale, dermatologico), capace di portare a morte prematura e disabilità, imponendo un carico fiscale ingente al sistema sanitario nazionale e alla società. Nonostante il Desease Control Priorities Project (2007) ha identificato i diversi interventi per la prevenzione delle patologie croniche come economicamente vantaggiosi, i governi non hanno, in generale, risposto in maniera coerente con tale bisogno, a causa di conflitti di interesse di tipo economico-politico e a causa della sfida che risulta particolarmente difficile, in quanto molte condizioni croniche sono legate allo stile di vita e, di conseguenza, risultanti dalle scelte personali che sfuggono all’influenza dei governi.

Dunque, il settore privato può giocare un grande ruolo nella prevenzione ed il trattamento delle patologie croniche. C’è una crescente consapevolezza, infatti, che ridurre i fattori di rischio associati alle patologie croniche, al fine di promuovere un miglioramento della qualità della vita, non può dipendere unicamente dalle azioni dei professionisti della salute, ma riguarda in particolar modo le azioni del singolo individuo. Insegnare alle persone il self-care (la capacità di prendersi cura di sé) risulta, dunque, di vitale importanza (Organizzazione Mondiale della Sanità, 2005).

L’Organizzazione Mondiale della Sanità definisce self-care “le attività che gli individui, le famiglie e le comunità intraprendono con l’intenzione di migliorare la propria salute, prevenire le malattie, limitare i danni e i sintomi delle patologie e ristorare il proprio stato di salute” (1983). Questa definizione sottolinea come il prendersi cura di sé consiste in piccoli gesti quotidiani, che caratterizzano lo stile di vita di ciascuno e che include una collaborazione fra i professionisti della salute e i singoli individui e le loro famiglie.

Questo, però, è tutt’altro che semplice! Le persone che soffrono di una patologia cronica, hanno a che fare con una grande varietà di fattori stressanti. Ad esempio, coloro che soffrono di diabete, necessitano di aderire ad un complesso regime alimentare e adempiere a compiti di self-care quotidianamente e le persone che soffrono di artrite reumatica devono convivere con il dolore, la deformazione e la perdita di alcune abilità funzionali. La capacità delle singole persone di gestire adeguatamente questi fattori stressanti, influenza quanto bene riescono a mantenere livelli adeguati di funzionamento fisico, sociale ed emotivo.

Interventi adeguati risultati efficaci nel promuovere cambiamenti nello stile di vita di persone affette da patologie croniche aventi una ricaduta sull’area alimentare, enfatizzano l’apprendimento di strategie funzionali di gestione dello stress, attraverso l’aumento di supporto sociale e l’apprendimento di abilità personali, quali capacità di gestione emotiva, auto-efficacia, autostima. Gli interventi in questione oscillano dalle tecniche mutuate dalla psicoterapia cognitivo comportamentale ad interventi educativi e gruppi di supporto.

 

Copyright: PESI Italia srl

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0 thoughts on “Persone affette da diabete, cardiopatie e celiachia: tanta domanda, poca offerta!

  • Ciao Anna Laura.
    Grazie per l’interesse mostrato per l’articolo e per il corso. E’ bellissimo, sebbene molto duro, il lavoro con questa utenza ed hai proprio ragione, si necessita di strumenti specifici per aiutare il paziente a far fronte alle difficoltà insite nel sostenere un cambiamento permanente nel proprio stile di vita. Ho visto che Valeria ha già provveduto a risponderti per quanto riguarda la possibilità di visionare in qualsiasi momento il materiale, anche se si perdono le lezioni. In bocca al lupo per tutto, spero di vederti in aula. Un abbraccio!

  • anna laura says:

    Gentilissima collega trovo l’articolo e il prossimo corso molto interessanti. Purtroppo in questa sessione non riesco ad iscrivermi per impegni prefissati. È prevista una seconda sessione?
    Io ho fatto supporto psicologico in unità di nefrologia e anche in quella’area emerge il bisogno di sostegno rispetto ad un regime alimentare rigoroso.
    Sarei interessata anche ad approfondire galli aspetti dell’alimentazione nell’infanzia.
    Speto mi dia notizia di una seconda edizione del corso in modo che possa organizzarmi in anticipo.
    Grazie e buon lavoro.
    Anna Laura

    • Valeria Perretti says:

      Salve Anna,
      ti rispondo rispetto all’organizzazione del corso. Ti segnalo la possibilità, con i nostri corsi online, di visionare la registrazione delle lezioni, rimanendo quindi allineati con i contenuti proposti dalla docente ogni settimana. Le registrazioni e tutto il materiale previsto nel corso, saranno sempre disponibili nell’aula virtuale, accessibile 24 ore su 24 tramite un proprio account personale.

      Per quanto riguarda la prossima edizione, ci stiamo lavorando e, probabilmente, sarà in autunno inoltrato.

      Per qualsiasi informazione, puoi contattarmi all’indirizzo email formazione@psicologialavoro.it

      Buona giornata :)
      Valeria

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