La sessualità è un aspetto fondamentale della vita e del benessere dell’individuo, che abbraccia sia l’ambito delle relazioni interpersonali, che quello dell’identità e del funzionamento sessuale. Questa è modulata per tutta la vita da numerosi fattori quali: eventi accidentali, cambiamenti correlati alla riproduzione, problematiche connesse alla salute, aspetti relazionali, esperienze pregresse e variabili socio-culturali.
Perché è importante parlare di sessualità in termini intrapsichici, relazionali ed emotivi?
La capacità di fantasticare, di esperire ed esprimere le proprie emozioni, di instaurare relazioni e di condividere il proprio piacere con un’altra persona sono elementi fondanti della sessualità umana, diritti inalienabili di ogni individuo. Quando si parla di sessualità troppo spesso si pone l’accento solo sugli aspetti fisici di questa espressione, ponendo in secondo piano tutti quegli aspetti interni che caratterizzano tale incontro, con il rischio così di sottovalutare l’impatto che questi hanno sul benessere individuale e relazionale della persona.
La sessualità è erotismo, fantasia, seduzione, consapevolezza di sé e del proprio corpo; è la possibilità di dire di “sì” ma anche di dire di “no”, di giocare senza la paura del giudizio e dei pregiudizi, di abbandonarsi alle sensazioni piacevoli senza sentimenti di colpa o imbarazzo dettati dagli stereotipi culturali.
L’importanza della dimensione emotiva nella sessualità umana è ormai comunemente riconosciuta anche a livello scientifico internazionale, al punto che nella definizione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, la salute sessuale viene descritta come uno stato di benessere fisico, emotivo, mentale e sociale legato alla sessualità, e non semplicemente come un’assenza di malattia, disfunzione o infermità (OMS, 2002).
Nel 2006, sempre l’OMS, definisce la sessualità come “un aspetto centrale dell’essere umano lungo tutto l’arco della vita e comprende il sesso, le identità e i ruoli di genere, l’orientamento sessuale, l’erotismo, il piacere, l’intimità e la riproduzione. La sessualità viene sperimentata ed espressa in pensieri, fantasie, desideri, convinzioni, atteggiamenti, valori, comportamenti, pratiche, ruoli e relazioni”. Nel 2008 la World Association for Sexual Health ha pubblicato un importante documento dal titolo “Sexual health for the Millennium. A Declaration and Technical Document” in cui si sottolinea l’importanza di riconoscere il piacere sessuale come componente essenziale della salute della persona, definendolo come “il più potente fattore motivante per il comportamento sessuale” e “fonte di benessere fisico, psicologico, intellettuale e spirituale” (WAS, 2008).
L’identità, le relazioni e i comportamenti diventano quindi elementi fondamentali per lo sviluppo psico-affettivo dell’individuo, al punto che la sessualità non può più essere considerata solo come un insieme di atteggiamenti spiegabili secondo una semplice logica di causa-effetto, ma diventa un vasto contenitore di emozioni, idee, credenze e fantasie che influenzano il nostro modo di pensare e di agire.
Qual è la situazione in Italia?
In Italia, anche il Ministero della Salute ha posto come priorità dei suoi progetti di intervento la salute riproduttiva e sessuale della cittadinanza e, riprendendo la definizione di salute sessuale dell’OMS, la definisce come “uno stato di benessere fisico, emotivo, mentale e sociale legato alla sessualità, non riducibile all’assenza di malattia, disfunzione o infermità. Essa presuppone un approccio positivo e rispettoso alla sessualità e alle relazioni sessuali, così come la possibilità di avere esperienze piacevoli e sicure, libere da coercizioni, discriminazioni e violenza”.
In quest’ottica si è fatta sempre più strada la centralità del ruolo dello psicologo nell’affrontare le tematiche della sessualità umana in collaborazione con altri professionisti della salute pubblica.
Ma se in Europa questa sinergia è da tempo attiva, in Italia la situazione è ancora piuttosto complessa al punto che lo psicologo è spesso l’ultimo degli specialisti consultati. La psicologia, nonostante evidenti contributi scientifici in tal senso, non si è mai imposta nel nostro Paese come disciplina elettiva nella presa in carico della salute sessuale. Di seguito alcune delle possibili cause che hanno contribuito a tale condizione:
- la cultura prettamente organicistica della sessualità: tale visione infatti ha supportato per anni la visione dello psicologo come interlocutore secondario al medico di riferimento (es. ginecologo, andrologo, urologo, endocrinologo, medico di base);
- mancanza di leggi chiare e definite in tema di educazione sessuale e difesa dei diritti sessuali: nonostante l’OMS e la Comunità Europea abbiamo sottolineato l’importanza dei programmi di educazione sessuale per la prevenzione delle malattie a trasmissione sessuale e delle gravidanze indesiderate, l’Italia è uno dei pochi Paesi Europei a non aver ancora raggiunto un accordo in tal senso;
- la mancanza di linee guida ufficiali e/o buone prassi all’interno della nostra categoria professionale: la coesistenza di formazioni estremamente differenti tra loro in termini di durata, impegno e competenze richieste ha generato all’interno della psicologia stessa una forte confusione metodologica su questa area di intervento;
- resistenze culturali legate alla sessualità: esiste infatti una forte ambivalenza sociale sul tema che se da una parte permette di assistere ad uno sdoganamento quasi propagandistico della sessualità, dall’altra guarda ancora con sospetto e imbarazzo temi fondamentali quali l’educazione sessuale e i diritti sessuali.
La necessità e l’urgenza di dover compiere questi passi a livello legislativo vengono messe in risalto anche da alcuni dati epidemiologici riguardanti il nostro Paese.
Un recente studio condotto dalla Società Italiana di Andrologia e Medicina della Sessualità (SIAMS) con il sostegno del Ministero della Salute ha riportato, ad esempio, che circa 60% degli/delle studenti/studentesse intervistati aveva avuto esperienze sessuali complete ma 2/3 di queste erano avvenute senza il preservativo.
Inoltre, il 5% dei ragazzi ha dichiarato di avere problemi di eiaculazione precoce; mentre un 1% di questi ha lamentato disfunzioni erettili. Un altro esempio da dover tenere in considerazione sono i dati Istat (2018) concernenti l’interruzione volontaria di gravidanza (IVG): si registrano ben 33.032 casi tra i mesi di Gennaio e Maggio 2018.
Ovviamente questi sono solo alcuni dei dati che possono sottolineare l’importanza del ruolo che la psicologia della sessualità può avere in un’ottica di sanità pubblica, e ci offrono un importante spunto di riflessione sulle numerose aree in cui è possibile intervenire per favorire il benessere sessuale dell’individuo.
Di cosa si occupa la psicologia della sessualità?
In linea generale è possibile affermare che la psicologia della sessualità si occupa, in termini di prevenzione, sostegno, consulenza e terapia, di tutti quegli ambiti che possono favorire o ristabilire un’adeguata qualità della vita sessuale individuale e di coppia. In linea con una visione bio-psico-sociale ed integrata, la psicologia della sessualità propone una visione olistica della persona, nella convinzione che mente, corpo e contesto socio-culturale interagiscano costantemente, contribuendo insieme all’insorgenza di eventuali disordini dello sviluppo o del funzionamento sessuale.
Ma quali sono le aree principali su cui uno psicologo della sessualità può intervenire in modo specifico ed efficace?
Tra le più conosciute ritroviamo, certamente, le disfunzioni sessuali (es. l’eiaculazione precoce, la disfunzione erettile, il disturbo dell’orgasmo maschile e femminile; i disturbi da dolore sessuale, etc); le parafilie (es. voyerismo, esibizionismo, pedofilia, feticismo, etc.) e le dipendenze (es. cybersex addiction, dipendenza da pornografia o da prostituzione, masturbazione compulsiva, etc.). Di fondamentale importanza anche le difficoltà legate all’identità di genere (es. disforia di genere), alle Infezioni Sessualmente Trasmissibili (IST) (es. la gonorrea, la sifilide, l’HIV, l’herpes genitale etc.), all’infertilità/sterilità e al ricorso alla Procreazione Medicalmente Assistita (PMA). Inoltre risultano centrali tutti gli interventi riguardanti la sessualità nell’arco di vita o in associazione a patologie mediche o psichiatriche specifiche (es. disabilità, malattie croniche, disturbi cardiovascolari, etc.).
Quali tipologie di intervento si possono attuare?
Tenendo in considerazione le aree sopra citate, lo psicologo della sessualità può agire efficacemente a livello di prevenzione (primaria, secondaria e terziaria), con interventi di consulenza e sostegno, oppure tramite percorsi di psicoterapia.
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La prevenzione
concerne l’educazione e la promozione di conoscenze rispetto a differenti tematiche della sessualità, con l’obiettivo di limitare la diffusione di determinate problematiche e di rendere consapevoli gli interlocutori di argomenti specifici volti alla promozione del proprio benessere psico-affettivo e sessuale. Alcuni esempi di azioni preventive possono essere: interventi per limitare la diffusione delle Infezioni Sessualmente Trasmesse e l’incidenza delle gravidanze indesiderate; azioni mirate contro episodi di bullismo omofobico o transfobico; corsi di educazione alle differenze di genere; potenziamento delle capacità relazionali ed espressive; corsi di informazione per genitori ed insegnanti sulla gestione della sessualità in età evolutiva; formazione per operatori sulla gestione della sessualità in pazienti/utenti con particolari esigenze sanitarie. È importante sottolineare che tutte le attività di prevenzione appena presentate possono essere dirette a differenti interlocutori, tra i quali, ad esempio, i gruppi classe, gli insegnanti, i genitori e gli operatori socio-sanitari.
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Consulenza e sostegno
intendendo con questi termini dei momenti di supporto e di assistenza per singoli, coppie o gruppi di individui che mirano ad ottenere un quadro globale del funzionamento del cliente nel “qui ed ora” del consulto. Nello specifico è possibile, ad esempio, condurre brevi interventi legati a dubbi/ansie/difficoltà generate da situazioni contingenti, oppure aiutare a ridefinire la propria sessualità in casi di eventuali concomitanti patologie mediche che potrebbero in qualche modo limitare o modificare il modo in cui una persona può viverla. Particolarmente frequenti, inoltre, sono gli interventi di sostegno a gruppi di utenza che necessitano di ridefinire in chiave evolutiva la propria sessualità (es. adolescenti, neo-genitori o donne in menopausa, ingresso nella terza età).
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Psicoterapia
Si tratta di un vero e proprio percorso terapeutico in cui la richiesta primaria da parte del paziente è quella di affrontare una problematica di natura sessuale la cui risoluzione richiede uno spazio introspettivo più profondo e la risoluzione di psicopatologie specifiche. È un intervento più strutturato diretto ad individui o coppie con problematicità relative alla sfera sessuale tra cui, ad esempio: disforia di genere, dipendenza sessuale, parafilie, disfunzioni sessuali, etc.
Da non dimenticare, infine, il ruolo fondamentale che hanno la ricerca e la divulgazione scientifica e mediatica nella crescita di una cultura professionale e sociale del benessere sessuale e affettivo.
Quale valore viene generato in termini professionali e sociali?
Sono ancora molti i passi da fare in Italia per ottenere un riconoscimento sociale ed istituzionale del ruolo dello psicologo nei settori che riguardano la salute e il benessere sessuale, ma è doveroso sottolineare che – fortunatamente – le cose stanno lentamente cambiando.
Dare alla popolazione la possibilità di usufruire di un sostegno professionale ed efficace sui temi legati all’affettività e alla sessualità permetterà di sviluppare – in senso più ampio – una nuova consapevolezza sociale della centralità di tali aspetti nella salute individuale e relazionale. Diminuire i pregiudizi sociali legati ai ruoli di genere, all’orientamento sessuale e ai diversi comportamenti sessuali, oltre che sottolineare l’importanza della sessualità nel benessere generale di ogni individuo consentirà, inoltre, di agire in modo efficace anche a livello istituzionale, promuovendo la figura dello psicologo in tutti quegli ambiti di intervento (sanitari ed educativi) in cui vengono affrontate tale tematiche tenendo conto dell’impatto sociale e di risparmio economico che i programmi di prevenzione hanno sulla cittadinanza e sui bilanci delle aziende pubbliche e private.
One thought on “Psicologia della sessualità: ambiti di intervento”
patrizia.buscaino says:
E’ un ambito interessante penso che sono pochi quelli che se ne occupano in modo sostanzialmente competente.