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Trauma dello Sviluppo e Dissociazione in Bambini e Adolescenti

28 ore | Accesso a registrazioni per 12 mesi
Un percorso di Alta Formazione, con esperte internazionali, per dotarti delle competenze e degli strumenti diagnostici, di concettualizzazione teoriche e dei protocolli terapeutici aggiornati, per la cura e la prevenzione del Trauma e dei Disturbi Dissociativi nei bambini e negli adolescenti.

Corso Ondemand

247,00  IVA inclusa

oppure 41,17€ al mese a tasso 0!
Corso attivo dal giorno 16/02/2023
(32 Recensioni dei clienti)

Docenti:
Sandra Baita , Alessia Tomba , Na’ama Yehuda , Joyanna Silberg , Cristina Cortés  

  • 28 ore di formazione
  • Accesso su dispositivo mobile
  •  Attestato di partecipazione

8.897 visualizzazioni totali

7 moduli intensivi sul Trauma dello Sviluppo, 28 ore di Alta Formazione con esperti internazionali

Il trattamento del trauma dello sviluppo e la dissociazione in età evolutiva comporta diverse sfide. Le Linee Guida che si utilizzano per il lavoro con questa popolazione non contemplano certe situazioni particolari che i terapeuti trovano spesso nel loro lavoro con questi bambini, adolescenti e le loro famiglie. Queste situazioni, frequenti e caratteristiche delle manifestazioni post traumatiche e dissociative, hanno bisogno di una adeguata diagnosi e concettualizzazione per rendere efficaci gli interventi terapeutici. La presente Master Class ti fornirà conoscenze e competenze utili ad intervenire efficacemente su queste situazioni particolari, fornendoti strumenti diagnostici, concettualizzazioni teoriche e protocolli terapeutici aggiornati, per la cura e la prevenzione del Trauma e dei Disturbi Dissociativi nei bambini e negli adolescenti.

Visualizza la flash intro della Dr.ssa Sandra Baita (clicca qui per vedere la presentazione completa, della durata di 44 minuti)

 

Struttura del corso

  • Cristina Cortés (Pamplona, Spagna), “Il trauma Preverbale”
  • Na´ama Yehuda (New York, USA), “Lo sviluppo del linguaggio nel trauma e nella dissociazione”
  • Alessia Tomba (Monza, Italia), “La psicoterapia come “strumento” diagnostico definitivo con pazienti dissociativi”
  • Sandra Baita (Buenos Aires, Argentina), “La sicurezza dell’ambiente e la sicurezza relazionale: la prima condizione per il lavoro terapeutico”
  • Joyanna Silberg (Maryland, USA), “Memoria e amnesia nei bambini traumatizzati
  • Alessia Tomba (Monza, Italia), “Lavoro con la disregolazione severa
  • Sandra Baita (Buenos Aires, Argentina), “Comportamenti dirompenti come manifestazione  post traumatica e dissociativa”

 

 

Programma formativo

Cristina Cortés

Come accedere al Trauma Preverbale, Cristina Cortés

Attraverso questa lectio diventeremo competenti di come l’esperienza traumatica influenzi la costruzione di una narrazione coerente su ciò che è successo, e ancora di più se l’esperienza è stata molto precoce, prima dello sviluppo del linguaggio.  Vedremo l’importanza del legame affettivo come elemento determinante non solo nella costruzione della narrazione di eventi preverbali, ma anche nel riconoscimento di sensazioni ed emozioni vissute senza contenuti verbali che possono mancare di un’adeguata percezione e riconoscimento, impedendo la gestione di diversi stati emotivi.

Il dialogo riflessivo, la comunicazione coerente e l’inferenza di stati da parte dei genitori e degli operatori aiuta ad integrare fatti, stati emotivi e sensoriali. Il silenzio, il non mettere parole all’esperienza, non permette la continuità della storia e l’integrazione degli stati emotivi presenti nei momenti di avversità e di trauma. La mentalizzazione e la riflessione del sistema familiare si espande al bambino e facilita l’integrazione dell’accaduto e degli stati emotivi associati.

Capiremo come esistano stati evolutivi che non proseguono il loro processo maturativo e ostacolano i comportamenti del presente e sono legati, nel nostro caso, alle memorie pre-verbali del trauma, il riconoscimento e l’accettazione di questi stati è fondamentale.

Presenteremo i concetti e le teorie che ci aiutano a comprendere lo sviluppo infantile e come esso sia condizionato dai legami affettivi che si acquisiscono nella prima infanzia, come le figure rilevanti come i genitori, i tutori e gli insegnanti siano determinanti nella neurocezione della sicurezza, soprattutto quando si è verificato un trauma precoce.

Combineremo contenuti teorici con esercizi pratici di natura sperimentale che ci permetteranno di mettere in pratica, capire e integrare ciò che abbiamo imparato.

BASI BIOLOGICHE E SOCIALI DELLA NARRAZIONE

  • Capacità riflessiva dei caregiver
  • Non dimentichiamo l’impatto del trauma sul neurosviluppo
  • Il trauma e i suoi effetti sulla memoria e la costruzione della storia
  • Momenti critici dell’infanzia e deprivazione materna
  • Inizio della memoria pre-verbale
  • Principi di attaccamento e teoria narrativa

METTERE ORDINE NEL CICLO DI VITA

  1. Storie narrative e personalizzate
  2. Come elaborare, presentare e adattare la storia dei primi traumi
  3. Narrativa e cura da adottare
  4. Come aiutare a creare lo spazio di confronto della diade per assistere alle fasi infantili
  5. Integrazione
  6. Primo linguaggio sensorimotorio
  7. Danza, comunicazione diadica: famiglia, bambino, terapeuta

 

Lo sviluppo del linguaggio nel trauma e nella dissociazioneNa´ama Yehuda

Gli ultimi anni hanno portato una maggiore consapevolezza sull’impatto delle avversità infantili lungo tutto l’arco della vita e sulla realtà che il trauma può influenzare lo sviluppo dei bambini. Questo include il linguaggio e la comunicazione e la loro unica vulnerabilità allo stress. I bambini traumatizzati sono esposti a un alto rischio di essere soggetti a un’educazione speciale e ad altri servizi di supporto. Spesso lottano con il linguaggio, l’attenzione, l’elaborazione, la regolazione e il funzionamento esecutivo. Le difficoltà con le emozioni, gli stati corporei, la causa-effetto e la narrazione possono influenzare le loro prestazioni e complicare le interazioni e i risultati clinici.

I professionisti dell’infanzia vedono abitualmente bambini che presentano difficoltà e ritardi. Sono in una posizione unica per aiutare a sostenere i bambini traumatizzati e collaborare con altri professionisti dell’infanzia in modo che tutti possano capire i modi in cui le sfide dei bambini si manifestano durante le comunicazioni percepite come neutre, così come in risposta ai ricordi traumatici e alla narrazione emotiva.

Questo workshop utilizzerà le vignette di casi clinici insieme alla letteratura di ricerca per descrivere come vari traumi infantili possono manifestarsi nella capacità dei bambini di relazionarsi, partecipare, imparare e comunicare. Verranno esplorati possibili modi per comprendere, rispondere e sostenere i bambini traumatizzati, insieme a suggerimenti pratici per ottimizzare la valutazione, la diagnosi differenziale e l’intervento per migliorare la comunicazione, il linguaggio, il comportamento, la connessione e l’apprendimento in questi bambini.

Obiettivi

Il partecipante sarà in grado di:

  • dettagliare il linguaggio e i problemi di comunicazione che sono comunemente visti nei bambini traumatizzati e i modi in cui questi possono presentarsi durante l’infanzia
  • identificare i maggiori rischi di trauma e dissociazione in popolazioni che già affrontano difficoltà di comunicazione
  • comprendere le interazioni tra comportamento, linguaggio e attaccamento nella presentazione clinica di bambini e adolescenti traumatizzati
  • comprendere le strategie cliniche che possono minimizzare il fallimento della comunicazione e ottimizzare le interazioni e i risultati della terapia con i bambini traumatizzati
  • elencare i modi per ottimizzare la collaborazione tra professionisti dell’infanzia che lavorano con bambini traumatizzati.

Contenuti di Apprendimento

  • Una breve panoramica dei traumi dello sviluppo – cause, meccanismi, effetti neurocognitivi e del neurosviluppo, fattori di rischio e fattori protettivi
  • Una panoramica del linguaggio, della comunicazione, dell’attenzione, della memoria e dei problemi di elaborazione nei bambini traumatizzati (dall’infanzia all’adolescenza).
  • L’impatto dei problemi di comunicazione dei bambini traumatizzati sulle interazioni e sul comportamento in ambito sociale, accademico e clinico. Esempi clinici.
  • Cosa succede alla comunicazione dei bambini traumatizzati quando i ricordi del trauma vengono attivati in contesti sociali, clinici e accademici? Esempi clinici.
  • Si tratta di autismo, ADHD, bipolare, ODD, disturbo del linguaggio, mutismo selettivo, depressione, disturbo dissociativo o combinazioni dei precedenti? Le complesse questioni di co-morbilità, diagnosi differenziale, diagnosi errate e mancate diagnosi.
  • Strategie e approcci clinici pratici per affrontare il linguaggio e la comunicazione (contenuto, forma e uso), il radicamento, l’attaccamento e la regolazione, durante il lavoro con i bambini traumatizzati e le loro famiglie.
  • Discussione, Q&A e domande cliniche da parte dei partecipanti.

 

Alessia Tomba

La “traduzione” dell’assessment nella Psicoterapia con i pazienti dissociativi. Come si manifesta la diagnosi fatta nella pratica clinica, Alessia Tomba

La clinica e lo sviluppo di nuove strategie di valutazione hanno permesso negli ultimi anni di avere a disposizione strumenti diagnostici sempre più precisi anche nella valutazione dei disturbi post traumatici e dissociativi. È di vitale importanza effettuare una corretta valutazione diagnostica poiché questa orienta il lavoro terapeutico in più sensi, diventa fondamentale con questi pazienti. Ma come si traduce da un punto di vista clinico e terapeutico il lavoro con un paziente che presenta una dissociazione primaria o secondaria soprattutto nell’infanzia?

Solo il terapeuta attraverso la sua conoscenza della materia e soprattutto con la sua capacità di sintonizzarsi col paziente può definitivamente confrontarsi con ciò che tale inquadramento comporta. Solo all’interno della stanza di terapia, mentre si cerca di costruire una relazione terapeutica (cosa non sempre scontata), lo specialista può comprendere quale temperatura emotiva tenere, quale distanza, quale contenimento sia meglio offrire al paziente che entra. Lavorare con la dissociazione presuppone talvolta rivedere l’assetto stesso del setting interno, la distanza tra paziente e terapeuta, il lasciarsi guidare o controllare da comportamenti che solitamente gestiamo o inquadriamo in altro modo, permettere forme di svalutazione e di “aggressività” accogliendole con il solo scopo di comprenderle e capire da dove nascono, incuriosendosi senza giudicarle.

La dissociazione impone anche al terapeuta di confrontarsi con se stesso e la sua tolleranza di tali meccanismi. Le bugie, i compagni immaginari, i racconti fantastici, i mostri e i personaggi ambigui assumono con questi pazienti significati differenti spesso da chiarire. Sarà fondamentale preoccuparsi della sicurezza SEMPRE. Esempi clinici e vignette offriranno la possibilità di entrare nello stile di funzionamento di bambini che presentano intensità e gravità di traumatizzazione differenti. Si accennerà all’uso delle Pitipies, strumento terapeutico ideato dalla docente, anche relativamente alla valutazione su quanto e come usarlo proprio in riferimento al funzionamento del paziente.

Obiettivi

Il partecipante:

  • acquisirà conoscenze specifiche sulle manifestazioni comportamentali, emotive e cognitive, di un bambino vittima di grave traumatizzazione, nel momento in cui inizia un percorso di presa in carico.
  • sarà in grado di “prepararsi” ad accogliere il bambino con disturbo dissociativo emotivamente, fisicamente e anche strutturalmente (nel caso si debba modificare qualcosa all’interno della stanza di terapia)
  • sarà in grado di valutare quando un certo comportamento del bambino sarà da considerarsi fisiologico (ad es. immaginazione) e quando invece esito del funzionamento dissociativo, orientandosi così anche rispetto ad una diagnosi differenziale corretta.
  • saprà orientarsi nel comprendere in che modo possono manifestarsi le parti dissociative relativamente alla qualità, intensità ma, soprattutto, al tipo di difesa che le muove.
  • arriverà a comprendere più criteri per effettuare una corretta valutazione diagnostica e soprattutto una buona diagnosi differenziale.

Contenuti di Apprendimento

  • Etichette diagnostiche utilizzate per inquadrare clinicamente pazienti che manifestano sintomi con etiología traumatica
  • Sintomi comuni a diversi inquadramenti diagnostici: la diagnosi differenziale
  • Funzionamento del paziente traumatizzato dentro o fuori la finestra di tolleranza. Quale parte arriva o si attiva in seduta
  • La preparazione del setting: la sicurezza, la stanza, il lavoro con i caregivers in vista dell’avvio del lavoro

 

Sandra Baita

La sicurezza della relazione e del contesto: la prima condizione per il lavoro terapeutico, Sandra Baita

I bambini e adolescenti che hanno subito situazioni di trauma interpersonale nei contesti di accudimento, sono ancora in situazione di dipendenza rispetto dei loro caregiver. I modelli terapeutici che hanno come obiettivo il guarimento delle condizioni post traumatiche e dissociative, propongono un trattamento in tre fasi, la prima delle quali ha come obiettivo principale la stabilizzazione dei pazienti. Nel lavoro con bambini e adolescenti il primo obiettivo di questa fase sarà la sicurezza dell’ambiente, e quindi l´interruzione della loro esposizione agli eventi traumatici interpersonali.

Successivamente a questo obiettivo il lavoro terapeutico incomincia con la valutazione e l’ulteriore lavoro con la sicurezza relazionale. La sicurezza relazionale si raggiunge in un rapporto di accudimento in cui i caregiver sono capaci di auto-regolarsi, di mentalizzare il bambino e di rispondere in modo sensibile ai suoi segni. Dato che il trauma interpersonale nasce nel contesto di un rapporto, sarà il rinforzo di questo rapporto – prima con i caregiver e contemporaneamente con il terapeuta – il primo obiettivo terapeutico, e quello che permetterà di raggiungere i successivi obiettivi.

Obiettivi

Il partecipante acquisirà conoscenze e competenze utili a:

  • riconoscere le situazioni di mancanza di sicurezza ambientale che bloccano il lavoro della psicoterapia.
  • elencare i componenti principali della sicurezza relazionale
  • descrivere strategie per rinforzare l’esperienza di sicurezza relazionale del bambino con il caregiver e con il terapeuta.
  • descrivere strategie per rinforzare l’esperienza di sicurezza relazionale del mondo interno del bambino con il caregiver e con il terapeuta

Contenuti di Apprendimento

  • Sicurezza dell’ambiente e sicurezza relazionale
  • Che cosa blocca la sicurezza relazionale quando la sicurezza dell’ambiente é garantita?
  • Manifestazioni di mancanza di sicurezza nei bambini con trauma interpersonale e dissociazione
  • Le strategie controllanti come manifestazione della mancanza di sicurezza
  • Qualità delle relazioni di accudimento necessarie per rinforzare la sicurezza nel bambino
  • L’esperienza dissociata della sicurezza: come portare un senso di sicurezza nel mondo interno del bambino

 

Memoria e amnesia nei bambini traumatizzati, Joyanna Silberg

La Dott.ssa Silberg passerà in rassegna le attuali ricerche sullo sviluppo dei processi di memoria nei bambini, per poi evidenziare ciò che si sa sulla memoria nei bambini traumatizzati. Esploreremo prima i problemi minori nella memoria e poi i bambini che hanno un’amnesia totale per il loro comportamento o per gli eventi traumatici. Questi bambini altamente dissociativi possono impegnarsi in azioni particolarmente violente, per le quali hanno una capacità di ricordare limitata. Verrà discussa una visione della memoria come un continuum in modo che i partecipanti comprendano la memoria come un fenomeno fluido e costruttivo.

Verranno discussi i problemi amnestici più gravi affrontati dai bambini più dissociativi e come affrontarli. Verrà discussa l’importanza di motivare il giovane sia con motivazioni esterne che interne, così come il modo di aiutare i giovani ad accedere a ricordi precedentemente inaccessibili attraverso vari esercizi mentali. Queste tecniche includono “l’ascolto”, che diventa un rilevatore della propria vita attraverso indizi di contesto, la destigmatizzazione dei sentimenti di vergogna, e le famiglie che lavorano insieme per sostenere la memoria dei bambini. Sarà evidenziata la differenza tra memoria autobiografica e memoria traumatica.

Obiettivi

Il partecipante acquisirà conoscenze e competenze utili a:

  • descrivere come la memoria funziona su un continuum, e c’è sempre una capacità di accedere a ciò che è stato precedentemente inaccessibile
  • evitare lotte di potere con i giovani che affermano di non avere memoria del proprio comportamento aggressivo
  • impostare sia motivazioni esterne che interne per aiutare il richiamo della memoria autobiografica
  • elaborare quattro tecniche per aiutare i giovani gravemente traumatizzati ad accedere alla memoria autobiografica

Contenuti di Apprendimento

  • Ci sono risultati di ricerca contrastanti riguardo all’associazione tra trauma e memoria.
  • Ci sono una varietà di teorie cognitive che possono spiegare l’amnesia, ma la “dimenticanza motivata” è una teoria utile.
  • Esiste una sottosezione di bambini gravemente traumatizzati e dissociati con deficit estremi nella memoria autobiografica.
  • Il ripristino della memoria richiede rinforzi e incentivi sia estrinseci che intrinseci.
  • C’è un’importante distinzione clinica tra memoria autobiografica e memoria traumatica, e il ripristino della memoria autobiografica è essenziale per il funzionamento.
  • Esiste una varietà di tecniche per aiutare i giovani dissociati ad accedere alla memoria autobiografica.
  • È importante non vergognarsi o stigmatizzare mai il bambino per i sentimenti associati alle azioni non ricordate.
  • Il giovane può arrivare a usare quaderni e strategie di intervista per cercare di ricostruire il comportamento a cui non può accedere.
  • Al giovane può essere insegnato ad “ascoltare” o a “puntare una torcia” su parti precedentemente nascoste della sua memoria.
  • Coinvolgere la famiglia ad assistere il giovane è una strategia essenziale.
  • Approcci eccessivamente punitivi possono ritorcersi contro. Le conseguenze possono essere logiche e non punitive.
  • La memoria autobiografica può essere ripristinata nei bambini dissociativi.
  • L’accesso alla memoria traumatica deve attendere la disponibilità terapeutica del bambino, la solidificazione dell’attaccamento e la capacità di evitare l’innesco.
  • La dimenticanza globale può verificarsi tra i bambini traumatizzati come risultato della pratica costante di “spingere fuori” le informazioni dolorose dalla coscienza.

 

Alessia Tomba

Il lavoro con la disregolazione severa, Alessia Tomba

Lavorare con i pazienti dissociativi comporta in primis un grande sforzo ed impegno terapeutico per stabilizzarli e per far ciò è necessario riconoscere il funzionamento delle parti e ciò che le disregola talvolta in modo grave e soverchiante. Ciò induce stati di forte malessere nel paziente oltre che frequenti rischi per la sua ed altrui salute/incolumità. Tale funzionamento spesso ostacola la costruzione di un legame di fiducia col terapeuta e rende l’avvio del percorso particolarmente difficile. Parti diverse si alternano in seduta e necessitano di essere riconosciute e accolte ma anche contenute. La parte “più matura, adulta, auto-osservante”, apparentemente normale, spesso è già presente nei bambini. Non sempre è chiaro quale sia e quanto sia forte, bisogna aiutare questa a crescere e rinforzarsi evitando gli attacchi e le trappole difensive messe in atto dall’apparato dissociativo.

È compito del terapeuta comprendere se e quando si trovi di fronte ad una parte dissociativa, attivata o meno, se e come sia possibile renderla nota alla parte “più funzionante”, come creare un clima di accoglienza per tutte le parti senza spaventarle/attivarle o spaventarsi. La stabilizzazione comincia con il riconoscimento delle parti e con il loro disvelamento anche al paziente. Ma raramente nei casi di disregolazione severa questo diventa possibile.

Il primo passo diventa entrare in contatto con quella parte dissociativa; rannicchiata, che succhia il pollice, che si addormenta per qualcosa che accade ma non è ancora chiaro, che scappa dalla stanza attivata dal calore e la presenza umana, che urla e cerca di aggredirti. In tali pazienti spesso le parti dissociative sono molto forti e più strutturate delle parti “adulte o apparentemente normali”. Tale aspetto non è sempre così evidente e complica molto il lavoro terapeutico. Talvolta ci si accorge dopo tempo di aver interagito con una parte dissociata anziché con la parte più “funzionante”, è lei la guardiana che tiene in scacco il sistema. Arrivare all’evento traumatico con questi pazienti è un percorso lento, ricco di trappole, blocchi, sofferenze e difese inamovibili. Il trauma è sepolto così profondamente da far dubitare spesso della sua esistenza, sono le difese a renderlo reale

Obiettivi

Il partecipante acquisirà conoscenze e competenze utili a:

  • riconoscere comportamenti che traggono origine dalla disregolazione severa e differenziarli da altri derivanti da funzionamenti non dissociativi né di tipo post traumatico
  • creare un clima di sicurezza dentro e fuori il setting, aspetto essenziale per avviare un percorso terapeutico con questi pazienti.
  • favorire un clima di contenimento e tranquillità nella stanza di terapia con pazienti continuamente iper o ipo attivati e quindi sempre in allerta.
  • riconoscere quando un comportamento è l’esito dell’attivazione di una parte dissociativa o meno e sarà quindi in grado di modulare il proprio intervento.

Contenuti di Apprendimento

  • Teoria polivagale, finestra di tolleranza e attaccamento sicuro.
  • Sviluppo dei concetti di traumatizzazione precoce, trauma complesso e impatto sulla capacità di autoregolazione del neonato/bambino.
  • Cosa intendiamo per “grave disregolazione”
  • Come riconoscere i cambiamenti di stato, gli switch tra una parte dissociativa e un’altra.
  • Il lavoro sull’attivazione corporea e sensomotoria. Le memorie traumatiche somatiche.
  • La solidità e umanità del terapeuta. Il confronto, le supervisioni, il lavoro su di sè, la comprensione dei propri limiti e capacità di tolleranza di alcuni comportamenti del paziente.
  • Il lavoro in stanza con il/i caregiver per facilitare la regolazione del bambino; come, quando e quanto.

 

Sandra Baita

Comportamenti dirompenti come manifestazione post traumatica e dissociativa, Sandra Baita

La disregolazione del comportamento è un sintomo caratteristico del trauma nello sviluppo. I comportamenti dirompenti – anche chiamati esternalizzanti – più frequenti che si trovano in bambini e adolescenti che hanno subito trauma interpersonale, sono il furto, la bugia, l’aggressione fisica e verbale e i comportamenti sessualizzati.

La presenza di questi comportamenti comporta un ostacolo importante nei rapporti interpersonali di questi bambini, soprattutto nel contesto dei loro rapporti di accudimento. Gli interventi che puntano al cambiamento comportamentale senza badare all’origine traumatica di queste manifestazioni diventano inefficaci e portano sofferenza e stanchezza alle famiglie. Quando il sistema di accudimento risponde negativamente a questi comportamenti si stabilisce un circuito di rifiuto e vergogna che blocca il rapporto tra il bambino e i suoi caregiver, e rinforza le dinamiche traumatiche e quindi i comportamenti dirompenti.

Obiettivi

Il partecipante acquisirà conoscenze e competenze utili a:

  • riconoscere l´origine traumatica e la qualità dissociativa dei comportamenti dirompenti
  • integrare strategie di approccio ai comportamenti dirompenti che promuovano la motivazione per il cambiamento.
  • riconoscere strategie di evitamento che bloccano il lavoro con i comportamenti dirompenti.
  • descrivere il circuito di rifiuto e vergogna e le strategie che lo interrompono.

Contenuti di Apprendimento

  • Origine traumatica e ruolo dei comportamenti dirompenti
  • La psicoeducazione sui comportamenti dirompenti
  • Che cosa bisogna conoscere su questi comportamenti per l´organizzazione del lavoro psicoterapeutico?
  • Comportamenti dirompenti, evitamento e dissociazione
  • Atteggiamenti del sistema di accudimento che rinforzano i comportamenti dirompenti: il lavoro con i caregiver
  • Il circuito di rifiuto e vergogna
  • Strategie di lavoro con i comportamenti dirompenti

Docenti

Sandra Baita

Sandra Baita

Sandra Baita, psicologa e psicoterapeuta, lavora da oltre 25 anni a Buenos Aires nell’ambito della cura ai bambini vittime di abusi, maltrattamenti e grave trascuratezza. Ha esposto il suo lavoro...
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Alessia Tomba

Alessia Tomba

Dr.ssa Alessia Tomba, Psicologa Psicoterapeuta, ha lavorato per anni nelle istituzioni rivolte alla tutela dell'infanzia dedicandosi contemporaneamente anche alla cura e sostegno dell'adulto e della...
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Na’ama Yehuda

Na’ama Yehuda, MSC, medico e logopedista da oltre 30 anni, specializzata in traumi dello sviluppo e manifestazioni cliniche complesse. Ha competenze specifiche sul bilinguismo, è  specializzata in...
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Joyanna Silberg

La dottoressa Joyanna Silberg è psicologa clinica infantile allo Sheppard Pratt Health System, un ospedale di Towson, nel Maryland, negli Stati Uniti, dove ha coordinato i servizi per i traumi...
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Cristina Cortés

Cristina Cortés

Cristina Cortes: Psicologa e psicoterapeuta. Co-direttore del Centro di Psicologia della Salute Vitaliza, a Pamplona, ​​in Spagna. Centro sanitario privato specializzato in trauma, attaccamento e...
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32 recensioni per questo corso

  1. Sandra Maria Elena Nicoletti (proprietario verificato)

    Bellissimo master

  2. Adriana Nora Lugaresi (proprietario verificato)

    Un corso ottimamente strutturato che consiglio a tutti, Non si tratta solo di comprendere i fattori di rischio per lo sviluppo di un trauma nei bambini, oltre l’evoluzione del trauma stesso e le conseguenze a livello relazionale, emotivo, cognitivo e di apprendimento. Si tratta anche di comprendere meglio gli adulti in terapia, poiché anche essi sono stati bambini e le basi che offre il corso permettono di individuare meglio i loro aspetti traumatici infantili ai fini dell’intervento. Il trauma viene affrontato sotto i suoi molteplici aspetti. Validissime, superfluo dirlo, le relatrici. Grazie.

  3. maria concetta d’elia (proprietario verificato)

    molto interessante

  4. Giulia Rigotti (proprietario verificato)

    Molto ben fatto!

  5. Alessandra Costantini (proprietario verificato)

    corso valido e possibilità di avere materiale e rivedere i video davvero un plus

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Corso Ondemand
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  • 28 ore di formazione
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    Domande frequenti sul corso

    Le registrazioni dei corsi a cui ti sei iscritta/o sono elencati nella tua Area Riservata, a cui puoi accedere effettuando il login. Ciascun corso, gratuito e/o a pagamento, ti rimane accessibile per 12 mesi dalla data di registrazione, salvo differenti informazioni fornite nel programma.

    L’eventuale presenza di crediti ECM, ed il relativo numero di crediti, viene indicata ad inizio pagina e nel box di iscrizione. Se presenti, all’interno del programma c’è un paragrafo “Crediti ECM” in cui poter visualizzare la data a partire dalla quale potrai effettuare il quiz ECM e la data massima entro cui riuscire a superarlo con successo. Tali informazioni e date sono riportate anche nel box di iscrizione.

    Per calcolare le tempistiche di accreditamento bisogna far riferimento alla “Data di scadenza del Quiz ECM” indicata nello specifico corso di formazione, NON alla data in cui viene superato il Quiz ECM. La data di scadenza del Quiz ECM la trova indicata nella pagina del corso, sia nel box di iscrizione che nel paragrafo dedicati a Crediti ECM.
    Ebbene, entro 90 giorni dalla data di scadenza del Quiz ECM dobbiamo comunicare i dati ad AGENAS. A sua volta AGENAS trasmetterà i dati al COGEAPS e solo a quel punto le risulteranno accreditati.
    Mediamente, consigliamo quindi di calcolare circa 4 mesi dalla data di scadenza del Quiz ECM. Precisiamo, in ogni caso, che l’Attestato di acquisizione ECM del corso a cui ha partecipato, vale come certificazione dei crediti acquisiti.

    Sì, il corso rilascia un attestato di partecipazione.

    Tutti i corsi di FCP, con speaker internazionali, dispongono di traduzione in italiano. In particolare: i Corsi online e le Master Class dispongono di interpretariato simultaneo, i Corsi Ondemand dispongono di sottotitolazione e/o voice over in italiano, i Corsi residenziali – in-person – dispongono di interpretariato simultaneo o consecutivo. Tali informazioni vengono generalmente specificate sulla pagina di presentazione di ciascun corso.

    La presenza di materiale extra dipende dal docente e dal corso specifico: solitamente ci sono pdf contenenti i power point del docente.