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157,00 € IVA inclusa
Docenti:
Colin Ross
, Martin Dorahy
, Vedat Sar
, Eli Somer
, Giovanni Tagliavini
, Costanzo Frau
3.793 visualizzazioni totali
In questo evento approfondiremo il legame fra trauma, psicosi e dissociazione.
In un articolo del 1987 dal titolo “First-Rank Symptoms as a Diagnostic Clue to Multiple Personality Disorder“, Richard Kluft metteva in evidenza come i sintomi di primo rango potessero rappresentare un prezioso indizio per poter diagnosticare un disturbo dissociativo dell’identità (DDI). Quaranta anni dopo questo articolo, nonostante diverse ricerche nel corso degli anni abbiano dimostrato che questa sintomatologia sia più frequente nei quadri di DDI rispetto alla schizofrenia, pochi clinici ricollegano la loro presenza ad una dissociazione strutturale della personalità. Il DSM-IV evidenziava come fosse sufficiente la presenta di un sintomo schneideriano per poter far la diagnosi di schizofrenia; nella versione DSM-5 del 2013 non è più possibile fare diagnosi di schizofrenia con la sola presenza di uno tra deliri bizzarri, due o più voci conversanti tra loro o che commentano il comportamento e i pensieri del paziente. Nonostante questo cambiamento, tra i due sintomi necessari per poter ricevere questa diagnosi, basta che il paziente manifesti deliri e allucinazioni.
La valutazione dei sintomi di primo rango come patognomonici della schizofrenia ha fatto si che, nel corso del tempo, molti pazienti venissero erroneamente diagnosticati come schizofrenici.
Nella prima parte del workshop Eli Somer farà una breve review sul “maladaptive daydreaming” presentando le caratteristiche comuni e le differenze tra questa e altre categorie diagnostiche e discutendo i meccanismi sottostanti al disturbo.
Durante l’intervento successivo Vedat Sar discuterà le somiglianze e le differenze tra le psicosi dissociative e quelle schizofreniche.
Nella seconda parte del workshop Colin Ross presenterà il sottotipo dissociativo della schizofrenia, discuterà come gli aspetti genetici siano sovrastimati e presenterà l’intervento terapeutico basato sul trauma per le psicosi.
Nell’ultimo intervento Martin Dorahy farà una review degli studi che hanno confrontato i sintomi psicotici caratteristici del disturbo dissociativo dell’identità con quelli dei disturbi dello spettro schizofrenico.
L’evento è patrocinato da
Discussant: Giovanni Tagliavini
Psichiatra e psicoterapeuta, socio fondatore AISTED
Psicologo e psicoterapeuta, referente italiano ESTD
Il Maladaptive Daydreaming (MD) è una condizione clinica peculiare, caratterizzata da un’immersione dipendente e compulsiva in scenari di fantasia vivida, spesso accompagnata da movimenti stereotipati, mentre si ascolta musica evocativa. Questo comportamento diventa disadattivo quando causa disagio o interferisce con il funzionamento quotidiano. Mentre la ricerca scientifica su questo fenomeno si sta accumulando, innumerevoli utenti di Internet hanno abbracciato ampiamente il termine, evidenziando la prevalenza di individui che lottano con questa attività mentale.
Questo webinar si propone di esplorare le prove di ricerca esistenti sul “sogno a occhi aperti disadattivo”, la sua potenziale associazione con il trauma e le sue somiglianze con i disturbi dissociativi, in particolare il Disturbo Dissociativo dell’Identità (DDI). Mentre la psicopatologia dissociativa grave, compreso il DDI, è fortemente legata a traumi infantili estremi, le prove suggeriscono che la dissociazione, in generale, e l’assorbimento dissociativo (DA), in particolare, sono strettamente correlati al MD, ma i traumi passati non sono un precursore necessario.
Durante gli episodi di sogni a occhi aperti, gli individui con MD mostrano una dualità unica nella coscienza, rimanendo immersi nel loro mondo interiore e conservando la consapevolezza dell’ambiente esterno. Come i soggetti affetti da DDI, le persone con MD creano personaggi narrati internamente, sviluppando con essi forti legami emotivi.
Tuttavia, a differenza del DDI, i protagonisti interiori non prendono mai il controllo del corpo. A differenza dei soggetti con DDI, le persone con MD spesso dimostrano una maggiore forza dell’Io, migliori capacità di regolazione delle emozioni e un concetto di sé più integrato. Il webinar discuterà le comorbidità, le implicazioni per il trattamento e le future direzioni della ricerca.
I processi schizotipici e dissociativi sono qualitativamente distinti. D’altra parte, la dissociazione è sempre più considerata come un fenomeno transdiagnostico. La sovrapposizione tra psicopatologia dissociativa e altre psicopatologie tende a disperdersi in uno spettro di frequenza. Non è ancora chiaro se questa sovrapposizione si riferisca a una relazione qualitativa tra diversi quadri psicopatologici o se la sovrapposizione si basi sulla dissociazione legata ad una concomitante traumatizzazione dello sviluppo, indipendentemente dalla diagnosi principale. Come soluzione intermedia per spiegare questa relazione è stata proposta l’ipotesi della dualità, che si basa sull’interazione tra psicopatologie concomitanti ma distinte, compresa la dissociazione. Dal punto di vista clinico, verranno presentate due sindromi: 1) Psicosi dissociativa senza psicopatologia schizotipica 2) Disturbo schizofrenico con psicopatologia dissociativa. Verranno discussi la sintomatologia, i meccanismi, la risposta al trattamento, il decorso clinico, gli esiti e i contesti traumatici di ciascuna sindrome.
Obiettivi didattici
In questo intervento, il Dr. Ross discuterà le relazioni tra trauma, dissociazione e psicosi, concentrandosi sulle somiglianze e le differenze tra dissociazione e psicosi. Descriverà il modello riguardante il sottotipo dissociativo della schizofrenia e lo spettro che include la schizofrenia a predominanza di sintomi negativi all’estremità sinistra e il disturbo dissociativo dell’identità (DID) all’estremità destra. Man mano che ci si sposta a destra dello spettro si hanno: meno sintomi negativi della psicosi; più sintomi positivi; più traumi; più comorbidità; più dissociazione e PTSD; più allucinazioni uditive; più capacità delle voci di impegnarsi nella terapia; più risposta alla psicoterapia e livelli più alti di ipnotizzabilità. Il dottor Ross passerà in rassegna i dati della ricerca sulla prevalenza dei disturbi dissociativi nella schizofrenia, e viceversa, analizzando la frequenza dei traumi gravi nella schizofrenia. Discuterà brevemente i dati genetici sulla schizofrenia, illustrando come la genetica non sia il principale fattore di rischio per la psicosi, così come i dati che dimostrano come i farmaci antipsicotici non siano complessivamente molto efficaci. Questi aspetti richiedono maggiori ricerche sul ruolo della psicoterapia basata sul trauma nel trattamento della psicosi. Aspetto che il Dr. Ross discuterà facendo riferimento all’intervento terapeutico del “parlare con le voci”.
Obiettivi didattici
L’intersezione tra disturbi dissociativi e disturbi psicotici ha suscitato un crescente interesse. I cosiddetti “sintomi psicotici” sono stati notati nel disturbo dissociativo dell’identità (DDI) per oltre un secolo, con studiosi clinici e ricercatori che hanno cercato di capire in modo più sistematico quando e come tali sintomi si presentano nel DDI (Kluft, 1987; Ross, 2004; Ross, Miller, Reagor, Bjornson, Fraser, & Anderson, 1990). Nei momenti di crisi, in cui le difese dissociative possono temporaneamente rompersi nel DDI, in modo da non organizzare più l’esperienza interna, spesso si manifestano sintomi psicotici (Şar & Öztürk, 2019). Tuttavia, almeno alcuni sintomi tipicamente descritti come psicotici, sembrano essere comunemente sperimentati durante un funzionamento relativamente stabile nel DDI, come se fossero un problema comune di presentazione. Questa presentazione esplorerà alcuni recenti studi empirici che hanno confrontato direttamente i sintomi psicotici nei DDI con quelli dei disturbi dello spettro schizofrenico (SSD). Questi lavori hanno esaminato le diverse caratteristiche fenomenologiche del sentire le voci, il modo in cui le voci vengono interpretate, i tipi di pensiero delirante e i sintomi del disturbo formale del pensiero. I soggetti affetti da DDI tendono ad avere esperienze di voci più ricche e idee fisse sulla diffidenza verso gli altri, pur non presentando gli stessi processi mentali disorganizzati che si manifestano nel pensiero incoerente o nelle interpretazioni metafisiche delle voci.
Obiettivi didattici
Docenza in lingua inglese, con TRADUZIONE SIMULTANEA in ITALIANO
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Mediamente, consigliamo quindi di calcolare circa 4 mesi dalla data di scadenza del Quiz ECM. Precisiamo, in ogni caso, che l’Attestato di acquisizione ECM del corso a cui ha partecipato, vale come certificazione dei crediti acquisiti.
Sì, il corso rilascia un attestato di partecipazione.
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