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Sessualità: dalla libertà del piacere al piacere di essere liberi

Sono iscritta all’Ordine degli Psicologi del Lazio con il n° 19025 e sono socia fondatrice della Società Italiana di Sessuologia e Psicologia, presso la quale svolgo la mia attività di Psicologa ...

Quando si parla di Psicologia della Sessualità si fa riferimento ad ambiti di intervento ed aree di sviluppo estremamente diversificati.

Ho pensato dunque a lungo a quale fosse il modo migliore per aprire questa rubrica, alla luce del fatto che nella mia pratica quotidiana (fatta di clinica, ricerca e formazione) mi viene spesso richiesto di spaziare con velocità tra questi diversi settori. Ed è proprio in virtù di questa riflessione che ho deciso di condividere con voi una delle esperienze professionali più complesse e complete a cui, al momento, ho avuto la fortuna di partecipare.

Mesi fa, infatti, sono stata invitata a tenere uno speech ad un evento TEDx organizzato dall’Università di Pavia. 15 minuti per parlare alla popolazione (accademica e non, di colleghi e non, di coetanei e non) del mio percorso professionale, del mio lavoro con i giovani, del piacere e del futuro della sessualità. 15 minuti per raccontare chi sono, cosa faccio e per riassumere il lavoro di centinaia di colleghi che hanno trascorso decenni a dedicarsi alla ricerca e al lavoro sul campo! Come racchiudere teoria, esperienza clinica e di corsi di educazione sessuale, riflessioni personali e dati statistici in un tempo tanto irrisorio e con un linguaggio che potesse essere comprensibile e abbordabile da chiunque?

Un’impresa difficile a cui spesso siamo chiamati come professionisti e che ci permette di entrare in contatto con le numerose sfaccettature del nostro lavoro quotidiano. Ed è proprio per questo motivo che ho scelto di condividere questa esperienza con voi. Perché parla della mia professione, dei giovani, della tecnologia, del futuro e del presente dell’educazione sessuale.

 

Vi siete mai chiesti cosa sia il piacere?

Io sì, e avevo solo 5 anni quando chiesi per la prima volta ai miei genitori (in preda al panico del traghetto) “Come fare a capire se il mare mi piace o meno?”.

Non ricordo di preciso cosa mi risposero, ma ricordo che quella domanda mi ha accompagnato in modo insistente per molti anni, anche durante i miei studi di psicologia … “Come riconosco se quell’università mi piace? E come capisco realmente se quel lavoro fa per me?”. Sono domande che ognuno di noi si fa – anche quotidianamente – nel corso della propria vita. Ogni scelta che facciamo chiama in causa il piacere “Mangio questo perché mi piace”, oppure “Vado in palestra anche se non mi piace affatto!”.

È semplice per noi pensare e scegliere in termini di piacere/non piacere. Ma quando ho iniziato ad appassionarmi alla sessuologia e a studiare quindi i meccanismi emotivi dell’erotismo umano mi sono resa conto che quando parliamo di sessualità questa sicurezza sul piacere si fa più confusa.

Se io vi chiedessi qui, ora, se la vostra ultima esperienza sessuale vi è piaciuta…se è stata soddisfacente per voi…probabilmente in molti, per rispondermi, andrebbero a rispolverare nella memoria il momento dell’orgasmo. L’ho raggiunto o no? E come è stato? Intenso, scarso o…simulato? È sorprendente quanto spesso tendiamo a ricondurre il piacere sessuale all’orgasmo, riducendolo così ad un momento, ad una singola sensazione.

E se io vi dicessi che, in realtà, il piacere è un fenomeno più ampio e che l’orgasmo è solo una delle forme di espressione del piacere? … è la nostra capacità di valutare positivamente un’intera esperienza sessuale …è la nostra spinta motivazionale all’incontro intimo, è quella che – banalmente – ci fa dire “ho voglia o non ho voglia di rivederti” … è benessere, è divertimento ma…soprattutto…è libertà! Sì, perché per poter provare piacere sessuale bisogna sentirsi liberi di sperimentare e giocare!

Questo concetto di libertà oggi può risultare banale e scontato ma in realtà è un’immagine nuova…un’idea e una conquista degli ultimi anni…Di sessualità, lo sappiamo, si è sempre parlato dai tempi dei tempi, ma il concetto di “libertà del piacere sessuale” è un’espressione ancora giovane.

Io, come molti di voi, sono nata già con questo concetto di libertà. Già da adolescente ero libera di sperimentare, ero libera di andare dalla ginecologa, ero libera di avere una mia sessualità senza dover rendere conto a nessuno…o almeno così avevo l’illusione di credere. E oggi? Bhè, oggi sono libera di parlare di sessualità, di orgasmo e di piacere davanti ad una platea di centinaia di persone senza rischiare di essere arrestata o di arrossire.

Io, molto banalmente, sono una figlia della rivoluzione sessuale degli anni ’60 e ’70 …come molti di voi non l’ho vissuta in prima persona, ma i miei genitori si. Da quel momento si è potuto finalmente parlare di sessualità in modo libero, a livello sociale, culturale e politico. Io non c’ero ma di storie ne ho sentite e se oggi, nel mio lavoro, posso permettermi di usare concetti come “salute sessuale”, “erotismo” e “ricerca del piacere” è anche grazie a loro.

Ma se la generazione precedente ha vissuto gli anni della liberalizzazione sessuale noi, invece, stiamo vivendo gli anni della globalizzazione della sessualità, l’epoca in cui il piacere è diventato il prodotto di eccellenza sul mercato, un vero e proprio fenomeno sociale ed economico in continuo sviluppo ed espansione.

Un po’ per passione, un po’ per la mia professione ho sempre sentito una certa curiosità ad informarmi sugli ultimi ritrovati o sulle nuove mode del momento in tema di sessualità. E se anche delle volte mi sono persa qualche notizia dell’ultima ora ecco che i ragazzi delle scuole o i miei pazienti sono li pronti a ricordarmi con quale incredibile velocità questo settore si muove.

Ricordo ancora quella volta che, durante un corso in un liceo di Roma, un ragazzo mi chiese informazioni sul “pegging” … Sapete di cosa si tratta? Bene, neanche io avevo la minima idea di cosa stesse parlando. Eppure ero io l’esperta … gli ho chiesto allora cosa intendesse e, con molta semplicità mi ha detto “Quando la donna pratica sesso anale all’uomo…ma che non lo sa?”. E no…ho dovuto ammettere! Proprio non lo sapevo! Ogni giorno escono termini nuovi che servono a descrivere pratiche più antiche di chi quell’espressione l’ha coniata…ma se non conosci il nuovo modo di chiamarle sei out…sia che tu sia un adolescente che un esperto del settore!

I ragazzi di oggi possono viaggiare in giro per il mondo e fare la fila per entrare in musei dedicati al sesso, possono leggere di sessualità ovunque (su rubriche, blog, interviste o articoli di giornali), possono scaricare APP per incontri, iscriversi a chat a contenuto erotico o comprare widget da attaccare al proprio smartphone per il sesso a distanza. E per la fantasia e l’esplorazione? Ci sono i sex toys (ormai un must da tenere in borsetta) e la tanto discussa pornografia! In poco più di 20 anni dal primo sito hard oggi si contano oltre 420 milioni di pagine online a contenuto pornografico. Praticamente il business economico più grande di sempre dopo il petrolio.

E in quanto a prodotti per la salute sessuale? Non siamo secondi a nessuna epoca!

I nostri giovani possono proteggersi come mai fino ad ora! In pochi decenni sono state create centinaia e centinaia di tipologie di condom differenti, classificabili in base alla misura, al gusto, al materiale, alla vestibilità e agli effetti sul funzionamento sessuale. Se in sala c’è qualche vegano o amante del bacon sappia che esiste un condom anche per lui! Migliaia di tipologie per tutti i gusti e le fantasie. E la pillola anticoncezionale? In meno di 40 anni oggi viene proposta in diverse decine di varietà, in base al dosaggio ormonale e alle esigenze della donna.

Non c’è che dire…a giudicare da quanto abbiamo appena visto si può dire con fermezza che la libertà di parlare di piacere sessuale è stata conquistata! Ma allora come è possibile che quello stesso ragazzo che mi chiedeva cosa ne pensassi del pegging non avesse mai usato un preservativo in vita sua pur avendo una vita sessualmente attiva?

Nonostante oggi, come abbiamo visto, siano davvero molto informati – più di qualsiasi altra generazione prima di noi – le Infezioni e le Malattie Sessualmente Trasmesse (IST) rappresentano ancora un problema sanitario evidente, le gravidanze indesiderate e il ricorso delle giovanissime alle tecniche di Interruzione Volontaria di Gravidanza sono in continua crescita, l’abuso di farmaci sessuali per sostenere il desiderio e l’eccitazione sta raggiungendo numeri da capogiro, almeno quanto l’abuso di sostanze– come droga o alcool – in concomitanza dei rapporti sessuali. L’isolamento sociale, i fenomeni di sexting, uniti all’ansia per il proprio corpo e allo stress per l’incontro con l’altro sono ormai problematiche reali che come esperti del settore ci troviamo a dover affrontare quotidianamente.

Ma come è possibile che la generazione più informata di sempre sia anche quella in cui il disagio e l’angoscia sessuale siano più evidenti?

Parlando con i ragazzi e con molti adulti ho scoperto che le informazioni, quelle giuste, quelle scientifiche… le hanno eccome! Che i diritti sessuali sono chiari…almeno sulla carta! Ma se gli chiedo di loro, della loro sessualità … è tutta un’altra cosa e capita sempre più spesso di sentire frasi tipo “Se una donna propone il preservativo vuol dire che non ha fiducia nel suo compagno”, oppure “Siamo una coppia stabile, non c’è niente da cui proteggersi” o ancora “Un vero uomo pensa al sesso ogni minuto, e una vera donna soddisfa sempre il suo uomo”, “Masturbazione e pornografia sono cose da maschi!” … oppure, il must, “Perché si sa, le dimensioni contano”. Emozioni, credenze e fantasie che non risultano affatto coerenti con quella libertà di pensiero e azione da cui dicono di essere sostenute.

Nel passaggio da un estremo all’altro si è solo rovesciata la prospettiva…l’approccio alla sessualità è rimasto identico e normativo: cosa è giusto fare? Cosa è normale? Cosa ci rende uomo/donna? 

La libertà di provare piacere sessuale – oggi – si è trasformata in un dovere.

Oggi bisogna fare sesso – il prima possibile si intende – e bisogna farlo per bene, l’inesperienza non è contemplata. Il desiderio? Bhè, quello ci deve essere sempre, in ogni circostanza e in ogni condizione. Non importa che sia un periodo stressante a lavoro, che abbiamo appena litigato in famiglia o che i bambini ci hanno rotto il portatile con una pallonata…non importa! Dobbiamo essere pronti! Ma non basta…dobbiamo anche essere perfetti, nelle misure, nella performance e nel successo!

Ormai nessuno ha più il coraggio di chiedere, nessuno ha più il coraggio di mostrarsi curioso d’imparare. I concetti di “performance” e di “successo” hanno generato un rapporto sempre più angosciato e ansioso con la sessualità…la prestazione è diventata un valore assoluto … non c’è più spazio per l’incertezza e il dubbio. Ma questo non vale solo quando parliamo di sessualità…prestazionali dobbiamo esserlo in tutto: in coppia, sul lavoro, in famiglia! E allora quelle che prima erano solo incertezze si trasformano poi in insicurezze, e ad andarci di mezzo è proprio quel piacere a cui tanto si aspira.

Essere perfetti è diventato un nostro dovere!

Ma perfetti come chi? Nessuno di noi lo sa…ma noi, questo modello ideale, lo inseguiamo lo stesso. Le domande più frequenti che mi fanno gli adolescenti e i giovani adulti sono quasi sempre le stesse “Quanto deve durare un rapporto per essere considerato normale?” “Dopo quanto tempo è giusto concedersi?”, “Se lui o lei mi dice che mi ama allora devo farci sesso?”.

Sanno che vogliono aderire ad un modello ma non hanno idea di che modello sia, e quindi lo chiedono a noi adulti, in un disperato bisogno di ricevere informazioni che confermino le loro fantasie.

Ma quando le risposte che gli diamo – come genitori, insegnanti, zii – non soddisfano questa necessità ecco che scatta la frustrazione … e loro si rifugiano in altri contesti in grado di alleviare questo senso di smarrimento e, perché no, che gli diano quelle risposte di cui tanto hanno bisogno … pensiamo al gruppo dei pari, ad Internet e alla pornografia.

È evidente quindi che la conquista sociale della libertà sessuale non ha affatto coinciso con la nostra libertà individuale. È come se stessimo assistendo ad una corsa a 2 velocità: da una parte lo sviluppo tecnologico e sociale, veloce, chiaro e fantasioso: dall’altra la crescita dell’individuo, più complessa, che necessita di un tempo diverso per evolversi, a livello personale, relazionale e culturale.

Una volta riflettevo, con una ragazza che seguivo ormai da un paio di anni, su quanto potesse essere frustrante per lei attendere che fosse il ragazzo che le piaceva a fare il primo passo. Ricordo che le proposi, con molta serenità, perché non fosse lei a farsi avanti e, di tutta risposta, lei mi disse “Dottoressa scusi…ma lei ha mai visto un ovulo inseguire uno spermatozoo?”. Dopo qualche secondo di ilarità per la battuta è stato facile leggere tutta l’insicurezza racchiusa in quelle parole.

In questa estrema confusione tra libertà e dovere, la norma, i pregiudizi, gli stereotipi, i copioni sessuali e gli innumerevoli modelli a cui aderire stanno rappresentando una salvezza per l’individuo. Un punto fermo da cui partire per lenire l’angoscia di chi gli parla di sé, di come dovrebbe essere, di come dovrebbe fare sesso, di cosa dovrebbe provare e di quanto dovrebbe piacergli.

La nuova sfida del futuro è proprio questa: ora che abbiamo conquistato la libertà sessuale – quella sociale intendo – dobbiamo rendere gli uomini liberi di potersela godere! Liberi da un’idea di sessualità a tutti i costi, da un’idea di piacere sessuale come simbolo di potenza.

Quello che abbiamo fatto fino ad oggi è stato fornire informazioni su “come” fare sesso ma non su come “avvicinarsi” al sesso. In modo più o meno esplicito noi adulti abbiamo proposto modelli angosciosi di comportamento a cui aderire, “usa il preservativo altrimenti ti ammali”, “non fare incoscienze altrimenti te ne pentirai”, “tutto ciò che fai ha delle conseguenze!”. Una volta una ragazza delle scuole medie, dopo aver avuto le sue prime mestruazioni, durante un incontro ha riportato alla classe il “discorsetto” della madre. La comunicazione era andata grossomodo così: “Mamma penso che mi sia venuto il ciclo” – “Perfetto, ora sei diventata una donnina…attenta che puoi rimanere incinta, usa la testa altrimenti ti rovini la vita e la rovini pure a noi….ora andiamo a dirlo a papà così festeggiamo”.

Ma festeggiamo cosa? L’ingresso angoscioso nel mondo degli adulti? Quella ragazza, prima o poi, avrà la sua prima esperienza sessuale e – se come tutti ci auguriamo per lei – sarà piacevole inizierà la sua frustrazione: da una parte un’idea adulta di sessualità sicura e consapevole ma piena di ansie, angosce e conseguenze negative; dall’altra una sessualità piacevole, intensa ma incosciente data dalla sua esperienza. Mettiamoci per un attimo nei suoi panni…voi quale strada scegliereste?

Se continuiamo ad associare il sesso a valori negativi, ai rischi e ai pericoli che comporta, finiremo per trasmettere un senso di paura legato all’intimità. E si sa, difronte alla paura l’essere umano tende a scappare. Ma se iniziamo a parlare di sessualità in termini di piacere possiamo educare le persona e cercare ed accettare solo esperienze sessuali positive e a rifiutare quelle potenzialmente dannose e rischiose per sé.

Inoltre molti interventi di educazione sessuale continuano ancora a focalizzarsi solo sulla sessualità intesa come incontro con l’altro e praticamente sempre in un’ottica puramente eteronormativa! Ma nell’incontro con l’altro ci vado io, ci va la mia identità, la mia storia, le mie esplorazioni e, perché no, le mie paure. È fondamentale quindi rovesciare la prospettiva e cominciare dall’individuo per sostenere una coppia, partire dalla persona affinché questa possa scegliere!

In questo nuovo contesto diventa fondamentale insegnare a riconoscere e rispettare non solo i confini dell’altra persona ma, soprattutto, i propri.

E per farlo bisogna imparare a dialogare anche con le nuove tecnologie, a comprenderne le caratteristiche e i punti di forza…. Non si può, oggi, parlare con i ragazzi e dirgli di buttare il loro smartphone o, peggio ancora, che quell’aggeggino che amano tanto sarà la fonte dei loro problemi. Sia perché la prima cosa che farebbero è ignorarci e poi – più semplicemente – perché non è vero! E’ il timore di non sapere chi sono e chi potrebbero diventare e non la tecnologia che hanno a disposizione a generare la loro frustrazione.

Per i giovani di oggi la tecnologia non è la domanda, ma la fonte delle loro risposte…in assenza di contenitori diversi a cui rivolgersi.

Quando iniziare a far riflettere i ragazzi su chi sono? Il prima possibile…ricordate? Avevo solo 5 anni quando chiesi ingenuamente, per la prima volta, se il farmi o meno piacere una cosa dipendesse da me o da una regola scritta da qualche parte. Perché a 5 anni si fanno già domande…magari non le stesse che può farci un adolescente o un adulto, ma le domande ci sono. E quando arriverà l’adolescenza e la maturità le domande, ovviamente, si faranno più specifiche…così come le risposte che dovremmo dare…Ma a quali domande dovremmo davvero rispondere? Ricordiamoci sempre che dietro gli interrogativi su cosa sia o non sia normale, su cosa si debba o non si debba fare, c’è sempre una richiesta diversa…una richiesta di essere rassicurati su chi si è realmente.

Siamo rimasti in un rapporto totalmente immaturo con la sessualità, e aderire a dei modelli ricalca il nostro bisogno innato di rassicurazione…è per questo che il nostro obiettivo diventa quello di fare evolvere questo rapporto: da ciò che è giusto fare, a ciò che è giusto essere! Da ciò che dovrebbe piacermi, a ciò che realmente mi da piacere! Dalla libertà del piacere sessuale al piacere di sentirsi sessualmente liberi!

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