L’uso di Benzodiazepine è associato all’ Alzheimer’s Disease

benzodiazepine Alzheimer
Uno studio mostra l’associazione tra l’uso di Benzodiazepine e un’incremento di rischio di Demenza.
1Gli autori hanno condotto uno studio analizzando quasi 1.800 persone di età superiore ai 66 anni, a cui era stato recentemente diagnosticato un  AD (Alzheimer’s disease ), e li hanno confrontati con i dati di più di 7000 controlli appaiati per età. L’uso di benzodiazepine doveva essere iniziato almeno cinque anni prima della diagnosi.
In questo insieme di dati, l’uso di benzodiazepine è stato associato con un aumento del 50% del rischio di AD.

Guardando per quanto tempo le benzodiazepine erano state prescritte, i ricercatori hanno inoltre stabilito che, mentre brevi periodi di uso di benzodiazepine non aumentare il rischio demenza Cronica, l’uso per più di tre mesi continuativo l’aumenta nel 32%. Il rischio aumenta dell’84% in soggetti che assumono i farmaci per più di sei mesi.

Per analizzare ulteriormente il rapporto tra l’esposizione benzodiazepine e AD, i ricercatori hanno confrontato persone che hanno una “lunga durata d’azione” rispetto a formi di “breve durata d’azione” del farmaco. Benzodiazepine a breve durata d’azione sono spesso prescritti per l’insonnia, mentre i loro omologhi a lunga durata d’azione (come il Valium) sono più comunemente prescritti per alleviare l’ansia.

I ricercatori hanno scoperto che le persone che hanno assunto benzodiazepine a lunga azione hanno il 70% in più di probabilità di sviluppare AD rispetto ai controlli, mentre le persone a cui sono stati prescritti farmaci a breve durata d’azione, hanno avuto un incremento del 43% del rischio.
Per più di un decennio, studi hanno suggerito che le benzodiazepine possono aumentare il rischio di demenza (vedi Lagnaoui et al., 2002, Wu et al., 2009, Gallacher et al., 2012, e Billioti de Gage et al., 2012). Nel 2012, 2Tannenbaum e colleghi hanno pubblicato una revisione sistematica che ha trovato un’associazione tra benzodiazepine e deterioramento cognitivo a 38 su 39 studi, ma la perdita era presumibilmente transitoria e reversibile.

I risultati del presente studio non parlano, invece, di un effetto reversibile ma suggeriscono che gli esiti infausti sull’aspetto cognitivo a carico delle benzodiazepine possono includere malattie neurodegenerative.

3 4 Studi ricordano quanto sia complesso il rapporto tra la demenza (tra cui il morbo di Alzheimer) e l’uso di benzodiazepine. Gli anziani che hanno una diagnosi di demenza hanno anche più possibilità di assumere benzodiazepine e altri farmaci potenzialmente inappropriati almeno cinque o sei anni prima, aumentando la possibilità di causalità inversa: le benzodiazepine possono essere, infatti, usate per trattare i sintomi prodromici di demenza, tra cui ansia e disturbi del sonno.

Nel 2012, l’American Geriatrics Society ha aggiornato la sua lista di farmaci inappropriati per gli anziani, includendo tre classi di farmaci con effetti collaterali cognitivi: anticolinergici, antistaminici H2, e benzodiazepine. 5Nonostante le prove di tali effetti collaterali cognitivi, una revisione della letteratura pubblicata indica che più della metà degli adulti e anziani continua a utilizzarli. 6Attualmente, non esiste un approccio standardizzato per aiutare a identificare e monitorare gli effetti collaterali cognitivi di trattamenti farmacologici. L’identificazione di farmaci con effetti cognitivi negativi richiederebbe un monitoraggio dedicato della funzione cognitiva.

Si dovrebbe mirare allo sviluppo di un approccio strutturato riproducibile per l’identificazione e il monitoraggio accurato degli effetti avversi cognitivi di tutti i trattamenti farmacologici utilizzati dagli adulti con più patologie croniche, in particolare di quelli a rischio di demenza. Una migliore sorveglianza per gli effetti collaterali cognitivi potrebbe migliorare le decisioni terapeutiche tra medici curanti e pazienti ad alto rischio, o anziani con malattie croniche; contribuendo a ridurre il peso del deterioramento cognitivo.

 

Bibliografia

1Billioti de Gage S, Moride Y, Ducruet T, Kurth T, Verdoux H, Tournier M, et al. Benzodiazepine use and risk of Alzheimer’s disease: case-control study. BMJ 2014;349:g5205.
2Tannenbaum C, Paquette A, Hilmer S, Holroyd-Leduc J, Carnahan R. A systematic review of amnestic and non-amnestic mild cognitive impairment induced by anticholinergic, antihistamine, GABAergic and opioid drugs. Drugs Aging 2012;29:639-58
3Koyama A, Steinman M, Ensrud K, Hillier TA, Yaffe K. Ten-year trajectory of potentially inappropriate medications in very old women: importance of cognitive status. J Am Geriatr Soc 2013;61:258-63.
4Koyama A, Steinman M, Ensrud K, Hillier TA, Yaffe K. Long-term cognitive and functional effects of potentially inappropriate medications in older women. J Gerontol Ser A Biol Sci Med Sci 2014;69:423-9.
5American Geriatrics Society Beers Criteria Update Expert Panel. American Geriatrics Society updated Beers Criteria for potentially inappropriate medication use in older adults. J Am Geriatr Soc 2012;60:616-31.

6Fox C, Smith T, Maidment I, Chan WY, Bua N, Myint PK, et al. Effect of medications with anti-cholinergic properties on cognitive function, delirium, physical function and mortality: a systematic review. Age Ageing 2014;afu096 [epub ahead of print]

7Lagnaoui R, Bégaud B, Moore N, Chaslerie A, Fourrier A, Letenneur L, Dartigues JF, Moride Y. Benzodiazepine use and risk of dementia: a nested case-control study. J Clin Epidemiol. 2002 Mar;55(3):314-8. PubMed.

8Gallacher J, Elwood P, Pickering J, Bayer A, Fish M, Ben-Shlomo Y. Benzodiazepine use and risk of dementia: evidence from the Caerphilly Prospective Study (CaPS). J Epidemiol Community Health. 2012 Oct;66(10):869-73. Epub 2011 Oct 27 PubMed.

9Billioti de Gage S, Bégaud B, Bazin F, Verdoux H, Dartigues JF, Pérès K, Kurth T, Pariente A. Benzodiazepine use and risk of dementia: prospective population based study. BMJ. 2012 Sep 27;345:e6231. PubMed.

 

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0 thoughts on “L’uso di Benzodiazepine è associato all’ Alzheimer’s Disease

  • Gent.le dott.ssa Giusti trovo interessante i risultati riportati e vorrei pubblicare questo articolo sulla mia pagina google. Rimango in attesa di una vostra eventuale autorizzazione.

    Cordiali Saluti
    dott.ssa A.Fabbri
    Studio Associato via B.Pellegrino 102. Padova

  • Sono d’accordo con l’argomento trattato e vorrei aggiungere una testimonianza personale . Mio padre che era un grande medico, e’ venuto a mancare pochi mesi mesi fa. Gli fu diagnosticata una demenza senile, faceva uso di farmaci per dormire da trent’anni e ogni volta che li prendeva diceva a mia madre ” questi mi faranno venire la demenza senile” e cosi e’ stato…purtroppo dato il lavoro che svolgeva non ne poteva fare a meno, pero’ sconsigliava a tutti di farne uso. Ora purtroppo si tende a dare anche l’antistaminico per problemi di insonnia che, da quanto letto in questo articolo, porterebbe le stesse conseguenze. Cosa possiamo fare per il futuro?

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