Perché lo stress aumenta il rischio d’infarto

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Il legame tra stress a lungo termine e malattie cardiovascolari, fra cui il rischio d’infarto, è già noto, tuttavia ciò che ancora resta poco chiaro è la relazione tra l’attivazione di un’area del cervello e le malattie cardiovascolari.

Lo stress psicologico è stato correlato ad una serie patologie, tra cui l’ipertensione, l’ulcera, l’asma, e la sindrome dell’intestino irritabile, ed è documentato l’ impatto sulle patologie cardiovascolari, insieme al rischio d’infarto.

Come può un’ emozione che si costruisce nel cervello influenzare la salute fisica del cuore?

“Mentre è da tempo stabilito il legame tra stress e malattie cardiache, il meccanismo che produce il rischio non è stato chiaramente compreso.”

Dr. Ahmed Tawakol, autore della ricerca

Nonostante è sicuramente possibile che alcuni meccanismi messi in atto sotto stress, come bere alcol o il fumo, abbiamo un peso specifico in questo tipo di patologie, pare sia stato scoperto da un gruppo di ricercatori degli Stati Uniti  un legame tra l’attivazione di un’area del cervello e le malattie cardiovascolari.

I risultati emersi da due studi distinti sono stati pubblicati sulla prestigiosa rivista The Lancet.

Il primo studio, condotto presso il Massachusetts General Hospital  di Boston nel Massachusetts (MGH), ha analizzato mediante PET(tomografo ad emissione di positroni) e TC ( tomografia computerizzata) un campione di quasi 300 persone. Le scansioni hanno utilizzato un radiofarmaco chiamato fluorodeossiglucosio (FDG), che può misurare simultaneamente l’attività nel cervello e il livello di infiammazione nelle arterie.

Tutti i partecipanti erano sani al momento della scansione, il protocollo prevedeva almeno altre 3 visiti nei successivi 5 anni.

Il secondo studio, effettuato presso l’ Icahn School of Medicine at Mount Sinai di New York (ISMMS), ha coinvolto 13 partecipanti con una storia di disturbo da stress post-traumatico (PTSD). I ricercatori hanno valutato i  livelli di stress percepito e effettuate scansioni PET.

Nello studio del  MGH, 22 dei partecipanti hanno avuto un evento cardiovascolare – come l’ictus, angina o un attacco di cuore – durante il periodo di follow-up.

I risultati evidenziano una associazione tra la probabilità di un evento cardiaco e una parte specifica del cervello: l’amigdala, una regione conosciuta per essere coinvolta nella elaborazione emotiva.

Lo stress e l’amigdala

Le persone con una maggiore attività dell’amigdala avevano un rischio più alto di infarto o altri eventi acuti, come l’ictus.

I dati sono stai aggiustati per altri fattori di rischio cardiovascolari e l’associazione continuava ad essere significativa. Il legame è risultato ancora più forte quando l’analisi ha preso in considerazione solo eventi cardiaci più gravi.

Lo studio ha inoltre dimostrato che l’attività nell’amigdala poteva prevedere la tempistica degli eventi.

Non è chiaro il meccanismo che lega l’attività dell’amigdala al rischio di infarto. I ricercatori pensano che sia coinvolto il midollo osseo, che potrebbe portare alla produzione di molecole che portano all’infiammazione dei vasi sanguigni e al maggior rischio di eventi cardiovascolari.

I risultati dello studio condotto dall’ ISMMS aggiungono peso ai risultati sopra descritti. I livelli di stress dei partecipanti sono stati, ancora una volta, significativamente associati con l’attività dell’amigdala.

“Questo studio pionieristico fornisce ulteriori prove di un collegamento cuore-cervello

Zahi A. Fayad, Ph.D., co-autor

Ulteriori ricerche aiuteranno ad approfondire questo legame. I risultati sottolineano anche l’importanza di affrontare lo stress al fine di ridurre i rischi per la salute. Attenuare lo stress psicosociale potrebbe portare benefici oltre la sfera psicologica.

Il Dr. Ahmed Tawakol suggerisce:

“Sarebbe ragionevole consigliari a pazienti a rischio di malattie cardiovascolari metodi di riduzione dello stress, e indagare il loro grado di stress psico-sociale.”

 

References

  1. Tawakol A, Ishai A, Takx RAP, et al. Relation between resting amygdalar activity and cardiovascular events: a longitudinal and cohort study [Published online January 11, 2017]. Lancet. doi:10.1016/S0140-6736(16)31714-7

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