Si celebra oggi 10 Ottobre “La Giornata Mondiale sulla salute mentale” che quest’anno è dedicata in particolare alle problematiche psichiche che si riscontrano in ambito lavorativo.
Oltre 300 milioni di persone nel mondo soffrono di depressione, che resta tra le cause principali di disabilità, l’impatto sulla nostra capacità lavorativa e produttiva può essere devastante. Secondo alcuni studi, il 25% del totale delle giornate di lavoro perse è legato alla depressione, mentre il 25-50% delle persone depresse manifesta un evidente calo di produttività lavorativa.
Più di 260 milioni vivono con disturbi d’ansia. Molte di queste persone vivono con entrambi.
Circa 6 milioni i lavoratori italiani soffrono di stress su un totale di 28 milioni di persone impiegate, e le donne sembrano essere le più esposte tra i 3,2 milioni. “Circa 1 milione soffre di una condizione clinicamente rilevante e meritevole di una attenzione specialistica come disturbi d’ansia, insonnia e depressione, mentre le restanti 2,2 milioni hanno disturbi transitori”.
La mancanza di sostegno per le persone con disturbi mentali, insieme con la paura dello stigma, impedisce a molti l’accesso ai trattamenti di cui hanno bisogno per vivere una vita sana e produttiva.
L’OMS ha condotto uno studio a riguardo che mostra come l’impatto economico si aggira intorno a 1 trilioni di dollari ogni anno in perdita di produttività.
Anche nei paesi ad alto reddito quasi il 50% degli individui con depressione non ottiene il corretto trattamento. In media, solo il 3% dei bilanci sanitari pubblici è investito in salute mentale, e varia da meno dell’1% nei paesi a basso reddito al 5% nei paesi ad alto reddito.
Secondo l’Oms le spese in salute mentale sono un investimento: ogni dollaro Usa investito nel trattamento per la depressione e l’ansia porta ad un ritorno 4 dollari in migliori condizioni di salute e capacità di lavorare. Al contrario, non agire è costoso.
A livello mondiale, il piano globale d’azione dell’Oms sulla salute dei lavoratori (2008-2017) e il piano d’azione per la salute mentale (2013-2020) definiscono principi, obiettivi e strategie di attuazione per promuovere la buona salute mentale sul posto di lavoro.
Questi includono:
- affrontare determinanti sociali della salute mentale, quali gli standard di vita e le condizioni di lavoro;
- attività di prevenzione e promozione della salute e della salute mentale, incluse le attività volte a ridurre la stigmatizzazione e la discriminazione;
- aumentare l’accesso alle cure basate sulle prove attraverso lo sviluppo di servizi sanitari, incluso l’accesso ai servizi sanitari professionali.
Secondo l’Oms esistono fattori di rischio principali per la salute mentale, che sono l’inadeguatezza delle politiche di salute e di sicurezza, ma anche delle pratiche di comunicazione e di gestione; una limitata partecipazione ai processi decisionali e uno scarso controllo sulla propria attività e situazione; inesistenti misure di sostegno per i dipendenti; scarsa flessibilità nell’orario di lavoro e scarsa chiarezza nei compiti e negli obiettivi organizzativi. Ovviamente, anche la disoccupazione risulta essere un fattore di rischio per le malattie mentali, “l’assenza di lavoro e il precariato sono associati a un maggior rischio di depressione, e che alcune situazioni negative in ambito lavorativo abbiano un significativo impatto sulla salute mentale”, compresi fenomeni di “bullismo” in ufficio.
Oggi la salute mentale è al terzo posto della lista degli obiettivi della “Joint action on mental health and well—being” .
Fonte
www.salute.gov.it
www.quotidianosanita.it