Islam, parola semplice corta essenziale, espressione di una fede millenaria. I vari report statistici indicano che entro il 2050 ci saranno 2,76 miliardi di musulmani nel mondo, quindi con una crescita costante di nuovi fedeli, in tutto il mondo. La seconda religione, attualmente, dopo il cristianesimo.
Le argomentazioni che cercherò di esporre in questo post, sono input di riflessioni nate da uno studio personale della cultura islamica e della lingua araba, insieme alle mie esperienze professionali di conoscenza diretta di migranti di fede islamica.
Sfatiamo i luoghi comuni
Molti sono i luoghi comuni e gli equivoci sull’Islam, dettati anche da una oggettiva difficoltà degli stessi musulmani ad aprirsi e far conoscere la loro religione. Di fatto, malgrado il diffondersi di moschee in moltissime città italiane, questi luoghi di culto rimangono comunque, troppo spesso, scollegati dai territori di appartenenza. Gli Imam che svolgono le loro funzioni in lingua araba, come lingua sacra del Corano,sovente, purtroppo hanno una padronanza della lingua italiana, scarsa o inadeguata alle loro funzioni.
Aspetti, questi su cui si sono innescate le problematiche legate agli indottrinamenti di integralismo-che sono stati attribuiti proprio all’interno delle relazioni nelle moschee, molte delle quali hanno reti di finanziamento, non solo dalla Zakat dei fedeli, ma dalle reti religiose, connesse con altri paesi musulmani.
La diffusa propaganda o credenza del musulmano come terrorista, può essere un fenomeno di studio e analisi per la psicologia dell’immigrazione e dell’integrazione che, certamente al di là delle giustificazioni o degli stereotipi, può dare una visione più profonda delle dinamiche, spesso psicopatologiche dei giovani musulmani., così etichettati. Giovani, che in modo nefasto divengono gli attori principali di pratiche religiose deliranti. Ragazzi o giovani adulti, che nei mancati processi di inclusione sociale, nel vuoto, nella profonda ignoranza, legata solo alle tradizioni religiose, piuttosto che alla fede autentica possono abbracciare il radicalismo islamico, per frustrazioni, bisogno di riscatto, serie difficoltà di adattamento sociale.
Psicopatologia della religione
Il delirio religioso, è ben descritto in ogni manuale di psichiatria sin dai primi approcci di studio sulle isterie, dove donne e uomini venivano addirittura esorcizzati, confondendo così sintomi di disagio e malessere psichico con possessioni demoniache. Le religioni dunque, da sempre sono state utilizzate da poteri corrotti, per manipolazioni e guerre per le conquiste di terre e popolazioni. Dalle crociate ai giorni nostri, con nuovi e contini assetti geopolitici sulle rotte migratorie, di fatto il terrorismo islamico attraverso Califfati, Isis sono parole di uso corrente legate tristemente ai più tragici eventi di morte e stragi in Francia e nei tanti altri paesi europei, ma anche negli stessi paesi musulmani asiatici e africani . Eventi che hanno segnato morte e lutti ad opera di kamikaze, giovani che in nome di Allah Akbar, si sono uccisi ed hanno ucciso, donne, uomini, altri giovani, e non di rado, anche altri giovani musulmani.
Possiamo noi specialisti pensare o credere veramente che questi atti criminosi siano dettati da un credo religioso?
Forse noi avremmo il dovere di far luce sugli aspetti bui della mente umana che porta un giovane a farsi esplodere, senza dare nessun alibi a chi è portatore di morte, ma cercando semmai, di creare delle opportunità di riflessione ed intervento psicologico finalizzato alla prevenzione dei comportamenti devianti e criminosi. Molti giovani musulmani, presenti nel nostro territorio vivono situazioni di isolamento, di povertà e conflitto con le famiglie e le loro tradizioni, tradire la fede o la famiglia per convertirsi in una cultura occidentale, può creare discrasie e dissonanze gravi, a volte intollerabili. Disturbi del comportamento che possono trovare nell’integralismo con la sua rigidità assoluta ed impenetrabile, un abito mentale che protegge, ma che di fatto è uno scivolare nella disconnessione con la realtà.
Al di là di quelli che vengono definiti foreign fighters, i giovani che si comportano da integralisti, ritengo siano persone affette da gravi disturbi del comportamento, giovani con psicopatie sociali, con fallimenti nei progetti migratori,relegati in contesti di degrado e povertà materiale ed affettiva. Tutte le religioni professano la pace, il perdono la tolleranza. Salam, è il saluto che accomuna tutti i paesi musulmani, dove attraverso le varie tradizioni si declinano i vari pilastri della fede e della Sharia Islamica,è una parole che augura la pace tra chi la pronuncia e chi la riceve. Dobbiamo allora chiederci, perché tanti giovani arabi o praticanti musulmani, hanno travisato questa parola per arrivare all’odio di un mondo occidentale vissuto come perverso e peccaminoso. Una percezione distorta e pericolosa che sembra rimandare più a dei vissuti di ossessioni fobiche con proiezioni di perversioni interne , incistate in dinamiche ed interazioni malate e distruttive.
Conclusione
Nel nostro paese, malgrado le tante difficoltà di integrazione, dei servizi mancanti e della crisi che non demorde, ciò su cui dobbiamo intervenire proponendo le nostre competenze professionali, è la prevenzione e la proposizione di progetti e servizi utili a creare opportunità formative, inclusive, innovative. Le sfide, saranno sempre più complesse, ma è la psicologia con i suoi tanti strumenti ed approcci, una strada sempre più funzionale ai complessi percorsi di integrazione.