Come l’attività fisica contrasta la patologia

Dottoressa Roberta Cappelluti, nata a Roma il 04/05/1989. Laureata dal 2012 in Psicologia dinamico-clinica dell'infanzia, dell'adolescenza e della famiglia, dal 2018 lavora presso il Ministero della S...
Come l’attività fisica contrasta la patologia

L’attività fisica può contrastare la patologia?

Attività fisica come prevenzione

Lo sport praticato con costanza e corrette modalità è funzionale in termini di salute e di prevenzione delle malattie.

Gli effetti sono importanti sia per la gestione della depressione, la fatica cronica, senza tralasciare i più tradizionali ambiti in cui l’attività fisica è impiegata da coadiuvante del trattamento come ad esempio per malattie croniche invalidanti (cardiovascolari, dismetaboliche, neoplastiche…).

Un’inadeguata alimentazione insieme ad un importante fattore di rischio quale la sedentarietà è responsabile a livello mondiale del 60% dei decessi e del 47% della morbilità.

Lo sport se praticato in maniera regolare, incide in modo significativo sullo stato di salute e sul benessere degli individui.

I benefici dell’attività fisica

Sin dal 1992 l’International Society of Sport Psychology (ISSP) ha stabilito che l’attività fisica comporta dei miglioramenti psicologici a breve e lungo termine e produce benessere psicologico. Un cambiamento positivo nella percezione di Sé, un aumento della fiducia e della consapevolezza, un miglioramento del tono dell’umore con riduzione di depressione e ansia, un maggior stato di prontezza e chiarezza mentale, un aumento dell’energia e delle abilità nel far fronte alle attività quotidiane ed anche un incremento del piacere per i contatti sociali.

L’effetto positivo sull’autostima può riverberarsi perfino sull’ipertensione, l’osteoporosi ed il diabete con esordio in età adulta.

Per questo motivo è importante sensibilizzare le persone a modificare il proprio stile di vita iniziando fin da piccoli a praticare regolarmente uno sport e quindi attività motoria.

I rischi della sedentarietà: patologia

Chi soffre di patologie è più propenso ad assumere farmaci o a modificare il proprio regime alimentare, piuttosto che adottare uno stile di vita attivo che preveda anche solo una semplice passeggiata quotidiana di circa mezz’ora o il salire e scendere le scale.

Attualmente tra le più frequenti patologie endocrinometaboliche e complesse per le sue complicanze cardiovascolari vi è il diabete mellito.

Secondo stime conservative dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO) il diabete causa circa il 5% annuo di morti in tutto il mondo.

In Italia si stima che la prevalenza di diabete noto sia circa il 3,5% con valori più alti all’aumentare dell’età; nelle persone con più di 65 anni la prevalenza di diabete di tipo 2 è circa il 12%.

Tra i diabetici coloro che presentano la forma di tipo 2 sono circa il 90% al mondo, quale risultato spesso di un eccesso ponderale e di una scarsa attività fisica.

Come contrastare la patologia

Per trattare e prevenire le complicanze di questa malattia, il mantenimento del livelli glicemici adeguati risulta essere un indicatore prognostico favorevole, riducendo il rischio di complicanze micro e macro vascolari sia nelle persone con diabete di tipo 2 sia in quelle con diabete di tipo 1.

L’esercizio fisico facilita la captazione di glucosio nel tessuto muscolare favorendo la diminuzione di glicemia.

E’ stato stimato pari al 60% la riduzione del rischio di contrarre il diabete da parte di persone con problemi di tolleranza del glucosio che seguivano una dieta e programmi di esercizio.

Importante quindi per il diabetico ma anche per chiunque presenti una patologica clinica cardiovascolare, di ipertensione o eccesso di peso, che l’attività fisica entri a far parte di un nuovo stile di vita.

L’effetto dell’autoefficacia

Secondo Bandura (1997) l’autoefficacia è la “fiducia che una persona ripone nelle proprie capacità di seguire con successo un compito specifico”.

E’ dimostrato che le persone sedentarie hanno un senso di efficacia inferiore rispetto alle persone da sempre fisicamente attive e a quelle che lo sono diventate da poco.

Tanto più il livello di autoefficacia è alto, tanto più l’individuo riesce ad impegnarsi con regolarità nei programmi di attività fisica al fine di ottenere benefici sul piano della salute.

Per incrementare i livelli di efficacia occorre fornire specifici training, utilizzare obiettivi progressivi, dare rinforzi verbali, modellare i comportamenti desiderati e ridurre l’ansia.

I meccanismi psicologici come il rinforzo del comportamento, controllo dello stimolo, relazioni di aiuto e auto efficacia sono essenziali per far fronte alla paura delle complicanze, cadute o ricadute.

Coloro che conducono uno stile di vita attivo ed hanno un buon senso di auto efficacia sono gli stessi che  percepiscono l’attività fisica consonante con i propri obiettivi.

Bibliografia

Bachis, M.P., Pisano, V., Guicciardi, M. (2003). Esercizio fisico  e salute nei diabetici di tipo 2. Una ricerca empirica sui costrutti di autoefficacia e concetto di Sé fisico. In: M. Guicciardi (a cura di), Psicologia e sport. Metodi e tecniche di ricerca. Milano: Guerini, 247-272;

Bandura, A. (1997). Self efficacy: the exercise of control. New York: W.H. Freeman (trad. It, Autoefficacia, teoria e applicazioni. Trento: Erickson);

Mumford, G. (2017). La mentalità vincente. Firenze: Giunti.

 

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