HEALING CHILDREN TRAUMA. Bambini e Famiglie alla ricerca dell’Autenticità in Terapia

22 ore |  Una Masterclass di Alta Formazione sul tema dell’autenticità nel processo di guarigione del trauma infantile, nel quale verranno presentati i maggiori strumenti per la gestione delle dinamiche familiari, multigenerazionali ed il ruolo del bambino come risorsa terapeutica. Con alcuni fra i maggiori esperti internazionali, come Maurizio Andolfi, Ed Tronick, Gabor Maté, John Rolland e molti altri!

Corso Ondemand

227,00  IVA inclusa

oppure 37,83€ al mese a tasso 0!
Corso attivo dal giorno 19/10/2023
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  • 22 ore di formazione
  • Accesso su dispositivo mobile
  •  Attestato di partecipazione

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Conferenza internazionale, a Direzione scientifica di Maurizio Andolfi e con la speciale partecipazione di Gabor Maté e di Ed Tronick

PESI Italia srl e l’Accademia di Psicoterapia della Famiglia (APF) ti offrono in esclusiva italiana una Master Class che porrà al centro il bambino come risorsa terapeutica nella gestione delle dinamiche familiari, dei problemi multigenerazionali e dei traumi dello sviluppo, esplorando i loro bisogni di attaccamento e autenticità.

La partecipazione attiva e la voce dei bambini sono state abbastanza trascurate nell’ambito della psicoterapia in tutto il mondo. Lo scopo di questa Masterclass è restituire un ruolo centrale ai bambini, non più visti come problemi o sintomi da etichettare e medicalizzare o come vittime di differenti forme di abuso. Al contrario, i bambini che hanno sofferto eventi avversi nella loro vita possono mostrare la loro resilienza e diventare risorse terapeutiche oltre che guide nell’esplorazione delle ferite familiari e rappresentare una porta d’accesso ai traumi intergenerazionali.

Questo tipo di approccio nell’affrontare il trauma infantile diventa essenziale in una società tossica nella quale i problemi devono essere corretti in fretta, senza che vi sia spazio per la ricerca dell’autenticità e dell’umanità come fattori di guarigione.

In questa Masterclass diverse caratteristiche rilevanti nell’area del trauma infantile saranno affrontate da esperti riconosciuti a livello mondiale come Gabor Maté, Ed Tronick, Maurizio Andolfi, John Rolland, Paris Goodyear-Brown, Peter Rober e Wai Yung Leee da importanti terapeuti dell’infanzia dell’Accademia di Terapia Familiare di Roma (Silvia Mazzoni, Alessandra Santona, Francesca Ferraguzzi e Fulvio Sciamplicotti).

Obiettivi Didattici

Gli obiettivi della Master Class sono:

  • Comprendere i principi base del modello familiare multigenerazionale e dell’approccio bottom-up nell’affrontare il trauma infantile.
  • Riconoscere la dinamica tra bisogni di attaccamento e di autenticità nello sviluppo infantile.
  • Riflettere in che modo un bambino possa perdere sé stesso, compiacendo gli adulti significativi della famiglia.
  • Apprendere come i neonati, seppur ancora carenti nel linguaggio e nell’uso dei simboli, possono costruire significati relativi a sé stessi nel rapporto con il mondo.
  • Apprendere come avere cura della famiglia nel suo complesso, mentre è coinvolta nella gestione della malattia e nella disabilità infantile.
  • Apprendere le componenti centrali del modello TraumaPlay e la necessità di coinvolgere attivamente i genitori nel trattamento infantile.
  • Apprendere come amplificare la voce dei bambini nel trattamento dei conflitti inter-genitoriali e trasformare l’inversione di ruoli in cui è coinvolto il bambino.
  • Apprendere come diventare un auto-supervisore critico nell’intervento con le famiglie che sono coinvolte nell’affrontare il trauma.
  • Apprendere i principi base della terapia familiare multigenerazionale nei casi di adozione infantile, dipendenza da internet e disregolazione emotiva.

 

Programma

 

Il bambino come guida della famiglia: l’approccio bottom-up nella Terapia Familiare Multigenerazionale

Maurizio Andolfi

L’idea del bambino come risorsa terapeutica è assente nei principali modelli teorici e nella terapia familiare il bambino è considerato prevalentemente come problema da etichettare o come vittima delle più svariate forme di abuso infantile. In questa presentazione verranno spiegate le ragioni di fondo che hanno portato al “tradimento del bambino in terapia familiare” e verrà indicata la strada per passare dalla protezione al rispetto del bambino. Considerare il bambino come risorsa terapeutica e stata un’ idea che Maurizio Andolfi e la sua Scuola hanno sviluppato dagli Anni Novanta e il suo ruolo come consulente del terapeuta è stato descritto nel libro “La Consulenza in terapia familiare” (1995). Per costruire un’alleanza speciale con il bambino è necessario ridefinire i suoi sintomi piuttosto che etichettarli e trovare il prima possibile un significato relazionale dei suoi problemi. Una volta ascoltata la sua voce e valorizzate le sue competenze relazionali il bambino può diventare una guida speciale all’interno del mondo affettivo della famiglia. Con il suo aiuto genuino possono essere esplorati eventi familiari significativi (lutti, separazioni ostili, tradimenti, segreti, abusi, migrazioni forzate, malattie croniche, dipendenze patologiche ecc.) ed il genogramma familiare è la “mappa del mondo della famiglia” e la base per iniziare un viaggio terapeutico. Usando una lente multigenerazionale il terapeuta può esplorare lo sviluppo della famiglia con un approccio dal basso in alto, facendo “domande intergenerazionali” al bambino che si riferiscono ad avversità subite dai genitori o dai nonni nel passato. Il risultato di questo viaggio intimo con la famiglia è una trasformazione reale dei legami emotivi della famiglia e la scomparsa dei sintomi dei bambini, che rappresentano sempre la punta dell’Iceberg mentre la parte sommersa dell’iceberg è formata da problematiche e ferite ancora aperte e dolorose della famiglia (Il dono della verità, 2022).

Obiettivi didattici:

  • Usare il genogramma familiare come mappa del mondo della famiglia
  • Passare dalla protezione al rispetto del bambino
  • Considerare il bambino come guida nell’esplorazione della famiglia
  • Comprendere i concetti base del modello multigenerazionale della famiglia

 

Il Mito della normalità. La tensione tra autenticità e attaccamento

Gabor Maté

Gabor Maté, esperto di trauma a livello internazionale, nel suo libro “The Myth of Normal: Trauma, Illness and Healing in a Toxic Culture,” afferma che la forma di trauma più diffusa nella nostra società è il trauma con la “t” minuscola, cioè la “disconnessione da sé” per soddisfare i bisogni di attaccamento dei nostri genitori. Poiché si tratta di un processo in gran parte invisibile, a differenza del trauma con la “T” maiuscola, le persone spesso non sono in grado di identificare in che modo la loro infanzia ha influenzato il loro sviluppo.

Questo processo viene esplorato da Maté, identificando nella tensione fra l’attaccamento e l’autenticità uno degli elementi fondamentali della crescita e dello sviluppo del sé. L’attaccamento è la spinta fondamentale verso la prossimità, la reattività e la sintonizzazione con i nostri caregiver, che si sviluppa sin dall’infanzia e influenza anche le fasi successive. L’autenticità è l’altro bisogno fondamentale: essere fedeli a se stessi, onorare i nostri sentimenti “viscerali”, esprimere le emozioni che proviamo.

Maté spiega così tale tensione: “Cosa succede se i nostri bisogni di attaccamento sono messi in pericolo dalla nostra autenticità, dalla nostra connessione con ciò che sentiamo veramente?“

Maté ci dice che l’esito di tale tensione è predeterminato. Quando un bambino sente che essere fedele al proprio senso di sé non sarà accettabile per un genitore, il bambino si conformerà in modo da compiacere il genitore.

In questo speech esplorerà gli esiti negativi della negazione dell’autenticità, mostrando il legame fra inautenticità e malattia fisica, depressione, dipendenze ed altri disturbi. Tuttavia, il Dr. Matè ci mostrerà anche che non tutto è perduto e che possiamo agire con speranza. Grazie alla terapia, lo sviluppo dell’autocoscienza e dell’autocompassione può riavvicinarci all’autenticità. E’ possibile ri-allenare il cervello e il sistema nervoso alla possibilità che entrambi i bisogni, attaccamento e autenticità, siano soddisfatti simultaneamente nelle nostre relazioni adulte.

 

La creazione di significati neuro-somatici e la riparazione di significati discordanti nell’interazione genitore-figlio per lo sviluppo sociale ed emotivo

Ed Tronick

Nonostante la mancanza del linguaggio e della rappresentazione simbolica, i neonati sviluppano un senso di sé in relazione al mondo, in primo luogo durante le interazioni con i caregivers, utilizzando i sistemi neuro-somatici incarnati (ad esempio, l’asse ipotalamo-ipofisi-surrene, il cortisolo, il sistema immunitario, l’epigenetica). La costruzione di significati condivisi con il caregiver genera uno stato diadico di coscienza che permette la crescita e lo sviluppo sia mentale che fisico.

Comunque, il processo di costruzione di significati è caotico. E’ caratterizzato da momenti di match e mismatch del significato fra gli interlocutori e momenti di riparazione dei significati condivisi. La riparazione è un processo di cambiamento significativo che influenza la resilienza ed i processi di coping, permettendo un senso del sé coerente.

Nella lezione saranno presentate le ricerche provenienti dal laboratorio del Dr. Tronick e contenuti video che mostrano neonati in interazione.

 

Cogliere la risposta del bambino al conflitto inter-genitoriale e farne uso

Wai Yung Lee

In questa presentazione, la dott.ssa Wai Yung Lee introdurrà il suo protocollo di assessment familiare, che è progettato specificamente per dimostrare l’interconnessione fra la manifestazione dei sintomi infantili e la dinamica inter-genitoriale. Tale protocollo è uno strumento clinico che può essere utilizzato per l’esplorazione ed il trattamento terapeutico. Attraverso la misurazione delle risposte psicologiche infantili, così come i cambiamenti nella loro frequenza cardiaca, nella temperatura periferica e nella conduttanza cutanea, in risposta ai conflitti inter-genitoriali, i terapeuti possono utilizzare tali punteggi relativi all’arousal per stimolare la voce dei bambini durante le sessioni familiari congiunte e orientarsi nel processo clinico.

Il protocollo permette inoltre ai terapeuti di accedere alle risorse personali dei bambini per alleviare il loro stress e quello delle loro famiglie.

Obiettivi didattici:

  • Applicare il protocollo di assessment per accedere alle risorse del bambino per l’esplorazione ed il trattamento terapeutico;
  • Ampliare la voce dei bambini nel trattamento dei conflitti inter-genitoriali;
  • Utilizzare i concetti di assessment e trattamento delineati nel protocollo, per affrontare lo stress infantile nel contesto familiare.

 

Silenzi, intuizioni e riflessioni del terapeuta: sul trauma e la terapia familiare

Peter Rober

Molte delle azioni terapeutiche lungo il processo di una sessione di terapia familiare possono essere viste come reazioni senza riflessione, che sono in primo luogo reattive a livello corporeo e intuitivo. Prima c’è l’altro e subito c’è la nostra risposta.

Ma il terapeuta è presente anche in un altro modo durante il processo: come epifenomeno della nostra reattività immediata, ci sono – con un certo ritardo – la nostra valutazione della risposta e le nostre riflessioni. Questa attività cognitiva più lenta e maggiormente distaccata è in tensione costante con le nostre risposte immediate; rinforzarle, correggerle, inibirle…come se fossimo il nostro auto-supervisore.

In questa presentazione ci focalizzeremo sul lavoro terapeutico con famiglie che affrontano il trauma. Il rapporto del terapeuta con la tensione tra la sua reattività corporea immediata e le riflessioni cognitive ritardate sarà la lente attraverso la quale guarderemo alle principali sfide nel processo della terapia con le famiglie con traumi.

Obiettivi didattici:

  • I partecipanti apprenderanno meglio chi sono nelle sessioni con le famiglie;
  • I partecipanti apprenderanno quanto sia importante essere un auto-supervisore critico, senza essere auto-distruttivi;
  • I partecipanti apprenderanno come entrare in rapporto con i silenzi delle famiglie che affrontano il trauma, oltre a come sia cruciale la propria presenza come persona (cioè chi sono durante la sessione).

 

Paris Goodyear-BrownIntroduzione alla TraumaPlay™. Un modello di Play Therapy flessibile e sequenziale per il trattamento dei bambini con traumi

Paris Goodyear-Brown

Apprendi come utilizzare questo trattamento basato sul gioco, su diverse componenti ed evidence-based rivolto a bambini ed adolescenti con traumi. La dott.ssa Goodyear-Brown condividerà il suo modello flessibile e sequenziale, identificando specifici obiettivi terapeutici con interventi relativi. Verranno differenziati gli obiettivi di trattamento che possono essere realizzati attraverso metodi non direttivi e gli obiettivi che sono raggiungibili in modo più efficace attraverso l’integrazione dei genitori, così come dei partner, utilizzando tecniche somatiche di grounding, interventi cognitivo-comportamentali di play therapy, tecniche di terapia espressiva, il lavoro diadico, e modalità basate sul gioco per completare il lavoro di narrazione del trauma. I partecipanti porteranno con sé un kit di strumenti di intervento utili per tale lavoro ed un rinnovato senso di eccitamento per il processo.

Preparati a giocare!

L’approccio TraumaPlay™ è un modello di Play Therapy flessibile e sequenziale per il trattamento di bambini traumatizzati, sviluppato negli ultimi 25 anni, grazie al lavoro della dott.ssa Goodyear-Brown con bambini e famiglie con traumi complessi, che integra diversi trattamenti evidence-based in un continuum di trattamento basato sul gioco e sensibile al processo di sviluppo. Tale approccio è informato dalle più recenti conoscenze della neurobiologia del gioco e del trauma, ed è costruito sul potere delle persone di aiutare a guarire altre persone. Radicato nella Teoria dell’Attaccamento, il bambino o la famiglia è accompagnata momento per momento ed i bisogni terapeutici vengono valutati di volta in volta. La cornice dei sette obiettivi di trattamento terapeutico fornisce un ombrello all’interno del quale i clinici sono liberi di impiegare una varietà di interventi. Una sotto-sequenza di obiettivi correlati per rafforzare il ruolo dei Genitori così come dei Partner permetterà l’affinamento degli interventi dei clinici nell’integrazione dei genitori nel trattamento del trauma. La TraumaPlay™ lascia spazio all’uso sia di approcci non-direttivi sia direttivi e incorpora elementi clinicamente validi di altri trattamenti evidence-based, come la Child Centered Play Therapy, la Theraplay e la Play Therapy Cognitivo-Comportamentale, offrendo inoltre interventi originali che sono stati sviluppati in setting clinici reali, al fine di massimizzare l’intervento terapeutico attraverso l’accesso a diverse forme di apprendimento basate sul gioco. Questo training fornirà ai clinici un’ampia gamma di tecniche mirate che sono legate agli obiettivi di trattamento più ampio, propri del modello. La TraumaPlay™ offre una cornice di buone prassi per il lavoro sul trauma con le famiglie, incoraggiando il monitoraggio e offrendo flessibilità ai terapeuti per adattare il trattamento ai bisogni delle singole famiglie.

Obiettivi didattici:

Dopo questo workshop, i partecipanti saranno in grado di:

  • Elencare le componenti centrali del modello TraumaPlay;
  • Descrivere i tre ruoli del terapeuta formato in TraumaPlay;
  • Spiegare l’espressione “continuum of disclosure” e come applicarla ai bambini che presentano trauma complesso e dissociazione.

 

Malattia e Disabilità infantile: prendersi cura di tutta la famiglia

John Rolland

Le malattie gravi e la disabilità nel bambino o nell’adolescente rappresentano sfide spesso scoraggianti per la famiglia. Il loro impatto spesso si riverbera su tutto il sistema familiare, influenzando tutti i membri e le loro relazioni. Prendendo spunto dai principi pratici del suo recente libro, il modello Family Systems-Illness di Rolland offre una cornice guida per i terapeuti per aiutare le famiglie ad affrontare il contesto mutevole che è rappresentato dall’esperienza della malattia nel tempo.

Linee guida e di trattamento pratiche e orientate alla resilienza e competenze specifiche sono fornite nell’incontro con le sfide centrali, fra le quali: facilitare la comunicazione appropriata rispetto all’età; vivere con l’incertezza e la minaccia di subire la perdita; bilanciare i bisogni di dipendenza correlati alla malattia con lo sviluppo e l’autonomia salutari per il bambino; risolvere i conflitti familiari; affrontare i problemi tra fratelli; prendere decisioni complesse, inclusa la scelta fra cure palliative e trattamenti “più aggressivi”; prepare alla morte ed alla perdita del bambino con malattie terminali.

Lo speech proporrà applicazioni tempestive in differenti setting clinici, compresi l’uso di consulenze familiari preventive, controlli psicosociali, interventi brevi e intensivi e gruppi psico-educativi multifamiliari.

Obiettivi didattici:

  • Comprendere a livello complessivo il modello dei sistemi familiari basato sulla resilienza per la valutazione e l’intervento clinico con individui e famiglie che affrontano le più importanti condizioni di salute di bambini e adolescenti;
  • Riconoscere il significato dello sviluppo nel corso della vita, i temi multi-generazionali ed i sistemi di credenze creati attorno alla malattia ed alla disabilità infantile;
  • Descrivere approcci clinici utilizzati per le più comuni sfide familiari nell’affrontare la malattia e la disabilità nei bambini e negli adolescenti;
  • Apprendere le linee guida per interventi brevi, intensi, tempestivi ed efficienti dal punto di vista dei costi con bambini ed adolescenti che presentano serie condizioni di salute.

 

La perdita dell’infanzia nella violazione dei confini intergenerazionali

Silvia Mazzoni

Gli psicoterapeuti che accolgono i bambini nella stanza di terapia insieme alle loro famiglie, usano una “porta di entrata” che permette di conoscere le loro competenze nel muoversi in una rete di relazioni familiari che comprende almeno tre generazioni. Quando gli adulti esprimono proprie esigenze irrisolte, é il bambino ad assicurare la sua protezione cercando soluzioni. Questa dinamica é stata definita come una violazione dei confini intergenerazionali che produce comportamenti di “inversione di ruolo”. Possiamo considerare le inversioni di ruolo come precursore della maggior parte dei disturbi psicopatologici oppure come un vincolo che limita la futura possibilità di costruire nuove relazioni affettive significative. Invertire il ruolo intergenerazionale comporta la perdita della propria infanzia e l’assunzione precoce di una responsabilità che può durare fino all’età adulta ed oltre.

Obiettivi didattici:

  • Acquisizione di competenze nella diagnosi relazionale di diversi tipi di inversione di ruolo
  • Conoscenza delle inversioni di ruolo triadiche, diadiche o familiari.
  • Acquisizione di competenze per la costruzione dell’alleanza terapeutica con il bambino invischiato nella dinamica di inversione di ruolo
  • Competenze applicative nei contesti non clinici: la prevenzione

 

L’incontro con il bambino nell’era digitale

Francesca Ferraguzzi

Numerosi sono gli effetti che i nuovi media producono nello sviluppo dei bambini che crescono nell’era digitale. Da una parte possono costituire importanti risorse per l’acquisizione di numerose abilità e competenze. Allo stesso tempo però, qualora utilizzati in modo non appropriato, possono creare diverse problematiche rilevabili nei bambini fin dalla più tenera età.

Sempre più si parla di dipendenza da videogiochi, fenomeno che trova riscontro nelle frequenti richieste di sostegno terapeutico per disturbi infantili, spesso associati a caratteristiche derivanti dalla nuova realtà mediatica vissuta dal bambino.

A partire dall’analisi degli effetti dei nuovi media sullo sviluppo del bambino, verrà ampliato il quadro di diagnosi e di intervento, ponendo attenzione all’ambiente di sviluppo. Spesso, infatti, bambini che vivono in situazioni di forte stress o in famiglie che presentano disfunzionalità marcate al proprio interno, possono rifugiarsi nel mondo virtuale per sentire di appartenere a un contesto fatto di emozioni e di condivisione.

L’intervento terapeutico, basato sul modello della Terapia Familiare Multigenerazionale, ha come obiettivo principale quello di abbattere i muri del ritiro e del silenzio per favorire l’incontro tra generazioni. Ciò permette di creare un nuovo modo di comunicare e condividere l’esperienza tra genitori e figli.

Perché ciò avvenga è necessario che il terapeuta incontri in maniera autentica il bambino, rispettandolo, utilizzando il suo linguaggio ed entrando nel suo mondo reale e virtuale. In tal senso, la visita domiciliare, costituisce una modalità fondamentale, capace di rendere il luogo dell’incontro terapeutico più intimo e ricco di umanità.

Obiettivi didattici:

  • Conoscenza degli effetti dei media sullo sviluppo dei bambini.
  • Analisi del disturbo del bambino secondo il modello della terapia familiare multigenerazionale.
  • Descrizione della modalità di intervento terapeutico nella dipendenza da videogiochi.
  • Approfondimento relativo alla visita domiciliare.
  • Comprendere come l’uso del sé del terapeuta sia lo strumento principale per favorire un incontro autentico con il bambino e la sua famiglia.

 

I bambini adottati: storie di appartenenza e legittimazione

Alessandra Santona

La possibilità di integrare le proprie esperienze affettive, relazionali e l’appartenenza a due storie familiari dipende da un processo dinamico e flessibile che non si esaurisce in un passaggio di informazioni dai genitori al figlio, ma rimanda alla necessità, per il bambino adottato, di trovare un ambiente caratterizzato da empatia, sensibilità e vicinanza emotiva.

Quando l’esperienza di sviluppo è stata costellata da separazioni dalle figure di riferimento primarie diventa indispensabile, inoltre, un percorso contraddistinto dall’accettazione reciproca delle diversità, che privilegi il dialogo, la disponibilità e la spontaneità.

Per un bambino adottato è indispensabile che i suoi genitori e gli adulti di riferimento significativi abbiano la capacità, nelle differenti fasi evolutive, di raccontare, raccontarsi. È solo attraverso questo possibile “incontro” tra le storie costruite nelle generazioni che il bambino potrà ritrovare la legittimazione di sé e dell’appartenenza nella famiglia adottiva, diventando protagonista della narrazione familiare.

Obiettivi didattici:

  • Acquisizione di una lettura multigenerazionale del processo adottivo
  • Approfondimento delle modalità comunicative nell’adozione
  • Conoscenza degli effetti della comunicazione aperta sul benessere del figlio adottato e del genitore adottivo
  • Conoscenza della centralità ruolo del bambino nei contesti di intervento

 

Disturbi d’ansia e disregolazione emotiva nel bambino: La specificità del sintomo come risorsa nella terapia familiare

Fulvio Sciamplicotti

Nell’epoca attuale, la pratica clinica con bambini che presentano sintomatologie di diverso tipo, tra le quali i disturbi d’ansia e tutto ciò che può essere compreso nelle disregolazioni emotive infantili, viene sempre più trattato come un problema sul quale intervenire attraverso terapie farmacologiche e terapie che agiscono sulla risoluzione dell’aspetto sintomatologico e problematico, attraverso trattamenti che escludono due aspetti fondamentali per la cura stessa di tali problemi. Intendiamo con ciò le risorse insite nella specificità del sintomo che un bambino presenta, e la risorsa rappresentata dal sistema familiare del bambino. All’interno del presente intervento verranno presentate le fasi che caratterizzano il modello trigenerazionale di lavoro con tali famiglie con una attenzione particolare agli aspetti dell’esperienza di incontro autentico tra terapeuta e bambino, che permette a quest’ultimo di essere un ponte per l’attivazione delle risorse dell’intero sistema familiare per la risoluzione di sofferenze e blocchi che hanno riguardato l’intero sistema.

Obiettivi didattici:

  • Conoscenza delle modalità attraverso cui costruire alleanza terapeutica tra terapeuta e bambino ai fini del cambiamento.
  • Comprensione dell’utilizzo della specificità del sintomo infantile per la costruzione della diagnosi trigenerazionale.
  • Acquisizione della “lente trigenerazionale” come modalità di comprensione della specificità del sintomo del bambino.
  • Acquisizione delle fasi di lavoro nel processo terapeutico con bambini e famiglia.

Docenti


Maurizio Andolfi

Maurizio Andolfi, Psichiatra Infantile, già Prof. Ordinario presso la facoltà di Medicina e Psicologia “La Sapienza" Roma e Maestro Terapista Familiare di fama internazionale. Pioniere negli...
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Gabor Maté

Rinomato relatore e autore di bestseller, il Dr. Gabor Maté è molto ricercato per la sua esperienza su molti argomenti tra cui la dipendenza, lo stress e lo sviluppo in età evolutiva. La sua...
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Ed Tronick

Ed Tronick è psicologo clinico e dello sviluppo. E’ docente di Psichiatria e Pediatria presso la University of Massachusetts Chan Medical School e direttore della Child Development Unit. È stato...
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Wai Yung Lee

La dott.ssa Wai-Yung Lee, Ph.D., Supervisore certificato AAMFT, è direttore clinico dell’Asian Academy of Family Therapy, dell’Aitia Family Institute a Shanghai, e membro di facoltà del Minuchin...
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Goodyear-Brown

Paris Goodyear-Brown

Paris Goodyear-Brown, LCSW, RPT-S, è creatrice del modello TraumaPlay™, fondatrice e direttore clinico di Nurture House e direttore esecutivo del TraumaPlay® Institute. È relatrice di fama...
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John Rolland

John Rolland, MD, MPH è professore di Psichiatria presso la Northwestern University Feinberg School of Medicine e co-fondatore e co-direttore esecutivo del Chicago Center for Family Health....
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Peter Rober

Peter Rober, PhD, psicologo clinico, terapeuta familiare e formatore in terapia familiare presso il Context - Center for marital and family therapy (UPC KU Leuven, Belgium). E’ professore presso...
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Silvia Mazzoni

Silvia Mazzoni é Professore Associato presso il Dipartimento di Psicologia Dinamica Clinica e Salute della Sapienza Università di Roma e Didatta presso l'Accademia di Psicoterapia della Famiglia di...
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Alessandra Santona

Alessandra Santona è Psicoterapeuta Familiare, Didatta dell’Accademia di Psicoterapia della Famiglia, Professore Associato presso il Dipartimento di Psicologia, Università deli Studi di...
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Francesca Ferraguzzi

Vice Direttore Accademia di Psicoterapia della Famiglia. Psicologa, Psicoterapeuta Familiare. Didatta e Supervisore clinico presso APF Roma e Napoli.  Sin da giovanissima, ha strettamente...
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Fulvio Sciamplicotti

Nato a Roma, il 20 giugno 1965, si è specializzato in Terapia familiare nel 2001. Didatta dell’Accademia di Psicoterapia della Famiglia in varie sedi (Roma, Palermo, Modena, Bari), attualmente è...
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Accademia di Psicoterapia della Famiglia

Accademia di Psicoterapia della Famiglia

L’Accademia di Psicoterapia della Famiglia ha un’identità poliedrica che si è costruita nel tempo: ad oggi è contemporaneamente una Scuola di Specializzazione in Psicoterapia, un Centro di...
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1 recensione per questo corso

  1. bianca.felino

    Ottima esposizione

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