Il termine drunkoressia venne coniato nel 2008 dal New York Times per descrivere una nuova pratica alimentare in voga soprattutto nei paesi anglosassoni e sviluppatasi successivamente anche in Italia. Essa consiste essenzialmente nell’applicare una restrizione all’introito calorico da cibo, per sostituirlo ad un consumo sregolato di bevande alcoliche, con possibili condotte compensatorie successive (vomito autoindotto e/o eccessivo esercizio fisico).
Diverse ricerche sottolineano la presenza di questo comportamento disfunzionale sugli adolescenti e in maniera omogenea tra uomini e donne, con leggera prevalenza per queste ultime (evidenza probabilmente legata alla biologia e fisionomia femminile, il cui corpo ha generalmente un peso minore, una minor deidrogenasi alcolica e meno acqua nel sangue).
Sembra inoltre sussistere una comorbilità tra disturbi alimentari e binge drinking. Infatti, circa il 35% di persone tossicodipendenti o che fanno abuso di alcol, manifestano un disturbo alimentare (Cooley & Toray, 1996; Krahn, Kurth, Gomberg, & Drewnowski, 2004; Anderson, Simmons, Martens, Ferrier, & Sheehy, 2006; Krahn, Kurth, Demitrack, & Drewnowski, 1992). Più nello specifico, si è stimato che circa il 30-50% degli individui con bulimia e il 12-18% degli individui affetti da anoressia abusano di alcol o ne sono dipendenti (CASA, 2001).
Caratteristiche del disturbo
La drunkoressia non è attualmente classificata come disturbo alimentare all’interno del DSM-5 e tutt’ora sono in corso ricerche volte ad approfondire le diverse sfaccettature e implicazioni che questo comportamento può avere sull’individuo.
Tuttavia, sono stati riscontrati alcuni aspetti caratteristici:
- saltare i pasti, al fine di limitare l’introito calorico potendo così compensarlo consumando bevande alcoliche;
- eccessivo esercizio fisico come atto compensatorio per consumare le calorie ingerite dal bere;
- utilizzare l’overdose di alcol per provocarsi il vomito e poter quindi “espellere” le calorie ingerite in eccesso (Chambers, 2008).
La presenza di fattori quali l’esercizio fisico eccessivo e la restrizione alimentare, svelano una connessione tra la drunkoressia e l’anoressia nervosa, tanto da esserne considerata una variante. Sussiste però la discriminante dell’introito calorico alcolico, rispetto all’anoressia che fa prevalere invece comportamenti di tipo restrittivo su qualsiasi sostanza venga ingerita. Assumere alcolici significa infatti ingerire calorie, per questo si rinuncia al cibo pur di poter bere maggiormente.
Bere di più… a quale scopo?
Le diverse ipotesi sull’insorgenza della drunkoressia come disturbo alimentare portano a pensare ad una serie di motivazioni intrinseche ed estrinseche che sottostanno a questo specifico comportamento alimentare.
Se per l’anoressia nervosa lo scopo della restrizione calorica è di perdere peso per avere più controllo sul proprio corpo e di conseguenza sul proprio disagio mentale ed emotivo, per la drunkoressia potremmo essere di fronte a più componenti motivazionali e conseguenti scopi e comportamenti: da un lato, la volontà di dimagrire potrebbe non essere fine a se stessa ma strumentale all’assunzione di alcol, ovvero digiunare è necessario per poter bere e ubriacarsi. Dall’altra parte però, la comorbilità con i disturbi alimentari fa emergere come obiettivo primario quello del dimagrimento, motivo per cui si sceglie di bere alcolici piuttosto che mangiare per compensare lo squilibrio del digiuno, potendo comunque limitare l’introito calorico (anche attraverso condotte compensatorie successive).
In qualsiasi caso, è chiaro come la componente sociale e culturale possa influire negativamente sullo sviluppo del disturbo.
Prima di tutto, la presenza di un pensiero comune secondo cui bere alcolici in quantità eccessive favorisca il dimagrimento, poiché percepiti come meno calorici rispetto a cibi particolarmente palatabili. Conseguentemente a questo, le pressioni sociali legate all’aspetto fisico e al consumo di alcol in contesti pubblici non possono che aggravare la situazione. Basti pensare ai gruppi di adolescenti che, oltre allo stigma legato allo sviluppo corporeo tipico di quell’età, sono propensi a sperimentare modalità talvolta estreme dello svago e dello stare in gruppo, ragione per cui bere a stomaco vuoto in maniera smisurata per ubriacarsi più rapidamente possa garantire divertimento e far provare emozioni forti. In questo caso la perdita di peso passerebbe in secondo piano, come conseguenza alla volontà di svagarsi, di perdere il controllo e al tempo stesso sentirsi potenti, incoraggiati dal sostegno del gruppo.
Quali prospettive per la diagnosi e il trattamento?
In questa fase preliminare di studio e ricerca sul disturbo è importante focalizzarsi sui fattori predisponenti che muovono gli individui verso questa tendenza – si parla di fattori biologici, psicologici, fisiologici, ambientali? Potrebbe essere interessante porre maggiore attenzione sulle differenze tra questo disturbo e altri disturbi alimentari, confrontandoli con le dipendenze o ancora capire le implicazioni fisiche e biochimiche che la drunkoressia può avere, oltre ai danni legati all’abuso di alcol, ad esempio l’enterocezione e la capacità di riconoscere il senso di fame e i segnali fisiologici (capacità assente nell’anoressia nervosa). Potrebbe inoltre essere utile la predisposizione di programmi mirati all’educazione e prevenzione, in particolare sui soggetti a rischio (ma non solo), partendo proprio dalle motivazioni psicologiche ed emotive che possono spingere ad attuare tali comportamenti.
Dott.ssa Giulia Pelini
Psicologa
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Sitografia: https://www.stateofmind.it/2016/11/drunkoressia-definizione/
0 thoughts on “Drunkoressia: bere di più per mangiare di meno”
Giovanna Guarrera says:
Complimenti per l’articolo molto interessante.
In effetti, ho notato questa diffusione alcool e restrizione alimentare, non tanto nei giovani quanto tra le persone adulte con livello socio-culturale medio alte.
Mi interessa approfondire lo studio di tale fenomeno.
La ringrazio per l’articolo scritto anche in modo chiaro.
Saluti
Giulia Pelini says:
Gentile Giovanna,
sono felice che l’articolo sia stato di suo gradimento.
Sono convinta che il mondo dei disturbi alimentari sia talmente vasto, intricato e complesso da giustificare un maggiore investimento in ricerca e studio. Sarebbe utile potersi confrontare su queste tematiche e approfondirle aggiungendo valore alle proprie conoscenze.
Le auguro nel frattempo buon lavoro, un saluto
Giulia Pelini