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Giocare ai videogiochi fa bene al cervello

videogiochi cervello
Articolo scritto da Mark Griffiths, Direttore dell’International Gaming Research Unit e Professore all Nottingham Trent University
 

Da circa 30 anni si discute se i video-giochi hanno effetti negativi, più o meno come a loro tempo si discuteva del rock and roll, della televisione, e anche dei romanzi.
Effetti negativi presunti come la dipendenza, maggiore aggressività, e varie conseguenze per la salute, come l’obesità, lesioni da sforzo ripetitivo tendono ad avere una alta copertura mediatica.
Tuttavia, abbiamo ora copiosi studi che dimostrano che i videogiochi possono essere usati a scopo educativo e terapeutico, così come molti studi che rivelano come i video-giochi siano in grado di migliorare i tempi di reazione e il coordinamento mano-occhio.

Ad esempio, la ricerca ha dimostrato che la capacità di visualizzazione spaziale, come ad esempio la rotazione mentale e la manipolazione di oggetti bi-tridimensionali, migliora giocando con i video-giochi.

Ad aggiungere a questa lunga serie di studi che dimostrano gli effetti positivi dei videogiochi, vi è uno studio di Vikranth Bejjanki e colleghi pubblicato in Novembre del corrente anno su PNAS. Il loro articolo pubblicato di recente dimostra,confermando studi precedenti,che i giocatori hanno migliori prestazioni nella percezione, nell’ attenzione, e nei processi cognitivi.

In una serie di esperimenti su un piccolo numero di giocatori (10 a 14 persone ogni studio), i ricercatori hanno riferito che i giocatori esperti in giochi d’azione, erano più bravi in compiti percettivi, rispetto a giocatori con meno esperienza.

In un altro esperimento, hanno addestrato i giocatori con poca esperienza, dando loro 50 ore pratica.

Questi giocatori eseguivano molto meglio compiti percettivi rispetto a quanto facessero prima del training.

L’articolo conclude:

L’apprendimento potenziato può agire come meccanismo di base attraverso il quale il video gioco d’ azione gioca influenze di prestazione nella percezione, attenzione, e nei processi cognitivi.

Nei nostri articoli, ho sottolineato molte caratteristiche e qualità che rendono i videogiochi potenzialmente utili. Ad esempio, in un contesto educativo, i videogiochi possono essere divertenti e stimolanti, che significa che è più semplice far mantenere l’attenzione di un alunno più a lungo. I videogiochi possono essere un modo più attraente di apprendimento rispetto ai metodi tradizionali per alcuni.

I videogiochi superano confini demografici, età, sesso, etnia, o livello di istruzione. Essi possono essere utilizzati come aiuto per raggiungere obiettivi prefissati, fornire feedback, rinforzo, autostima, e promuovere un cambiamento comportamentale.

La loro interattività stimola l’apprendimento, consentendo alle persone di sperimentare novità, curiosità e la sfida nel gioco stimola l’apprendimento. C’è l’opportunità di sviluppare competenze trasferibili, o praticare attività impegnative o straordinarie, come i simulatori di volo, o le operazioni simulate.

Siccome i videogiochi sanno essere coinvolgenti, possono anche essere utilizzati a scopo terapeutico. Per esempio, possono essere utilizzati come una forma di fisioterapia nonché in contesti più innovativi. Un certo numero di studi ha dimostrato che quando i bambini giocano ai videogiochi di seguito a chemioterapia hanno meno bisogno di altri antidolorifici.

I videogiochi hanno un grande potenziale educativo in aggiunta al loro valore di intrattenimento. Giochi specificamente progettati per risolvere un problema specifico o insegnare una competenza specifica hanno avuto molto successo, proprio perché sono motivanti, coinvolgente, interattivi, e forniscono ricompense e rinforzo per migliorare.

Ma la trasferibilità delle competenze al di fuori del contesto di gioco è un fattore importante. Dalla letteratura scientifica emerge che le conseguenze negative di giocare, quasi sempre coinvolgono le persone che sono eccessivi giocatori. Ci sono poche prove di gravi effetti sulla salute di giocatori moderati.
Fonte:

Articolo originale pubblicato su The Conversation

Photo credit: Your brain, on games. OnlineUniversities.com, CC BY

Copyright: Psicologi@Lavoro
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