“IFS e trauma” non è solo un binomio terapeutico: è una promessa di riconciliazione interiore, di riscatto emotivo, di nuova libertà.
Il modello IFS offre una visione potente e trasformativa della psicoterapia. È una strada che attraversa il dolore senza evitarlo, che accoglie ogni parte senza giudizio, che riporta il Sé al centro dell’esperienza umana. In questo modo nella relazione tra terapeuta e cliente, tra Sé e parti, si costruisce un ponte verso la guarigione vera, profonda, integrata.
Cos’è il modello IFS e perché è efficace
La Terapia dei Sistemi Familiari Interni (IFS), sviluppata da Richard C. Schwartz, offre un metodo innovativo e profondamente umano per affrontare il trauma.
L’IFS è considerato un approccio innovativo e sempre più adottato nella pratica clinica internazionale, in particolare per il trattamento del PTSD, ed è in via di diffusione anche per disturbi come ansia, depressione e dipendenze.
È sempre più integrato nella pratica clinica, grazie alla sua efficacia nel lavorare con la complessità e la frammentazione interna derivanti dal trauma.
Lontano dai modelli tradizionali centrati sulla diagnosi e sui sintomi, l’IFS considera la mente come un sistema composto da molteplici “parti”, ognuna con la propria voce, emozione e storia. A differenza di altri approcci che cercano di sopprimere o modificare i comportamenti problematici, l’IFS mira a stabilire un dialogo con queste parti interiori, considerandole non come disturbi, ma come elementi della psiche che cercano protezione o guarigione. Il nucleo di questo sistema è il “Sé”, una presenza interna innata caratterizzata da qualità come calma, curiosità, compassione e coraggio.
La mente come sistema: introduzione alle “parti”
Secondo l’IFS, il Sé è la parte centrale dell’individuo, il fulcro della consapevolezza non giudicante.
È grazie alla sua presenza che il sistema interno può guarire. Quando il Sé è presente, le “parti” – spesso polarizzate o in conflitto – si rilassano, permettendo l’emergere della calma e dell’equilibrio interiore.
Il modello IFS identifica tre tipi di parti:
- Esiliati, cioè parti giovani e ferite, spesso legate a esperienze traumatiche. Sono cariche di dolore, vergogna, paura.
- Protettori (Manager), parti che si attivano per evitare che il dolore emerga, mantenendo controllo e funzionalità.
- Pompieri (Firefighters), che intervengono con azioni impulsive per “spegnere” emozioni troppo intense (per esempio abuso di sostanze, autolesionismo).
Questa visione sistemica aiuta a comprendere i sintomi non come problemi da eliminare, ma come espressioni di un sistema interno che cerca sopravvivenza e sicurezza.
IFS e trauma: la frammentazione interna
Il trauma, soprattutto se vissuto nell’infanzia, può provocare una frammentazione dell’identità. Il modello IFS considera questa frammentazione non come patologia, ma come un adattamento naturale. Le parti esiliate racchiudono esperienze dolorose che vengono isolate per evitare che la persona venga sopraffatta. Questo isolamento, sebbene inizialmente protettivo, nel tempo può generare blocchi emotivi, dissociazione e sintomi post-traumatici.
L’IFS non cerca di “eliminare” i sintomi, ma di entrare in contatto con le parti ferite, riconoscendole e accogliendole. Il terapeuta aiuta il cliente a sviluppare un rapporto di fiducia con le proprie parti interiori, fino a permettere al Sé di guidare il processo di guarigione.
Il ruolo dei protettori nei clienti traumatizzati
Nel contesto del trauma, i protettori assumono un’importanza cruciale. Essi impediscono l’accesso al dolore emotivo degli esiliati, evitando il rischio di essere travolti. Questi protettori si manifestano attraverso comportamenti come il perfezionismo, il controllo e la critica interna.
L’elemento rivoluzionario dell’IFS è la sua accoglienza incondizionata verso tutte le parti. Anche le parti più autodistruttive, come un “pompiere” che spinge verso l’autolesionismo, non vengono giudicate. Al contrario, si cerca di comprendere la funzione che svolgono nel sistema. Questa prospettiva crea uno spazio sicuro, dove le parti possono emergere, raccontare la propria storia, essere comprese e infine liberate dai fardelli emotivi.
Strategie IFS e trauma: testimonianza e rilascio di fardelli
Nel cuore del processo IFS c’è la pratica della “testimonianza” e del “rilascio dei fardelli”. Le parti esiliate vengono ascoltate in profondità, permettendo loro di raccontare la propria storia al Sé, senza essere interrotte o giudicate. Una volta compresa e accolta, la parte può liberarsi delle emozioni traumatiche e delle convinzioni negative che ha portato con sé per anni, come la vergogna, la colpa o il senso di abbandono.
Il rilascio avviene spesso attraverso visualizzazioni simboliche: la parte lascia andare il suo fardello nel vento, nell’acqua, nella luce. Questo momento rappresenta un’autentica trasformazione psichica: non si tratta di “cancellare” il passato, ma di riformulare la relazione con esso, portando pace e libertà.
Il Sé del sistema: quando il terapeuta guida il Sé
Nei casi di trauma complesso o dissociazione grave, come nei disturbi dissociativi dell’identità, il cliente può inizialmente non avere accesso al proprio Sé. In questi casi, il terapeuta IFS assume temporaneamente la funzione di “Sé del sistema terapeutico”, offrendo al cliente un’esperienza relazionale sicura e non giudicante.
Gradualmente, il cliente comincia a internalizzare questa energia e a sviluppare il proprio Sé, diventando capace di gestire le proprie parti.
Reintegrare le parti verso una nuova armonia
Dopo il rilascio dei fardelli, le parti esiliate possono tornare al loro ruolo originario e positivo, cioè diventare fonti di creatività, spontaneità, amore. I protettori, sollevati dal dover tenere tutto sotto controllo, possono trasformarsi in alleati del Sé.
Questo processo porta a una vera e propria reintegrazione interna, dove tutte le parti trovano uno spazio armonico nella “famiglia interna”.
IFS e trauma: confronto con altri modelli terapeutici
Il grande dono dell’IFS è permettere ai clienti di passare dalla sopravvivenza alla crescita personale. Le parti non sono più nemiche da controllare, ma alleate da ascoltare. Il Sé non è una teoria, ma una presenza viva e accessibile che guida con saggezza, amore e fermezza.
Questo rende l’IFS particolarmente adatto al trattamento dei traumi, specialmente quelli complessi e di lunga durata. A differenza dei modelli basati sulla diagnosi e sul controllo dei sintomi, l’IFS abbraccia una prospettiva sistemica, relazionale e compassionevole. Non si concentra su cosa c’è di “sbagliato” nel cliente, ma su cosa è successo, come è stato vissuto e come si può guarire dall’interno. Questo lo rende compatibile anche con approcci spirituali e orientati alla mindfulness.
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Internal Family Systems (IFS) & Trauma in Azione, con Frank Anderson
Fonte: Frank G. Anderson, Sistemi familiari interni – Skills Training. Schede di lavoro per trattare ansia, depressione PTSD e abuso di sostanze (2024)