Infezioni nell’Infanzia e Rischio di Disturbi Alimentari nelle Adolescenti

disturbi alimentari

Infezioni e conseguenti processi infiammatori sono oramai considerate fattori di cruciale importanza nello sviluppo di disturbi psichiatrici e comportamenti suicidari.

Tuttavia, per quanto di nostra conoscenza, sono stati solo 2 gli studi longitudinali a valutare l’associazione tra infezioni e disturbi alimentari. In entrambi gli studi l’esposizione alle infezioni era associata a un maggiore rischio di sviluppare, successivamente, disturbi alimentari. Le conclusioni sono limitate a causa delle differenze nei periodi di esposizione (infezioni prenatali vs infezioni nel corso dell’adolescenza) e dell’accesso limitato all’intera gamma di infezioni e della loro gravità.

 

Studi sui disturbi alimentari e infezioni immunitarie

Le recenti evidenze dell’associazione tra funzionamento del sistema immunitario e disturbi alimentari ha ribadito l’importanza di approfondire l’esplorazione dell’associazione con studi basati su campioni estesi di popolazione. Abbiamo quindi condotto uno studio su una coorte basata sulla popolazione per esplorare l’associazione delle infezioni nell’infanzia con il rischio di una successiva diagnosi di disturbo alimentare nelle adolescenti. Questo perchè il tasso di incidenza dei disturbi alimentari tra gli adolescenti maschi era, nella popolazione danese, troppo basso per queste analisi.

Le infezioni che si verificano nella popolazione variano in termini di gravità. Le infezioni più gravi e rare richiedono il ricovero in ospedale, mentre quelle più lievi vengono trattate con agenti antinfettivi nell’ambito delle cure primarie. Indipendentemente dalla gravità, le infezioni possono colpire il sistema nervoso centrale attraverso processi infiammatori e/o innescando risposte autoimmuni in soggetti vulnerabili. Nei modelli animali e umani si è osservato che l’infiammazione sistemica può raggiungere il sistema nervoso centrale, mediando la perdita di appetito e l’avversione al gusto, fattori che potrebbero aggravare i disturbi alimentari in individui vulnerabili.

Inoltre, sono state osservate alterazioni dei marker infiammatori in pazienti con anoressia nervosa (AN) e in individui affetti da obesità con disturbo da alimentazione incontrollata in comorbidità. Diversi studi basati sulla popolazione hanno rivelato associazioni positive tra i disturbi alimentari e le malattie autoimmuni. Invece, un recente studio di associazione genomica ha ulteriormente evidenziato il probabile coinvolgimento di geni associati alla risposta immunitaria nell’insorgenza dei disturbi alimentari.

Utilizzando una coorte basata sulla popolazione, abbiamo valutato l’associazione tra infezioni e successiva insorgenza di disturbi alimentari. Abbiamo esplorato in particolare in che misura il rischio di successivi disturbi alimentari variasse in funzione della gravità dell’infezione. Le infezioni per cui sono stati contattati ospedali sono state considerate più gravi. Invece, quelle per cui è stato sufficiente l’uso di farmaci antinfettivi somministrati in ambito ambulatoriale sono state considerate più lievi. Le nostre analisi hanno valutato sia la risposta alla dose che le associazioni temporali.

A nostra conoscenza, questo è il primo studio di registro basato sulla popolazione su tutte le infezioni trattate nei settori dell’assistenza sanitaria primaria e secondaria per indagare l’eventuale relazione con una successiva diagnosi di disturbi alimentari.

 

Popolazione

Abbiamo condotto uno studio di coorte basato sull’intera popolazione femminile nata in Danimarca dal 1° gennaio 1989 al 31 dicembre 2006, con follow-up fino al 31 dicembre 2012. Le ragazze prese in considerazione erano nate e residenti in Danimarca al compimento del sesto anno di età e registrate all’anagrafe nazionale danese (Danish Civil Registration System). In tutti i registri nazionali viene utilizzato un numero di identificazione personale. Questo consente il collegamento tra i diversi registri. L’analisi dei dati è stata effettuata dal 15 gennaio al 15 giugno 2018.

 

Valutazione dell’Esposizione

Il riferimento preso in considerazione come ‘esposizione‘ sono stati ricoveri ospedalieri attribuibili a infezioni e ricette presentate per farmaci antinfettivi. Abbiamo individuato i ricoveri per infezioni dal 1° gennaio 1989 e le ricette per farmaci antinfettivi presentate nell’ambito delle cure primarie dal 1° gennaio 1995. Poiché ci aspettavamo un’ampia porzione della popolazione avesse presentato ricette per farmaci antinfettivi in qualche momento della propria vita, il gruppo di riferimento è stato scelto tra coloro che avevano da 0 a 2 prescrizioni. Pertanto, la definizione di “esposizione” è la seguente: primo contatto con un ospedale per infezioni secondo il Registro nazionale danese dei pazienti o data della terza ricetta presentata.

 

Valutazione dell’Outcome dei Disturbi Alimentari

Gli outcome di interesse erano una diagnosi registrata nel Registro centrale di ricerca psichiatrica danese o nel Registro nazionale danese dei pazienti con AN (codici ICD-10 F50.0 e F50.1), bulimia nervosa (BN) (codici ICD-10 F50.2 e F50.3) e disturbo alimentare non altrimenti specificato (EDNOS) (codici ICD-10 F50.8 e F50.9).

Coerentemente con le ricerche precedenti, non si è ritenuto che le diagnosi di disturbo alimentare si escludessero a vicenda. Per cui a una stessa persona potrebbe essere diagnosticata AN in un dato momento, contribuendo così al tasso di incidenza dell’AN, e BN in un altro momento, contribuendo così al tasso di incidenza della BN. L’esordio è stato definito come la data di ammissione del primo ricovero, della prima prestazione ambulatoriale o del primo accesso in pronto soccorso registrato in associazione allo specifico disturbo alimentare dopo i 6 anni di età.

 

Risultati

La popolazione dello studio era composta da 525.643 ragazze nate in Danimarca dal 1° gennaio 1989 al 31 dicembre 2006 e seguite per 4.601.720,4 anni-persona fino a un’età media di 16,2 anni. In questa coorte, a 2131 è stata diagnosticata l’AN, a 711 la BN e a 1398 è stato diagnosticato un EDNOS dal 1° gennaio 1995 al 31 dicembre 2012. Il tempo totale di follow-up è stato di 4.665.095,1 anni-persona per l’AN, 4.671.699,6 anni-persona per la BN e 4.468.366,5 anni-persona per l’EDNOS.

Tra le ragazze adolescenti, il tasso di incidenza dell’AN era di 46,0 per 100.000 anni-persona, mentre ammontava a 15,2 per 100.000 anni-persona per la BN e a 38,8 per 100.000 anni-persona per l’EDNOS. L’incidenza dei disturbi alimentari tra i ragazzi adolescenti è riportata solo a titolo descrittivo. Tra i ragazzi adolescenti, a 193 è stata diagnosticata l’AN, a 20 la BN e a 254 è stato diagnosticato l’EDNOS. Il tasso di incidenza tra i ragazzi con l’AN è stato di 4,0 per 100.000 anni-persona, 0,4 per 100.000 anni-persona per la BN e 5,5 per 100.000 anni-persona per l’EDNOS.

 

Ricoveri per Infezioni

Rispetto alla mancanza di ricovero, una storia di ricovero ospedaliero per un’infezione è risultata associata a un rischio più alto per ognuno dei disturbi alimentari: aumento del 22% per l’AN, aumento del 35% per la BN e aumento del 39% per l’EDNOS. Il rischio diagnosi di AN è stato associato alla prossimità temporale dell’ultima infezione, con rischi più elevati per una diagnosi di AN entro i primi 3 mesi dal ricovero per un’infezione. Abbiamo inoltre trovato un’associazione dose-risposta. Il rischio di diagnosi di BN post ricovero per infezione è stato, anch’esso, associato alla vicinanza temporale dall’ultima infezione. Con rischi più elevati per una diagnosi di BN entro i primi 3 mesi dal ricovero per un’infezione. È emersa un’associazione dose-risposta tra ricoveri e BN.

Anche il rischio di EDNOS è stato associato alla vicinanza temporale dell’ultima infezione. Con rischio più alto per una diagnosi di EDNOS nei primi 3 mesi dopo un ricovero per infezione. I risultati relativi all’EDNOS sono coerenti con un’associazione dose-risposta. Le analisi di follow-up relative alle infezioni gastrointestinali suggeriscono specificamente che il rischio di una diagnosi di EDNOS può essere maggiore dopo un ricovero per un’infezione gastrointestinale. Una storia di ricoveri ospedalieri per infezione gastrointestinale è risultata associata a un aumento del 60% dell’EDNOS.

Il tasso di incidenza di altre infezioni mirate (es.: del sistema nervoso centrale), in questo studio, era troppo basso per consentire di formulare una stima del rischio valida. La storia di ricoveri per infezioni è risultata associata, se confrontata alla mancanza di ricoveri, a un aumento del rischio di sviluppare disturbi alimentari dopo aver verificato l’eventuale presenza di patologie psichiatriche pregresse antecedenti alla prima diagnosi di disturbo alimentare.

 

Ricette per Farmaci Antinfettivi

Le ragazze adolescenti con 3 o più ricette per farmaci antinfettivi presentavano un rischio maggiore per tutti i disturbi alimentari rispetto alle ragazze con 2 o meno ricette per farmaci antinfettivi. Le associazioni temporali e di risposta alla dose erano presenti in tutti i disturbi alimentari. In particolare, le infezioni trattate con 3 o più farmaci antinfettivi con ricetta erano associate a un aumento del 23% dell’AN, del 63% della BN e del 45% dell’EDNOS.

Il rischio di AN, BN e EDNOS è risultato massimo nei primi 3 mesi dopo l’ultima ricetta di farmaco antinfettivo. All’aumentare del numero di ricette presentate, è aumentato il rischio di AN, BN e EDNOS. Le ragazze adolescenti con 3 o più ricette per farmaci antinfettivi, rispetto a quelle con 2 o meno ricette, presentavano un rischio maggiore per ciascun disturbo alimentare. Anche dopo aver controllato l’eventuale presenza di disturbi di salute mentale pregressi alla prima diagnosi di disturbo alimentare.

 

Analisi di sensibilità

Sono state eseguite analisi di sensibilità tra tutte le ragazze nate tra il 1° gennaio 1995 e il 31 dicembre 2006, ottenendo una sottopopolazione di 368.118 ragazze adolescenti. Così abbiamo limitato le analisi a un campione per il quale erano disponibili informazioni complete sui ricoveri per infezioni e sulle ricette di antinfettivi dalla nascita. Di queste ragazze adolescenti, a 793 è stata diagnosticata l’AN, a 113 la BN e a 503 l’EDNOS. I ricoveri per infezioni sono stati associati a un aumento significativo del rischio di BN ed EDNOS. Si è rilevato l’aumento del rischio di EDNOS all’aumentare del numero di ricoveri ospedalieri.

L’anoressia nervosa, la BN e l’EDNOS erano associate alla prossimità temporale dell’ultimo ricovero. Con il rischio più elevato registrato quando l’ultimo ricovero per infezioni avveniva nei 3 mesi precedenti la diagnosi di disturbo alimentare. Non è stato osservato un aumento significativo del rischio di AN, BN ed EDNOS nelle ragazze con 3 o più ricette per farmaci antinfettivi rispetto a quelle con 2 o meno ricette. I rischi di BN ed EDNOS erano più elevati nei primi 3 mesi dalla presentazione di una ricetta per un farmaco antinfettivo. Non sono state osservate associazioni dose-risposta.

Volendo tener conto della causalità inversa, abbiamo eseguito analisi di troncamento per il rischio di disturbi alimentari a 12 mesi dall’ultimo ricovero per un’infezione o dalla presentazione dell’ultima ricetta. Le analisi di troncamento hanno ridotto il tempo di rischio totale di follow-up di circa 1,3 milioni di anni-persona per le persone che avevano presentato ricette, (intervallo, circa 3,2 milioni-3,3 milioni di anni-persona), e di circa 5000 anni-persona (intervallo, circa 4,4 milioni-4,6 milioni di anni-persona) per le infezioni trattate in ospedale. I ricoveri per infezioni sono stati associati a un aumento significativo del rischio di AN, BN ed EDNOS. Le ragazze adolescenti con 3 o più ricette per farmaci antinfettivi avevano un rischio significativamente maggiore di AN, BN ed EDNOS rispetto a quelle con 2 o meno ricette per farmaci antinfettivi.

 

Discussione

In una popolazione di oltre mezzo milione di ragazze adolescenti, all’interno della quale a 4.000 è stato diagnosticato un disturbo alimentare, abbiamo osservato associazioni significative tra le infezioni nell’infanzia e la successiva comparsa di disturbi alimentari. Le infezioni che hanno richiesto l’ospedalizzazione e i casi in cui per 3 o più volte l’infezione è stata registrata perché trattata con farmaci antinfettivi sono stati associati a un rischio più elevato di AN, BN e EDNOS. Inoltre, sono state osservate associazioni temporali e dose-risposta. L’insorgenza del disturbo alimentare era associata al tempo trascorso dall’ultimo ricovero o dall’ultima ricetta.

Il rischio di insorgenza di AN, BN ed EDNOS era maggiore nei primi 3 mesi dopo un ricovero per infezione. Analogamente, i primi 3 mesi dopo l’ultima ricetta per farmaco antinfettivo erano il periodo a più alto rischio di insorgenza di AN, BN ed EDNOS. Per quanto riguarda la risposta alla dose, il rischio di AN, BN ed EDNOS è aumentato all’aumentare del numero di farmaci antinfettivi. Il rischio di EDNOS è aumentato all’aumentare del numero di ricoveri per infezioni. Le analisi di follow-up di sensibilità hanno mostrato associazioni più deboli tra le infezioni successive rispetto a quelle evidenziate per le infezioni precedenti e il rischio di disturbi alimentari.

Le stime di rischio sono comunque risultate significative, seppure meno evidenti, dopo aver controllato qualsiasi altra malattia psichiatrica precedente alla diagnosi di disturbo alimentare. Ciò suggerisce che la comorbidità potrebbe avere un suo peso. Nel complesso, i nostri risultati suggeriscono un’associazione delle infezioni con la patogenesi dei disturbi alimentari. Per quanto di nostra conoscenza, questo studio è stato il primo studio prospettico su scala nazionale a riportare un aumento del rischio di AN, BN ed EDNOS dopo ricoveri per infezioni. Inoltre, è stata la ricerca basata sulla popolazione più consistente a riportare un aumento del rischio di AN, BN ed EDNOS dopo infezioni trattate con farmaci antinfettivi.

I nostri risultati sono coerenti con quelli di Raevuori et al, che hanno evidenziato un aumento nell’uso di farmaci antimicrobici nei pazienti con BN e disturbo da alimentazione incontrollata nei 5 anni precedenti al trattamento del disturbo alimentare. Diversamente da quanto accaduto nello studio di Raevuori et al e in altri studi precedenti sull’associazione tra infezioni e AN, i nostri risultati hanno evidenziato l’aumento del rischio per tutti i sottotipi di disturbo alimentare (AN, BN ed EDNOS) in conseguenza all’uso dei farmaci antinfettivi. Senza limitarsi, quindi, ai sottotipi di alimentazione incontrollata.

I nostri risultati sono in linea con quelli di Raevuori et al, che hanno osservato un aumento dell’uso di farmaci antimicrobici nei pazienti con BN e disturbo da alimentazione incontrollata nei 5 anni precedenti il trattamento del disturbo alimentare. Contrariamente allo studio di Raevuori et al e a studi precedenti sull’associazione tra infezioni e AN, i nostri risultati hanno rivelato un aumento del rischio per tutti i sottotipi di disturbo alimentare (AN, BN e EDNOS, non solo per i sottotipi di binge-eating) dopo l’uso di agenti antinfettivi. Inoltre, abbiamo riscontrato che il rischio di AN, BN ed EDNOS aumenta in funzione della vicinanza temporale di queste infezioni.

L’aumento del rischio osservato per BN ed EDNOS è quantitativamente simile a quello osservato in precedenti studi epidemiologici su infezioni e schizofrenia, psicosi non affettiva e disturbi dell’umore. Infatti, hanno, anch’essi, riscontrato associazioni dose-risposta e prossimità temporale. Anche dopo aver controllato l’eventuale presenza di altre malattie psichiatriche prima della diagnosi di disturbo alimentare, abbiamo continuato a osservare un aumento del rischio di BN ed EDNOS di entità simile a quello di schizofrenia, psicosi non affettiva e disturbi dell’umore in altri studi.

L’associazione osservata con un numero consistente di infezioni sostiene l’ipotesi immunologica emergente per l’AN. Tenendo conto dei lavori precedenti, suggerisce che il sistema immunitario possa essere coinvolto anche in altri sottotipi di disturbo alimentare. L‘insorgenza improvvisa di AN o rifiuto del cibo è stata segnalata in un piccolo numero di pazienti a seguito di una serie di infezioni, tra cui la manifestazione neurologica della febbre reumatica acuta (corea di Sydenham), l’infezione streptococcica, la meningite virale, la polmonite da micoplasma, la coccidiomicosi e l’influenza. Inoltre, la rapida riduzione e restrizione della quantità di cibo assunto dopo un’infezione è uno dei sintomi caratteristici della sindrome neuropsichiatrica pediatrica a esordio acuto.

Quando la rapida accelerazione dell’insorgenza dei sintomi è preceduta da un’infezione da streptococco di gruppo A, si parla di disturbo neuropsichiatrico pediatrico autoimmune associato a infezione streptococcica. Sebbene la velocità di insorgenza dei sintomi o la direzione dell’effetto non possano essere dedotte dai nostri dati, i nostri risultati suggeriscono un modello temporale tra l’infezione e il successivo rischio di disturbi alimentari. Ricerche precedenti hanno evidenziato la complessa interazione tra il sistema immunitario e i comportamenti alimentari. Tuttavia, solo di recente è stato studiato il ruolo di tale interazione nello sviluppo dei disturbi alimentari.

Le infezioni e l’infiammazione, da sole, possono innescare cambiamenti comportamentali stereotipati, tra cui febbre, perdita dell’appetito, riduzione dell’assunzione di cibo e ipometabolismo cellulare con l’aumento dei livelli di citochine proinfiammatorie, come il fattore di necrosi tumorale e le interleuchine 1 e 6. I cambiamenti nell’appetito provocati dalle infezioni potrebbero aggravare il rischio di assumere comportamenti alimentari disordinati in soggetti vulnerabili. Inoltre, le infezioni e l’assunzione di farmaci antinfettivi possono alterare la stabilità del microbiota intestinale e, di conseguenza, influenzare l’umore e il comportamento attraverso l’asse intestino-cervello.

Se unite ai risultati di questo studio, ulteriori ricerche sulla complessa interazione tra le risposte immunitarie e la regolazione dell’appetito e dell’umore potrebbero aiutare a spiegare l’associazione tra le infezioni e il loro trattamento e il rischio di disturbi alimentari. Non essendo possibile isolare l’effettivo momento dell’insorgenza dei sintomi del disturbo alimentare (rispetto alla prima registrazione nel sistema sanitario), non siamo stati in grado di discernere se l’infezione abbia innescato o accelerato l’insorgenza di un disturbo alimentare in una persona senza sintomi precedenti. Oppure, per esempio, se siano stati i sintomi di un disturbo alimentare sottosoglia o non rilevato a influenzare la vulnerabilità all’infezione, con il successivo sviluppo di un disturbo alimentare conclamato. Sebbene i nostri risultati suggeriscano che le infezioni sono associate alla successiva diagnosi di disturbi alimentari, non possiamo escludere altri meccanismi.

Gli individui più a rischio di sviluppare disturbi alimentari potrebbero essere più soggetti a infezioni per ragioni che non abbiamo misurato (vedi limiti nel paragrafo successivo). Oppure una terza variabile non misurata, ad esempio di natura genetica, potrebbe aumentare il rischio sia di infezioni che di disturbi alimentari. Inoltre, Duncan et al. hanno di recente evidenziato, per quanto di nostra conoscenza, il primo locus genomico significativo per l’AN in un’area correlata al funzionamento immunitario.

Nel complesso, questi risultati suggeriscono che gli individui che in seguito svilupperanno un disturbo alimentare potrebbero presentare sottili immunodeficienze associate a una maggiore suscettibilità o vulnerabilità alle infezioni. Per esempio, si è visto che i fattori di stress della vita vanno a innescare processi neuroinfiammatori, provocando un fenotipo vulnerabile caratterizzato in parte dalla sensibilizzazione del microambiente neuroimmunitario.

Pertanto, lo stress pregresso può portare a una cascata neuroinfiammatoria potenziata a seguito dell’esposizione a un’infezione batterica o virale che comporta cambiamenti di umore, calo ponderale e riduzione dell’assunzione di cibo. Poiché i soggetti affetti da disturbi alimentari riferiscono alti livelli di sensibilità allo stress e di ansia e lo stress altera l’ambiente neuroimmunitario, potremmo pensare che le infezioni creino, per gli individui con deficit immunitari, un rischio più elevato di disturbi alimentari. La questione principale rimane quella di stabilire se possiamo attribuire un ruolo causale alle infezioni nello sviluppo dei disturbi alimentari.

 

Punti di Forza e Limiti

Il disegno basato sulla popolazione, l’ampia dimensione del campione, la capacità di distinguere i sottotipi di disturbo alimentare e l’affidabilità dei registri danesi rafforzano i nostri risultati. Tuttavia, è necessario evidenziare alcuni limiti dei registri danesi. Il sistema di assicurazione sanitaria universale in Danimarca garantisce a tutti lo stesso livello di assistenza. Tuttavia, studi basati sulla comunità suggeriscono che più della metà dei casi di disturbo alimentare non viene individuata o diagnosticata.

I risultati attuali includono solo i casi di disturbi alimentari diagnosticati. Sebbene in Danimarca non esistano ospedali psichiatrici privati e la registrazione dei disturbi mentali a livello nazionale sia quasi completa, circa il 20% dei pazienti è trattato da psicologi e psichiatri privati. È possibile che questi soggetti non siano stati inseriti nel registro centrale di ricerca psichiatrica danese usato per il presente studio. Non disponiamo di informazioni sull’uso di farmaci antinfettivi durante la degenza ospedaliera o sull’uso di farmaci prima del 1° gennaio 1995.

I nostri risultati sono rafforzati da analisi di sensibilità su individui per cui erano disponibili dati sull’uso di farmaci nell’arco della vita. Abbiamo incluso solo persone nate dopo il 1989. Tuttavia, sulla base dell’incidenza dei disturbi mentali nell’arco della vita, ci aspettiamo che il campione comprenda più della metà degli individui cui è stato diagnosticato un disturbo alimentare. Pertanto, la coorte rappresenta una popolazione pertinente ai fini dei disturbi alimentari. Questo studio presenta alcuni limiti. Non consente un’interpretazione causale.

Le associazioni osservate potrebbero essere semplicemente un sintomo secondario che si verifica di pari passo con i disturbi alimentari, non indicando, pertanto, un nesso di causalità. Alcuni genitori potrebbero essere particolarmente attenti ai sintomi somatici e psichiatrici, richiedendo, perciò, spesso valutazioni da parte di professionisti del settore sanitario, aumentando, così, la probabilità di diagnosi di infezione o di disturbo alimentare. I farmaci antinfettivi sono, probabilmente, prescritti alla luce dei sintomi di infezione. Tuttavia, i segni di infezione negli adolescenti si basano principalmente su quanto riportato dai genitori (ad esempio, mal d’orecchio, dolore). Pertanto, i genitori ansiosi potrebbero essere più propensi a portare i figli da un professionista e a riferire i segni di un’infezione, con conseguente aumento del trattamento dell’infezione e della probabilità di una diagnosi di disturbo alimentare.

Sebbene il rischio di un disturbo alimentare dopo un’infezione possa rappresentare un epifenomeno, possono essere presenti anche confusioni residue. L’uso frequente di antibiotici può essere una proxy per i fattori familiari, poiché diversi fattori familiari sono correlati con un uso più frequente di antibiotici nei bambini, tra cui la mancanza di supporto emotivo, il basso livello di istruzione dei genitori e il basso status socioeconomico. Inoltre, non possiamo confermare che i soggetti abbiano effettivamente assunto i farmaci antinfettivi prescritti e acquistati. L’aderenza ai trattamenti antinfettivi è stimata a circa il 62,2%.

Gli antibiotici vengono prescritti quando sono presenti segni di infezione. Tuttavia, è stato riportato che la prescrizione innecessaria di antibiotici raggiunge il 46%. I risultati delle nostre analisi temporali e di troncamento non escludono la possibilità di un’associazione biunivoca tra disturbi alimentari e infezioni, per cui il rischio di infezione aumenta dopo una diagnosi di disturbo alimentare. A causa della significativa morbilità somatica associata ai disturbi alimentari, non siamo in grado di interpretare con sicurezza la il carattere biunivoco delle associazioni. Affinché questi risultati di associazioni epidemiologiche siano in grado di chiarire i meccanismi sottostanti e indicare regimi clinici di prevenzione o trattamento, è necessario un lavoro di follow-up.

 

Conclusioni

Quanto osservato da pensare che le infezioni che richiedono un ricovero ospedaliero e un trattamento con farmaci antinfettivi nell’infanzia siano associate a un maggiore rischio di sviluppare AN, BN ed EDNOS. Starà a studi future stabilire un legame più esplicito tra infezioni e disturbi alimentari, al fine di contribuire a diagnosi e trattamento di questi disturbi.

Fonte articolo: Breithaupt L, Köhler-Forsberg O, Larsen JT, et al. Association of Exposure to Infections in Childhood With Risk of Eating Disorders in Adolescent Girls. JAMA Psychiatry. 2019;76(8):800–809. doi:10.1001/jamapsychiatry.2019.0297

 

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