Quante volte ci siamo ritrovati a dire “da domani si volta pagina.. mi metto a dieta..” oppure “smetto di fumare” o ancora “mi ritaglio più tempo per me stessa”, tantissime… e quando arriva domani, c’è sempre qualcosa che non và ed i nostri buoni propositi rimangono solo delle parole che non trovano concretizzazione nei fatti.
Ma perché capita di non riuscire a cambiare le abitudini che riconosciamo essere sbagliate? Ci sono diverse ragioni che ci portano a mantenere il nostro stile di vita, ma per prima cosa cerchiamo di capire cosa sono gli stili di vita e da quale disciplina sono studiati.
Gli stili di vita rappresentano una serie di abitudini che si strutturano spesso senza che i soggetti ne siano consapevoli, e sono oggetto di indagine di un’area specifica della Psicologia che è la Psicologia della Salute. Questa disciplina si occupa del benessere soggettivo della persona e della tutela della salute come interesse della collettività e come diritto dell’individuo. I suoi ambiti più importanti sono gli stili di vita e la qualità della vita, i comportamenti a rischio, le situazioni di malattia cronica o grave (Bertini, 2012) . Quest’area ha come strumenti suoi propri la Promozione del Benessere e la Prevenzione nei suoi vari livelli (Andronico, 2014).
Quali fattori concorrono alla strutturazione di un determinato stile di vita? Ci sono diversi fattori che ci influenzano nello sviluppare delle abitudini, per prima cosa il nostro ambiente, ognuno di noi, infatti, vive in un contesto relazionale che lo influenza, per cui apprende determinati comportamenti per imitazione di un modello significativo (Bandura,1969-1977). Questo avviene per lo più in maniera inconsapevole, per cui, spesso, non ci rendiamo conto quando iniziamo ad instaurare determinate abitudini e poi ci ritroviamo a mettere in atto determinati comportamenti senza riuscire a smettere di produrli. Inoltre, il nostro sistema cognitivo tende al mantenimento delle proprie credenze per cui spesso scarta le informazioni che mettono in discussione i nostri modelli di comportamento, fenomeno noto tra gli psicologi come Dissonanza Cognitiva (Festinger,1957).
Alla luce di ciò, possiamo comprendere come la modifica del proprio stile di vita sia molto difficile se attuata da soli, in quanto come abbiamo visto, sia il nostro sistema cognitivo che il nostro ambiente, tendono al mantenimento dei comportamenti.
Ed allora, che fare? Lo Psicologo può avere un ruolo centrale nel veicolare stili di vita che favoriscono il benessere, nell’evitare che si instaurino stili di vita disfunzionali per il soggetto, andando a lavorare sulle false credenze che si instaurano nei soggetti circa le abitudini di vita, o costituendosi esso stesso come modello significativo, diverso da quello abitale, da imitare.
Inoltre, l’intervento dello Psicologo in quest’ambito avrebbe due principali vantaggi:
- il primo di tipo culturale, ovvero andrebbe ad impattare favorevolmente sulla popolazione evitando di medicalizzare il concetto di Salute, che non è la semplice assenza di malattia ma comprende il benessere dell’individuo a 360 gradi, così come già affermato dall’OMS (1948) “La salute è uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non consiste soltanto in un’assenza di malattia o di infermità” e coerentemente con gli obiettivi della politica dell’UE in materia di salute (Commissione Europea, 2013).
- Il secondo vantaggio è di tipo economico, investire su progetti di promozione del benessere e di prevenzione primaria, secondaria e terziaria eviterebbe l’insorgenza e la cronicizzazione di determinate patologie, riducendo dunque la richiesta di intervento sanitario-medico con conseguente risparmio economico, così come dimostrato da un recente studio del “The European House-Ambrosetti” secondo cui investire un euro in prevenzione può fruttarne tre nell’arco di un decennio. (Rapporto – QuotidianoSanità.it, 2013).
Per cui, come Psicologi possiamo aiutare non solo nell’acquisizione di uno stile di vita più funzionale, ma anche nel raggiungimento di una maggiore consapevolezza nella gestione della propria quotidianità.
Bibliografia
Andronico F. (2014), Progetti di Psicologia per l’Esame di Stato, Alpes, Roma.
Bandura A. (1969), Princples of behavior modification, Holt, Rinehart & Winston, New York.
Bandura A. (1977), Social Learning theory, Prentice-Hall, Englewood Cliff.
Bertini M. (2012), Psicologia della Salute, Raffaello Cortina, Milano.
Commissione europea (2013), Salute Pubblica. Migliorare la salute di tutti i cittadini dell’UE, Direzione generale della Comunicazione Pubblicazioni, Bruxelles,
Festinger L. (1957), Teoria della dissonanza cognitiva,Franco Angeli, Milano, 1973.
OMS (1948), Constitution of the World Health Organization, World Health Organization, Geneva.
Rapporto QuotidianoSanità.it (2013), Meridiano sanità le coordinate per la sanità rapporto 2013
0 thoughts on “L’intervento dello Psicologo nella Psicologia della Salute”
Pamela says:
Salve Francesca, volevo chiederti qual è la differenza, se c’è, tra Psicologia della Salute e Psicologia del Benessere. Grazie.
Francesca Andronico says:
Salve Pamela, la parola Benessere viene spesso usata come sinonimo di salute, coerentemente con la definizione che ne da l’OMS, tuttavia vi è una sostanziale differenza la Psicologia del Benessere è compresa nella Psicologia della Salute e si occupa di quell’area della disciplina che promuove interventi di miglioramento dello stato di salute attraverso la sensibilizzazione dei corretti stili di vita. La Psicologia della Salute, oltre ad occuparsi del benessere, si occupa degli aspetti psicologici nelle situazioni di malattia all’esordio, malattia grave e cronica.