Ivan Pavlov in..22 fatti sorprendenti!

Una figura iconica del XX secolo per la scienza e la cultura, Ivan Pavlov è conosciuto come padre del comportamentismo, colui che ha addestrato i cani a salivare al suono di una campana e ha offerto un approccio scientifico alla psicologia, che ignorava il mondo “soggettivo” della psiche stessa.

Il riferimento in quest’articolo è all’opera di Daniel Todes*, autore de “Ivan Pavlov: A Russian Life in Science”. I 22 fatti e osservazioni proposti di seguito, aprono una piccola finestra sulla vita di un uomo il cui lavoro, la vita e i valori erano molto più complessi e interessanti rispetto alla figura iconica a cui siamo abituati.

  1. Pavlov non utilizzò una campana nell’esperimento con i cani e, per i suoi veri scopi scientifici, non poteva. Gli inglese credono ci sia stato un errore di traduzione della parola russa per “zvonok” [buzzer (cicalino, NdR)], data dal fatto che i comportamentisti hanno interpretato Pavlov in chiave “occidentale”.
  2. Non è stato lui a coniare il termine e il concetto di “riflesso condizionato” o, piuttosto, “con riserva” e fa una grande differenza. Per lui, il riflesso condizionato non era solo un fenomeno, ma uno strumento per esplorare la psiche umana e animale: “la nostra coscienza e i suoi tormenti.”
  3. A differenza dei comportamentisti, Pavlov credeva che i cani (come le persone) hanno personalità identificabili, emozioni e pensieri che la psicologia scientifica dovrebbe affrontare. “In sostanza, solo una cosa nella vita è di reale interesse per noi“, ha dichiarato: “la nostra esperienza psichica“.
  4. Da giovane, si identificò con le preoccupazioni di Ivan Karamazov (Dostoevskij), temendo che la sua devozione alla razionalità potesse spogliarlo della moralità umana e dei sentimenti. Era anche convinto che la scienza (in particolare la fisiologia) avrebbe potuto insegnare agli esseri umani ad essere più ragionevoli.
  5. Anche se ci si aspetterebbe che questo “investigatore” di riflessi potesse pensare il contrario, credeva nel libero arbitrio.
  6. Pavlov era da una famiglia religiosa e avviato al sacerdozio, quando decise di lasciare il seminario per gli studi scientifici presso l’Università di San Pietroburgo, interrogandosi sul rapporto della scienza, della religione, della morale per tutta la sua vita. Anche se si dichiarò poi ateo, egli apprezzò il valore culturale della religione, protestò contro la sua repressione sotto i bolscevichi, e sostenne finanziariamente la chiesa locale vicino al suo laboratorio a Koltushi. (Sua moglie era profondamente religiosa e il loro appartamento era pieno di icone.)
  7. L’amato mentore di Pavlov all’università venne licenziato a seguito di manifestazioni studentesche contro di lui poichè Ebreo e conservatore politico. Questo fu un duro colpo per Pavlov, che rimase da solo mentre tentava di fare carriera.
  8. Egli ottenne un “lavoro vero” all’età di 41 anni, come professore di farmacologia.
  9. Non ha vinto il Premio Nobel nel 1904 per la ricerca sui riflessi condizionati, ma piuttosto per i suoi studi di fisiologia digestiva.
  10. Raddoppiò il budget per i suoi laboratori grazie all’imbottigliamento di succo gastrico ricavato dai cani, venduto come come rimedio per la dispepsia (un grande successo, non solo in Russia, ma anche in Francia e in Germania).
  11. Pavlov credeva che i cani avessero pensieri, emozioni e personalità. Egli diede ai suoi cani da laboratorio dei nomi che catturavano la loro personalità e sono stati regolarmente descritti nei suoi appunti chi come eroico o vile, intelligente o ottuso, debole o forte… Pavlov ha costantemente scandito la sua vita e la sua personalità attraverso gli esperimenti sui cani (ed ha interpretato il comportamento dei cani in base a quello che pensava di sapere di se stesso e delle altre persone).
  12. Era famoso per il suo temperamento esplosivo. Studenti e colleghi, avevano tutti le loro storie preferite su queste scenate. Non appena calmo, si scusava e proseguiva nel sul lavoro come se niente fosse.
  13. Pavlov era un collezionista d’arte: nel suo appartamento aveva una grande raccolta di arte realista russa. I suoi migliori amici prima del 1917 erano artisti.
  14. Per mantenere un organismo “equilibrato”, Pavlov ha trascorso tre mesi ogni anno in una dača (casa estiva), dove evitava del tutto la scienza. Era un devoto all’esercizio fisico e trascorreva questi mesi facendo giardinaggio, ciclismo, e giocando a Gorodki (uno sport russo, in cui i giocatori lanciano mazze di legno contro dei birilli, cercando di abbatterli in meno tiri possibili; Pavlov fu un giocatore campione anche nella vecchiaia).
  15. Egli contemplò seriamente di lasciare la Russia dopo la presa del potere dei bolscevichi nel 1917, ma alla fine decise di rimanere. I suoi colleghi occidentali lo hanno aiutato finanziariamente durante gli anni difficili della guerra civile (1918 – 1921), ma non come scienziato, ritenendo che, a 68 anni, fosse in età pensionabile. Le ricerche su riflessi condizionati, che faranno di lui un’icona internazionale, hanno continuato a pieno ritmo per altri due decenni.
  16. Ebbe numerosa corrispondenza con leader comunisti, come Nikolai Bukharin e Vyacheslav Molotov, ed era uno dei pochi che criticavano pubblicamente la repressione politica dei bolscevichi, la persecuzione della religione, e il terrore nel 1930. Elogiò lo Stato per il grande sostegno alla Scienza e alcuni dei suoi colleghi comunisti, che riuscirono a fargli cambiare opinione su alcune importanti questioni scientifiche.
  17. Pubblicamente, fu sempre molto fiducioso; in privato ha sofferto costantemente di quello che lui chiamava il suo “Beast of Doubt” – il suo timore che la psiche non avrebbe mai ceduto i suoi segreti alla ricerca.
  18. Il collaboratore scientifico più vicino a Pavlov per gli ultimi 20 anni della sua vita, Maria Petrova, era anche la sua amante.
  19. Nel corso di un viaggio negli Stati Uniti, fu aggredito e derubato di tutti i suoi averi presso la Stazione Centrale. Volle tornare a casa “dove sono al sicuro” – così disse – , ma si convinse a rimanere e trascorse una vacanza fantastica.
  20. Quando lo stato comunista inviò le truppe militari per eliminare il suo laboratorio, Pavlov venne letteralmente preso a calci giù per le scale e scaraventato fuori l’edificio.
  21. Quando morì, Pavlov stava lavorando su due manoscritti sorprendenti che non ha mai completato: uno sul rapporto tra scienza, cristianesimo e comunismo; l’altro su un importante cambiamento nella sua dottrina dei riflessi condizionati.
  22. Secondo Pavlov, la più terribile delle disgrazie durante la proria esistenza era data dall’incertezza, dagli incidenti imprevisti, contro la quale le persone potevano rivolgersi alla religione o – come scelse lui – alla scienza.

 

 

Fonte:

Articolo tradotto e adattato per Psicologi@Lavoro da

http://blog.oup.com/2014/11/ivan-pavlov-surprising-facts/

Daniel P. Todes è professore di Storia della Medicina presso la Johns Hopkins University. È autore di “Ivan Pavlov: A Russian Life in Science” e di “Darwin Without Malthus: The Struggle for Existence in Russian Evolutionary Thought”. Ha scritto, in precedenza, due libri su Pavlov: “Pavlov’s Physiology Factory: Experiment, Interpretation, Laboratory Enterprise”, e una breve biografia per i giovani adulti, “Ivan Pavlov: Exploring the Animal Machine”.

 

Copyright: Psicologi@Lavoro
Non riprodurre senza autorizzazione

 

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