La salute degli italiani peggiora, questo in sintesi ciò che emerge dalla decima edizione del Rapporto sul Benessere equo e sostenibile (Bes) di ISTAT
Il Rapporto sul Benessere equo e sostenibile (Bes) , presentato in questi giorni, analizza nel dettaglio l’andamento nel tempo e il confronto con il periodo pre-pandemia dei diversi indicatori in 12 aree in cui è articolato il “benessere” delle persone:
- Salute;
- Istruzione e formazione;
- Lavoro e conciliazione dei tempi di vita;
- Benessere economico;
- Relazioni sociali;
- Politica e istituzioni;
- Sicurezza;
- Benessere soggettivo;
- Paesaggio e patrimonio culturale;
- Ambiente;
- Innovazione, ricerca e creatività;
- Qualità dei servizi.
Alcuni di questi domini mostrano miglioramenti rispetto ai rilevamenti del 2019, ad esempio Sicurezza, Qualità dei servizi, Lavoro e conciliazione dei tempi di vita.
Altri presentano un andamento complessivamente più critico negli ultimi tre anni, con la maggior parte degli indicatori in peggioramento, come ad esempio Relazioni sociali, Benessere soggettivo, Istruzione e formazione e Benessere economico.
L’Istat rileva poi che, in riferimento alla Salute, per gli adulti è quello con l’andamento peggiore (cinque indicatori su sei registrano un peggioramento) ed è elemento di vulnerabilità anche per i giovani tra 14-24 anni, con la metà degli indicatori che peggiorano.
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L’eccesso di mortalità connesso alla diffusione della pandemia ha comportato nel 2020 una riduzione della speranza di vita alla nascita di oltre un anno di vita (82,1 anni rispetto agli 83,2 del 2019), solo parzialmente recuperata nel 2021 (82,5 anni) e nel 2022 (82,6).
Nel 2022, il gap di genere ritorna al livello pre-pandemico (4,3 anni), dopo aver subito un ampliamento nei due anni precedenti.
Nel 2022, l’indice di salute mentale risulta pari a 69,0, in leggero miglioramento sia rispetto al 2021 sia rispetto al 2019 (68,4 in entrambi gli anni). L’analisi per età mette in luce, tuttavia, il forte contraccolpo in termini di benessere psicologico subito negli ultimi due anni dai più giovani, specialmente dalle ragazze, tra le quali l’indicatore si mantiene su valori peggiori rispetto al periodo pre-Covid, sia nella fascia di età 14-19 anni sia, in maniera ancora più critica, in quella 20-24.
Tra gli indicatori di mortalità per causa si evidenzia, nel 2020, un peggioramento di quello relativo alla mortalità per demenze e malattie del sistema nervoso nella popolazione anziana (passato da 34,0 per 10mila abitanti del 2019 a 35,7 del 2020), confermando il trend in negativo già registrato negli anni precedenti. Si osserva, inoltre, l’arresto del progressivo miglioramento osservato fino al 2019 dell’indicatore di mortalità evitabile (era pari a 15,5 per 10mila residenti nel 2019 e si attesta a 16,5 nel 2020).
Nel 2022, è pari al 36,3% la quota di persone sedentarie, che dichiarano cioè di non svolgere né sport né attività fisica nel tempo libero. L’indicatore mostra un significativo peggioramento rispetto al 2021 (quando era pari al 32,5%) e si riallinea, invece, ai livelli registrati nel biennio pre-pandemico 2018-2019.
L’eccesso di peso tra la popolazione adulta, in crescita nel 2020 (quando era pari a 45,9%), si riallinea sia nel 2021 che nel 2022 ai livelli pre-pandemia (con valori rispettivamente pari a 44,4 e 44,5%). La componente dell’indicatore relativa all’obesità rimane tuttavia in aumento nel lungo periodo.
Nel 2022, è pari al 16,8% la quota di popolazione di tre anni e più che ha consumato giornalmente almeno quattro porzioni di frutta e/o verdura, in continua diminuzione negli ultimi anni (sfiorava il 20% nel periodo 2015-2018).
Nel 2022, è pari al 20,2% la quota di fumatori di 14 anni e più, in aumento rispetto al 2019 (18,7%). L’abitudine al fumo è più diffusa tra gli uomini rispetto alle donne (24,2% contro 16,3%). Nel tempo, l’aumento del numero di donne fumatrici determina una riduzione di tale distanza (era pari a 11,2 punti percentuali nel 2010 e arriva a 7,9 punti percentuali nel 2022). Gli incrementi osservati tra il 2021 e il 2022 hanno però riguardato essenzialmente gli uomini (+1,1 punti percentuali rispetto a +0,3 delle donne), torna dunque ad ampliarsi il gap di genere.
L’abitudine al consumo a rischio di bevande alcoliche ha interessato nel 2022 il 15,5% della popolazione di 14 anni e più. Ritorna così al livello del 2019 (quando era pari al 15,8%), dopo l’aumento di circa 1 punto percentuale registrato tra il 2019 e il 2020 e la successiva diminuzione nel 2021 (-2 punti percentuali).
L’aumento nella quota dei consumatori a rischio osservato nel 2022 ha riguardato esclusivamente l’incremento dell’abitudine al binge drinking cresciuta soprattutto tra i ragazzi e gli adulti di 14-44 anni (dal 10,4% del 2021 all’11,7% del 2022).
Lazzari (Cnop): “Italia non ha psicologia pubblica, così è ingiustizia sociale”
Sul tema del disagio psicologico dei giovani si è espresso duramente il Presidente del Consiglio Nazionale Ordine Psicologi, Dr David Lazzari: “Mi pare che ci sia una difficoltà nel pensare alla risposta che, invece, è chiara: serve una risposta della psicologia, ma l’Italia non ha una psicologia pubblica, non si fa prevenzione e neanche promozione della salute. Chi può permetterselo si cura, chi non può non si cura, così siamo di fronte ad una ingiustizia sociale“.
David Lazzari precisa “Se il Governo vuole, può intervenire su questo perché quello psicologico è un bisogno primario delle persone e se è un bisogno primario va declinato in termini di prevenzione, ascolto e sostegno. Le terapie vanno messe lì dove serve e mi pare che la scuola sia uno dei luoghi in cui si può intercettare il disagio. Non dico di fare terapia psicologica scolastica, ma non dobbiamo neanche aspettare che i ragazzi si ammalino”
Lazzari evidenzia alcune lacune nelle case di comunità previste dalla Missione Salute del Pnrr. “Nell’intesa Stato-Regioni e negli standard dell’Agenas per le case di comunità gli psicologi sono considerati un lusso – avverte Lazzari – Allo stato attuale i cittadini che hanno un disagio psicologico, se lo tengono o si devono pagare la terapia. Ma su 10 che stanno male, due hanno un problema psichiatrico e 8 un disagio psicologico. Ebbene, a queste 8 non diamo nessuna risposta. I presidi delle scuole stanno chiedono di avere gli psicologi, ma nessuno risponde a questo appello. Sembra quasi un tabù – conclude – come se la cura dei problemi psicologici fosse riservata solo alle persone abbienti”.
Contenuto ripreso da http://www.quotidianosanita.it/studi-e-analisi/articolo.php?articolo_id=113106 e http://www.quotidianosanita.it/lavoro-e-professioni/articolo.php?articolo_id=113051