Mutilazioni genitali e diritti sessuali: come agire per prevenirne le motivazioni e limitarne le conseguenze negative

Mutilazioni genitali e diritti sessuali

In un clima culturale caratterizzato da un etnocentrismo imperante, come emerge anche dalle recenti inclinazioni politiche europee, il tema delle mutilazioni genitali (MG), in special modo quelle femminili (MGF), e dei diritti sessuali, sono un tema che va affrontato con accortezza ed estrema competenza.

Da più di 30 anni gli enti vari  enti, dai più istituzionali quali OMS, ONU fino alle ONG o varie Associazioni di professionisti (medici, ostetrici, assistenti sociali, giuristi, attivisti, volontariato, etc) si prodigano al fine di far emergere questo fenomeno che continua a violare i diritti fondamentali dell’essere umano.

Illuminante è la definizione delle mutilazioni genitali femminili adottata dall’OMS nel 1995 durante un convegno a Ginevra:

“forme di rimozione parziale o totale dei genitali femminili esterni o altre modificazioni indotte agli organi genitali femminili, effettuate per ragioni culturali o altre ragioni non terapeutiche”

MUTILAZIONI GENITALI MASCHILI

Le mutilazioni genitali riguardano anche la popolazione maschile, malgrado gli studi in merito siano esigui e con  orientamenti contradditori tra loro.

Il fenomeno della circoncisione non viene, infatti, percepito come mutilazione, ma solo come manifestazione di una libertà culturale, religiosa o addirittura igienica, pur mancando evidenze scientifiche (Wilson, CG, 2008; Wilson J., 2014).

Necessita ricordare che, a seguito di alcuni casi di decessi derivanti da procedure subiti da neonati o bambini di pochi mesi, la Ministra della Sanità Grillo ha proposto un protocollo per la sicurezza dei bambini (redazione ANSA, 3 aprile 2019). Questo dimostra quanto tale fenomeno non sia da sottovalutare.

MUTILAZIONI GENITALI FEMMINILI

Malgrado il Protocollo di Maputo, trattato sui diritti delle donne in Africa, adottato nel 2013 dall’Unione Africana, (attualmente sono 42 i Paesi firmatari di cui 20 lo hanno anche ratificato) ad oggi sono 200 milioni le bambine e le donne che hanno subito tale pratica (Amnesty International, 2018, UNICEF, 2019), di cui “91,5 milioni solo le bambine di età superiore a 9 anni e circa 3 milioni di altre che ogni anno si aggiungono al totale” (UNICEF, 2016) solo in Africa” soprattutto in Egitto e Somalia (UNICEF, 2013).

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I dati sono sconfortanti anche per i paesi dell’Asia, dell’America Latina, Australia, mentre in Europa il fenomeno è circoscritto all’interno delle comunità degli immigrati, ma comunque presente.

Purtroppo non è facile avere dati statistici certi, poiché nelle donne vi è molta reticenza nel riconoscere, prima, e nell’ammettere, poi, che sono state vittime di tali pratiche (RAHMAN & TOUBIA., 2000; BJÄLKANDER, 2013).

L’OMS ha individuato un Gruppo Tecnico per lo studio delle MG classificandole in 4 tipologie:

  •  Tipo 1: circoncisione (taglio del prepuzio o cappuccio del* clitoride). Nei paesi musulmani è chiamata sunna. È il meno dannoso.
  • Tipo 2: escissione o clitoridectomia (rimozione del* clitoride e delle piccole labbra, parziale o totale). È la più diffusa e la più a rischio di emorragia mortale.
  • Tipo 3: infibulazione, chiamata anche “circoncisione faraonica” (rimozione del* clitoride, delle piccole labbra e dei 2/3 delle grandi labbra oltre alla sutura quasi totale della vulva). È la più mutilante. Il passaggio dell’urina e del flusso mestruale avviene tramite una piccola apertura.
  • Tipo 4: non classificabile (incisione, piercing, stiramento del* clitoride e/o grandi labbra; abrasioni dei tessuti intorno all’orifizio e incisioni della vagina). Provocano danni anche allo sfintere anale. Vengono introdotte sostanze corrosive causanti emorragie e restringimento della vagina. (Mohamed, 2001; Momoh, 2005. OMS, 2018).

QUALI CONSEGUENZE?

Già da questa breve descrizione si possono presumere gli effetti devastanti sul corpo:

  • a breve termine: incontinenza, emorragia, shock emorraginico e/o neurogeni, ritenzioni urinarie, fratture, slogature, infezioni, tetano)
  • a lungo termine: cicatrici chelodi, ascessi, cisti dermoidi, ascessi vulvari, neurinoma, infezioni pelviche croniche, fistole, HIV, etc.

Solo in minima parte vengono praticate con anestesia locale, ma non garantiscono l’assenza del dolore nel periodo successivo alla mutilazione.

Dal punto di vista psicologico, spesso si assiste alla giustificazione di tali pratiche per un senso di identità e/o appartenenza alla propria comunità di origine.

Grazie all’impegno di alcune attiviste africane che scelsero di sostituire il termine “circoncisione femminile” (connotazione con implicazioni “innocue” Mohamed, 2001), con “mutilazioni genitali femminili” lentamente si sta assistendo al riconoscimento di abuso (Eleuteri & Rossi, 2018).

Nel 1990 tale termine è stato ufficialmente riconosciuto dall’Inter African Committee (IAC) durante il Congresso svolto ad Addis Abeba, ripreso poi dall’ONU e dall’OMS nel 1995 nel Congresso di Ginevra (Mohamed, 2001).

Grazie a questo impegno dal 2013 almeno 18 Paesi africani hanno iniziato a bandire e sanzionare qualsiasi pratica che comporti delle mutilazioni genitali femminili (LAZUTA, 2013). Nella tabella in fondo all’articolo viene descritta la diffusione attuale delle mutilazioni nei Paesi africani.

In Italia la Lg. 7 del 9 gennaio 2006 disciplina la materia e condanna e sanziona qualsiasi pratica possa riferirsi alle mutilazioni genitali femminili, ma non disciplina quelle maschili.

COMPRENDERE LE MOTIVAZIONI DELLE MUTILAZIONI

Non è facile né possibile comprendere in toto i motivi  che vengono addotti per il mantenimento di tali pratiche.

Essi si possono suddividere in:

  • Culturali/tradizioni: garantire un senso di appartenenza alla propria etnia o comunità locale. Può essere considerato anche un rito di passaggio verso l’età adulta;
  • Religiose: va fatto un distinguo fra le MG maschili e femminili. Infatti, mentre la circoncisione maschile ha riferimenti nella Genesi e nel Sunna, quella femminile non ha tali riscontri, anzi nelle hadith Maometto la sconsiglia vivamente (Mohamed, 2001);
  • Sociologiche: riduzione del piacere sessuale, mantenimento della fedeltà, sottomissione e arrendevolezza, ammaestramento al dolore; superstizione e riti propiziatori alla fertilità
  • Economiche: unica fonte di guadagno per le escisseur, donne anziane che le praticano;
  • Igieniche: sia prepuzio sia il/la clitoride vengono considerati fonte di sporcizia. Le donne non soggette a MGF non possono toccare acqua e cibo causa la loro “impurità” (Mohamed, 2001).

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COME LAVORARE A LIVELLO CLINICO E POLITICO

Particolare attenzione va posta alle donne che iniziano a prendere consapevolezza che la loro integrità psicosessuale è stata lesa (Eleuteri & Rossi, 2018).

Necessitano di un percorso di accompagnamento al riconoscimento di emozioni nuove quali: rancore verso i genitori, senso di abbandono, non protezione, paura della sessualità, incubi, etc che possono essere classificabili in un Disturbo Post-traumatico da Stress (Linee Guida per il riconoscimento precoce delle vittime di mutilazioni femminili o altre pratiche dannose, 2019).

Anche se per alcune vittime di tali abusi della loro identità psicosessuali, noi abbiamo il dovere sociale di cercare di porre fine alla perpetuazioni di tali pratiche, mantenendo, però, nel contempo un atteggiamento di assoluta comprensione, rispetto ed accoglienza della loro eventuale reticenza.

Questo è quanto raccomandano tutte le Linee Guida dei vari enti governativi e non, che da almeno 30 anni stanno cercando di porre l’attenzione sia dal punto di vista legale sia di formazione per gli operatori professionali e sanitari che lavorano in tale campo.

La stessa OMS raccomanda di cercare di non normalizzare l’edulcorazione di tali pratiche onde evitare che gli sforzi di eliminare la propensione culturale sia vanificata (OMS, 2018) .

È fondamentale ricordare che le MG ledono i diritti fondamentali della persona, in special modo:

  •  il DIRITTO ALL’AUTONOMIA ED ALLA INTEGRITà CORPOREA
  • il DIRITTO AD ESSERE LIBERI DALLA TORTURA E DA TRATTAMENTI O PUNIZIONI CRUDELI, DISUMANI O DEGRADANTI (Eleuteri & Rossi, 2018).

 

Nazione Percentuale
di donne
colpite
Tipo di FGM
Benin 13-50 II
Burkina Faso 71-77 II
Camerun 1,5-20 I, II
Repubblica Centrafricana 36-43 I, II
Ciad 60 II, III
Costa d’Avorio 44.5 II
Repubblica democratica del Congo 5 II
Gibuti 90–98 II, III
Egitto 78-97 I, II, III
Eritrea 90 I, II, III
Etiopia 70-95 I, II, III, IV
Gambia 60–90 I, II, III, IV
Ghana 40 I, II, III
Guinea 96-98 I, II, III, IV
Guinea-Bissau 50 n/a
Indonesia n/a I, IV
Kenya 27-37 I, II, III
Liberia 50-58 I, II
Mali 92-94 I, II, III
Mauritania 25-70 I, II
Niger 2-20 II
Nigeria 25-30 I, II, III, IV
Senegal 5–28 II, III
Sierra Leone 80–90 I, II
Somalia 90–98 I, II, III
Sudan 50–90 I, II, III
Tanzania 15-18 II, III
Togo 12-50 II
Uganda 5 I, II
Yemen 23 II, III

 

BIBLIOGRAFIA e SITOGRAFIA

ANGELUCCI M.A., DAL PRA T., DEMURTAS S., FARINA P., MANCINI I., SCASSELLATI SFORZOLINI G., 2019,  Linee Guida per il riconoscimento precoce delle vittime di Mutilazioni Genitali Femminili o altre pratiche dannose, Associazione Parsec Ricerca e Interventi Sociali,   a cura di  Coop. Soc. Parsec; Università di Milano-Bicocca; A.O. San Camillo Forlanini; Nosotras Onlus; Associazione Trama di Terre,

BJÄLKANDER et al. (2013), Female Genital Mutilation in Sierra Leone: Forms, Reliability of Reported Status, and Accuracy of Related Demographic and Health Survey Questions, Obstetrics and Gynecology International, Volume 2013, doi: 10.1155/2013/680926

 

ELEUTERI S., ROSSI R. (2018), Mutilazioni genitali: diffusione, significato e gestione clinica. Rivista di Sessuologia Clinica, 24: 69-80.

LAZUTA, J.  2013. Female Genital Mutilation – Africa’s Curse On Women  in www.allafrica.com/stories/201308050706

MOHAMED, M. I., 2001, Il corpo violato. Le mutilazioni genitali femminili. Percorsi Editoriali di Carocci editore,  Organon, Copia per i Medici, Roma, p. 6-13.

MOMOH, C.  2005, “Female Genital Mutilation”, Radcliffe Publishing, pp. 6–7.

RAHMAN A. & TOUBIA N., 2000, Female Genital Mutilation: A Guide to Worldwide Laws and Policies, Zed Press, London, UK,

UNICEF,  2013, “Female Genetic Mutilation/Cutting, Archiviato il 3 dicembre 2013 in Internet Archive.

U.S. Department of State, 2001. Indonesia: Report on Female Genital Mutilation (FGM) or Female Genital Cutting (FGC)”

WILSON, C. G., 2008, Male genital mutilation: an adaptation to sexual conflict. Evolution and Human Behavior, 29(3): 149-164. DOI: 10.1016/j.evolhamberhav. 2007.11.008

www.amnesty.it/pubblicazioni/le-mutilazioni-genitali-femminili-scheda-didattica/

www.avoiceformen.com/men/circumcision-the-double-standard-of-genital-mutilation-i2 menshealth/

www.camera.it/parlam/leggi/06007.htm

www.ilpost.it/2019/04/03/genova-circoncisione-rituale-neonato-morto/

www.unicef.it/doc/8854/cosi-possiamo-debellare-le-mutilazioni-genitali-femminili.htm

www.unicef.it/doc/375/mutilazioni-genitali-femminili-ancora-lafrica-la-patria-del-fenomeno.htm#

www.who.int/news-room/fact-sheets/detail/female-genital-mutilation

Per consultare la sintesi dei mutamenti:

  • OMS: Female Genital Mutilation Trends and other harmful practices

http://www.who.int/reproductivehealth/topics/fgm/fgm_trends/en/

  • Limes, Rivista italiana di Geopolitica

http://desiderio-limes.blogautore.espresso.repubblica.it/2011/06/24/i-paesi-che-odiano-le-donne/

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