Relazioni tossiche. Panoramica generale

Mi chiamo Germana Verganti. Sono una psicologa, psicoterapeuta Analista Transazionale Certificata Eata, iscritta all’Ordine degli Psicologi con il n.18910. Ho conseguito la Laurea in Psicologia dell...
Relazioni tossiche

Con questo articolo voglio fare una breve panoramica introduttiva volta a delineare le personalità che si trovano a interagire in quelle che chiamo relazioni tossiche.

Dipendenza affettiva

E’ un disturbo della relazione caratterizzato dalla mancanza di interdipendenza e di reciprocità all’interno del rapporto, comporta quindi una percezione distorta di sé e dell’altro, che viene idealizzato.

Ciò che la caratterizza sono forme di controllo sul partner, esercitate al fine di non perderlo, l’evitamento di qualsiasi forma di conflitto/confronto che possa condurre ad un seppur temporaneo se non permanente allontanamento del partner, terrore e profondo stato di angoscia alla sola idea dell’abbandono, senso di vuoto.

Vi si trovano coinvolte persone con una scarsa autostima, mancanza di fiducia in se stesse, e soprattutto grande bisogno di colmare vuoti affettivi, per cui si tende ad appoggiarsi all’altro, nella convinzione di non farcela da soli.

C’è da aggiungere che ci sono varie sfumature di Dipendenza affettiva, e che solitamente chi ne soffre si trova a instaurare relazioni proprio con un Narcisista patologico, un Antisociale o uno Psicopatico, con gravi conseguenze, reversibili grazie alla psicoterapia, sul proprio stato fisico e psichico. Si parla infatti di trauma da narcisismo, dove la vittima manifesta sintomi simili a quelli del Disturbo Post Traumatico da Stress.

Codipendenza

E’ un problema di relazione dipendente, della persona dal proprio compagno, studiata da Gloria Noriega Gayol, vincitrice del Premio Eric Berne, e si riferisce a un problema che si può verificare, in quelle persone che vivono e hanno vissuto, in un contesto altamente traumatico, caratterizzato da abusi e maltrattamenti, traumi precoci come la perdita di un genitore, figure di riferimento che presentano un disagio psichico e/o fisico, che fanno abuso di alcol o sostanze stupefacenti, e che di conseguenza inducono la persona dipendente a farsi carico di enormi responsabilità, che non le competono, in una fase troppo precoce del suo sviluppo.

Un bambino che cresce in un simile contesto diventerà probabilmente un futuro codipendente e instaurerà relazioni amorose caratterizzate da frustrazione personale, trascuratezza dei propri bisogni e focalizzazione esclusiva su quelli del partner che deve soddisfare ad ogni costo al fine di sentirsi efficace, di avere il controllo della situazione, contenere l’ansia di separazione, e di scongiurare l’eventualità di un abbandono. La persona codipendente ha imparato nella sua storia che per essere vista e amata deve sacrificare se stessa e prendersi esclusivamente cura dell’altro.

Questo meccanismo lo riperpetuerà nella sua storia, come un copione, la cui decisione e la cui trama sono state prese nell’infanzia, ma che possono essere modificate attraverso un percorso mirato di psicoterapia. La codipendenza si sviluppa in entrambi i sessi, ma è più frequente nel genere femminile anche per stereotipi culturali e sociali, inerenti la sottomissione della donna.

La codipendenza è presente in forma latente e si manifesta a livello comportamentale quando si stabiliscono delle relazioni significative. Essa inoltre è caratterizzata da aspetti multidimensionali, cioè implica non solo il problema dipendenza da alcol o sostanze stupefacenti, ma anche la presenza di altri elementi quali la violenza in famiglia o nella relazione di coppia, alterazioni nello sviluppo dell’identità, della individuazione e separazione, della inversione dei ruoli.

Controdipendenza

All’estremo delle polarità precedenti, si configura quella della persona controdipendente, che può essere ad esempio un individuo Antisociale, Evitante, Narcisista patologico.

Solitamente si sente parlare di relazioni tra Codipendente /Dipendente affettivo e Narcisista patologico, per cui illustrerò brevemente il Disturbo Narcisistico di Personalità.

Spesso si pensa che quando si parla di Narcisismo ci si riferisca solo ad aspetti negativi della persona, in realtà esiste anche un narcisismo sano, ovvero quando l’autostima del soggetto è normale e funzionale in quanto formatasi in seguito a una sana risoluzione del processo di separazione e individuazione al termine del quale il bambino si riconosce come altro dalla madre e ne ha una rappresentazione stabile che gli permette di sopportarne la lontananza (M. Mahler).

Quando avviene in maniera normale questo processo, la persona è in grado di gratificare i suoi bisogni in maniera efficace e funzionale. La persona ha una percezione integrata dei propri aspetti, ha piacere a stare con se stessa, e ha una visione realistica delle caratteristiche altrui. Questo non accade nel narcisismo patologico, che è caratterizzato da un Sé grandioso e dalla proiezione sugli altri delle proprie caratteristiche negative.

Un criterio per valutare se si tratta di narcisismo sano o patologico è quello di valutare la qualità delle relazioni interpersonali, difatti il narcisista patologico non sa cosa sia l’empatia, ovvero la capacità di mettersi nei panni dell’altro, e tratta le altre persone alla stregua di oggetti da usare a proprio piacimento per il soddisfacimento dei propri bisogni, per poi abbandonarle quando le ritiene inutili, non curandosi affatto della sofferenza di chi li ama. Il narcisista patologico, proprio per il suo senso di grandiosità, trova sempre difetti nell’altro, lo critica costantemente e tende pertanto a passare facilmente da una relazione a un’altra.

Inizialmente cattura la preda con la “trappola” del love bombing, ovvero riempie l’altra persona di attenzioni quotidiane, dichiarazioni d’amore totale e infinito, ma in realtà è pura finzione, di cui il narcisista è perfettamente consapevole, lui fiuta la persona idonea a soddisfare quelli che sono i suoi bisogni, e sa come adescarla.

Chi si innamora del narcisista, non lo fa solo in seguito a tecniche di manipolazione come ad es. il gaslighting o l’adulazione iniziale, le promesse d’amore, ma è anche attratto dal suo fascino, dalla sua bellezza e dalle sue doti carismatiche.

La preda si innamora quindi del modo in cui la fa sentire inizialmente il narcisista, idealizzandolo, provando emozioni mai sperimentate in precedenza, per poi finire nella disperazione dell’abbandono.

Nell’ambito del narcisismo patologico possiamo distinguere ulteriormente due tipologie:

  1. La prima caratterizzata dalla presenza di vulnerabilità, ovvero del sentimento della vergogna, questo tipo di narcisista infatti è molto sensibile alle critiche e alle reazioni degli altri, si sente inadeguato e imperfetto; la sua attenzione è focalizzata all’esterno proprio per individuare eventuali critiche esterne, che lo fanno soffrire molto.
  2. La seconda tipologia è invece caratterizzata da grandiosità ed esibizionismo, la persona in questo caso è concentrata solo su di sé, è arrogante, presuntuosa, manipolatrice, si sente onnipotente, vuole sempre essere al centro dell’attenzione e tutti devono essere pronti a soddisfare i suoi bisogni, e non c’è la minima preoccupazione di ferire l’altro. Potremmo definire questo tipo di narcisista come quello prepotente, che maltratta la partner, la critica continuamente e la sminuisce anche di fronte agli altri per evidenziare ancora di più la sua inadeguatezza.

Conclusioni

Concludendo quando si vivono relazioni caratterizzate da mancanza di reciprocità e di gratificazione, dalla presenza di angoscia, di umiliazioni che possono essere di tipo psicologico come anche fisico, fino a poter sfociare in situazioni che mettono a rischio l’incolumità della vittima, è bene intervenire chiedendo aiuto ed ascoltando i campanelli di allarme, senza sentirsi in colpa, responsabili dell’andamento della relazione, ma imparando a proteggersi come un genitore farebbe con il proprio bambino, accogliendolo, ascoltandolo nei suoi bisogni, prendendolo per mano e rassicurarlo. Non si devono minimizzare i comportamenti violenti del partner, né giustificarli.

Questo argomento mi interessa perché sempre più spesso sento storie con tali caratteristiche, caratterizzate da sofferenza, e a volte la sola consapevolezza, che comunque va alimentata, non è sufficiente per mettersi al riparo. Sembra ci sia un po’ una epidemia di relazioni tossiche, e sempre più spesso la cronaca ci riporta episodi drammatici, è quindi fondamentale intervenire tutelandosi.

Bibliografia

Gloria Noriega Gayol (2015). Il copione di codipendenza nella relazione di coppia. Diagnosi e piano di trattamento. Alpes Italia, Roma.

Kernberg, O.F. (1975) Sindromi marginali e narcisismo patologico. Trad. it Bollati Boringhieri, Torino

Mahler M. (1978) La nascita psicologica del bambino, Boringhieri, Torino

Stewart, V. Joines (1987), L’analisi transazionale. Guida alla psicologia dei rapporti umani. Garzanti Editore.

S. Woollams, M. Brown (2009), Analisi Transazionale, psicoterapia della persona e delle relazioni. Cittadella Editrice, Assisi.

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