Riabilitazione cognitiva o Training Cognitivo?

Riabilitazione cognitiva o Training Cognitivo?

Riabilitazione cognitiva o Training Cognitivo? Nella pratica clinica e in letteratura spesso si utilizzano come sinonimi, ma in realtà tra loro esiste qualche differenza.

In neuropsicologia esistono diversi interventi cognitivi che lavorano direttamente o indirettamente sulle funzioni cognitive e servono principalmente per favorire le persone affette da una patologia neurologica (ictus, demenza vascolare, demenza di Alzheimer, Mild Cognitive Impairment…), una qualità di vita e un funzionamento globale migliore. In neuropsicologia esistono tre principali tipi di interventi cognitivi:

  1. la riabilitazione cognitiva,
  2. il training cognitivo e
  3. la stimolazione cognitiva.

Sono tutti trattamenti non farmacologici e sono utilizzati prevalentemente dagli psicologi (formati in neuropsicologia) per aiutare i propri pazienti e i familiari ad affrontare le difficoltà causate dalla malattia.

Questi tre approcci seguono tutti il principio di plasticità cerebrale (riorganizzazione delle funzioni cognitive) anche se gli obiettivi e le procedure da seguire cambiano a seconda della patologia che si ha di fronte. Molto spesso questi termini vengono utilizzati come sinonimi, ma tra loro esistono alcune differenze e per questo motivo, è utile capire meglio quali sono le caratteristiche di ciascun trattamento non farmacologico.

La riabilitazione cognitiva

La riabilitazione cognitiva è un processo terapeutico che coinvolge diverse figure professionali e utilizza molteplici tecniche e strategie per aiutare le persone con deficit cognitivo-comportamentali a raggiungere o mantenere un buon funzionamento fisico, psicologico e sociale. Nei programmi di riabilitazione cognitiva è estremamente importante garantire il valore sociale della persona e il suo rientro nella comunità e in famiglia. Grazie all’aiuto dei familiari, l’equipe multidisciplinare realizza un piano riabilitativo individualizzato e fissa gli obiettivi personali da raggiungere e insegna alle persone vicine alla persona, strategie per raggiungerli.

Uno dei motivi per il quale è importante ed essenziale realizzare interventi ad-hoc per la persona, consiste nel fatto che tra la malattia e la capacità del nostro cervello di ristrutturare le strutture colpite da una lesione, esiste un rapporto complesso e difficile da generalizzare per tutti gli individui.

Nella pratica, la riabilitazione cognitiva si utilizza principalmente in situazioni di ambiente reale e tutte le attività sono realizzate tenendo conto della vita della persona e includono abilità e processi cognitivi quotidianamente utilizzati. Si insegna ai familiari e al paziente l’utilizzo di strumenti compensativi (calendario, agende, sveglie…) e strategie cognitive in modo da aiutarlo a fronteggiare le difficoltà dovute dalla malattia.

A seconda dei casi, inoltre, si possono utilizzare esercizi più strutturati che lavorano direttamente su specifiche abilità e processi cognitivi in modo da migliorare o quanto meno mantenere in buone condizioni le abilità cognitive residue della persona malata.

Questa parte di trattamento cognitivo prende il nome di: training cognitivo.

Il training cognitivo

Il training cognitivo è un processo del percorso riabilitativo che consiste in una serie di esercizi strutturati e ripetitivi che riflettono determinate funzioni cognitive (memoria, attenzione, problem solving, ecc.).

Gli esercizi vengono solitamente realizzati carta e matita oppure al computer, ed inoltre, si possono presentare esercizi che ripropongono attività di vita quotidiana (es. organizzare una cena tra amici). Ogni attività deve essere tarata rispettando il livello di preparazione dell’individuo e una caratteristica del training cognitivo è che gli esercizi possono venir aggiustati di volta in volta durante il trattamento con livelli di difficoltà maggiori.

Lo scopo principale del training cognitivo è quindi quello di allenare le funzioni cognitive per potenziarle o quanto meno per mantenerle allo stesso livello e di riuscire a generalizzare oltre il contesto specifico del training. Tuttavia, alcune ricerche non ritengono il training cognitivo efficace per il trattamento di alcune patologie o quanto meno riconosce la difficoltà di convalidarne la sua efficacia, proprio per la complessità di generalizzare oltre le sedute del trattamento.

A seconda dei casi, il professionista può decidere di integrare il training cognitivo con alcuni incontri psicoeducativi sui processi cognitivi o sul funzionamento cerebrale; può insegnare strategie cognitive come il metodo dei loci o il visual imagery; può formare dei gruppi per insegnare ai familiari come comportarsi in determinate situazioni o semplicemente per parlare delle reazioni emotive individuali che si hanno di fronte al proprio caro o di altre necessità.

In conclusione Riabilitazione cognitiva e Training Cognitivo sono sinonimi?

Concludendo, sia la riabilitazione cognitiva sia il training cognitivo sono trattamenti non farmacologici specifici utilizzati per determinate patologie neurologiche.

Ogni attività è progettata per allenare i processi cognitivi danneggiati e per potenziare le abilità residue risparmiate dalla lesione oppure quelle abilità non ancora intaccate dal processo degenerativo.

Lo scopo è lo stesso (migliorare la qualità di vita della persona), ma le modalità e gli obiettivi sono diversi; ogni professionista deve, quindi, stabilire il percorso terapeutico migliore per il proprio paziente, tenendo conto delle sue caratteristiche e della sua storia di malattia. Rispetto alla riabilitazione cognitiva, infine, il training cognitivo può essere di gruppo oltre che individuale.

E la stimolazione cognitiva?

Scopriremo che cosa è la stimolazione cognitiva e capiremo pienamente come si struttura questo tipo di trattamento e per quali patologie è principalmente indicato nel prossimo articolo su questa rubrica

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